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Autore: Sassanders    19/03/2017    0 recensioni
"Sapevo di avere dei limiti anche importanti, che non potevo oltrepassare, ma fingevo di non vederli, di poter arrivare dovunque e fare qualunque cosa, soprattutto senza l’aiuto di nessuno. Arriva, però, il giorno in cui la realtà ti viene sbattuta in faccia con la stessa violenza di uno schiaffo da una persona che ami. In questo caso la persona che amavo era me stessa, lo schiaffo la consapevolezza delle mie possibilità."
Genere: Introspettivo, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il vento soffiava forte, scompigliandomi i capelli e facendomi sentire stranamente libera. Libera di poter volare, di distruggere quelle mura che intrappolavano la mia anima. In realtà, arrancavo. Arrancavo in un mare di speranze, tramutate in illusioni dure a morire, che mi recavano una sensazione di supremazia sui miei limiti. Ma si sa, l’onnipotenza e l’onniscienza appartengono solamente ad un essere superiore e sovrannaturale, sempre che la sua esistenza sia confermata. Altrimenti non appartiene a nessuno. Siamo soggetti, volenti o nolenti, a dei fattori che ci cambiano ed eliminano le nostre convinzioni più profonde, provocandoci un senso di smarrimento.
A me succedeva la stessa cosa. Sapevo di avere dei limiti anche importanti, che non potevo oltrepassare, ma fingevo di non vederli, di poter arrivare dovunque e fare qualunque cosa, soprattutto senza l’aiuto di nessuno.
                                                            Arriva, però, il giorno in cui la realtà ti viene sbattuta in faccia con la stessa violenza di uno schiaffo da una persona che ami. In questo caso la persona che amavo era me stessa, lo schiaffo la consapevolezza delle mie possibilità.
            Questo accadde mentre ero sola e sperduta in una grotta, in alta montagna. Ciecamente convinta della mia grandezza, mi ero lasciata assuefare dall’affascinante voglia di sfida, in completa solitudine. Arrivata lì, con pochi mezzi e troppi pensieri malinconici che mi frullavano nel cervello, persi l’orientamento. Ma lo ritrovai, sì che lo ritrovai. Il supporto che mi serviva mi si era presentato in vesti del tutto diverse da come me le ero immaginate, e rimasi colpita dalla cosa. Inizialmente ero intimorita, come lo sarebbe stato qualsiasi essere umano, ma poi il suo sguardo, il suo carisma, mi rapì e mi convinse a seguirlo. Si muoveva sinuoso, con un eleganza da far invidia ad una pantera, e mi teneva dietro di sé come se volesse proteggermi. Non ricordo, precisamente, quanto camminai per giungere a destinazione, ma non ha importanza. Potevano essere minuti, ore, giorni, mesi, settimane, anni, non lo seppi mai con certezza. Il tempo passò così rapidamente che non me ne accorsi, tanto ero concentrata ad ammirare il mio mentore farsi e farmi strada. Non soffrii molto nemmeno il freddo pungente delle alture, la fame, la sete. Tutto ciò a cui riuscivo a pensare era quel cielo pieno zeppo di stelle e al mio Virgilio. Effettivamente mi sentii come Dante, che durante la discesa negli Inferi, provava angoscia, paura, ma anche curiosità.                       Quando arrivai alla meta, fu come se una scarica elettrica mi avesse percorso totalmente, facendomi rizzare i peli delle braccia e tremare tutto il corpo. Anche il mio stomaco fece un salto e mi sentii come se qualcuno mi avesse sferrato un cazzotto. Ma mi sentii bene, felice. Sorrisi radiosamente alla distesa d’acqua che mi ritrovai dinanzi agli occhi: era di una bellezza disarmante, e il tutto sembrava perfetto.
La mia guida non aveva sembianze umane. Era un animale, il più bello che avessi mai visto, probabilmente. Mi guardava con degli occhi color ghiaccio che, però, mi trasmettevano un calore ed una sensazione di casa mai provata. Aveva un manto grigio, chiarissimo, e si attraversava la neve con una eleganza felina che solo i lupi posseggono. Si trattava proprio di un lupo. Mi faceva sentire al sicuro e mi sembrò di vederlo sorridere quando mi voltai. Gli mimai un “grazie” con le labbra, e anche se per ovvie ragioni non poteva capirmi, sentii come se fossimo legati mentalmente da un filo immaginario, sottile ma resistentissimo. Mi voltai a guardare nuovamente quel lago ghiacciato che avevo di fronte, e mi soffermai a contemplare la limpidezza dell’acqua, il mio riflesso distorto e il nulla al mio fianco. Quando mi voltai una seconda volta, il mio compagno era scomparso, avvolto dalla neve e dalla nebbia. Allora mi sedetti sulla riva del lago ghiacciato, le gambe incrociate e le mani a sorreggermi la testa, uno sguardo rilassato e una chiarezza nella mente. Non era stata una visione, avevo sentito chiara e forte quella presenza al mio fianco, ma probabilmente c’era un altro vagabondo da difendere, e con me aveva terminato il suo compito. Nonostante si fosse attenuata quella sensazione di protezione, distinsi un calore, proprio al centro del petto, che mi fece sospirare. E quando chiusi gli occhi, ebbi la convinzione, ancora una volta, di trovarmi in un modo di intemperie, in cui io sapevo destreggiarmi e farmi strada anche da sola, con l’immagine impressa nel mio cuore di quell’incontro sfuggente.
   
 
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