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Autore: lost in books    18/03/2017    1 recensioni
Una maga dal misterioso passato, un giovane con una missione, un re assetato di potere. Le loro vite si intrecceranno mentre un'antica minaccia incombe sul loro mondo.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Dopo il colloquio con il re ed essersi assicurato che Sandir avesse un posto dove stare, Leon si era subito recato nella seconda tenda più ampia dell’accampamento. Era adibita ad infermeria e sapeva che avrebbe trovato lì la persona che cercava.
L’interno della tenda era costituito da brande per i feriti o malati e da alcuni scaffali dove si trovavano dei medicinali, bende e tutto l’occorrente per il pronto soccorso.
La trovò intenta a cambiare le bende ad un paziente, una recluta rimasta ferita in un operazione di salvataggio recente.
Era una giovane donna dai capelli biondo fragola e gli occhi azzurro-verde che a volte sembravano di colore viola a causa della luce,  la pelle chiara, più pallida di quanto fosse abituato a vedere, la lunga veste color crema. Aveva sempre uno sguardo dolce sul volto, uno dei motivi per cui tutti la trovavano subito simpatica.
Leon aspettò che lei finisse di controllare i pazienti vicino all’ingresso della tenda; era talmente assorta che neanche lo aveva notato.
Quando ebbe finalmente terminato, si guardò intorno e si accorse di lui.
“Leon, sei tornato” disse e si avvicinò a lui con passo svelto rivolgendogli un sorriso di sincero sollievo.
“Non dirmi che eri preoccupata per me? Sono così poco affidabile?” le rispose lui ridacchiando.
La donna per tutta risposta gli tirò un pugnetto amichevole sul braccio “Lo sai che non dubito delle tue capacità, ma mi preoccupo lo stesso. Sono fatta così, lo sai” e spostò lo sguardo sul pavimento.
“Devo controllare lo stato della barriera. Vieni con me? Voglio sapere come è andata” chiese lei e Leon acconsentì.
I due si incamminarono lungo l’accampamento fino ad arrivare ad una tenda più piccola, dove lei stessa risiedeva. Dato che era lei ad occuparsi della barriera, metterle a disposizione tutto il necessario per occuparsene il più vicino possibile, era  stata considerata la scelta migliore.
All’interno, su una scrivania, si trovava una sfera di cristallo attraverso la quale la donna poteva controllare lo stato della barriera. Grazie ad essa poteva assicurarsi che tutto l’accampamento fosse accuratamente protetto.
La magia necessaria a creare una barriera schermante di per sé non aveva bisogno di artefatti per funzionare ma ,per una barriera così estesa ed a tempo indeterminato come quella, era necessario un aiuto esterno alla persona che la aveva eretta, una sorta di amplificatore  per la magia dell’utilizzatore, altrimenti lo sforzo avrebbe potuto compromettere seriamente la sua salute, o peggio. Oltretutto la donna non si occupava solo di mantenere la barriera ma anche delle cure dei feriti, che in alcuni casi richiedevano l’uso di magie di guarigione.
Leon sapeva che lei non si considerava una maga a tutti gli effetti: le uniche magie per cui era portata erano quelle di guarigione e le barriere; non aveva avuto la possibilità di approfondire i suoi studi in passato ma era certa di non essere in grado di usare altre magie, il che ne faceva al massimo una Guaritrice. La magia era una cosa complicata, bisognava essere portati e addestrarsi per anni, in più c’erano tipi di magie per cui si poteva essere portati ed altre impossibili da imparare; erano in pochi quelli in grado di padroneggiarne tutti i tipi ed erano chiamati Maestri, con il Gran Maestro al vertice.
Una volta assicuratasi che la barriera funzionasse a dovere, come faceva più volte al giorno, si rivolse a Leon “Allora, raccontami tutto, e non tralasciare alcun dettaglio”
Leon le raccontò tutto, da quando aveva lasciato l’accampamento fino al suo ritorno, e si poteva vedere che la donna era completamente assorta nel suo racconto.
Una volta finito tra i due cadde il silenzio, che venne presto rotto dalla giovane “C’è qualcos’altro che vuoi dirmi” disse risoluta.
“Come?” Leon rimase spiazzato.
“Ti conosco praticamente da quando sono nata, so capire quando cerchi di tenermi nascosto qualcosa per non farmi preoccupare” aggiunse lei.
