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Autore: thequeens    16/03/2017    0 recensioni
Questa è la storia di due anime sole che, incontrandosi, scopriranno valori di cui non avrebbero mai immaginato l’esistenza e diventeranno, l’una per l’altra, più importanti di quanto si aspettassero.
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Avanti" disse una voce totalmente sconosciuta ad Akutagawa, ma che Dazai conosceva fin troppo bene. 
Il ragazzo più grande entrò per primo, poi fece cenno all'altro di seguirlo e si ritrovarono entrambi al cospetto del boss.
"È lui?" chiese egli riferendosi al nuovo arrivato.
"È lui" confermò Dazai.
"Come ti chiami, caro?" chiese Mori direttamente al giovane.
"Ryunosuke Akutagawa."
"Hai trovato solo lui?" domandò ancora l'uomo rivolgendosi nuovamente a Dazai.
Il ragazzino lo precedette rispondendo al posto suo: "Sì" mentì. Voleva continuare a proteggere sua sorella, specialmente da quell'uomo che non gli ispirava affatto fiducia.
"No, ha una sorella" disse Dazai rivelando subito la verità. Akutagawa si voltò di scatto, dedicandogli uno sguardo che avrebbe fatto gelare il sangue a chiunque, ma non a Dazai, che prima che il ragazzino potesse ribattere qualunque cosa, ricambiò con un'occhiata altrettanto fulminante; bastò a far zittire Akutagawa che, essendo solo insieme a due uomini potenzialmente pericolosi, decise di mantenere un basso profilo. Non sarebbe servito ugualmente a proteggere Gin.
"Farò finta di non aver mai udito quella piccola bugia da parte tua" disse Mori mentre lo squadrava da capo a piedi: "Parliamo di cose serie, piuttosto" continuò tornando a volgere la sua attenzione a Dazai: "Perché pensi ci possa essere utile?"
"Ha del potenziale, potrebbe tornarci utile specialmente nelle squadre d'attacco" spiegò Dazai.
"E la sorella, invece?"
"Gin, beh... sembra abbastanza agile."  
"Quindi potremmo usarla per lo spionaggio o i lavoretti in cui serve un po' più di... discrezione" disse Mori, con un sorrisetto enigmatico.
Fu come se una mano gelida si fosse rimescolata nelle viscere di Akutagawa.
(Bastardo, trattarla come fosse un oggetto.)
"Se pensi potrebbero servirci, bene. Mi fido di te, Dazai."
(Io ti ammazzo. Maledetto bastar-)
"Ehi, ragazzo" chiamò il boss, interrompendo il filo dei suoi pensieri: "Hai una faccia terribile. Di chi è il funerale?" chiese scherzosamente, ridacchiando della sua stessa battuta.
(Il tuo, se non la smetti.)
Akutagawa sentì un moto di rabbia improvviso prendere il sopravvento: nessuno doveva permettersi di prenderlo in giro. Nessuno.
"Mia sorella è poco più che una bambina" sibilò, stringendo i pugni: "Non esiste che entri a far parte della Mafia."
"Non esiste, dici?" lo beffeggiò Mori: "Ti ricordo che sono io a porre le condizioni d'esistenza, qui dentro. Mi sono spiegato?" disse e il suo sorrisetto si spense, facendo posto a un'occhiata penetrante; sulle prime il ragazzo provò a sostenerla, ma la mano di Dazai sulla sua spalla lo fece calmare improvvisamente.
"E poi, non preoccuparti..." disse quest'ultimo: "Tua sorella non avrà alcun problema ad adattarsi, le bambine imparano in fretta, sono un esperto nel campo."
Un brivido corse lungo la schiena di Ryunosuke. Si sentiva decisamente inquietato da quell'uomo. Alzò lo sguardo verso Dazai, ma egli non ricambiò; sembrò, anzi, indifferente a quelle frasi ambigue. 
Il boss prese una chiave e la porse all'esecutore, poi parlò, rivolto al ragazzo più giovane: "Tu e Gin potete stare in questo mio appartamento per un po', poi dovrete andarvene. Ma tranquillo, qui nella Port Mafia i soldi girano facilmente."
Akutagawa annuì piano, senza dire nulla.
Dazai salutò il boss, poi, imitato dal suo nuovo protetto, fece per andarsene, ma il richiamo di Mori lo fece tornare sui suoi passi.
"Facciamo una cosa..." iniziò quest'ultimo: "Tu addestrerai il ragazzo, qui presente. La tua abilità di annullamento è perfetta per farlo esercitare. Di' a Chuuya di occuparsi di Gin, invece; chi meglio di lui per insegnarle a combattere?" chiese retoricamente, allargando le braccia.
