11
SOGNANDO
Parte
prima
Quanto tempo era passato? Se lo chiedeva
Lucifero, osservando dall’alto della torre l’arrivo
di Alukah. Da quanto tempo
non si incontravano? Probabilmente il figlio di Lilith si chiedeva lo
stesso,
varcando la soglia del palazzo reale. Osservò i quadri,
notandone di nuovi, e
sorrise. Al suo fianco, il giovane Nasfer lo seguiva sentendosi
decisamente in
soggezione. Le guardie reali sorvegliavano gli ingressi ed incantevoli
fanciulle attraversavano i corridoi con risatine divertite. Finalmente,
i due
raggiunsero la porta che chiudeva la sala dei ricevimenti reale.
“Che gioia vederti, Alukah!”
esordì il re,
seduto sul suo trono nero.
“Anche per me è lo stesso,
vostra maestà”
rispose il vampiro, inchinandosi leggermente.
“Non usare troppi convenevoli con me. Ti
ho visto nascere” ghignò Lucifero, sorseggiando
del vino in un calice d’argento
“Non dirmi che quel giovanotto che è accanto a te
è Nasfer”.
“Sì, è mio figlio
Nasfer. So che sono
stato convocato personalmente, ma ha tanto insistito per venire a
palazzo”.
“Non è un problema”
sorrise Lucifero
“Sentiti libero di ficcare il naso in giro, mentre io e tuo
padre discutiamo di
lavoro”.
“Grazie, altezza” si
inchinò Nasfer, non
aspettando altro e congedandosi.
“Com’è diventato
grande…” riprese il
sovrano, una volta che il ragazzino fu uscito “Quanti anni ha
adesso?”.
“Si avvicina ai settecento,
maestà”.
“Crescono così in
fretta… Ma vieni con me.
Cambiamo argomento. Lascia che ti offra qualcosa e parliamo di lavoro.
Ho un
certo affare da proporti…”.
Nasfer si guardava attorno, meravigliato.
Ricordava poco di quel luogo, che aveva visitato solo una volta quando
era
molto piccolo. Udì le voci dei soldati e cercò di
capire da dove provenissero.
Forse dal cortile? Vi si diresse a passo svelto e si bloccò,
trovando un’enorme
bestia a sbarrargli la strada. Era color cenere, con enormi ali come il
sangue
ed occhi d’oro. L’animale rimase immobile,
nonostante Nasfer si fosse messo in
posizione d’attacco.
“Non la guardare negli occhi”
si sentì
dire “O ti mangerà. Lo ha già fatto
altre volte”.
“Mi… mi
mangerà?” mormorò il vampiro,
cercando di capire chi avesse parlato.
“Esatto. Sei nuovo? Non ti ho mai
visto…”.
“Nemmeno io vedo te, se è per
questo…”.
“Alza gli occhi”.
Nasfer alzò lo sguardo, attento a non
fissare la bestia, e vide che qualcuno stava cavalcando quella
creatura. Quel
qualcuno lo stava salutando con la mano. Osservandolo meglio,
l’ospite sorrise.
“Keros!” lo chiamò
per nome “Sono io! Sono
Nasfer!”.
“Chi?”.
Calò il silenzio e poi Keros rise,
scendendo dalla creatura.
“Sto scherzando. Mi ricordo di te,
Nasfer”.
“È passato un po’ di
tempo”.
“Puoi dirlo. E sei
cresciuto… Parecchio”.
Nasfer ghignò. Era di una spanna
più alto
di Keros e di corporatura più grossa, importante. Anche se
era solo un
ragazzino, già si vedeva che sarebbe diventato un demone
massiccio. Keros, al
contrario, era piuttosto esile. Teneva i capelli rossi legati in una
coda e sul
viso ostentava una strana espressione spavalda.
“È una femmina?”
chiese l’ospite,
indicando la bestia.
“Sì. La sto addestrando per
portarla in
guerra” annuì Keros “Non è
feroce come sembra. Di solito…”.
“Allora…”
continuò Nasfer, guardandosi
attorno lievemente in imbarazzo “...è qui che vive
un principe…”.
“Già. Ma non serve chiamarmi
principe o
cose simili. Sono Keros. Cosa fai nella tua vita adesso?
L’addestramento da
vampiro suppongo lo abbia concluso da un pezzo”.
“Ho imparato a trasformarmi”.
“Figo. Da cosa?”.
“Lupo. Come mio padre”.
“Forte!”.
“Ma tu sai usare il fuoco. Quello
è
meglio”.
“Dipende. Magari qui
all’Inferno è più
utile ma nel mondo umano… Meglio fuggire nell’ombra
piuttosto che dare fuoco
alla gente!”.
“Vero. Però… Io
vorrei entrare
nell’esercito reale. A servizio di Asmodeo. Essere addestrato
da lui”.
“Partecipa alle selezioni. Le fanno
continuamente. Sai… Muoiono spesso…”.
“Lo so. Ci ho provato. Ma dicono che sono
troppo giovane ed io penso di star perdendo tempo”.
“Posso parlarci io”.
