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Autore: DreamerGiada_emip    19/03/2017    1 recensioni
Attenzione: questo libro è il sequel di Dark Angel, presente anch'esso sul mio profilo, se non si conosce la storia precedentemente nominata sconsiglio vivamente la lettura di questo sequel.
La bella Lilith viene costretta a una vita che non avrebbe mai nemmeno immaginato. Il suo nome, i suoi sogni, le sue perdite di controllo, il suo sangue la legano indissolubilmente a questo nuovo e oscuro regno. La ragazza non sa come uscire da questa situazione che non ha mai desiderato, vorrebbe ritornare in quella che considera la sua vera famiglia, ma un'ombra oscura la tiene incatenata.
Nella villa Sakamaki, i sei fratelli non sanno cosa fare, la loro preda è scomparsa tra le fiamme sotto i loro occhi. Soprattutto il giovane Subaru è alla disperata ricerca di quella che ormai considera la sua unica ragione di vita. È deciso a ritrovarla e riportarla a casa, per tenerla con sé al sicuro per sempre.
Genere: Dark, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Angel, Demon or Human?'
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Lilith’s P.O.V.
 
Vengo scortata fuori da Lucifero alla mia destra e Michele alla mia sinistra. Ho di nuovo la mia corona sulla testa. Usciamo dal tempietto bianco e ci ritroviamo di fronte alla folla. Mi osservano tutti estasiati e, dopo qualche attimo di silenzio, si alza un grido.
 
«Lunga vita a Re Lucifero! Lunga vita alla principessa Lilith!» subito viene seguito da tutti gli altri demoni. Io spalanco le ali esibendole in tutta la loro grandezza ed eleganza, poi come se l’avessi sempre saputo fare, mi alzo in volo. Sollevo il viso al cielo mentre fendo l’aria. È meglio di un sogno. Sento l’aria sferzarmi il viso gentilmente e tendersi i muscoli delle mie ali. Punto verso l’alto, sempre di più, cavalcando il vento. Mi sembra di poter raggiungere la luna e accarezzarne la superficie. Finché non mi fermo a mezzaria, le mie ali si muovono da sole per tenermi sospesa. Contemplo le stelle, per poi tornare a guardare giù, verso tutti i demoni e gli angeli. Ci vedo benissimo nonostante il buio, i miei sensi sono al massimo delle loro capacità. Mi lancio giù in picchiata avvicinando le ali al corpo per guadagnare sempre più velocità. Quando sono a un soffio la loro riprendo quota a poco meno di un metro dalle loro teste sorvolandoli tutti. Mi fermo sospesa sopra il tempio per farmi vedere da tutti, in quell’attimo tutti i demoni intonano un inno.
 
«Gloria a te, Lucifero.
Signore dell'oscurità.
Dinnanzi a te qualsiasi essere cade in tentazione.
Per te soffiano i venti della sera.
Il buio e la notte ti ubbidiscono.
Per te si aprono gli eterni cancelli dell'aldilà...
Tutti i demoni a te si inchinano.
E la tua dimora è terra di peccato.
In ogni terra sei conosciuto,
I popoli temono il tuo nome sopra ogni altro!»
 
Mentre loro parlano, io scendo lentamente fino a toccare terra al fianco di Lucifero.
 
«Annulla la trasformazione, Lilith, non puoi stare in mezzo agli angeli così» mi dice facendo qualche passo nella mia direzione senza timore. «Chiudi gli occhi e cerca di individuare l’aura i potere che ti circonda, falla rifluire nel tuo corpo e ritorna nella tua forma umana» mi sussurra quando siamo uno di fronte all’altra. Io faccio come mi è stato detto: chiudo gli occhi e respiro piano. È come un fuoco che mi circonda e mi venera, lo vedo dietro le mie palpebre chiuse. Cerco di richiamarlo, controllarlo e lui risponde. Si muove velocemente intorno a me chiudendomi in un vortice di calore. Gradualmente si stringe intorno a me fino ad essere come risucchiato dal mio corpo. Riparo gli occhi e sento di nuovo le spalle leggere: le ali sono rientrate sotto pelle. Mi passo una mano tra i capelli tanto per essere sicura e mi accorgo che anche le corna sono scomparse.
 
«La festa può riprendere» sorride radioso Michele sollevando le braccia al cielo. Io faccio un lieve sorriso a Lucifero e scendo tra la folla a caccia di una persona in particolare. Ogni demone o angelo con cui mi scontro mi da il bentornato e si mostra rispetto. Lo cerco tra la folla, zigzagando tra le persone, finché non vengo afferrata per un braccio e trascinata fuori dalla calca. Mi volto verso chi mi sta tirando via. Davanti a me mi compaiono un paio di occhi color del cielo e un sorriso dolce.
 