Detto questo, li congedò con un gesto della mano.
Il ritorno a casa fu silenzioso e pieno di occhiate deluse da parte di Akutagawa nei confronti di Dazai; da lì in poi sarebbe stato il suo mentore, allora perché non lo aveva difeso? Che cosa se ne faceva la Mafia di una ragazzina, non avrebbero potuto solamente prendere lui?
"Non guardarmi in quel modo" esordì Dazai severamente, interrompendo il filo dei suoi pensieri.
Akutagawa abbassò lo sguardo: "È solo una bambina..."
Dazai schioccò la lingua, poi disse: "È inutile cercare di preservare un'ingenuità che non c'è più."
Quelle parole gli arrivarono come una doccia fredda. Era la verità, se ne rendeva conto, ma voleva comunque evitare di rovinare ulteriormente l'infanzia di sua sorella; Dazai non aveva alcun diritto di intromettersi.
"Ed è inutile che ti ribelli al volere dei tuoi superiori. Qui nella Mafia c'è una gerarchia ben precisa, tentare di fare l'eroe ti porterà solo guai" aggiunse l'esecutore.
Per il resto del viaggio non si dissero più nulla; Akutagawa si sentiva troppo arrabbiato e tradito per poter anche solo formulare una singola frase in cui non mandasse al diavolo il mondo intero, quindi continuò a mantenere la testa bassa mentre, a man a mano, si avvicinavano a quella che era stata la sua abitazione per una notte.

Nel frattempo, Chuuya e Gin erano rimasti a casa insieme; inutile dire che nessuno dei due volesse trovarsi lì in compagnia dell'altro, ma si erano ritrovati costretti.
La prima cosa che fece Chuuya fu attribuire la colpa al suo partner per averlo lasciato da solo con quella ragazzina, maledicendolo interiormente; Gin, invece, riteneva che suo fratello fosse troppo apprensivo nei suoi confronti e che non le lasciasse voce in capitolo per decidere della sua vita.
Erano seduti al tavolo ancora imbandito dalla colazione a lanciarsi sguardi fugaci, a tratti raggelanti.
Ma, pensò Chuuya, dal momento che sarebbe dovuto stare con quella mocciosetta ancora per alcune decine di minuti, tanto valeva provare ad intrattenere una conversazione.
"Dazai è un idiota" capitolò, forse per la millesima volta nella sua vita.
Un vago sorrisetto si fece strada sul viso di Gin; sapeva che quello davanti a lei era uno tra gli uomini più rilevanti della Port Mafia, ma con la sua statura esile, il suo cappello buffo e l'aria perennemente imbronciata non poteva fare a meno di provare curiosità e simpatia nei suoi confronti, anche se le incuteva soggezione.
Era un esecutore, una persona importante, di sicuro non avrebbe potuto parlarci come se fosse un suo coetaneo e non aveva idea di come rapportarsi a lui, quindi non gli rispose; inoltre, non lo conosceva ancora abbastanza bene per intrattenere un dialogo.
Chuuya, insoddisfatto dal silenzio della ragazzina, tentò di risollevare la conversazione con quel tipo di domande che sempre funzionano con i 
(mocciosi)
più giovani: "Quanti anni hai?"
"Dodici" rispose Gin a testa bassa, nel mentre che giocherellava con il suo bicchiere.
"E tuo fratello quindici, giusto?"
"Sì."
Chuuya annuì, poi di nuovo silenzio.
Perché cercare di parlare con quella ragazzina doveva essere così difficile? Forse perché
(è una cosa di famiglia.)
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli e alzando lo sguardo al soffitto.
Continuare a chiedere cose banali come quella non lo avrebbe portato da nessuna parte, avrebbe dovuto trovare qualcosa con cui far decollare un discorso decente.
Oppure, semplicemente, sarebbe potuto andarsene e lasciarla lì a giocare col suo bicchiere; ma chi voleva prendere in giro? Di lasciare un'estranea da sola in casa sua non se ne parlava nemmeno.
"Tra poco entrerai anche tu nella Mafia."
Gin lo guardò brevemente, per poi riabbassare lo sguardo, rivolgendo tutta la sua attenzione al motivo floreale della tovaglia.
(Maledetto Dazai, ma che razza di gente mi hai portato in casa?!)
Chuuya, decise, non avrebbe più parlato a quella ragazzina. Avrebbero passato il resto del tempo insieme senza dire nulla, tra sbadigli, sospiri e imbarazzanti colpetti di tosse.
Incrociò le braccia sul tavolo, per poi poggiarci la testa, iniziando il suo silenzio ostinato.
