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Autore: vero511    19/03/2017    1 recensioni
Ellie Wilson 24 anni, appena arrivata a New York insieme alla sua gioia più grande: il figlio Alex. Lo scopo della giovane è quello di ricominciare da zero, per dare la possibilità ad Alex di avere un futuro diverso dal passato tumultuoso che lei ha vissuto fino al momento del suo trasferimento. Quale occasione migliore, se non un prestigioso incarico alla Evans Enterprise per riscattarsi da vecchi errori? Ma Ellie, nei suoi progetti, avrà preso in considerazione il dispotico quanto affascinante capo e tutte le insidie che si celano tra le mura di una delle aziende più influenti d’America?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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ZACK’S POV
Non dirò che è stato un bacio diverso dai miliardi che ho già dato e ricevuto perché non sono il tipo, ma posso affermare con certezza che è stato uno dei più inaspettati e istintivi. Non so da dove sia scaturito questo bisogno inebriante, né il perché. So solamente che l’ho vista lì, con i suoi occhioni azzurri infiammati dalla rabbia nei confronti della mia superficialità un attimo prima e l’attimo dopo aver pronunciato quelle due semplici parole invasi da una qualche consapevolezza, non ho più resistito.
Nella mia vita, nel mio lavoro, sono sempre stato costretto a pensare alle conseguenze di ogni mia singola azione. Ho sempre dovuto calcolare ogni minimo rischio e vantaggio per far sì che gli affari fruttassero e che l’azienda non fallisse.
Ma prima di intraprendere questa carriera non ero così e per un instante, un piccolo, misero instante, quel bacio me l’ha ricordato. Mi ha ricordato ciò che ero e ciò che nel profondo sono ancora. Ed è per questo che ho deciso di compiere un’ulteriore azione istintiva: ho deciso di lasciare l’azienda nelle mani di Matt per una settimana circa, così da poter intraprendere un viaggio nella mia destinazione segreta; la stessa in cui mi recai non molti anni fa.

“Allora amico, tutto pronto per la partenza?” “Direi proprio di sì. Ho preso le apparecchiature per tenere d’occhio Allen, se ci saranno problemi, ti farò uno squillo.” “Potresti contattare direttamente Ellie dato che è lei la diretta interessata”. Ellie. Sono passati due giorni da quel bacio e ancora non abbiamo avuto modo di incrociarci. Insomma, non c’è niente di cui parlare, no? Ma, considerando che sono un uomo e non un ragazzino, andrò ad avvisarla di persona della mia assenza dei prossimi giorni e seguirò il consiglio di Matt. “Hai ragione. Appena finisco il turno di lavoro, prima di montare in macchina, passerò ad avvisarla”. Il mio amico sembra non sospettare nulla di ciò che è successo e va bene così, significa che sono bravo a comportarmi in modo maturo senza lasciar trapelare nulla.  “Aspetta, come hai detto?” Mi chiede con gli occhi fuori dalle orbite. “Ho detto, che quando finirò il turno, andrò ad avvisarla” “No, prima.” “Che hai ragione”. “Ma questo è un miracolo. Hai la febbre?” Mi posa una mano sulla fronte e lo spingo in modo scherzoso: “Quanto sei idiota” , lo rimprovero. “E vedi di non far fallire l’azienda mentre non ci sono”. “Non mi converrebbe, ti ricordo che i miei guadagni dipendono da questa attività”.

Sollevo finalmente la testa dalla mia scrivania per poter guardare l’orologio e accorgermi che anche questa giornata lavorativa è giunta al termine. Metto in ordine le scartoffie di cui mi stavo occupando e indosso la giacca che mi ero tolto per stare più comodo. Oggi ho fatto il più possibile per non lasciare troppo lavoro a Matt, non è da me partire così improvvisamente e devo ammettere che è da un po’ che non mi concedo una vacanza. Anche se me la merito, non voglio che tutto gravi sulle spalle del mio migliore amico, infatti sa che per ogni emergenza, è l’unico che potrà contattarmi. Gli ho affidato il compito di tenere d’occhio la Wilson e la sua amica segretaria dato che con la faccenda di Allen in ballo, non voglio che combinino guai. Non darò ad Ellie il ricevitore, se scoprirò qualcosa di importante glielo farò sapere, ma  non ho alcuna intenzione di lasciarle campo libero: so cosa è disposta a fare per Alex e la ammiro per questo, ma mossa solo dall’istinto materno potrebbe mettere in pericolo se stessa e suo figlio.

