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Autore: sofimblack    16/03/2017    0 recensioni
Dal II capitolo:
«Vuoi una caramella?»
Lui la guardò con attenzione ancora maggiore. Non si erano mai presentati, non si conoscevano, eppure lei non si era presentata né gli aveva chiesto il suo nome. No, lei gli aveva sorriso offrendogli una caramella. Una caramella. Anche lei studiava le persone, non si era sbagliato, ma aveva l’impressione che i loro studi si muovessero su due piani diversi.
[...]Quando però lei gliela porse, e lui allungò la mano per prenderla, accaddero due cose contemporaneamente.
Si sfiorarono appena, e una lieve scossa attraversò entrambi... probabilmente pure questo è un cliché, eppure tramite quel tocco leggero presero effettivamente la scossa, era decisamente così, non ci si poteva sbagliare.
La seconda cosa fece invece cadere Rae nello sgomento. L’atmosfera, da tranquilla e rilassata, si era fatta per lei tesissima. Una sensazione terribile, sconvolgente e in qualche modo triste la attraversò, velandole per un momento gli occhi di panico. 5 novembre, 5 novembre, 5 novembre.

Cosa sarebbe potuto accadere se Rae, una ragazza molto "intuitiva" e dal passato difficile, avesse incontrato Elle durante il caso Kira? Forse il finale sarebbe stato diverso...
Beh, spero di avervi sufficientemente incuriositi! Buona lettura ^^
Genere: Introspettivo, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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VI
Out in the Open



 

L   


«Matsuda, sei un vero idiota» commentò Elle con un sospiro, mentre impilava una sull’altra delle zollette di zucchero. Era accovacciato nella solita posizione sulla sedia davanti al computer, quasi senza osservare gli schermi davanti a sé; le sue occhiaie erano più marcate del solito. Il resto della squadra era in giro portando avanti le indagini.

«D’altronde però…»

I suoi occhi si assottigliarono, mentre portava un dito al labbro inferiore come era solito fare quando rifletteva. Iniziò a trafficare col computer, intrufolandosi nel sistema di telecamere di sorveglianza della centrale di polizia. Tornò indietro sino alle registrazioni di quella mattina, finché finalmente trovò il momento in cui Matsuda parlava con una ragazza. L’immagine era in bianco e nero e con una pessima risoluzione, oltretutto lei aveva il volto nascosto dai capelli. Dannazione, quelle riprese non gli erano di alcuna utilità… eppure, chissà perché, quella ragazza aveva un che di conosciuto... Ad ogni modo quell’idiota di Matsuda le aveva rivelato informazioni riservate, perciò non poteva certo ignorare la questione: quella ragazza adesso sapeva che erano in difficoltà, e soprattutto conosceva il volto di uno dei pochissimi agenti che erano al corrente del suo aspetto e - almeno in parte - dei suoi piani. Kira poteva controllare le azioni delle persone prima di ucciderle e, se lei fosse stata un’alleata di Kira o addirittura Kira stesso… no, non poteva permettersi di sottovalutare la questione, doveva capire quali erano le sue intenzioni e, oltretutto, era vagamente incuriosito da quel che lei pareva avesse da dirgli di così importante.

«Ok, chiamala col vivavoce.»

Matsuda lo guardò perplesso, un po’ disorientato a causa del repentino cambiamento del suo tono di voce.

«M-ma Ryuzaki, adesso? È tardi…»

Elle non gli rispose nemmeno e l’altro sospirò, rassegnandosi a comporre il numero e mettendo la chiamata in vivavoce. Dopo un paio di squilli una voce femminile, quasi roca, quasi familiare, invase la stanza.

«Pronto?»

«Ciao Emily, sono Matsui!»

«Matsui…! Sono felice che tu mi abbia chiamata. Ha accettato?»

«Sì.»

Nel frattempo Elle stava scrivendo rapidamente su un foglio alcune istruzioni.

«Dovrai farti trovare domani mattina alle 9.30 nella Hall della centrale, senza parlare con nessuno. Elle si farà vivo solo allora.»

«Bene. Ti ringrazio molto Matsui.»

«Figurati, è stato un piacere!»

Ma lei non lo sentì perché aveva già riattaccato.



