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Autore: SuomalainenSisu    17/03/2017    1 recensioni
La vita di Reesa non era mai stata normale, e lei ne era perfettamente cosciente, ma fino a che punto non lo è? Inizierà davvero a capirlo quando per puro caso si trova pizzicata in mezzo ad una guerra che non ha niente a che vedere con lei... O forse sì?
e poi come se non bastasse c'è lui, l'unico che sembra in grado di poterla capire... Ma i pericoli sono sempre dietro l'angolo.
Dal testo: «Potrebbe infettarsi, potresti perdere molto sangue, potresti anche... Morire.» dissi timidamente, lui mi guardò per alcuni secondi con una scintilla di puro divertimento negli occhi e poi scoppiò in una sonora risata «Adesso capisco perché l'avete portata con voi, è così divertente!»
«Io non sono divertente! Sono seria!»
«Ciò che dici è totalmente impossibile, ragazza.»
«No invece, la morte è l'unica cosa certa nella vita di tutti! Non è impossibile, quindi faresti meglio a farti curare.»
«Purtroppo nella mia vita non mi posso permettere neanche questo lusso. Nessuno di noi può.» e guardò gli altri due.
«Oh, andiamo, tutti moriamo prima o poi.»
«Tutti gli umani muoiono prima o poi.» mi corresse lui.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 1 - Beginning
 
La vedevo cadere a terra, gli occhi sbarrati e il viso distorto dal dolore. Vedevo gli occhi gonfi di pianto della madre al suo funerale. Sentivo le grida strazianti della sorella, il dolore silenzioso del padre, il rumore dei fiori bianchi che venivano fatti cadere sulla bara da tutti i presenti. Uno dopo l’altro, in una lenta e silenziosa agonia che però nella mia mente era forte e chiara…
Mi svegliai con il cuore a mille e il fiato corto. Mi passai una mano tra i capelli e sul viso.
Puoi scappare quanto vuoi, ma non puoi farlo dal tuo passato.” Quelle parole mi risuonavano ancora in testa da quel giorno. Mi alzai, il pavimento della mia camera era freddo, e dal piano di sotto non si sentiva alcun rumore, i miei dovevano ancora dormire.
Andai in bagno e mi feci una doccia ghiacciata per rimettermi in forma e schiarirmi le idee. Quando finii mi asciugai e con i capelli avvolti ancora in un asciugamano scesi in cucina a preparare la colazione.
«Buongiorno tesoro!» squillò mia madre di buonumore entrando in cucina pochi secondi dopo.
«Ciao Mà» dissi con la bocca piena di cereali, masticai lenta guardandola preparare il caffè e sedersi poi davanti a me con il giornale.
«Tuo padre può portarti a scuola questa mattina se non vuoi prendere l’autobus.»
«Oh, sarebbe magnifico. Così magari se arrivo prima ho più tempo per cercare l’aula e tutto il resto.» dissi senza troppo entusiasmo. Non ero mai stata un’amante della scuola, diciamo che i miei voti erano nella media, e il fatto di essere dislessica non aiutava di certo. Ma comunque ero sempre riuscita a mantenermi a galla e grazie allo sport la mia media riusciva ad essere accettabile. I miei avrebbero voluto che mi impegnassi di più: avevano grandi piani per me, un college prestigioso e poi una vita di successo. Non riuscivo ancora ad immaginarmi una me futura, ma i miei erano leggermente differenti da quelli pensati da loro.
Mio padre entrò in cucina in quel momento, diede un bacio veloce a mia madre «Dieci minuti e parto, fatti trovare in macchina se vuoi che ti porti a scuola.» mi sorrise e mi fece l’occhiolino.
«Vado a prendere le mie cose allora!» corsi su in camera, presi le cose che mi servivano, mi lavai i denti, mi asciugai in modo veloce i capelli e poi mi precipitai fuori non prima di aver dato un ultima occhiata allo specchio.
 
