Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: ombra_di_cenere    19/03/2017    0 recensioni
La prima volta che lo vidi pensai avesse l'atteggiamento da leader, sì l'atteggiamento di quelle persone che ti avrebbero guidato sempre con giudizio e correttezza.[...] Le sue parole suonarono così convincenti e sincere, il suo sguardo trasmetteva una sicurezza mai provata prima e pensai : “ Dannazione! Seguirei questo biondo pure in braccio ad un gigante se mi chiedesse di fidarmi di lui!”.
È stato lo stesso biondo nel quale riposi la mia fiducia che ci guidò in questa missione suicida.
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Erwin Smith, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Mi rigiro sotto le coperte. È mattina, sono nel mio letto caldo.
Con gli occhi chiusi ripercorro ciò che è successo ieri: dopo che sono rimasta sola con Erwin, Leo è tornato per scusarsi con me. Mi sono sentita turbata, non mi aspettavo delle scuse; dopotutto il comportamento che ha avuto, per quanto impulsivo, era più che lecito. Mi si è avvicinato e timidamente mi ha detto che gli era dispiaciuto avermi detto certe cose e mi aveva abbracciata forte, nonostante le sue braccia sottili. Certo ho apprezzato molto il gesto, ma continuo a chiedermi cosa mai gli abbia detto Levi. È stato con lui per tutto il tempo, dalla rivelazione alle scuse, e quando è tornato lui era più taciturno del solito. Mi sono scusata a mia volta, dicendo che avrei dovuto controllarmi e reagire più ragionevolmente, senza lasciarmi prendere troppo dalle emozioni. Mi giro e apro gli occhi, osservando così il soffitto. Erwin ha voluto che io dormissi, quindi è rimasto con Leo, nella sua camera. Con mia grande sorpresa non ci ho messo troppo per addormentarmi; di solito la sera non riesco mai a prendere sonno velocemente mentre ieri la stanchezza della palpebre ha facilitato tutto. Scommetto che Erwni avrà parlato al piccoletto per rincuorarlo; non so come faccia ma ha la capacità di trasmettere certe emozioni solo con l'uso delle parole, nonostante sembri un capitano rigido e freddo è il più umano della legione, e sa bene come prendere le persone e come capire le loro emozioni. Invidio tremendamente questa sua capacità, Erwin è un ottimo oratore mentre io con le parole combino solo disastri. Me la cavo meglio con le matite.
“ A proposito di Erwin, meglio che vada da lui...”
Arrivata fuori dalla sua stanza busso col mio solito doppio tocco.
- Vieni Vale! - mi sorprende sentire la voce di Leo rispondere.
Entro e trovo Erwin spettinato che si sta infilando gli stivali seduto sul letto con il piccolo Leo avvinghiato al collo. Mi spunta un sorriso, mi mordo il labbro per non ridere.
- Salvami ti prego!
Lo sguardo di Erwin è supplichevole; i suoi occhi azzurri mi rassicurano dopo i pensieri della notte.
- Leo, lascia un attimo di tregua ad Erwin, da bravo.
Mi avvicino e gli allontano le braccia dal collo del più grande. Erwin mi guarda riconoscente mentre Leo si siede sul letto disfatto. Sento che qualcosa non funziona... Com'è possibile che Leo sia lo stesso bambino di ieri? Mi sembra troppo strano che il marmocchio che era disperato, ora stia ridendo tranquillamente. Mi sembra troppo diverso, troppo inappropriato. I miei dubbi devono essere evidenti perchè Erwin mi stringe una mano guardandomi e lasciando che i suoi occhi parlino: “Ti spiego dopo...”
Nascondo le mie preoccupazioni e torno a concentrarmi sulla realtà.
- Dormito bene? - chiedo stringendo la mano di Erwin a mia volta.
- Sì, tranne che per qualche calcio sulla schiena...
Si volta per fulminare il piccoletto che, sentendosi accusato, guarda altrove.
- Bene, quindi qualcuno qui ha il sonno agitato? - Leo mi osserva con le guance leggermente arrossate. Per tutta risposta si alza e si getta di nuovo sulle spalle di Erwin:
- Lui invece dorme come un sasso!
- Spiegami perchè ti piace così tanto lanciarti addosso alle persone?
Erwin sembra esasperato ma si arrende all'idea di avere una scimmietta sulla schiena. Sbuffa e si alza in tutta la sua altezza.
- Wooaa!
Leo si aggrappa meglio alle sue spalle e io lo invidio tremendamente: vorrei essere al suo posto. Erwin soffia verso l'alto per provare a spostarsi una ciocca bionda sfuggitagli sugli occhi. Mi avvicino, lui inclina la testa, e io gli sistemo il ciuffo. I nostri sguardi si allacciano per un secondo, vorrei perdermi in quell'azzurro profondo ma non posso.
- È molto meglio che sulle spalle di Levi! Wow! Guarda Vale sono il doppio di te!
- Hei! Non sono così bassa piccoletto!
Gli piazzo un pizzicotto su una gamba per ricordargli chi comanda. Lui ride e ci avviamo per uscire.
