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Autore: SuomalainenSisu    19/03/2017    0 recensioni
La vita di Reesa non era mai stata normale, e lei ne era perfettamente cosciente, ma fino a che punto non lo è? Inizierà davvero a capirlo quando per puro caso si trova pizzicata in mezzo ad una guerra che non ha niente a che vedere con lei... O forse sì?
e poi come se non bastasse c'è lui, l'unico che sembra in grado di poterla capire... Ma i pericoli sono sempre dietro l'angolo.
Dal testo: «Potrebbe infettarsi, potresti perdere molto sangue, potresti anche... Morire.» dissi timidamente, lui mi guardò per alcuni secondi con una scintilla di puro divertimento negli occhi e poi scoppiò in una sonora risata «Adesso capisco perché l'avete portata con voi, è così divertente!»
«Io non sono divertente! Sono seria!»
«Ciò che dici è totalmente impossibile, ragazza.»
«No invece, la morte è l'unica cosa certa nella vita di tutti! Non è impossibile, quindi faresti meglio a farti curare.»
«Purtroppo nella mia vita non mi posso permettere neanche questo lusso. Nessuno di noi può.» e guardò gli altri due.
«Oh, andiamo, tutti moriamo prima o poi.»
«Tutti gli umani muoiono prima o poi.» mi corresse lui.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 – Changes
 
Guardai l’orologio che portavo al polso, era quasi mezz’ora che aspettavo Claudia, dove diavolo era finita? Provai nuovamente a chiamarla sul cellulare, ma continuava a suonare a vuoto. Mi aveva mandato un messaggio dicendo che sarebbe partita in cinque minuti, ma da quel momento non l’avevo più sentita. Entrai nella palestra allestita per l’occasione, e guardai in giro, magari era già entrata e non l’avevo vista.
Vidi in centro alla pista da ballo alcune sue amiche, così mi avvicinai «Ciao! Sapete se Claudia è già arrivata?» chiesi
«Non penso, ci aveva detto che ti avrebbe aspettato!» mi rispose Vic
«Ok, grazie!»
Ritornai fuori e provai di nuovo a chiamarla. Magari era dovuta tornare a casa perché aveva dimenticato qualcosa.
 
Iniziavo davvero a preoccuparmi: era più di un’ora che Claudia non si faceva sentire, e anche le sue amiche iniziavano ad essere in pensiero.
Decisi di provare ad andare a cercarla andando verso casa di sua nonna. Mi aveva spiegato più o meno dove si trovava, così mi incamminai. Attraversai il prato e passai attraverso le aiuole della scuola, cercando di scavalcare i cespugli, mentre guardavo in giro se la vedevo. Magari era caduta e si era fatta male.
Camminai per almeno dieci minuti senza incontrare anima viva. Iniziavo ad essere intorpidita dal freddo e a non sentirmi più le dita. Velocizzai il passo “dove diavolo sei Claudia?!” continuavo a pensare.
Era davvero buio, sembrava che i lampioni della strada avessero smesso di funzionare, e intorno a me non c’era davvero niente. La nostra scuola si trovava in periferia e vicino ad un parco, ma non mi ero mai accorta prima di quanto fosse isolata. Aumentai ancora di più il passo, non mi piaceva stare lì da sola, avrei dovuto chiedere a Vic di aiutarmi con la ricerca.
Forse a causa dell’agitazione, o forse per la poca attenzione che stavo prestando, misi male il piede su una radice di un albero e caddi lunga distesa a terra. Cercai di rimettermi in piedi facendo leva con le mani sul terreno bagnato, “Strano” pensai “Non ha piovuto in questi giorni”. Cercai di mettere a fuoco quello che c’era davanti ai miei occhi: sembrava una pozza scura per terra, la sfiorai e cercai di portarmi la mano davanti alla faccia per vedere meglio. Non era acqua, ma un liquido scuro e di una strana consistenza. Portai le dita sotto il mio naso e quando l’odore di quella cosa mi raggiunse le narici, capii subito cos’era, era ferruginoso e intenso. Ebbi un conato di vomito.
Sangue, era SANGUE.
Non ero mai stata una ragazza debole di stomaco, ma comunque dovetti rimanere per alcuni secondi seduta a terra, cercando di respirare e placare la nausea, poi presi coraggio e mi rimisi in piedi. Cercando di evitare con lo sguardo la pozza scura la scavalcai e continuai dritto, ma la mia attenzione fu attratta da qualcos’altro. Qualcosa di più inquietante, che mi fece gelare il sangue nelle vene.
C’era una figura riversa a terra e immobile. Non riuscivo a vederle il viso, ma mi sembrava di conoscerla… Era Kirstin!
