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Autore: ElfaNike    19/03/2017    2 recensioni
Cosa succede quando degli adolescenti, rifiutati dal loro mondo e dalla loro famiglia, si ritrovano a fuggire in groppa a un drago, per salvare un prezioso potere? Quando l'incontro di mondi diversi porta a crescere e a capire...
"E’ il tempo che hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante."
Il Piccolo Principe
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hiccup Horrendous Haddock III, Jack Frost, Merida, Rapunzel
Note: Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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La stretta porta in legno pesante si aprì per permettere a Stoik di entrare. La stanza di suo figlio era più piccola di quanto pensasse. Chissà perché Hiccup non gliene aveva mai parlato... Con tristezza passò lo sguardo sui disegni che giacevano sul tavolo. Disegni di draghi, principalmente, disegni di marchingegni in metallo e cuoio di cui a malapena comprendeva l'utilizzo, e ritratti della Furia Buia. Stancamente si lasciò cadere sulla seggiola della scrivania. Era così piccola... Suo figlio era piccolo. Non avrebbe mai dovuto acconsentire a farlo allenare, a farlo entrare in contatto con i draghi. Era stato disattento, e ora glielo avevano portato via.
Un leggero bussare alla porta annunciò la presenza di Scaracchio.
-Ci sono novità?- chiese senza speranza.
Scaracchio si grattò il mento con l'uncino che aveva momentaneamente installato al posto del braccio mancante: -Purtroppo no, Stoik. Lo stiamo cercando verso sud, in questo momento, ma dubito che le tribù della Vesfold collaboreranno facilmente. Da quando Drago Bludvist ci ha attaccato anni fa, hanno sempre detto che i draghi erano un problema nostro.-
-Ricordo. Ma questo non c'entra con i draghi. È mio figlio che è scomparso.-
-C'entra, invece. E non possiamo tenerglielo nascosto, se vogliamo spiegare il fatto che un ragazzino tutto ossa come Hiccup sia riuscito a darsela a gambe senza che nessuno del villaggio riuscisse a fermarlo.-
Stoik scosse la testa e appoggiò la fronte alla mano: -Astrid come sta?-
-Continua a volerti parlare. È convinta di quello che dice.-
-Non posso accettare il suo delirio. Quel drago ha rapito mio figlio e ha fatto uscire di testa la migliore dei nostri ragazzi. Sono esseri maledetti.-
Scaracchio si appoggiò allo stipite della porta e guardò tristemente Stoik. Davanti al villaggio manteneva la sua forza e la sua preoccupazione era tradita solo dall'ansia delle ricerche, ma quando non era davanti agli altri vichinghi mostrava tutta la sua stanchezza. Era una uomo distrutto.
-Stoik, forse dobbiamo lasciar perdere. Hai già estenuato il villaggio una volta quando Valka è stata portata via, non possiamo correre di nuovo il rischio di trovarci impreparati al prossimo inverno.-
-Questa volta è diverso, Scaracchio. Mio figlio è vivo, io lo so. Dobbiamo continuare a cercarlo.-
Scaracchio alzò le spalle: -Come vuoi. Spero davvero che tu abbia ragione... anche per Hiccup.- sorrise e uscì, sbattendo da tutte le parti.
Stoik prese in mano l'elmo che Hiccup aveva abbandonato nell'arena e lo guardò, per poi sollevare uno sguardo di fuoco. Quel drago aveva rapito il suo ragazzo, ma lui l'avrebbe ritrovato, costasse quel che costasse. Anche ci fossero voluti anni.

Erano già parecchi giorni che tutto il regno di Dalriada veniva messo a soqquadro dai quattro clan. Uomini a cavallo e a piedi, guidati dai cani o dietro tracce confuse erano alla ricerca della principessa. Il re Fergus spremeva tutte le sue risorse per ritrovare sua figlia. La regina Elinor, dopo i primi due giorni di speranze, si era chiusa nella stanza dove usava tessere e passava le sue ore a osservare il fuoco, le cui lingue rosse e agitate sembravano consolarla nella loro somiglianza con la chioma ribelle della figlia. Suo marito andava regolarmente a trovarla per metterla al corrente di ogni più piccola evoluzione.
