Storie originali > Soprannaturale > Angeli e Demoni
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Autore: SagaFrirry    18/03/2017    4 recensioni
"Tu credi che il mondo sia solo bianco e nero, tutto per te può essere solo bianco o nero. Ma io sono la prova che non è così. Io sono il grigio? No. Io sono l'intero spettro di colori dell'Universo!".
Keros è un demone, ma non del tutto. È figlio di due specie molto diverse, frutto di un'unione per molti sacrilega. Questo è il racconto del suo cammino, lungo i secoli dell'esistenza. Fra Inferi e Cielo, buio e luce, dannazione e santità, scoprirà come essere realmente se stesso.
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SOGNANDO

Parte prima

 

Quanto tempo era passato? Se lo chiedeva Lucifero, osservando dall’alto della torre l’arrivo di Alukah. Da quanto tempo non si incontravano? Probabilmente il figlio di Lilith si chiedeva lo stesso, varcando la soglia del palazzo reale. Osservò i quadri, notandone di nuovi, e sorrise. Al suo fianco, il giovane Nasfer lo seguiva sentendosi decisamente in soggezione. Le guardie reali sorvegliavano gli ingressi ed incantevoli fanciulle attraversavano i corridoi con risatine divertite. Finalmente, i due raggiunsero la porta che chiudeva la sala dei ricevimenti reale.

“Che gioia vederti, Alukah!” esordì il re, seduto sul suo trono nero.

“Anche per me è lo stesso, vostra maestà” rispose il vampiro, inchinandosi leggermente.

“Non usare troppi convenevoli con me. Ti ho visto nascere” ghignò Lucifero, sorseggiando del vino in un calice d’argento “Non dirmi che quel giovanotto che è accanto a te è Nasfer”.

“Sì, è mio figlio Nasfer. So che sono stato convocato personalmente, ma ha tanto insistito per venire a palazzo”.

“Non è un problema” sorrise Lucifero “Sentiti libero di ficcare il naso in giro, mentre io e tuo padre discutiamo di lavoro”.

“Grazie, altezza” si inchinò Nasfer, non aspettando altro e congedandosi.

“Com’è diventato grande…” riprese il sovrano, una volta che il ragazzino fu uscito “Quanti anni ha adesso?”.

“Si avvicina ai settecento, maestà”.

“Crescono così in fretta… Ma vieni con me. Cambiamo argomento. Lascia che ti offra qualcosa e parliamo di lavoro. Ho un certo affare da proporti…”.

 

Nasfer si guardava attorno, meravigliato. Ricordava poco di quel luogo, che aveva visitato solo una volta quando era molto piccolo. Udì le voci dei soldati e cercò di capire da dove provenissero. Forse dal cortile? Vi si diresse a passo svelto e si bloccò, trovando un’enorme bestia a sbarrargli la strada. Era color cenere, con enormi ali come il sangue ed occhi d’oro. L’animale rimase immobile, nonostante Nasfer si fosse messo in posizione d’attacco.

“Non la guardare negli occhi” si sentì dire “O ti mangerà. Lo ha già fatto altre volte”.

“Mi… mi mangerà?” mormorò il vampiro, cercando di capire chi avesse parlato.

“Esatto. Sei nuovo? Non ti ho mai visto…”.

“Nemmeno io vedo te, se è per questo…”.

“Alza gli occhi”.

Nasfer alzò lo sguardo, attento a non fissare la bestia, e vide che qualcuno stava cavalcando quella creatura. Quel qualcuno lo stava salutando con la mano. Osservandolo meglio, l’ospite sorrise.

“Keros!” lo chiamò per nome “Sono io! Sono Nasfer!”.

“Chi?”.

Calò il silenzio e poi Keros rise, scendendo dalla creatura.

“Sto scherzando. Mi ricordo di te, Nasfer”.

“È passato un po’ di tempo”.

“Puoi dirlo. E sei cresciuto… Parecchio”.

Nasfer ghignò. Era di una spanna più alto di Keros e di corporatura più grossa, importante. Anche se era solo un ragazzino, già si vedeva che sarebbe diventato un demone massiccio. Keros, al contrario, era piuttosto esile. Teneva i capelli rossi legati in una coda e sul viso ostentava una strana espressione spavalda.

“È una femmina?” chiese l’ospite, indicando la bestia.

“Sì. La sto addestrando per portarla in guerra” annuì Keros “Non è feroce come sembra. Di solito…”.

“Allora…” continuò Nasfer, guardandosi attorno lievemente in imbarazzo “...è qui che vive un principe…”.

“Già. Ma non serve chiamarmi principe o cose simili. Sono Keros. Cosa fai nella tua vita adesso? L’addestramento da vampiro suppongo lo abbia concluso da un pezzo”.

“Ho imparato a trasformarmi”.

“Figo. Da cosa?”.

“Lupo. Come mio padre”.

“Forte!”.

“Ma tu sai usare il fuoco. Quello è meglio”.

“Dipende. Magari qui all’Inferno è più utile ma nel mondo umano… Meglio fuggire nell’ombra piuttosto che dare fuoco alla gente!”.