«Kirstin?» dissi debolmente «Kirstin stai bene?» cosa ci faceva lì? Mi avvicinai ancora di più e provai a toccarle la spalla «Kirstin?» provai di nuovo, ma niente.
Decisi di voltarla sulla schiena, per riuscire a capire cosa stava accadendo. Appena la vidi in viso mi scappò un urlo. Aveva grandi occhi marroni velati di morte, viso pallido e labbra livide.
«Oh mio dio.» mi tremò la voce, non era Kirstin. Ci assomigliava terribilmente per via dei capelli biondi e lunghi, ma non era lei.
«Claudia!» l’afferrai per le spalle e la scossi debolmente, in cuor mio sapevo che era troppo tardi, ma non volevo crederci davvero.
«AIUTO!» gridai «QUALCUNO MI AIUTI!» ma in giro non c’era anima viva. Iniziai a singhiozzare, mi allontanai dal corpo, dovevo cercare aiuto. Ero completamente ricoperta di sangue e probabilmente sotto shock, ma dovevo cercare qualcuno che potesse aiutarmi.
In quel momento una figura sbucò fuori dal nulla all’improvviso e mi atterrò, facendomi cadere di schiena. L’impatto con il suolo mi fece mancare il fiato per alcuni secondi. La figura mi stava tenendo la schiena schiacciata al suolo e stava gridando qualcosa a qualcun altro. L’adrenalina iniziò a scorrermi nelle vene, iniziai a dimenarmi cercando di scappare, senza troppo successo, finché la mia mano non toccò inavvertitamente qualcosa. Lo afferrai e lo strinsi tra le dita, capii dalla forma che poteva trattarsi di un coltello o comunque di qualcosa di appuntito, poteva essere la mia via d’uscita. E in un secondo presi la decisione che avrebbe potuto salvarmi: scattai in avanti e riuscii a piantare la lama nel braccio del mio aggressore, che con un grugnito mi lasciò andare e si portò la mano sulla spalla.
Rotolai di lato, mi alzai e spiccai un balzo in avanti, iniziai a correre, il più forte possibile, ma probabilmente il destino quella notte voleva punirmi per qualcosa che avevo fatto mesi prima, perché una seconda figura si avventò su di me, facendomi cadere nuovamente.
Quest’ultima era molto più leggera rispetto alla prima, ma allo stesso tempo più letale, perché portò le sue mani attorno alla mia gola e iniziò a stringere.
L’aria iniziava a mancarmi, chiusi gli occhi, in attesa di morire, non avevo più nessuna possibilità, non sarei riuscita a scappare questa volta.
La morte non arrivò però.
«Reesa?!» esclamò una voce. Aprii gli occhi e li sbattei un paio di volte.
«Kirstin? Sei davvero tu?» dissi sorpresa «Cosa ci fai qui?»
«Potrei farti la stessa domanda.» mi rispose in tono glaciale, mi lasciò andare il collo e poi aggiunse «Dov’è Brian?»
«Sono qui.» entrambe ci girammo in direzione della voce. Kirstin gli corse incontro, apparentemente preoccupata. «Brian cosa è successo? Chi ti ha fatto questo?»
«La ragazza… Non è niente» disse in un gemito di dolore.
Mi avvicinai con passo incerto e vacillante «Mi dispiace ma io--» la voce mi si incrinò «Pensavo volessi uccidermi» e lo sguardo si volse automaticamente verso il corpo della mia amica. Kirstin e Brian guardarono anche loro in quella direzione e sembrò che vedessero Claudia per la prima volta «Non capisco…» disse lei con tono freddo avvicinandosi al corpo.
Io iniziai a piangere «Cosa c’è da capire?! È morta!» urlai, in preda alla disperazione.
«Fammi vedere il pugnale.» ordinò la ragazza, e Brian prontamente glielo passò. Lei sembrò cercare qualcosa sull’impugnatura «Non capisco…»
«Cosa?» chiese lui
«Come hanno fatto a trovarci? Chi..?» si voltò verso di me e un’espressione di rabbia si disegnò sul suo volto.
«Tu!» mi prese per un braccio e mi strattonò «Chi sei?! Perché hai aggredito lei? Chi ti ha mandato?»
Non riuscivo a capire, cosa voleva dire? Non riuscivo a dire una sola parola, ero paralizzata dalla paura e dal dolore. Cosa stava succedendo?
«Kirstin…» Brian la chiamò «La ragazza da dietro assomiglia in modo impressionante a te.»
«Io pensavo… Pensavo-- L’avevo scambiata per te.» sussurrai più a me stessa che a loro.