Gin gli rivolse un fugace sguardo: quella posizione raccolta gli conferiva un aspetto decisamente meno minaccioso, quasi sembrasse un bambino anche lui.
Quel fatto la incoraggiò. In fondo non c'era niente di male a parlare un po' con quel ragazzo; dopotutto, aveva pur sempre ospitato lei e suo fratello, sebbene non ne fosse sembrato molto felice.
Inoltre, Gin era di per sé bendisposta a fare amicizia, anche se Ryunosuke le aveva ripetuto tante volte di non fidarsi degli sconosciuti.
"Mio fratello non vuole che entri nella Mafia, però" disse lei improvvisamente.
Chuuya si stupì nell'udire la sua voce: non credeva che la ragazzina gli avrebbe rivolto la parola, timida com'era, infatti, non appena lui alzò la testa di scatto, Gin abbassò di nuovo lo sguardo, come se avesse pronunciato una scandalosa parolaccia.
"Tuo fratello non potrà sempre decidere per te, lo sai?" chiese Chuuya con un gesto della mano.
Gin lo guardò di traverso, leggermente irritata; chi era quello lì per poter fare certe affermazioni?
Tuttavia, si ritrovò ad essere in accordo con lui: anche se voleva solo proteggerla, a volte Ryunosuke sapeva essere davvero troppo apprensivo.
"Com'è la Mafia?" chiese lei, cercando di superare la lieve offesa.
"Allora..." iniziò incerto Chuuya; e ora? Cosa avrebbe dovuto dirle? O meglio, cosa voleva sentirsi dire, quella ragazzina?
(Niente parchi divertimento od orsacchiotti di peluches. Questo non è affatto un posto adatto a una bambina come te.)
Ricordava bene quanto fosse stato traumatico per lui l'ingresso nell'organizzazione e provava pena per quella ragazzina, più giovane di quanto lo fosse stato lui a quel tempo, che avrebbe patito lo stesso destino.
Dopotutto, sebbene per lui fosse ormai consuetudine far del male agli altri, non poteva far a meno di provare empatia verso di lei; Chuuya era un criminale, sicuro, ma non di certo un mostro.
Sapeva che presto la ragazzina avrebbe conosciuto sangue e morte, ma decise comunque di andarci piano e di risultare delicato: "I primi tempi non è facile ambientarsi" disse cauto: "Però dopo un po' ci si fa l'abitudine."
Gin annuì lentamente; aprì la bocca, come a voler chiedere altro, ma si bloccò esitando.
"Sì?" fece Chuuya, tentando di essere incoraggiante.
"Dovrò... uccidere delle persone?" chiese tutto d'un fiato lei.
Sul momento il ragazzo non seppe esattamente come avrebbe dovuto comportarsi; quella conversazione stava assumendo una piega sbagliata, non era di certo quello che voleva sentirsi chiedere, dal momento che non aveva idea di come risponderle.
"Beh, ecco..." mormorò in difficoltà: "Non da subito, ovviamente!" esclamò, illuminandosi di colpo per aver trovato un sotterfugio così geniale.
"Prima riceverai un addestramento serio, poi il boss ti assegnerà un lavoro e tu dovrai portarlo a termine. In generale funziona così per tutti" spiegò lui, appoggiandosi alla sedia in modo più rilassato: "Poi diventa un lavoro soddisfacente, soprattutto se riesci ad entrare nelle squadre speciali."
"Cosa fanno esattamente?"
"Beh, ci sono principalmente i membri dotati di poteri, come il sottoscritto" rispose lui baldanzoso.
"Anche Ryunosuke, quindi?"
Quella domanda gli fece tornare in mente la sera prima, quando Dazai gli aveva detto che il ragazzino sarebbe potuto diventare migliore di lui.
"Sì, anche lui" rispose leggermente stizzito, ma cercando di non darlo a vedere, dopo un attimo di esitazione.
"E la tua... la sua... abilità, signor Chuuya... cosa può fare?"
Chuuya si fece pensoso per qualche istante, si alzò dalla sedia e, utilizzando la sua abilità, si elevò da terra fino a poggiare i piedi sul soffitto, provocando stupore in Gin; poi, desideroso di avere ulteriore apprezzamento, iniziò a camminare sulla parete, ricevendo altri complimenti dalla ragazzina.
"È davvero bello!" disse lei, aprendosi veramente con Chuuya per la prima volta, incoraggiata dall'atmosfera di complicità venutasi a creare.
"Già" asserì fieramente lui; poi, un sorrisetto si fece strada sulle labbra: "Vuoi volare, Gin?"