All'inizio, parlare fu difficile per i due coniugi, ma poi, come era sempre successo, riuscirono a ricominciare.
-Oh, Fergus, dove ho sbagliato?- si tormentava la regina, nel segreto della stanza.
Fergus le posò una mano sulla spalla: -Non è colpa tua, donna. Abbiamo sempre fatto tutto il possibile per crescerla bene.-
-Cocciutaggine. Viene tutta dalla parte della tua famiglia.-
Fergus fece spallucce: -La mia famiglia ha sempre sfornato ottimi guerrieri, infatti.-
Elinor ricominciò a piangere: -Ma lei è una fanciulla! È la mia bambina, ed è per colpa mia che è scappata così!-
-È colpa di entrambi, tesoro. Avrei dovuto far partire prima le ricerche, o cercare di farla ragionare anziché farla arrabbiare in quel modo.-
-Lei è abituata a stare fuori per più giorni, Fergus, e in quel momento aveva bisogno di stare sola. Lo sappiamo entrambi. Inoltre, tu sei un capo, e devi agire di conseguenza.-
Fergus sorrise tristemente e le prese la mano: -E tu sei la mia regina, Elinor. Ti chiedo quindi di venire con me. Gli altri capi sono estenuanti, ma so che insieme possiamo resistere ancora un po'.-
Elinor sospirò e si fece forza.
Dopo che i due reali si furono consultati brevemente, ricomparirono davanti ai tre clan ospiti nella sala del trono. Elinor si reggeva dignitosamente a suo marito e i due ostentavano così tutta la loro sicurezza.
Quando arrivarono di fronte ai loro seggi e si voltarono verso l'assemblea, tutti attesero che il re parlasse, ma la porta si spalancò di colpo e una guardia entrò trafelata: -Mio signore!-
Tutti i guerrieri gli fecero largo e lui arrivò ai piedi del trono: -Mio signore, porto novità!-
-Davvero? Parla! Sai dov'è mia figlia?-
-No, ma ho trovato qualcosa... vedete, mi sono spinto fino alle regioni sud del regno...-
-E quindi?- esclamò Fergus, agitatissimo, mentre Elinor si sedette, rigida come sempre.
-...ho chiesto nei villaggi Angli oltre i nostri confini... in effetti hanno visto una giovane rossa, vestita di un abito azzurro. Era in compagnia di uno straniero dall'aria molto poco tranquilla, come nascondesse qualcosa; si sono fermati a fare provviste ma per non più di un paio d'ore. Dicono che sembravano avere fretta di partire.-
-E dove sono andati?-
-Si sono diretti verso sud.- fece una pausa, poi aggiunse: -Mio signore.-
Fergus scambiò con la moglie uno sguardo terrorizzato, poi, colmo di un'ira improvvisa, prese la parola: -Signori, mia figlia è stata rapita. Volete la sua mano? Ecco il mio ordine: chi dei tre pretendenti me la riporterà sana e salva a casa, si guadagnerà il diritto di sposarla!-
I tre giovani si guardarono incerti, mentre i loro padri di avvicinavano al re, che si era lasciato andare sul suo trono: -Ma, mio sire, dove volete mandarli? E se non dovessero più tornare?-
-I vostri figli sono dei guerrieri, no? Li avete addestrati voi personalmente. So che torneranno, e si copriranno della gloria degli eroi delle leggende. Come non mi interessa, ma vi offro quest'occasione. A me basta che mi riportiate Merida.-
I tre capi clan si consultarono con lo sguardo, poi accettarono. Fu così che i tre primogeniti dei clan MacGuffin, MacIntosh e Dingwall partirono alla ricerca della principessa perduta. Anche avessero dovuto spingersi oltre i confini del mondo.