“Vero. Però… Io vorrei entrare nell’esercito reale. A servizio di Asmodeo. Essere addestrato da lui”.

“Partecipa alle selezioni. Le fanno continuamente. Sai… Muoiono spesso…”.

“Lo so. Ci ho provato. Ma dicono che sono troppo giovane ed io penso di star perdendo tempo”.

“Posso parlarci io”.

Nasfer rimase in silenzio. Fissò Keros con aria interrogativa.

“Posso parlare io con Asmodeo” sorrise il principe “Ti valuterà direttamente. Ricordati che a lui piace la sicurezza. Se ti chiede se sai fare una cosa, tu rispondi sempre di sì”.

“Lo faresti davvero?”.

“Certo”.

“Perché? Cioè… Grazie! Sei un grande e…”.

Keros non ascoltò il resto della frase. Si arrampicò sul muretto che delimitava il giardino ed invitò Nasfer a fare lo stesso. L’ospite lo guardò, perplesso. Poi seguì l’esempio. Giunto in cima, sedette e rimase a bocca aperta. Davanti a loro, le guardie reali si stavano addestrando.

“Ti brillano gli occhi” ghignò Keros.

“Che spettacolo” esclamò Nasfer “Quanto vorrei essere fra loro!”.

“Asmodeo!” gridò il principe, mentre chi aveva a fianco si voltava con fare allarmato.

“Asmodeo!” chiamò ancora Keros, fino a quando il grosso demone non raggiunse il muretto.

“Ditemi, principe” parlò il generale, guardando in altro verso i due giovani.

“Lui è Nasfer” lo indicò “Ha fatto l’addestramento da vampiro con me. È il figlio di Alukah e nipote di Lilith. Vorrebbe far parte dell’esercito reale”.

“Le referenze genetiche sono interessanti” annuì Asmodeo “Alle prossime selezioni sarò io stesso a giudicarlo. Prima di qualsiasi altro aspirante. Sai combattere?”.

“Sì” si affrettò a rispondere Nasfer.

“Bene. Ci vediamo alle prossime selezioni. Mi raccomando: puntuale. O già perdi punti, recluta”.

Con un inchino, il generale si congedò dal principe e tornò alle sue faccende. Sulle sue grandi spalle e sul petto campeggiavano encomi di ogni tipo, che scintillavano in modo quasi ipnotico. Aveva affrontato moltissime battaglie e ne portava i segni, ma anche i premi.

Keros balzò giù dal muretto, tornando a poggiare i piedi nel giardino reale. Nasfer rimase ancora qualche istante a contemplare l’esercito, che si muoveva compatto in formazione. Poi scese a sua volta.

“Vi ringrazio” si decise a parlare, dopo qualche istante “Grazie per la fiducia che riponete in me”.

“Dammi del tu” storse il naso Keros.

“Perfino Asmodeo ha usato l’onorifico con Voi!”.

“E allora? Sono un ragazzino. È strano. Non lo fare”.

“Va bene. Ma…”.

“Ora tu mi devi un favore. E so già cosa chiederti”.

Nasfer annuì, mentre Keros osservava le rose nere del giardino. Per qualche istante, ripensò al fatto che aveva portato una di quelle rose sul luogo dove era nato, dove era deceduta sua madre. E da quella volta le rose nere crescevano in quel luogo, e solo in quel luogo.

“Voglio andare nel regno umano” spiegò.

“Certo. Che problema c’è?” alzò le spalle Nasfer.

“Vedi… Dopo l’incidente avvenuto durante l’addestramento, quello con gli angeli, il re non vuole più farmi andare fra gli uomini senza scorta. Ma è noioso. E ogni volta chiede perché ci voglio andare, a fare che cosa eccetera eccetera… bla bla bla. E mi ritrovo ad essere sorvegliato da gente pallosa e vecchia, che vede pericoli ovunque. Tecnicamente, a lui basta che con me ci sia qualcuno che sappia dove non avere a che fare con gli angeli. Tu lo sai, vero?”.

“Certo. Ho vissuto tutta la vita schivando gli angeli”.

“Perfetto. Allora andiamo”.

“Adesso?”.

“Hai altro da fare?”.

Nasfer scosse la testa e seguì Keros all’interno del palazzo. Come principe, chissà quali altre cose avrebbe potuto concedergli! Continuò ad osservare con ammirazione ogni angolo di quel luogo, dai candelabri fino agli intarsi sulle porte. Keros si era cambiato ed aveva lasciato detto a Lilith che avrebbe fatto tardi, senza specificare troppo la sua meta. Solo spiegando che “mangiava fuori”.

 

Il giovane principe amava il mondo umano. Respirò a pieni polmoni l’aria pura, priva di zolfo. Il canto degli uccelli, il mutare di colore del cielo, il tramonto, le stelle… Perfino il suono delle campane! Amava tutto del mondo umano, ma sapeva di non farne parte. E sapeva anche che molte cose in esso, come la neve o il gelo, potevano danneggiarlo gravemente. Da quando era piccolo, trovava estremamente piacevole mettere i piedi nelle acque fresche e prendere il sole in riva al fiume. Fu la prima cosa che decise di fare e Nasfer si limitò a fissarlo, fermo poco più in là. Non amava molto la luce del giorno.