 

R

 

Un senso di trionfo germogliò prepotentemente dentro di lei. Evviva! Elle aveva accettato di starla a sentire! Era stato davvero più facile del previsto… 

Se ne stava sdraiata sul letto avvolta in un asciugamano bianco, i lunghi capelli ancora umidi dopo la doccia bollente che si era concessa. Si alzò dal letto e iniziò a vestirsi con gesti automatici, folgorata da un pensiero: era adesso che cominciava la parte difficile. Fino a quel momento se l’era cavata tramite le sue intuizioni e qualche decisivo colpo di fortuna, ma ora avrebbe dovuto convincere Elle a crederle e sicuramente quello sarebbe stato enormemente complicato. Non poteva certo andare da lui - probabilmente la razionalità fatta persona - e dirgli “ciao Elle, senti un po’, io sono una preveggente e ti informo che Kira uccide grazie a dei poteri che trascendono lo scibile. Oh, e credo che gli Shinigami esistano davvero, pensa un po’. Inoltre c’entrano nomi, volti e quaderni neri”. Decisamente no. 

La mattina seguente si presentò in centrale, puntualissima, ostentando una calma che non le apparteneva. Aveva deciso di farsela tutta a piedi, non avrebbe sopportato di starsene rinchiusa in metropolitana, smaniosa com’era. Si era fumata almeno cinque sigarette nel mentre che camminava, sveglissima nonostante la sera prima non avesse chiuso occhio. Una volta arrivata si era seduta su una delle poltroncine, cercando di non mostrarsi tesa.

9.30. 9.40. 9.45.

Iniziò a pensare di essere stata presa in giro: era lì da almeno 15 minuti ed ancora nessuno si faceva vivo. Probabilmente Matsui non era davvero in contatto con Elle, magari le aveva solamente voluto fare uno scherzo idiota per farla desistere. Si guardò intorno, quasi aspettandosi di scorgerlo nascosto da qualche parte a prendersi gioco di lei. Il telefono le vibrò in tasca. 

Sala congressi, terzo piano. Non farti seguire. Usa le scale antincendio.

Una scarica di adrenalina le percorse la schiena. Deglutì, eccitata ed ansiosa al contempo: il suo istinto le diceva di abbandonare il buonsenso e seguire delle istruzioni ricevute da un numero sconosciuto. Ok, forse il suo istinto aveva tendenze masochiste, oppure si era ubriacato di recente. 

Uscì fuori alla ricerca delle scale antincendio, trovandole poco dopo. Silenziosamente iniziò a salirle, un gradino di acciaio dopo l’altro. Arrivò in cima col fiatone; tutte le sigarette che fumava cominciavano a farsi sentire, forse avrebbe fatto bene a ridurle almeno un po’. Scivolò di soppiatto dentro l’edificio attraverso la porta di emergenza, il cuore in gola e le orecchie tese. Non c’era nessuno. Ma che diavolo stava facendo? Se l’avessero beccata… non era neppure il suo paese quello! Si chiese cosa avrebbero potuto farle se qualcuno si fosse accorto della sua intrusione… Ormai però era lì, tanto valeva proseguire. Dannata impulsività. 

Trovò la Sala Congressi con facilità ma si prese un secondo prima di entrare.

“Ok Rae, mantieni la calma. Stai tranquilla. Rilassati. Smettila di parlare da sola come un'idiota.”

Con un gran sospiro abbassò la maniglia ed aprì la porta con cautela, assicurandosi che la Sala Congressi fosse effettivamente vuota. Varcata la soglia si ritrovò ad osservare una stanza enorme e deserta. C’erano delle poltrone dall’aria comoda, disposte ordinatamente attorno ad un ampio tavolo di vetro. Una lavagna elettronica, un proiettore.

«Buongiorno, Emily.»

Rae si voltò di scatto, notando un pc portatile sul quale compariva solamente una grande L nera, un semplice carattere gotico su sfondo bianco. La voce era stata distorta da qualche effetto elettronico. Era ovvio che lui non si sarebbe mai fatto vedere, chissà che s’aspettava.

«Elle.»

 

 

L   

 

Non appena l’aveva vista Elle aveva spalancato gli occhi, sorpreso. Era la ragazza di Winchester, quella del negozio di dischi con lo sguardo penetrante, quella che era fuggita via dopo avergli offerto una caramella. Ecco perché gli era parsa vagamente familiare… Doveva ammettere di essere rimasto molto sorpreso. Cosa ci faceva lei lì? Aveva fatto installare ulteriori videocamere di sorveglianza nella Hall poco prima che lei arrivasse, in modo da poterla valutare prima di compiere qualsiasi mossa, ma non si sarebbe mai aspettato di vedere lei. Si era quasi dimenticato della sua esistenza. L’aveva osservata a lungo starsene seduta su una delle poltroncine, dando segni sempre più evidenti di impazienza; la sua gestualità pareva rivelare soltanto un grande nervosismo, unito ad una spiccata introversione… il tutto era piuttosto lontano dal profilo psicologico di Kira che aveva tracciato. Certo, questo non provava assolutamente nulla. Vedendola guardarsi intorno, sul punto di andarsene, si era infine affrettato a mandarle un messaggio con le istruzioni. Che lei avesse capito che lui era Elle? Scartò l’ipotesi: era un’eventualità dalla percentuale quasi nulla. 