-Oh, ma insomma!- esclamò Merida, quando Sdentato la urtò per l'ennesima volta.
-Non è colpa sua!- Hiccup difese il suo amico da una manata stizzita, mentre Rapunzel spiegava con pazienza: -Sdentato è una creatura dell'aria, Merida, non è abituato a camminare così a lungo.-
-E perché non può farsi un giro e seguirci dall'alto?-
-Te l'ho già spiegato: a Sdentato manca un pezzo di coda e senza di me che gli attivo la protesi artificiale non può fisicamente librarsi in volo.-
Merida sbuffò sonoramente, certa che in realtà Sdentato le desse fastidio apposta, perché si annoiava, mentre si faceva coccolare come un gattone squamato da Rapunzel.
Davanti a loro, Jack li guidava con un sentiero di pozzanghere ghiacciate e palle di neve sui tronchi, poiché Hiccup e Merida, abituati a vedere la foresta dall'alto, non sarebbero stati in grado da soli di ritrovare la strada via terra. Anche lui si annoiava, tanto era abituato a farsi portare dal vento e a planare a destra e a sinistra, e si divertiva parecchio a vedere Merida irritarsi e Sdentato burlarsi di lei nell'ingenuità più candida dei loro due compagni di viaggio.
Dopo l'ennesima protesta della ragazza, tuttavia, Hiccup si risolse a montare sul drago e a portarlo a fare un giro. Con un ringhio esultante Sdentato balzò su un paio di rami e qualche secondo dopo spalancava felice le sue ali, lasciando il povero Jack solo al suo tedio.
Purtroppo, per arrivare a Corona, che si trovava sul mare, i ragazzi avevano preso un sentiero nella stessa direzione che madre Gothel avrebbe dovuto seguire per parecchie miglia verso sud, e nessuno poteva immaginarsi questa sfortunata coincidenza dovuta solo al caso. Fu per questo che, mentre procedeva solitaria per il suo cammino, la donna vide un'ombra passare veloce su di lei e, alzando lo sguardo, notò un uccello enorme e nero. All'inizio pensò si trattasse di un'aquila come se ne trovavano spesso in quella zona, poi però la sua dimensione eccessiva le fece sorgere un sospetto. Tanto più che, a ben guardare, sul dorso di quella creatura sembrava esserci addirittura un uomo.
Le ci volle poco per realizzare che la sua torre e il suo prezioso tesoro, al riparo da qualsiasi sguardo indiscreto, non era poi così al sicuro da un esploratore del cielo. Fu per questo che decise di tornare indietro di corsa, presa dalla preoccupazione.
Inutile dire che, una volta ai piedi della torre, nessuno rispose alla cantilena di rito e lei, sempre più in preda al panico, fece il giro e sgretolò a mani nude il muro secco di pietre che aveva costruito anni prima per nascondere l'entrata. Corse in cima a perdifiato, chiamando sua figlia, ma si ritrovò immersa nel silenzio della grande stanza abbandonata. In preda all'ira, cominciò a frugare ovunque, alla ricerca del minimo indizio, quando sentì un tonfo sordo: un libro era caduto dallo scaffale.
Lo raccolse, corrucciata, e quello si aprì. Vide le pagine sfogliarsi velocemente da sole sotto i suoi occhi per fermarsi su un'immagine.
-Il Babau?- si chiese, sempre più perplessa.