Nasfer rimase in silenzio. Fissò Keros
con
aria interrogativa.
“Posso parlare io con Asmodeo”
sorrise il
principe “Ti valuterà direttamente. Ricordati che
a lui piace la sicurezza. Se
ti chiede se sai fare una cosa, tu rispondi sempre di
sì”.
“Lo faresti davvero?”.
“Certo”.
“Perché?
Cioè… Grazie! Sei un grande
e…”.
Keros non ascoltò il resto della frase.
Si
arrampicò sul muretto che delimitava il giardino ed
invitò Nasfer a fare lo
stesso. L’ospite lo guardò, perplesso. Poi
seguì l’esempio. Giunto in cima,
sedette e rimase a bocca aperta. Davanti a loro, le guardie reali si
stavano
addestrando.
“Ti brillano gli occhi”
ghignò Keros.
“Che spettacolo”
esclamò Nasfer “Quanto
vorrei essere fra loro!”.
“Asmodeo!” gridò il
principe, mentre chi
aveva a fianco si voltava con fare allarmato.
“Asmodeo!” chiamò
ancora Keros, fino a
quando il grosso demone non raggiunse il muretto.
“Ditemi, principe”
parlò il generale,
guardando in altro verso i due giovani.
“Lui è Nasfer” lo
indicò “Ha fatto
l’addestramento da vampiro con me. È il figlio di
Alukah e nipote di Lilith.
Vorrebbe far parte dell’esercito reale”.
“Le referenze genetiche sono
interessanti”
annuì Asmodeo “Alle prossime selezioni
sarò io stesso a giudicarlo. Prima di
qualsiasi altro aspirante. Sai combattere?”.
“Sì” si
affrettò a rispondere Nasfer.
“Bene. Ci vediamo alle prossime
selezioni.
Mi raccomando: puntuale. O già perdi punti,
recluta”.
Con un inchino, il generale si congedò
dal
principe e tornò alle sue faccende. Sulle sue grandi spalle
e sul petto
campeggiavano encomi di ogni tipo, che scintillavano in modo quasi
ipnotico.
Aveva affrontato moltissime battaglie e ne portava i segni, ma anche i
premi.
Keros balzò giù dal muretto,
tornando a
poggiare i piedi nel giardino reale. Nasfer rimase ancora qualche
istante a
contemplare l’esercito, che si muoveva compatto in
formazione. Poi scese a sua
volta.
“Vi ringrazio” si decise a
parlare, dopo
qualche istante “Grazie per la fiducia che riponete in
me”.
“Dammi del tu” storse il naso
Keros.
“Perfino Asmodeo ha usato
l’onorifico con
Voi!”.
“E allora? Sono un ragazzino.
È strano.
Non lo fare”.
“Va bene. Ma…”.
“Ora tu mi devi un favore. E so
già cosa
chiederti”.
Nasfer annuì, mentre Keros osservava le
rose nere del giardino. Per qualche istante, ripensò al
fatto che aveva portato
una di quelle rose sul luogo dove era nato, dove era deceduta sua
madre. E da
quella volta le rose nere crescevano in quel luogo, e solo in quel
luogo.
“Voglio andare nel regno umano”
spiegò.
“Certo. Che problema
c’è?” alzò le spalle
Nasfer.
“Vedi… Dopo
l’incidente avvenuto durante
l’addestramento, quello con gli angeli, il re non vuole
più farmi andare fra
gli uomini senza scorta. Ma è noioso. E ogni volta chiede
perché ci voglio
andare, a fare che cosa eccetera eccetera… bla bla bla. E mi
ritrovo ad essere
sorvegliato da gente pallosa e vecchia, che vede pericoli ovunque.
Tecnicamente, a lui basta che con me ci sia qualcuno che sappia dove
non avere
a che fare con gli angeli. Tu lo sai, vero?”.
“Certo. Ho vissuto tutta la vita
schivando
gli angeli”.
“Perfetto. Allora andiamo”.
“Adesso?”.
“Hai altro da fare?”.
Nasfer scosse la testa e seguì Keros
all’interno del palazzo. Come principe, chissà
quali altre cose avrebbe potuto
concedergli! Continuò ad osservare con ammirazione ogni
angolo di quel luogo,
dai candelabri fino agli intarsi sulle porte. Keros si era cambiato ed
aveva
lasciato detto a Lilith che avrebbe fatto tardi, senza specificare
troppo la
sua meta. Solo spiegando che “mangiava fuori”.
Il giovane principe amava il mondo umano.
Respirò a pieni polmoni l’aria pura, priva di
zolfo. Il canto degli uccelli, il
mutare di colore del cielo, il tramonto, le stelle… Perfino
il suono delle
campane! Amava tutto del mondo umano, ma sapeva di non farne parte. E
sapeva
anche che molte cose in esso, come la neve o il gelo, potevano
danneggiarlo
gravemente. Da quando era piccolo, trovava estremamente piacevole
mettere i
piedi nelle acque fresche e prendere il sole in riva al fiume. Fu la
prima cosa
che decise di fare e Nasfer si limitò a fissarlo, fermo poco
più in là. Non
amava molto la luce del giorno.
