January 30th 2108
“San
Lorenzo, io lo so perché tanto di
stelle per l’aria tranquilla arde e cade, perché
sì gran pianto nel concavo
cielo sfavilla...”
Sentendo
Makishima recitare con tanta veemenza ispirata parole così
tristi, mi affaccio
dalla porta della cucina, avendo finito di sparecchiare
“Quale avvenimento
suscita parole così amareggiate?”
“In una notte passata un uomo è morto, ucciso,
forse tradito, venduto; immobile,
pieno di sgomento ha guardato il cielo. Era un cielo estivo e
l’ha visto
morire, senza poter avvisare i figli che in casa lo aspettavano
premurosamente.” Sento dei movimenti contro il divano, non
riesco a capire se
Makishima si sia alzato o seduto. “Con questo tormentoso
avvenimento a
segnargli l’infanzia, Giovanni Pascoli individua negli
astri, che
osserviamo cadere nelle notti estive, un pianto disperato, un
segno tangibile della tristezza del Cielo per la malvagità
degli esseri
umani. Commovente, nevvero?”
Mi asciugo le mani sui pantaloni, avanzando lungo la stanza:
“Sei crudele, per
un attimo ti avevo preso sul serio.”
“Solo la letteratura che si fa a scuola non è da
prendere sul serio, Gu-Sung.”
“In ogni caso, sii più chiaro o forse ti diverti a
farmi spaventare?”
Un momento di silenzio, di esitazione. Penso che stia sorridendo.
Makishima si
diverte a parlare di letteratura con me: sa benissimo che ne so un
decimo di
quanto ne sa lui e nonostante questo trova stimolante la conversazione
che si
sviluppa.
“Tu cosa pensi che siano, le stelle cadenti?”
Mentre cerco di recuperare le informazioni di composizione fisica e
chimica dei
corpi celesti che ho avuto modo di studiare anni addietro, ha
già ricominciato
a parlare, sviluppando un monologo in cui lui, unico protagonista, sa
convincersi e dissuadersi della propria opinione. Ragionevole,
ovviamente. Mi
auguro che non siano tutti come lui, i ragazzi della nuova generazione,
altrimenti il mondo diventerà un entusiasmante e satirico
teatro.
“C’è
un'altra definizione di stella cadente che non abbiamo
contemplato” C’è da dire
che mi fa sorridere, a modo suo è coinvolgente.
“Se si definisce stella una
persona di successo, perché non si potrebbe definire stella
cadente una persona
che ha perso la propria celebrità?”
“Ma le
stelle cadenti cadono senza far rumore, invece solitamente le star di
cui tu parli fanno scandalo e gran parlare di sé, prima di
scomparire.”
“Eppure
proprio in questo si mettono in mostra, si fanno vedere, come le stelle
che spingono ad alzare gli occhi al cielo.”
“Non
potrebbe esserci un modo per essere conosciuti ed ammirati e comunque
rimanere
irraggiungibili?”
“Forse ci
sono semplicemente delle realtà a cui gli uomini non possono
paragonarsi.”
Si fa silenzio nella
stanza, improvvisamente. Penso al silenzio in cui sono
immerse le stelle nelle galassie che circondano il nostro pianeta. Sono
lieto
di non riuscire ad immaginarlo.
Non riesco a capire
dove si trovi Makishima adesso, penso che si sia spostato.
Sento aprire la finestra, l’aria della notte è
gelida, ma ugualmente mi volto
verso di lui.
“Nella tua
vita ti auguro almeno un black out in una notte limpida,
Choe.”
:: Angolo Autrice ::
Buonasera!
Ho avuto alcuni
impegni durante la settimana, sono un po’ in ritardo con gli
aggiornamenti,
ma vedrò di organizzarmi per rimanere nella tabella di
marcia: organizzazione
strutturale a parte, che ne dite di questo capitolo? Personalmente lo
trovo il
più romantico e poetico della raccolta:
scegliere la citazione “d’avvio” di Maki
è stato complesso, avevo tanti dubbi
in proposito… Ma la soluzione trovata mi piace assai, sono
affascinata dal modo
in cui interagiscono questi due parlando di letteratura e arte:
nonostante Choe
non sia esattamente un esperto, ha una vocazione per
l’ascolto e se si tratta
di arte oratoria, Shogo è decisamente
un’eccellenza. Il prompt poi è stata una
rivelazione, ha reso tutto ancora più poetico e scenico, in
un certo senso.
Bene, io direi che ho concluso, se ci fossero domande,
curiosità, commenti io
vi ascolterei molto volentieri! Un abbraccio a tutti, alla prossima!