Mio padre si fermò nel parcheggio della scuola e aspettò che scendessi «Grazie, ci vediamo oggi pomeriggio» lui annuì semplicemente. Chiusi la portiera e mi avviai verso l’entrata «Reesa?» mi voltai. Vidi mio padre che aveva tirato giù il finestrino dell’auto e si stava sporgendo un poco, tornai indietro «Sì?»
«Non combinare guai ok?»
Annuii, cercai di ripetere a me stessa che era solo una frase di circostanza, ma sapevo benissimo a cosa si stava riferendo.
«Buona giornata Reesa.» mi sorrise e poi partì.
Entrai a scuola e mi diressi subito in segreteria, dovevo consegnare alcuni documenti prima di poter effettivamente frequentare le lezioni.
«Salve.» mi disse la donna dell’ufficio trasferimenti
«Sono Byrne, ho ricevuto una email che devo firmare ancora qualche documento prima di poter iniziare le lezioni…» tirai fuori la mia carta d’identità e gliela mostrai.
«Certo, solo un attimo che cerco il fascicolo.» e poi sparì dietro ad una porta. Mi sedetti su una delle sedie della sala e l’aspettai, non ero mai stata una persona paziente, ma dopo tutto non avevo nulla da fare. In quel momento una ragazza bionda entrò nella segreteria e andò al bancone, si guardò un po’ intorno e poi si girò verso di me «Non c’è nessuno?»
«Sta cercando per me dei documenti, penso sia nell’archivio.» la ragazza annuì quasi scocciata e si sedette di fronte a me, tirò fuori il telefono e iniziò a scrivere un messaggio.
«Byrne?» disse la donna tornando con dei fogli in mano
«Eccomi…» lei mi porse una biro e due documenti perfettamente uguali «Mi serve solo una tua firma su entrambi.» firmai e ne consegnai uno, mentre l’altro lo tenni con me.
«Grazie, questo è il tuo orario… E lì c’è il numero del tuo armadietto con la combinazione.»
«Bianca!» si intromise la ragazza bionda «Il Signor Mickle mi ha chiesto di portarti questo, penso che sia per il preside, ma comunque mi ha assicurato che avresti saputo cosa farne.»
«Grazie Kirstin…» prese la cartellina e la posò in uno dei cassetti e poi si rivolse di nuovo alla bionda «Visto che è già quasi ora delle lezioni, avresti voglia di far vedere a questa ragazza dove si trova il padiglione B? che così non perde tempo a cercarlo.» ci misi qualche secondo a capire che la ragazza ero io
«Oh, non serve, posso-»
«Certo, tanto devo andare anche io lì.» rispose la bionda, mi sorrise in modo freddo e distaccato. Aveva una bellezza glaciale, incuteva quasi timore.
Uscimmo dalla segreteria e iniziammo a camminare in silenzio, fino a quando non fu lei a romperlo «Nuova?» probabilmente la domanda era più per essere cordiale nei miei confronti più che per reale interesse.
«Già.»
«Mi chiamo Kirstin Kize» mi tese una mano e aspettò che io gliela stringessi «Piacere, Reesa Byrne.» poi nessuna delle due aggiunse altro.
«Ok, questo è il B, l’A è esattamente nella direzione opposta prendendo quel corridoio… Questa scuola non è stata studiata troppo bene.»
«Grazie, me la caverò.»
In quel momento arrivò come un uragano un ragazzo «Kirstin! Eccoti, ma dove eri finita, pensavo che ti avessero trovato i nan—Ahia! Ma che ti prende?!» piegandosi e toccandosi il piede che probabilmente Kirstin gli aveva pestato per farlo stare zitto, perché subito dopo notai l’occhiata che lei gli lanciò, spostando poi l’attenzione su di me.
«Oh, scusa, non avevo visto che eri occupata.» e poi rivolgendosi a me aggiunse «Ciao, io sono Brian» strinsi la mano anche a lui, e in quel momento sentimmo la campanella suonare «Bene, devo andare. Ci vediamo dopo Kirstin, ed è stato un piacere conoscerti…» sembrò un attimo confuso «Ehm… Come hai detto che ti chiami?»
«Reesa.» non gli feci notare che non gli avevo mai detto il mio nome, volevo finire quella “conversazione” il più presto possibile.
«Certo! Ci vediamo.»
«Ok, vado anche io… Grazie mille per avermi aiutato.»
«Se posso esserti ancora utile vienimi pure a cercare.»
«Grazie.» non sarei mai e poi mai andata a cercarla.
Entrai in classe e presi posto in uno degli ultimi banchi in fondo, vicino alla finestra e cercai di essere il più invisibile possibile per tutto il resto della giornata.
 