“È solo che non sono ancora sicuro che la mia sia una scelta giusta…” Leon non riusciva a guardarla negli occhi “Serena…”
“Vuoi offrirti volontario per andare a recuperare gli altri frammenti” lo interruppe lei.
Leon la guardò e Serena gli si avvicinò prendendogli le mani “Leon, se è ciò che ritieni giusto fare, sei libero di andare. Io posso cavarmela anche da sola. So che hai giurato di proteggermi ma sono convinta che il tuo destino sia un altro” lei gli sorrise.
Leon ricordava bene quando aveva incontrato Serena: suo padre, il gran cavaliere di Dahlia, lo aveva portato a palazzo con sé quando era ancora un bambino. Era lì che l’aveva incontrata, una bambina più piccola di lui di qualche anno, che stringeva la gamba di suo padre, il re di Dahlia in persona, dietro il quale stava nascosta.
I loro padri erano grandi amici fin da ragazzi ed era stato deciso che Leon, una volta compiuto il suo addestramento, sarebbe diventato la guardia del corpo della giovane principessa; ma nel frattempo i due erano diventati compagni di giochi.
Purtroppo la spensieratezza di quei giorni finì bruscamente quando un regno belligerante li attaccò e le forze di Dahlia non riuscirono a proteggere il regno.
Ricordava di aver visto suo padre ed il re cadere in battaglia e, durante l’assedio, di aver sentito rimbombare nella sua testa le parole che suo padre gli aveva ripetuto più volte se una situazione del genere si fosse presentata.
Prendere la principessa e scappare, ma soprattutto proteggerla più della sua stessa vita.
Ricordava di aver preso per mano la bambina terrorizzata, di aver fatto di tutto per tranquillizzarla, di essersi fatto strada a colpi di spada cercando di comportarsi come suo padre gli aveva insegnato, e di essere riuscito a metterla in salvo attraverso un passaggio segreto grande abbastanza solo per far passare dei bambini.
Da allora erano passati anni e, per loro fortuna, avevano incontrato la Resistenza e soprattutto re Tyberius, che li aveva trattati come se fossero la sua famiglia, avendo lui stesso perso la propria a causa delle guerre che ancora imperversavano.
Si era addestrato nell’arte del combattimento, portando a termine il percorso iniziato con suo padre, mentre la principessa aveva approfondito gli studi sulla magia, iniziati al castello.
Avevano votato la loro vita alla Resistenza ma per Leon il giuramento fatto a suo padre ed al re di Dahlia di proteggerla era ciò che ancora oggi contava più di tutto il resto.
Serena, come lei aveva insistito per farsi chiamare da lui con il tempo, lasciando perdere le convenzioni sociali, era diventata la sua migliore amica, ciò che gli rimaneva della sua terra e del suo passato e per lui l’idea di lasciarla per un periodo indefinito di tempo era una cosa che aveva ritenuto impensabile fino a quel momento.
Serena stava ancora stringendo le mani del cavaliere, il suo sguardo deciso. Leon però sapeva che lei era preoccupata all’idea di una sua partenza: le possibilità che tornasse vivo non erano fra le più alte, ma nonostante tutto gli stava dando il suo sostegno.
Così prese la sua decisione.
 
Successivamente Leon, in compagnia di Serena, si era recato al discorso di re Tyberius, come tutti nell’accampamento. Non avevano più menzionato quello di cui avevano parlato poco prima e Serena si era messa a raccontare aneddoti su ciò che era accaduto in sua assenza, facendogli completamente dimenticare i pensieri di poco prima, e rallegrandolo fino all’arrivo del re.
Quello che disse il re però lo fece tornare con la mente a ciò che aveva deciso di fare. Serena, alla fine del discorso, si allontanò dicendogli che aveva del lavoro da sbrigare, una scusa per nascondere la preoccupazione evidente nei suoi occhi, la scelta sofferta di lasciarlo andare resa ancora più difficile.
Leon ne approfittò per riflettere facendo un giro dell’accampamento. Fu allora che notò la presenza del suo giovane compagno di viaggio. Sembrava assorto nei suoi pensieri, mentre ammirava il tramonto, completamente ignorato da tutti.