-Esattamente.- una figura alta e allampanata, dal colorito grigio cadaverico e una lunga tunica nera, uscì lentamente dall'ombra. Gothel lo guardò sospettosa, mentre lui rideva sommessamente e riprendeva a parlare, con le mani dietro la schiena: -Cerchi tua figlia?-
-Che cosa ne sai, tu?-
-Oh, tante cose, Gothel. So per esempio che Rapunzel non è davvero tua figlia. So perché la tieni qui. Ma so anche chi te l'ha portata via, e perché.-
Gothel lo squadrò alzando il mento, ironica: -Oh, ma davvero? E chi mi dice che devo fidarmi di te?-
L'Uomo Nero ridacchiò e con un gesto lento fece scorrere magicamente le pagine del libro, abbandonato sul letto di Rapunzel: -Nessuno. Il mio interesse è puramente di divertimento. Vedi, il tuo “fiorellino” ha sempre avuto una grande paura del mostro sotto il letto. Lei ha sempre creduto nella mia esistenza in maniera molto forte, perché essendo qui da sola non poteva contare su altri bambini con cui condividere i suoi timori né su dei genitori che avessero davvero interesse in ciò che diceva. E il fatto che creda in me... be', questo lo devo a te, mia cara Gothel.-
La donna inarcò un sopracciglio, così lui continuò: -Lei ha sempre avvertito la mia presenza, sotto il suo letto, come fanno tutti i bambini. Ma non sapendo chi fossi, non soccombeva totalmente al mio potere. Ma poi... poi tu le hai regalato questo libro. E nel momento in cui lei ha scoperto il mio nome, e ha saputo che ero io a tormentarle le notti, allora non ha più potuto ignorarmi. Capita a tutti i bambini che sanno chi è il Babau, o l'Uomo Nero, o, per gli amici, Pitch Black.- concluse in tono mellifluo con un inchino.
-Quindi tu eri qui, quando l'hanno portata via.-
-Oh sì, e conosco anche il responsabile.-
-E chi è?-
-Si chiama Jack Frost. È uno spirito dell'inverno di cui nessuno conosce il nome. Ah, vedo che adesso capisci. - sorrise, quando Gothel sbarrò gli occhi al ricordo della neve che compariva per magia all'interno della torre in inverno, e il pavimento eccessivamente bagnato in estate. Non ci aveva mai fatto caso, pensando si trattasse di un fenomeno senza importanza o di giochi della bambina che a lei non interessavano minimamente, ma ora realizzava quanto fosse stata incauta.
-Perché non mi sono mai accorta di lui?- mormorò.
-Vedi, noi spiriti viviamo costantemente accanto a voi umani, ma non possiamo diventare... visibili, se voi non credete che noi esistiamo. Tu sai chi sono, grazie anche a quel libro, ma Jack Frost... nessuno lo conosce. Rapunzel sa della sua presenza, ma non ha idea di chi si tratti e quindi non “crede in Jack Frost”. Non possono parlare, per questo comunicano in maniera vergognosa e inutile. Se dovesse però scoprire che è lui, allora potrebbe vederlo.-
-Se non possono parlare, allora, come ha fatto a portarla via di qui?-
-Ha chiamato due viaggiatori. Due cavalieri del drago. Il lucertolone a quanto pare può vederci, per cui Jack è riuscito a far portare via la ragazza.-
Gothel rifletté un attimo in silenzio, assimilando tutto quello che le veniva detto: -Quindi tu puoi indicarmi i responsabili che l'hanno rapita?-
-Posso fare molto di più. Posso aiutarti. Loro vogliono portarla a Corona, ma non disperare...- alzò una mano quando l'espressione di Gothel si fece inorridita: -...posso evitare qualsiasi lieto fine.-
-Hai davvero tutto questo potere?-
-Ho il potere e l'intelligenza per usarlo.-
-Quindi vuoi aiutarmi senza avere nulla in cambio?-
-Oh, ti sbagli. Se non interveniamo lei potrebbe non tornare alla torre... e se anche tornasse non sono sicuro che sarà di nuovo tutto come prima, completamente sottomessa al mio potere. Ma se ci alleiamo, quando riporterai qui Rapunzel lei sarà di nuovo un mio adorato giocattolo, e potrò sbarazzarmi una volta per tutte di quel Jack, che con le sue risate la metteva al riparo per giorni dal mio potere.-
Gothel sorrise nella penombra: -Allora possiamo collaborare senza problemi.-
-Perfetto.- Pitch Black sorrise a sua volta di un sorriso affilato e inquietante: -Allora permettimi di mostrarti qualcosa.- con un gesto e un rimestarsi di sabbia nera, fece comparire davanti a lui un abito azzurro, di foggia straniera, dalle rifiniture in oro, completamente stracciato, sporco e danneggiato.