Aveva poi seguito le sue mosse mentre si intrufolava nell’edificio dalle scale antincendio; purtroppo aveva dovuto rinunciare all’alta definizione delle proprie videocamere ed affidarsi di nuovo a quelle scadenti della polizia giapponese. Davvero seccante. Finalmente, dopo una breve esitazione sulla porta, era entrata.

«Buongiorno, Emily.»

«Elle.»

Aveva la voce risoluta, nemmeno una traccia di sorpresa o delusione sul volto.

«Hai un documento con te?»
La vide alzare un sopracciglio, quasi sarcastica e, per qualche motivo, vagamente in imbarazzo.

«Sì.»

«Avvicinati alla webcam e mostramelo.»

Lei trafficò un po’ con la borsa fino a trovare ciò che cercava ed infine fece come gli era stato chiesto.

«Rae Milton eh? Beh, che tu usassi un nome falso era quasi scontato perciò il tuo imbarazzo è del tutto inutile. Attendi un momento… puoi sederti, se lo desideri.»

La vide andare verso una delle pareti della stanza e lasciarsi scivolare per terra, le gambe al petto e la schiena contro il muro, ignorando bellamente le poltrone vuote che la circondavano.

Nel frattempo, digitando a velocità spaventosa tutti i dati necessari, fece una rapida ricerca sul suo conto. Rae Milton. Era arrivata in Giappone a metà dicembre, dunque Kira non era lei. Semplice. Su questo dato non avrebbe perso ulteriore tempo. Un’altra notizia catturò la sua attenzione. Figlia di Goddard Milton, deceduto in data 10 dicembre per arresto cardiaco. Arresto cardiaco. Kira. 10 dicembre. Era il giorno in cui aveva ucciso 23 persone a distanza di un’ora l’una dall’altra. Continuò a leggere. Clinica di detenzione, schizofrenia… omicidio. I suoi occhi correvano veloci sullo schermo, assimilando in pochi minuti la vita di Rae, o almeno parte di essa: la parte dolorosa, quella che teneva nascosta agli altri ma anche a se stessa. Quando finì di leggere la osservò di nuovo. Era ancora appoggiata alla parete, come se non riuscisse a sopportare di stare in mezzo a quella stanza, allo scoperto. La studiò minuziosamente incamerando dettagli ed incastrando pezzi con estrema facilità mentre lei, a sua volta, osservava lui. O meglio, lei se ne stava lì per terra a guardare nella webcam, ma Elle aveva la fastidiosa sensazione che pure lei riuscisse a vederlo. 

«Ho controllato. Non c’è niente di sospetto sul tuo conto. Puoi parlare.»

Rae ebbe un sussulto. La vide riflettere, come se stesse scegliendo le parole da utilizzare con estrema cura. Quando parlò, la sua voce era ferma e determinata.

«Elle. Io voglio arrivare a Kira tanto quanto lo vuoi tu. So che non hai motivo di fidarti di me ma io da sola non ho i mezzi sufficienti per stanarlo e a voi manca qualcosa che io invece ho. Qualcosa che, se non collaboriamo, vi farà rimanere in svantaggio. Se siete arrivati a passare quella falsa notizia in televisione vuol dire che non ve la state cavando troppo bene e, più tempo passa, più gente muore, più tutti si fanno contagiare dalla follia di Kira. Per il momento posso dirti che, per uccidere, lui ha bisogno di un volto e di un nome, e che può manipolare la morte delle persone, ma forse già lo sai. Non aggiungerò altro, non adesso. Non mi crederesti ed è essenziale che tu lo faccia per davvero.»