«Come è andata la scuola Reesa?»
«Bene.»
«Ultimo anno eh? Devi essere emozionata» continuò mia madre. Non so perché mi stava dicendo tutto questo, ma le risposi annuendo in modo svogliato.
«Ho conosciuto i nostri nuovi vicini di casa oggi. Hanno una figlia, si chiama Claudia e ha la tua stessa età!»
«Ancora con questa storia? Non sono più all’asilo che mi devi aiutare a fare amicizia mamma…»
«Era tanto per dire… Sembra simpatica.»
«Ok.»
«L’ho invitata a prendere un tè da noi domani.»
«Cosa?» ero senza parole. Il trasloco e tutto quello che era successo nella vecchia città non aveva cambiato mia madre di una virgola.
«Ci sarai no?»
«Ho un scelta?»
«No.» alzai gli occhi al cielo e sbuffai. Mia madre mi guardò in modo severo e batté i piatti sul tavolo «Reesa Cathrine Byrne, non avere quell’atteggiamento con me.»
«Cosa sta succedendo qua?» chiese mio padre entrando.
«Tua figlia fa l’impertinente.» faceva ridere il modo che mia madre diceva “tua figlia”, come se lei non c’entrasse nulla e avesse fatto tutto mio padre da solo.
«Domani Claudia verrà da noi per un tè, e fine delle discussioni.» guardai mio padre che face una faccia buffa e poi aggiunse «Tutto come vuoi amore.»
 
***
I mesi nella nuova scuola erano passati velocemente, e alla fine Claudia si era rivelata una persona simpatica, ed era diventata la mia unica amica. Mi costava ammetterlo, ma era tutto merito di mia madre.
Eravamo in coda per il pranzo «Pronta per domani?»
«Sì e no.» ammisi
«Oh andiamo Reesa! È la festa delle feste!»
«Non sono una persona da feste… E Halloween non è proprio la mia preferita.» troppi ricordi erano legati a quel giorno, ma questo non glielo dissi.
«E invece è proprio la mia preferita!» lei batté le mani felice. In quel momento due ragazzi ci superarono spintonando Claudia e facendole cadere a terra i libri che aveva sotto il braccio «Domani dobbiamo stare più vigili del solito perché--»
«Ei, fate attenzione!» urlò la mia amica prima di chinarsi a raccoglierli.
I ragazzi si voltarono e notai che erano Kirstin e Brian «Oh, ci dispiace. Non vi abbiamo visto.» e poi continuarono a camminare.
«Dai, lascia che ti aiuti.» le dissi porgendole dei fogli che erano usciti dal quaderno ad anelli «Non l’hanno fatto apposta…»
«Li conosci?» mi chiese Claudia
«Kirstin e Brian? Solo di vista. Sono particolari come persone.»
«Penso stiano insieme. Avevo una cotta per lui lo scorso anno, ma non ci ho sperato troppo.»
«Puoi trovare decisamente di meglio…» le sorrisi.
«Hai mai avuto un ragazzo tu?» feci finta di non aver sentito la domanda e cambiai discorso, riportando l’attenzione sulla festa del giorno seguente.
«Posso passarti a prendere io in auto se vuoi domani.»
«No, è ok. Sarò a casa di mia nonna, è qua vicino, posso camminare. Troviamoci direttamente davanti alla palestra? Diciamo per le dieci?»
«Perfetto!» le sorrisi.
 
   
 
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