“Wilson, devo parlarti.” “Ci siamo dimenticati le buone maniere, capo?” In effetti mi sono accidentalmente dimenticato di bussare. Non incontra mai direttamente il mio sguardo, ma per me è tutto sommato normale che una donna tenga lo sguardo basso dopo una scena così infuocata. “Sto per partire.” Non so nemmeno io per quale motivo abbia gettato la notizia come se fosse un secchio di acqua gelata, sta di fatto che la mia uscita ha avuto il suo effetto perché la bionda alza improvvisamente il suo sguardo sul mio. “Parti?” La usa non è un’accusa, nonostante il tono scettico e indagatore. “Sì, ho bisogno di staccare un po’.” Le ho detto la pura e semplice verità. “Oh, beh buon viaggio allora” mi lascia un dolce sorriso, uno dei più sinceri che mi siano mai stato rivolti e non posso fare a meno di sorridere a mia vola: “Grazie”. “Aspetta…per quanto riguarda Allen…” mi domanda titubante. Evidentemente non vuole turbare lo strano equilibrio in cui ci troviamo in questo momento. “Porterò con me il ricevitore, se avrò novità ti contatterò” le spiego. “Sicuro di non volerlo lasciare qui? Non vorrei che ti fosse di disturbo…” Stavo per rivolgerle mentalmente un apprezzamento sul fatto che si preoccupi del mio benessere, quando una lampadina scatta nel mio cervello e mi fa aprire gli occhi: non le interessa essermi di peso, vuole solo avere il controllo della situazione. “Sono sicuro di volerlo portare con me. E comunque non l’avrei di certo lasciato a te.” “COSA?” Addio equilibrio, è stato bello averti per un millisecondo, ma credo che io e la Wilson siamo stati creati più per litigare costantemente. “Non vorrei che ti mettessi nei guai per colpa della tua impulsività”. “La mia impulsività? Io sono semplicemente preoccupata per mio figlio ed esigo di sapere cosa accidenti ha in mente Allen!” “Tu esigi? Ma sentitela. Tu non hai alcun diritto su di me, perché questo piano può essere messo in atto dal momento che IO ho stanziato i fondi per farlo. Quindi,  Wilson, se ci saranno novità, ti renderò partecipe. Fine della questione.” “Dammi quel ricevitore” la guardo sconvolto dalle sue parole, come se le mie non fossero mai state pronunciate. Ha i pugni stretti lungo i fianchi, le nocche bianche dalla forza che sta imprimendo, l’acconciatura si è rovinata e i suoi occhi lanciano fulmini e saette. “Ascoltami bene” poso le mani sulle sue spalle in modo gentile, ma deciso. “so che il tuo unico intento è quello di proteggere Alex-“ la vedo sussultare quando nomino il bambino, nemmeno io sono del tutto indifferente a quella piccola creatura: pensare a quando l’ho tenuto tra le mie braccia e l’ho sentito così fragile e forte al tempo stesso mi ha provocato uno strano calore alla bocca dello stomaco. “-ma se ti metterai nei guai, non sarai utile a nessuno. Ragiona. Non puoi farti guidare dal tuo istinto perché ti porterà a fare la cosa sbagliata”. La sua furia sembra placarsi e lascia il posto ad una nota di rancore. “Credi che l’impulsività sia sempre un errore?” La voce è flebile, quasi un sussurro, ma grazie alla minima distanza che ci separa riesco a comprendere distintamente la sua domanda. So perfettamente a cosa si riferisce, sarebbe impossibile non capirlo dato che il ricordo di quel momento è così maledettamente vivido nella mia mente. “Non sempre, ma probabilmente nella maggior parte dei casi sì”. Mi pare di scorgere una nota di…delusione? Nella sua espressione, ma avrò il tempo di rimuginare più tardi. “Ora sarà meglio che io vada, ho un viaggio da intraprendere”. E con tutta la mia buona forza di volontà, tolgo le mani dalle sue spalle e mi allontano di scatto rivolgendole un ultimo cenno prima di allontanarmi quasi correndo.

Sfreccio veloce nella strada buia, i lampioni sono solamente dei puntini di luce e la solitudine mi accompagna. Il ricevitore sul sedile accanto al mio emette dei bagliori ad intermittenza che noto con la coda dell’occhio, così premo il tasto che mette in funzione l’audio e mi metto in ascolto come se fosse una semplice radio. “Pronto?” Mi chiedo come Ellie sia potuta uscire con un soggetto con una voce del genere, non è per nulla virile. “La cena è andata bene, potrei riuscire a riconquistarla” Si, aspetta e spera. Continua così per un bel po’, credo stia parlando con qualche vecchio amico se non addirittura con un parente.
 Quando la chiamata termina, continuo nel silenzio assoluto il mio viaggio. Ripenso alla frase pronunciata da quell’idiota e un moto di rabbia mi sconquassa, così premo sull’acceleratore finché non supero i limiti. Sono sempre stato responsabile nella guida, ma ora non riesco a pensare lucidamente tra Ellie, il bacio, Alex, Allen e tutte queste emozioni contrastanti che stanno facendo a pugni dentro di me. So di essere solo in questa autostrada e mi permetto la libertà di sfrecciare. Poi qualcosa attraversa velocemente tagliandomi la via e in un secondo, perdo il controllo della vettura. 



-N/A-
Buongiorno ragazze! Ecco il nuovo capitolo (di passaggio) che speriamo vi piaccia! Fateci sapere, un bacio.
  
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