«Da orfanella spregiudicata a futura sovrana di un grande regno… gran cambiamento eh» ride lasciando il mio braccio. Rido anch’io.
 
«Poi mi dovrai spiegare che diavolo ci fai qui» esclamo, poi d’istinto gli incrocio le braccia intorno al collo e lo abbraccio di slancio. Una scarica elettrica colpisce entrambi, come se tutto ciò fosse sbagliato. Lo sento irrigidirsi tra le mie mani.
 
«Lilith, non dovremmo stare così qui…» sussurra con voce preoccupata. Mi allontano da lui guardandolo interrogativa. Non gli era mai dispiaciuto abbracciarmi, anzi solitamente era lui quello a dare il primo imput.
 
«Che stai dicendo?» chiedo sollevando un sopracciglio e poggiando una mano sul mio fianco destro. Lui, prima lancia un’occhiata nei dintorni, poi rivolge il mio sguardo a me passandosi una mano tra i capelli imbarazzato.
 
«Tu sei un demone, e non un demone qualsiasi, ma la figlia del Re dei Demoni, Lucifero» mi squadra da capo a piedi nel mio abito color delle tenebre. «Ed io sono un angelo» conclude come se il resto fosse ovvio.
 
«Ma non un angelo qualsiasi» la mia è più un’affermazione che una domanda. «Se l’unico, oltre Michele, a non esserti inginocchiato quando Lucifero mi ha presentata al popolo come futura Sovrana, ciò mi fa dedurre che anche tu hai una certa importanza in tutta questa storia» sentenzio convinta delle mie parole. Lo vedo sospirare frustrato.
 
«Sono il figlio di Michele e futuro Sovrano del Regno dei Cieli» distoglie lo sguardo dal mio. Ora il mio cervello collega tutto. I loro due nomi simili, la somiglianza spaventosa. Lui è sul mio stesso livello.
 
«Tu lo sapevi?» domando dopo attimi interminabili di silenzio. Mi osserva non capendo. «Tu sapevi che io ero la figlia del Diavolo?» ripropongo la domanda più esplicitamente. Concentro i miei occhi nei suoi. Così simili nel colore, ma così diversi per le emozioni che trasmettono.
 
«Lilith… io…» si blocca non sapendo come continuare. Questa è già una risposta sufficiente per me. Le mie labbra si serrano in una linea sottile.
 
«Perché non me l’hai detto?» gli chiedo sentendo il demone dentro di me iniziare a risvegliarsi. Lo vedo in difficoltà.
 
«Non mi avresti creduto e inoltre non potevo, mio padre mi aveva vietato di dirti alcunché, dopotutto non eravamo certi Lucifero ti avrebbe riportato qui» spiega dopo poco aspettando una qualche mia reazione. Lo guardo negli occhi. È sincero, il suo sguardo è limpido e seriamente dispiaciuto. Sospiro e roteo gli occhi. Probabilmente ha ragione. Gli rivolgo un sorriso, poi lo prendo per mano riavvertendo quelle scosse così strane.
 
«Vieni con me» sussurro ignorando le scariche di avvertimento che avvolgono le nostre mani unite. Mi volto e inizio a correre tirandomelo dietro per allontanarci dal gruppo di demoni e angeli.
 
«Aspetta, Lilith! Noi non dovremmo…» non oppone molta resistenza nonostante le sue parole.
 
«Smettila di essere così rigido» rido continuando a correre sempre più veloce. Distanziamo il gruppo in poco tempo, fino a raggiungere un boschetto poco lontano non illuminato dalle luci della festa. «Ha capito che dovremmo essere nemici e odiarci a morte, ma i ruoli prescritti non mi vanno a genio, decido io di chi essere amica» lo precedo prima che ribadisca la storia dei due regni opposti e avversari. Mi fermo lasciando che lui mi venga di fianco, non dice più nulla. Sollevo lo sguardo verso il cielo e ammiro la candida luna in compagnia delle stelle. Osservo quel manto blu estasiata. È di notte che si percepisce meglio il frastuono del cuore, il ticchettio dell’ansia, il brusio dell’impossibile e il silenzio del mondo. Forse noi sbagliamo a vivere di giorno e dormire di notte, forse i vampiri hanno ragione. Perché sprecare la notte a dormire? Di notte le anime iniziano a danzare. Mi siedo per terra, seguita da lui, e mi tolgo i fastidiosi tacchi.
 
Restiamo così per non so quanto tempo, nel più totale silenzio, per non disturbare la quiete che questa note regala senza chiedere nulla in cambio. Finché Mihael non si alza in piedi venendo di fronte a me e porgendomi le mani.
 