La ragazzina gli rivolse un'occhiata meravigliata, a dir poco: "Posso davvero?"
"Certamente" confermò lui, scendendo dalla parete e porgendole la mano cordialmente; Gin la prese e Chuuya, come assicurato, la fece innalzare sempre più in alto, per poi farla fluttuare in tutta la stanza, godendosi le risate divertite della bambina.
Quando Dazai rientrò a casa, quella che gli si parò davanti fu l'ultima scena che si aspettava di vedere: il suo partner, Chuuya, colui che, per antonomasia, disprezzava i bambini come poche cose al mondo, stava usando la sua rispettabile abilità per giocare con una ragazzina.
Esordì con un: "Ciao!", curandosi di pronunciarlo in modo improvviso ed inaspettato, con l'intenzione di farlo spaventare; infatti Chuuya, colto di sorpresa, lasciò andare di colpo Gin, che si sentì cadere nel vuoto. Fortunatamente, però, lui ebbe la prontezza di spirito per prenderla al volo, riportandola immediatamente coi piedi sul pavimento. Imbarazzato, passò lo sguardo da Dazai ad un Ryunosuke molto, molto iracondo.
Dazai prese parola: "Gin, sono lieto di informarti che io e tuo fratello siamo andati a prendere..." tirò fuori le chiavi: "Un appartamento tutto per voi. Vieni, che vi accompagno."
La ragazzina annuì, poi rivolse un fugace sguardo di saluto a Chuuya, rimasto, nel frattempo, a guardare in disparte; si avviò verso Dazai e suo fratello, che stavano sull'uscio della porta.
Ryunosuke le lanciò un'occhiata fulminante, come se l'avesse beccata in procinto di fare cose scandalose.
"Vengo anche io" disse Chuuya all'improvviso: "Non ho voglia di rimanere qui da solo" giustificò poi la sua decisione.
Gli appartamenti di Mori distavano solo un quarto d'ora di cammino da casa loro, e lungo tutto il tragitto Gin continuò a tempestare Chuuya di domande sulla sua abilità, ora che si sentiva molto più a suo agio a parlare con lui.
Dazai, che camminava davanti a tutti gli altri, seguito immediatamente da Ryunosuke, volgeva lo sguardo verso di loro di tanto in tanto.
"Hanno fatto amicizia in fretta, eh?" disse poi, rivolto al ragazzino dietro di lui, che mugugnò irritato in risposta.
Ridacchiò tra sé e sé, divertito dalla situazione a dir poco esilarante, a parer suo.
Quando arrivarono fecero, tutti insieme, un breve giro della casa.
"Inizieremo domani l'addestramento" disse Dazai a Ryunosuke quando ebbero finito; poi, i due esecutori salutarono i ragazzini e ripartirono alla volta della loro casa.
"A quanto pare hai trovato una nuova amica oggi" rise Dazai dopo un po'.
"Volevo solo sapere che tipo di gente avevo in casa" rispose Chuuya sbrigativo, sperando che l'altro non continuasse con quella discussione.
Ma Dazai insistette: "Ci sai fare con i bambini, Chuuya!" cinguettò. Non che fosse seriamente interessato all'argomento, ma voleva divertirsi un po' con la poca pazienza del partner.
"No. Loro detestano me e io detesto loro" insisté l'altro.
"Ma se fino a poco fa eri così dolce!"
"Ti uccido."
Quello era il tipo di minaccia che Dazai riceveva quando Chuuya non sapeva più come controbattere e, in quel momento, un leggero sorriso soddisfatto fece incurvare le sue labbra. Poi decise di dargli la notizia: "Comunque, è un bene che ti stia simpatica, dato che sarai tu ad insegnarle le arti marziali."
"Davvero?" si stupì Chuuya. 
"Sì, sei contento?"
"Che abbiano scelto il miglior combattente della Port Mafia per fare da baby-sitter ad una bambina di dodici anni? No" commentò acido, ricomponendosi.
Dazai gli passò un braccio attorno alle spalle e lo strinse a sé: "Ora posso nuovamente coccolarti. Ti è mancato?"
"Per neanche mezza giornata? Assolutamente no" disse Chuuya sprezzante.
L'altro ridacchiò ancora: sì, gli era mancato, ne era sicuro; poteva dedurlo facilmente dal modo in cui si era stretto a lui senza esitazione invece di scacciarlo via come faceva ogni volta che erano in pubblico.
Il resto del viaggio di ritorno lo passarono camminando a braccetto.
"Eccoci qua" disse Dazai una volta tornati a casa: "Finalmente, siamo di nuovo solo io e te."
   
 
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