Questo aveva definitivamente catturato la sua attenzione. Non mentiva, Elle era in grado di dirlo con sicurezza, e non soltanto perché glielo suggeriva l’istinto: è il corpo stesso che tradisce un bugiardo e quello di Rae, per quanto a disagio nei confronti del mondo, gridava sincerità da ogni gesto. Sapeva inoltre quali erano le motivazioni che la spingevano a cercarlo, era lampante dopo aver appreso la sua storia. Lei aveva capito della televisione, del volto e del nome, della manipolazione… probabilmente gli aveva detto tutte quelle cose per mostrargli di essere sveglia.  Sapeva che erano in difficoltà e diceva di avere qualcosa che loro non avevano e che li avrebbe tenuti sempre in svantaggio. Cosa poteva essere? Era forse una trappola? Eppure… “Non mi crederesti”. Poteva fidarsi? Lei non aveva più famiglia, aveva mollato tutto per trovare Kira… lui ovviamente le aveva hackerato la casella postale ed i vari account che possedeva, controllando scrupolosamente. Nulla di sospetto… ma ciò non provava niente.

«Sei disposta a morire pur di scoprire la verità?»

Lei rispose senza esitare, lo sguardo duro.

«Non lo sto già facendo? Dopotutto, per quanto ne so, potresti benissimo non essere il vero Elle… non ti pare? Potrebbe essere tutto un tranello, magari Kira ha degli infiltrati nella polizia e Matsui - sempre che questo sia il suo vero nome - mi ha portata qui per farmi uccidere da Kira, perché è un suo complice. Ti ho mostrato il mio volto ed il mio nome. Praticamente ho consegnato la mia vita nelle tue mani senza sapere chi tu sia… vero è che a quest’ora sarei già morta se tu fossi Kira, ma magari sei effettivamente Kira e ti interessa prima capire quanto io in effetti sappia.»

La vide farsi sempre più pensierosa man mano che parlava, mentre con le dita si tormentava una ciocca di capelli.

«Tutto questo mostra che sei solo molto stupida o molto avventata, il che è quasi la stessa cosa. Perché dovrei prendere in considerazione l’aiuto di una persona così, che mostra i propri dati ad uno schermo senza sapere chi ci sia dall’altra parte?»

«Perché io so che tu sei Elle… se così non fosse stato lo avrei capito.»

Era talmente sicura delle sue parole che lui iniziò a chiedersi se davvero lei non avesse saputo tutto già dai tempi di Winchester.
«In che modo?»

«Questo te lo dirò solo quando avrai stabilito di poterti fidare di me.»

Elle rimase in silenzio per un po’. Fidarsi di lei. Perché mai avrebbe dovuto farlo? Effettivamente era vero, lei aveva messo la propria vita nelle sue mani. Aveva parlato con sincerità. Ma fidarsi… Impossibile. Però voleva indagare più a fondo sulla questione. Forse poteva mostrarsi a lei, senza dire nulla a nessuno… supponeva che quello fosse l’unico modo per ottenere le informazioni che lei poteva dargli. Ma era rischioso, soprattutto perché non sapeva se ne sarebbe valsa la pena oppure no. Dopotutto parte del suo successo nel campo investigativo era basato su quanto fosse in grado di conservare la propria identità. Eppure lei aveva detto di sapere con certezza che dietro quello schermo c'era lui, Elle... come aveva fatto? Stava bluffando? E lui, davvero si sarebbe fatto vedere da lei...? Distrattamente pensò al paradosso della situazione: il giorno seguente decine di studenti lo avrebbero effettivamente visto in faccia, agli esami di ammissione per l’Università.

«Bene. Riceverai mie notizie quando lo riterrò opportuno.»






 

Ciao a tutti! ^^ Dico subito che questo capitolo è stato una cosa impossibile: l'ho scritto, riscritto, cancellato e tutt'ora è fonte di dubbi di varia natura MA (!) siccome ho fatto il fioretto di pubblicare ogni giovedì - nonostante sia quasi mezzanotte, ehm ^^' - alla fine mi son decisa a mostrarvelo... spero vi sia piaciuto, nonostante le mie paranoie T_T    [E qui c'è UN SACCO di L, ansiansiansia]
Ovviamente mi farebbe molto piacere sapere quel che ne pensate, perciò recensite senza timori!!!
Grazie mille a chi ha messo questa storiella che mi causa forti dilemmi tra le seguite, le ricordate e addirittura le preferite *-* GRAAAAZIE! <3  
Un ulteriore ringraziamento - tanto per ribadirlo - pure a Ram92 che si becca una dose di dubbi e perplessità almeno triplicata e che mi fornisce utili suggerimenti ---- Danke!
A giovedì, miei cari ~

sofimblack

  
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