-Che cos'è questo?-
-È l'abito di una dei due viaggiatori con cui è partita Rapunzel. L'ho preso io per evitare che il tuo adorato “fiorellino” lo vedesse e lo nascondesse.-
Gothel lo prese in mano e saggiò la stoffa, studiandolo: -Che cosa dovrei farne?-
-Puoi provare a indagare in città. Se si dovesse venire a sapere che c'è un drago nei paraggi, sicuramente non tarderanno a trovarlo. Se non lo uccidono, sicuramente lo cacceranno e a lui passerà la voglia di rifarsi vivo in queste zone.-
Gothel sorrise al pensiero. Avrebbe ritrovato Rapunzel, qualunque mezzo avesse dovuto usare.

 




Angolino dell'autrice
Come ogni storia che si rispetti, ecco entrare in scena gli antagonisti. Il capitoletto è decisamente corto, specialmente rispetto a quello precedente. Ho considerato di unirlo a quello successivo, che non è molto più lungo di questo, ma ho preferito non farlo per lasciare pieno spazio alle conseguenze della fuga dei tre ragazzi. Probabilmente devo rivedere la mia scansione in capitoli, viste le differenti lunghezze...
Allora, commentiamo una parte per volta: Stoik ha perso suo figlio. Benché abbia assistito all'intesa fra Hiccup e Sdentato, non ha voluto veramente “vedere” la realtà di questa amicizia e ha riversato su Sdentato tutta la responsabilità di quello che è successo.
Per quanto riguarda la decisione di Fergus, io sono una fan sfegatata della scena del film in cui esclama “Nessuno dei vostri figli è degno di mia figlia!” e per questo immagino che in condizioni normali non avrebbe mai decretato di darla in moglie all'eroe che gliel'avrebbe riportata a casa. Ma queste non sono condizioni normali. Inoltre, mi piace pensare che il suo rapporto con Elinor sia dei più solidi e che i due regnanti reagiscano insieme allo shock della fuga di Merida, senza troppi sconvolgimenti coniugali. (Un appunto storico: dopo l'epoca romana, l'isola della Gran Bretagna è stata invasa da millemila popolazioni germaniche, ma non sono sicura che siano proprio gli Angli a trovarsi a sud di Dalriada... pazienza.)
A proposito Gothel e Pitch, invece... rileggendo il capitolo dopo qualche tempo, ho avuto l'impressione che l'Uomo Nero salti fuori un po' a caso. Detto sinceramente, non me ne frega niente. Lui conosce Rapunzel esattamente come la conoscono tutti i Guardiani (da bambina è comunque stata un puntino luminoso sui globi di tutti gli spiriti) e non rinuncia a spiegare a Gothel le ragioni della sua predilezione per il “fiorellino”. Gothel avrebbe dovuto sospettare della neve nella torre? Sì. Ma visto il suo interesse per il solo potere della figlia, un potere legato al sole ricordo, suppongo che strani fenomeni meteorologici comparsi a caso non lo turbino più di tanto. Pitch avrebbe potuto evitare di intervenire e aspettare tranquillino il ritorno della ragazza? Sì. C'è una ragione se Gothel può vederlo? Sì. Avrebbe potuto evitare di parlare a Gothel e occuparsene da solo? Sì. Ma quest'alleanza l'ho voluta dal primo momento in cui ho concepito questa storia.
Detto questo, abbiamo tre viaggiatori, uno spirito e due mascotte che si dirigono a Corona inconsapevoli di quello a cui stanno andando incontro. Prevediamo scintille!
Grazie mille ancora a chi legge e a chi commenta!!
Nike

  
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