“Scusa la domanda
indiscreta…” si azzardò
a dire, osservando Keros spaparanzato sull’erba con calze e
scarpe messe in
disparte per non bagnarle “Ma quel
tatuaggio…”.
“L’ho sempre avuto”
si limitò a dire il
principe.
“Sì, ma…”.
“Che ne dici di fare un giro in
città? Mi sta
venendo fame. Guidami nella zona migliore”.
Si alzò di scatto, lanciando uno schizzo
d’acqua
a Nasfer, che rise.
I due, camminando con la luce del
tramonto, sembravano due normali ragazzi in abiti eleganti. Keros in
particolare, con l’abito in velluto e broccato, aveva
l’aspetto di un giovane
nobile. Incuriosito, entrò in alcune botteghe, provando dei
cappelli con la
piuma. Erano la moda del momento e decise di acquistarne un paio,
sfoggiando
una vanità degna di re Lucifero. Rispose in modo vago al
sarto che chiedeva chi
avesse confezionato il bell’abito che indossava e
pagò con delle monete d’argento.
Poi spese una cifra
considerevole per
comprare un libro da regalare al re, spezie e qualche candela. Il tutto
con
Nasfer che lo guidava per le strade.
“Di certo parleranno un po’ di
noi”
ridacchiò Keros, osservando lo sguardo incuriosito e avido
dei mercanti.
“La cosa non mi dispiace” gli
rispose
Nasfer, mentre un paio di nobildonne si chiedevano da quale famiglia
provenissero quei due giovinetti.
“Ora di cena”
esordì, di colpo, il
principe.
Oramai era scesa la notte e molti già si
affrettavano a rientrare in casa.
“Lilith mi sgrida se non
mangio” continuò,
seguendo il collega lungo le vie.
“Deve essere piuttosto eccitante vivere
con lei” mormorò Nasfer, alzando le sopracciglia
con fare malizioso.
“Mi ha allattato. Non posso vederla in
modo eccitante. Però di certo è una bella
donna”.
“Tutte quelle femmine… Il
palazzo quante ne
ha?”.
“Come concubine del re, dici? Non lo so.
Mai contate. Penso una cinquantina”.
“Tutte belle come Lilith?”.
“Certo. Il re vuole solo il
meglio”.
“E tu non hai mai…”.
“Mi vuoi chiedere se io ho qualche
femmina
a palazzo per me? No! Non credo di avere ancora
l’età per…”.
“Quindi non le hai mai viste
nude?”.
“Certo. Un sacco di volte
però… Molte di
loro mi hanno fatto da mamma, non le trovo eccitanti”.
“E… Come sono fatte?”.
“Beh… Hanno… le tette
e…”.
“E sono belle?”.
“Le tette? Sono… rosa.
E… tonde e… Ma perché mi
chiedi queste cose?”.
“Per conversare un po’.
Sai… Sei il
principe e non so bene di che cosa si parli con un principe”.
“Un giorno potrò avere pure io
le mie
donne. Ma ora non ci penso. Prima voglio finire
l’addestramento da
procacciatore di anime”.
“Ma perché? Intendo
dire… Sei il futuro re!
Perché fare bassa manovalanza?”.
“Non è detto che io sia il
futuro re. Non
sono stato designato come principe ereditario. E poi…il re
non lascerà il suo
posto a breve. E intanto che faccio? Come procacciatore, posso girare
il mondo
umano come mi pare!”.
“Io, fossi il futuro re, starei tutto il
giorno in ozio”.
Keros rise.
“Voglio ripetere ancora una giornata come
questa” annuì poi “Tu che dici, Nasfer?
Io mi sono divertito. Possiamo anche
visitare altri posti, fare altre cose”.
“Se provate questo
desiderio…”.
Camminando lungo le strade, si imbatterono
in una coppia di giovani che cercavano di celarsi ad occhi indiscreti
nel buio.
Iniziarono a baciarsi appassionatamente e non notarono
l’avvicinarsi dei due
demoni vampiro.
“Gli esseri umani sono proprio
stupidi” fu
il commento di Nasfer.
Keros sorrise e divise la coppia, dopo
averli osservati un po’ per divertimento. Piantò i
denti nel collo di lui,
mente Nasfer zittiva la ragazza. Il principe avvertì subito
la meravigliosa
sensazione di piacere che gli provocava il nutrirsi di sangue.
Alzò lo sguardo,
che brillava nel buio, vedendo il suo collega che si avventava sul
collo della
giovane e, allo stesso tempo, ne esplorava il corpo con le mani,
facendole
lanciare dei gemiti. Poi la lasciò andare e si
voltò verso Keros, con il viso
sporco di sangue. Il principe ghignò, mostrando i denti a
punta. Si sentiva
strano, stordito. Forse
quell’umano
aveva nel sangue qualcosa di particolare. Non lo sapeva ma gli era
sempre stato
detto che doveva seguire il suo istinto, i suoi desideri. Quindi non si
pose
alcuna domanda, non tentò di riflettere. Si
avvicinò a Nasfer… E lo baciò.