“Scusa la domanda indiscreta…” si azzardò a dire, osservando Keros spaparanzato sull’erba con calze e scarpe messe in disparte per non bagnarle “Ma quel tatuaggio…”.

“L’ho sempre avuto” si limitò a dire il principe.

“Sì, ma…”.

“Che ne dici di fare un giro in città? Mi sta venendo fame. Guidami nella zona migliore”.

Si alzò di scatto, lanciando uno schizzo d’acqua a Nasfer, che rise.

I due, camminando con la luce del tramonto, sembravano due normali ragazzi in abiti eleganti. Keros in particolare, con l’abito in velluto e broccato, aveva l’aspetto di un giovane nobile. Incuriosito, entrò in alcune botteghe, provando dei cappelli con la piuma. Erano la moda del momento e decise di acquistarne un paio, sfoggiando una vanità degna di re Lucifero. Rispose in modo vago al sarto che chiedeva chi avesse confezionato il bell’abito che indossava e pagò con delle monete d’argento. Poi spese una  cifra considerevole per comprare un libro da regalare al re, spezie e qualche candela. Il tutto con Nasfer che lo guidava per le strade.

“Di certo parleranno un po’ di noi” ridacchiò Keros, osservando lo sguardo incuriosito e avido dei mercanti.

“La cosa non mi dispiace” gli rispose Nasfer, mentre un paio di nobildonne si chiedevano da quale famiglia provenissero quei due giovinetti.

“Ora di cena” esordì, di colpo, il principe.

Oramai era scesa la notte e molti già si affrettavano a rientrare in casa.

“Lilith mi sgrida se non mangio” continuò, seguendo il collega lungo le vie.

“Deve essere piuttosto eccitante vivere con lei” mormorò Nasfer, alzando le sopracciglia con fare malizioso.

“Mi ha allattato. Non posso vederla in modo eccitante. Però di certo è una bella donna”.

“Tutte quelle femmine… Il palazzo quante ne ha?”.

“Come concubine del re, dici? Non lo so. Mai contate. Penso una cinquantina”.

“Tutte belle come Lilith?”.

“Certo. Il re vuole solo il meglio”.

“E tu non hai mai…”.

“Mi vuoi chiedere se io ho qualche femmina a palazzo per me? No! Non credo di avere ancora l’età per…”.

“Quindi non le hai mai viste nude?”.

“Certo. Un sacco di volte però… Molte di loro mi hanno fatto da mamma, non le trovo eccitanti”.

“E… Come sono fatte?”.

“Beh… Hanno… le tette e…”.

“E sono belle?”.

“Le tette? Sono… rosa. E… tonde e… Ma perché mi chiedi queste cose?”.

“Per conversare un po’. Sai… Sei il principe e non so bene di che cosa si parli con un principe”.

“Un giorno potrò avere pure io le mie donne. Ma ora non ci penso. Prima voglio finire l’addestramento da procacciatore di anime”.

“Ma perché? Intendo dire… Sei il futuro re! Perché fare bassa manovalanza?”.

“Non è detto che io sia il futuro re. Non sono stato designato come principe ereditario. E poi…il re non lascerà il suo posto a breve. E intanto che faccio? Come procacciatore, posso girare il mondo umano come mi pare!”.

“Io, fossi il futuro re, starei tutto il giorno in ozio”.

Keros rise.

“Voglio ripetere ancora una giornata come questa” annuì poi “Tu che dici, Nasfer? Io mi sono divertito. Possiamo anche visitare altri posti, fare altre cose”.

“Se provate questo desiderio…”.

Camminando lungo le strade, si imbatterono in una coppia di giovani che cercavano di celarsi ad occhi indiscreti nel buio. Iniziarono a baciarsi appassionatamente e non notarono l’avvicinarsi dei due demoni vampiro.

“Gli esseri umani sono proprio stupidi” fu il commento di Nasfer.

Keros sorrise e divise la coppia, dopo averli osservati un po’ per divertimento. Piantò i denti nel collo di lui, mente Nasfer zittiva la ragazza. Il principe avvertì subito la meravigliosa sensazione di piacere che gli provocava il nutrirsi di sangue. Alzò lo sguardo, che brillava nel buio, vedendo il suo collega che si avventava sul collo della giovane e, allo stesso tempo, ne esplorava il corpo con le mani, facendole lanciare dei gemiti. Poi la lasciò andare e si voltò verso Keros, con il viso sporco di sangue. Il principe ghignò, mostrando i denti a punta. Si sentiva strano, stordito.  Forse quell’umano aveva nel sangue qualcosa di particolare. Non lo sapeva ma gli era sempre stato detto che doveva seguire il suo istinto, i suoi desideri. Quindi non si pose alcuna domanda, non tentò di riflettere. Si avvicinò a Nasfer… E lo baciò.

   
 
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