Sono tornato dopo anni e niente, se non vi ricordate di me, meglio così. Questa ff l'ho scritta a caso, ma avevo in mente un programmino. Inizialmente doveva essere lunga, solo che non volevo che fosse lunghissima solo per un'insulsa domanda. Quindi ho diminuito e ho scritto ciò che avevo davvero in mente. E niente, io spero che vi piaccia e... cose.
 

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Cosa ne pensa la gente?


«Hai mai pensato cosa ne pensa la gente su di noi?».
Quella domanda, fatta precisamente da Alphonse, mise in difficoltà Edward. I due erano in giro per Amestris di notte, più che altro perché Ed non riusciva a prendere sonno e – com’è naturale che sia da parte sua – Al si poneva domande strane, tra l’altro alcune non avevano nemmeno risposta.
Quella notte, Edward era convinto che non avrebbe dormito. Non solo perché erano in giro, ma anche perché voleva assolutamente sapere la risposta a quella domanda. Una domanda che non si sarebbe mai messo in testa. Si mise le mani tra i capelli, agitato, successivamente guardò Alphonse.
«Ma che ti frulla nella mente, davvero ti fai queste domande?!» gli chiese.
Sì, anche Alphonse stesso si stava chiedendo che cosa gli frullava nella mente, sempre se ce l’aveva, poi; magari era solo l’anima che pensava – mente, anima, che confusione. Edward sbuffò, fulminando con lo sguardo il fratello metallico.
«Non fare altre domande» proferì.
«Tanto so che ti interessa saperlo».
Ed ringhiò, continuando per qualche secondo la strada da solo, a passo più veloce. Si guadagnò un “fratellone, aspettami” da parte di Al e una corsetta rumorosa e metallica da parte sua, da dietro. Se Edward non era stressato prima, lo era in quel momento. Al aveva ragione. Ed voleva sapere davvero che cosa ne pensava la gente di loro.
Una cosa era certa: quando vedevano Alphonse pensavano che “l’Alchimista d’Acciaio” fosse proprio lui. Ringhiò di nuovo, pensandoci. Mentre il fratello preferì non parlare più, già si immaginava a cosa stava pensando il maggiore, come sempre.
La prima cosa che Edward vide non appena rialzò lo sguardo era una panchina. Decise di fermare il suo furioso cammino e ci si sedette, stessa cosa fece Alphonse, sedendosi a fianco a lui. Rimasero in silenzio per non si sa quanto tempo, forse qualche minuto. Sì, qualche minuto al massimo.
E solo dopo pochi minuti stava tornando sonno al maggiore degli Elric, che cercava di tenere gli occhi aperti. Cosa si guadagnò?
«Guarda che se vuoi cerchiamo un hotel e ti metti a dormire».
«No».
Alphonse si mise il palmo della mano destra in volto, sussurrando un “Santo Cielo”. Edward era davvero irrecuperabile quando voleva davvero scoprire qualcosa; soprattutto se riguardava lui. Ma cosa pensava di fare di notte, quando i negozi erano chiusi, le luci delle case spente e la città completamente abbandonata perché tutti dormivano? Che testardo.
Difatti qualche minuto dopo cadde realmente in un sonno profondo, seduto nella panchina. Al lo guardò. Purtroppo per lui non poteva esprimere il suo sconvolgimento con il volto, ma sì, era metà tra sconvolto ed esasperato.
Aspettò sì e no qualche ora e, non appena fu mattina ed Edward si svegliò, andarono a cercare in giro delle persone che potevano dire loro che cosa ne pensavano dei due fratelli.
Si guadagnarono dei “perché?”. E l’unico che gli rispose – il padrone di un bar – disse loro: «Un uomo di latta e un nano».
Inutile dire che l’ultima parola fece arrabbiare Ed, come al solito.