Decise quindi di sedersi vicino a lui “Allora, cosa ne pensi del discorso?” chiese a Sandir dopo averlo salutato.
“Il re sa come catturare l’attenzione delle gente e dirle ciò  che vuole sentire, non sarebbe il capo della Resistenza altrimenti” rispose lui per poi zittirsi.
A Leon sembrò che il giovane avesse qualcosa per la testa e che avesse bisogno di parlarne, così gli chiese cosa stesse pensando.
“Non è niente. È solo che stavo ricordando la persona con cui ho condiviso il viaggio per portare qui il frammento. Non posso credere che non ci sia più, era la mia famiglia e voglio onorare la sua memoria. Portare a termine la sua missione non basta…”
“Vuoi recuperare gli altri frammenti” lo interruppe il cavaliere.
Sandir lo guardò stupito e Leon continuò “Non ti nascondo che anche io ho avuto la tua stessa idea”
L’uomo vide il volto del ragazzo incupirsi “Cosa succede?” gli chiese.
Vide il giovane sospirare “Io non sono in grado di fare ciò di cui la mia gente è capace, non posso imparare la magia perché nessun Darman è in grado di praticarla per via della maledizione, e non so combattere in alcun altro modo. Sono completamente inutile, sarei un peso morto…”
“Ti addestrerò io” si intromise il cavaliere.
“Come?”
“Dico sul serio. Ti insegnerò l’arte della spada, se tu vorrai, naturalmente”
Sandir sembrò pensarci su e infine disse con piglio sicuro “Accetto”
“Comunque, cosa sai del viaggio dei quattro eroi?” chiese Leon al giovane; sembrava che l’uomo volesse cambiare discorso.
“Solo quello che sanno tutti, ciò che ha detto il re. E che Iliana alla fine della sua missione è rimasta vittima di una maledizione, ma non conosco i dettagli. Credo che solo lei li sappia ormai” gli rispose il giovane.
“Io posso anche dirti che il cavaliere che fece parte del gruppo mille anni fa era di Dahlia. Quando ero bambino la sua storia era popolare tra quelle raccontate ai bambini del regno: all’ epoca era  il Gran Cavaliere, ed era riuscito a riunire un gruppo eterogeneo che aveva portato a termine una missione praticamente impossibile”
Leon vide Sandir sorridere all’idea di quell’eroe, ma non aveva ancora finito il suo discorso, così continuò la sua storia.
“Sembra una bella storia se non fosse per il finale” vide il volto del ragazzo farsi improvvisamente serio prima di aggiungere “Non tutti e quattro gli eroi tornarono vivi dal loro viaggio”
Leon guardò Sandir negli occhi “Sei ancora sicuro della tua scelta?”
Il viaggio non sarebbe stato facile e avrebbe capito se il giovane avesse deciso di lasciar perdere. In fondo era per questo che gli aveva raccontato quella storia, per assicurarsi che si rendesse conto di ciò a cui andava incontro.
“Sì” rispose Sandir solenne e i due si strinsero la mano, a suggellare il loro accordo.
 
Poco dopo l’uomo si allontanò. Si stava facendo buio, ma non poté fare a meno di notare una certa figura, semi nascosta, intenta ad osservare il luogo dove fino ad un attimo prima era seduto con Sandir.
“I miei ossequi…” cominciò lui rivolgendosi ad Iliana.
“Lascia perdere i convenevoli. E non è necessario che ti scusi per aver rivelato la mia identità. Tanto lo avrebbero capito comunque. Ma sappi per certo che non mi stai simpatico” lo zittì lei.
“Va bene. Se posso chiederle, perché sta osservando il ragazzo?”
“Sono curiosa. Non so se ne sei a conoscenza ma, secondo gli studi effettuati sui Darman dai maghi, o sono in grado di portare a termine la prima mutazione o muoiono. Nel secondo caso il loro corpo smette di funzionare a dovere, i loro organi smettono di funzionare uno ad uno e per quanto si sia  provato a salvare i bambini da quell’orribile morte, è come se la maledizione stessa impedisse qualsiasi tipo di intervento.
Quindi la mia domanda è: perché lui è vivo?” Detto ciò, la donna si incamminò verso la sua tenda, lasciando da solo l’uomo a fissare la schiena del ragazzo che aveva deciso di addestrare, con nuove domande a cui non poteva dare risposta.
   
 
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