«Dobbiamo tornare, ormai la festa sta per finire, si staranno chiedendo dove siamo» mi sorride nel buio. Io afferro le sue mani tranquillamente facendomi tirare su. Torniamo insieme alla festa fianco a fianco. Quando siamo a una decina di metri dal chiacchiericcio, Mihael si congeda da me con un elegante baciamano e un sorriso. Lo vedo allontanarsi e scomparire tra la folla, ormai diminuita rispetto all’inizio. Io cerco di individuare Lucifero, ma è lui a trovare me. Mi viene incontro con passo deciso e uno sguardo gelido, il sorriso d’orgoglio è scomparso. Mi raggiunge guardandomi dall’alto in basso con freddezza e severità disarmante, quello sguardo mi perfora la cerne provocandomi un dolore quasi fisico. Mi fa sentire inferiore e indifesa.
 
«È ora che inizi a capire come funziona qui» sibila con voce tagliente. D’istinto abbasso lo sguardo a terra per non dover più essere costretta a guardare quelle lame di ghiaccio. «La principessa Lilith ha bisogno di riposo, la accompagno nelle sue stanze, voi continuate pure a festeggiare» annuncia ad alta voce sicuramente in direzione della folla. Io lo osservo tra le ciglia. Lucifero subito dopo quelle parole si gira verso di me e mi fa cenno di seguirlo, cosa che faccio senza protestare. Perché non riesco a non ubbidirgli? Sarà il suo potere a farmi questo schifoso effetto? Raggiungiamo l’entrata degli Inferi e ci avviamo per i corridoi senza dirci una sola parola, io cammino dietro di lui guardando il pavimento, finché non giungiamo alla porta della mia stanza.
 
«Cosa ho fatto di sbagliato?» domando titubante non appena entriamo nella stanza, nonostante io sappia perfettamente la risposta. Lucifero mi guarda con severità.
 
«E me lo chiedi anche? Come ti è saltato in mente di allontanarti con il figlio di Michele? Possibile che tu non ti renda conto dell’azione sconsiderata che hai commesso? Mi hai insultato e oltraggiato oltre ogni limite» mi rimprovera con voce cupa. Resto in silenzio cercando di non abbassare nuovamente lo sguardo. Voglio guardarlo negli occhi e non lascerò che il suo potere mi intimorisca ancora una volta. «Mia figlia che si allontana con uno dei miei peggiori nemici… la tua immagine e la mia verranno ampiamente compromesse per questa tua stupida leggerezza» continua avvicinandosi pericolosamente a me. Sono costretta a sollevare la testa per continuare a guardarlo in viso.
 
«Il fatto che siamo nati in due fazioni diverse e contrapposte non significa che non possiamo conoscerci e frequentarci» faccio un passo indietro. Vedo per un secondo un bagliore rossastro nei suoi occhi, come stessero per trasformarsi in quei tizzoni rossi che ho visto durante la sua trasformazione.
 
«Tu sei mia figlia, Lilith, e la futura Regina degli Inferi… non potrà mai esserci una relazione tra te e Mihael, mai» afferma con tono pacato. Mi volta le spalle e si avvia verso la porta con quel suo passo fluido, quasi felino.
 
«Stasera pensavo di tornare indietro in casa Sakamaki» gli dico per cambiare argomento. «Almeno li metto al corrente su dove mi trovo e prendo le mie cose per quando tornerò» concludo senza distogliere il mio sguardo da lui. Per qualche attimo non mi risponde, poi si volta di nuovo verso di me e inizia a camminare raggiungendo il centro della stanza. Lo osservo incuriosita e vedo i suoi occhi tramutarsi in fuoco e fiamme. Osserva con insistenza il pavimento. Sposto anch’io il mio sguardo seguendo la traiettoria del suo e, davanti ai miei occhi, una sottile linea di fuoco inizia a tracciare il legno lucido. Socchiudo le labbra per lo stupore. Sul pavimento si inizia a tracciare uno strano simbolo all’interno di un cerchio. Solo quando il fuoco si spegne, Lucifero punta di nuovo i suoi occhi su di me, già ritornati gelido ghiaccio.
 
«Mettiti al centro» ordina semplicemente. Mi avvicino a lui sempre più curiosa e mi metto al centro, come quando sono entrata dentro il sigillo per farmi trasformare. Lo osservo aspettando istruzioni. «Devi visualizzare nella mente il luogo dov’eri quando io ti ho trasportato qui» dice semplicemente. Annuisco e chiudo gli occhi pensando alla stanza della musica. Il pianoforte, gli strumenti, la grande finestra. Cerco di ricordare ogni minimo dettaglio, poi riapro gli occhi. Dalle sottili line sul pavimento iniziano ad alzarsi alte fiamme che mi avvolgono. Il fuoco mi scoppietta intorno avvolgendomi dolcemente. Non mi brucia, ma mi sfiora e mi venera.
 
«Arrivederci, figlia mia»
   
 
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