«Per questo l’hai uccisa?? Pensavi fossi io. Come hai scoperto chi sono?» Kirstin mi aggredì nuovamente con più rabbia, non riuscivo a capire. Era stata lei a dirmi chi era, e poi io non avevo ucciso nessuno.
«Kirstin, non penso sia stata lei. Era solo nel posto sbagliato al momento sbagliato.»
Dovevo chiamare aiuto. Avevamo già perso troppo tempo. Mi divincolai dalla stretta di Kirstin e mi incamminai verso la strada principale, ma lei mi sbarrò nuovamente la strada.
«Dove pensi di andare?»
«Devo chiamare aiuto! Non so se l’hai notato, ma è morta, e se non lo è stiamo perdendo attimi preziosi.»
«Tu non vai proprio da nessuna parte invece, è pericoloso, non capisci? Non puoi andare in giro come ti pare!» mi urlò lei, ma io non l’ascoltai e continuai a camminare.
«Reesa! Reesa!» non volevo fermarmi, dovevo chiamare aiuto.
«Fai come vuoi allora! Vattene!» disse con rabbia Kirstin.
Sentii qualcuno però afferrarmi per il braccio e bloccarmi «Reesa aspetta…» poi Brian si voltò e disse con voce calma e controllata «Kirstin, non sappiamo cosa potrebbe accadere, dobbiamo far sì che arrivi a casa sana e salva, almeno lei. Non è la loro guerra.»
«Non rischierò la missione per lei. Se non vuole ascoltarmi che vada. Non mi importa.»
«Gwenhwyfar non avrebbe mai parlato così.»
«Adesso non tirare in mezzo alla questione la mia antenata. Io non sono lei.»
«Sei la sua erede però, e devi prendere in considerazione il fatto che--»
«Bene bene bene.» una voce maschile proveniente da dietro di noi catturò la nostra attenzione e fece zittire Brian all’istante.
Da dietro un albero uscì un uomo molto basso, con una lunga barba nera, con indosso un’armatura. Impugnava una spada che sembrava l’esatta copia del pugnale che avevo trovato, solo che più grande. I suoi occhi lampeggiavano nella notte scura.
Brian si avvicinò lentamente a me e a Kirstin «Cosa vuoi, nano?» l’uomo non rispose, ma continuò a sorridere compiaciuto «Gallerf parla!»
«Non prendermi in giro figlia di Odino, sai benissimo che cosa voglio. Vi ho cercato per così lungo tempo…» fece un passo verso di noi.
«Non c’è niente qua per te. Torna dal tuo Signore.» Gallerf scoppiò a ridere, la risata mi fece gelare il sangue nelle vene, guardai i due ragazzi al mio fianco, erano ancora immobili e con gli occhi fissi sul nano, con espressione dura e combattiva.
«Voglio te, figlia di Odino. E anche l’eroe.»
«Non sono Gwenhwyfar, non ti posso aiutare.» rispose Kirstin glaciale.
«Credi che non lo sappia? Gwenhwyfar è morta da tempo ormai. Tu però sei la sua erede, ci tornerai comunque utile.» Brian si avvicinò ancora di più a me e mi afferrò saldamente il polso. Io non mi mossi, non riuscivo a muovere un solo muscolo.
«Figlia di Odino, unisciti a me e non vi sarà fatto niente…» continuò il nano «Ma se non lo farai… Dovrò usare le maniere forti.» e sorrise in modo inquietante. Questa volta fu Kirstin a ridere «Pensi davvero che sia così semplice? Che basti così poco per far sì che vi segua? Quanto sei stupido Gallerf…» fece un passo indietro e si portò accanto a Brian. Lui si irrigidì un poco, quasi come in estrema tensione, pronto per spiccare un balzo.
«Sarà per la prossima nano.» la ragazza strinse il braccio di Brian e gridò «ORA!» tutto quello che accadde dopo fu confuso e sfuocato. Sentii lo stomaco chiudersi e la testa girarmi. Fui risucchiata in un vortice scuro, in cui l’unica mia certezza era la mano di Brian che stringeva il mio polso.



Ciao a tutti! :)
Questa è la prima volta che pubblico una storia, quindi è ancora tutto nuovo per me! Comunque volevo ringraziare tutti coloro che hanno letto i primi capitoli della mia storia, è una cosa a cui sto lavorando da un po' di tempo, ma non ho mai avuto il coraggio di sottoporla a voi. Fatemi sapere cosa ne pensate, please <3
Ringrazio tanto Suomalainen per essere così gentile, you made my day recensendo :)
Cosa accadrà adesso?
Stay tuned, al prossimo capitolo
   
 
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