Dopo la colazione dobbiamo iniziare i lavori per la squadra di ricerca: per divulgare l'informazione del ritrovamento di Leo dovremo passare di villaggio in villaggio mostrando dei suoi ritratti. La squadra dei disegnatori al completo è all'opera, stiamo disegnando velocemente, ma allo stesso tempo, accuratamente. Però ci eravamo dimenticati che Leo era un bambino e che quindi imporgli di stare immobile sarebbe stato un po' difficile; infatti, ogni tanto scoppia a ridere mentre ci osserva o starnutisce o si distrae osservando Hanjie che corre in giro per il laboratorio.
Affido Leo ad Hanjie mentre porto i ritratti a Erwin nel suo ufficio.
- Ne abbiamo 24, basteranno?
- Sono più di quello che speravo! Le squadre saranno 12, formate da 4 soldati, avranno un ritratto a coppia.
- Io in quale sono?
Mi guarda serio, mi sento leggermente intimorita da quelle pietre azzurre che mi osservano.
- Tu rimani qui.
- Cosa?!
- Hai capito bene, rimani in base.
- Erwin voglio rendermi utile! Fammi partecipare all'uscita!
Siamo separati dalla scrivania, lui si alza in piedi e si sporge verso di me, poggiando le mani sul legno scuro. Mi avvicino per tenergli testa.
- No, fine del discorso, rimani con Leo.
- Ma Erwin com-, - Vale sei l'unica a cui affiderei il piccoletto... Sei l'unica di cui lui si fidi.
Rimango spiazzata dalle sue parole. Dopo tutto ciò che è successo Leo ancora si fida di me?
- Ieri sera abbiamo parlato... Mi ha detto che è triste per suo fratello, che continua a sperare che non sia vero, ma allo stesso tempo riesce a dimenticarlo perchè pensa a stare con noi, soprattutto con te. Dice che non vuole più farti piangere e quindi sorriderà per non farti sentire in colpa, perchè la colpa non è tua. E queste sono parole sue... Ho visto che eri confusa stamattina dal suo comportamento però si comporta così sia per te, ma soprattutto, per lui. Distrarsi gli è utile per non pensare troppo e tu sai come farlo...
Allunga una mano e arriva a poggiarla sopra la mia, sulla scrivania; inclina la testa e tocca la mia.
- Lui ti vuole bene, mi ha detto che stare con te è come stare con suo fratello. Gli insegni sempre qualcosa di nuovo, lo fai ridere e, anche se io e Levi gli stiamo simpatici, tu rimarrai sempre il sodato che l'ha salvato. E non provare nemmeno a dirmi che però non sei riuscita a salvare suo fratello perchè, davvero, la prossima vota che lo dici o lo pensi io ti vieto di mangiare fragole a vita!
Si abbassa per incrociare il mio sguardo e sorride, contagiandomi. Il suo sguardo è caldo e avvolgente, cerca l'approvazione nei miei occhi e, senza una parola, gli dico che tutto ciò che mi ha detto ieri mi ha rincuorata. Apprezzo infinitamente il fatto che provi a buttarla sul ridere, perchè mi serve sciogliere il nodo che sento dentro e che lui sa slacciare con pochi gesti.
- Bene, credo che io e Leo oggi puliremo il laboratorio.
Accetto l'incarico, consapevole che non mi sarei potuta opporre più di tanto: Erwin avrebbe potuto rivendicare la sua supremazia in quanto Capitano della legione.

Di pomeriggio le squadre si preparano alla partenza; il cortile della base è rumoroso ora che tutti i soldati impegnati sono a cavallo. Sono appoggiata allo stipite dell'entrata della scuderia, aspettando che Erwin esca; Leo sta giocherellando con un secchio e del fieno. È una bella giornata, non ci sono nuvole nell'azzurro del cielo, ma questo non mi tranquillizza. Mi sento nervosa; Erwin arriva con il suo cavallo al seguito, la criniera leggermente scompigliata dal vento che soffia leggero. Lo guardo e capisco che legge l'inquietudine del mio animo nei miei occhi, che scommetto essere più scuri del solito. Essendo in presenza di gran parte della legione non mi permetto di avvicinarmi troppo a lui, dopotutto credo sia solo Levi a poter sospettare una sorta di legame tra noi, oltre a Leo ovviamente. Il Caporale è già a cavallo, sul destriero dal manto nero come i suoi capelli; non c'è nessun rancore tra lui ed Erwin per l'accaduto della mattina: ho scoperto che è un fatto alquanto ricorrente.
- Non preoccuparti, è solo un'uscita. - parla senza avvicinarsi, ma guardandomi intensamente.
Muoio dalla voglia di gettarmi tra le sue braccia. Vorrei fargli capire quanto vorrei che rimanesse con me; se la situazione con Leo degenerasse come ieri? Non saprei come gestirla e mi servirebbe il suo aiuto.
I suoi occhi sono dolci, come se mi invitassero a calmarmi. Accenno un sorriso e faccio per prendergli la mano, ritirandomi appena comprendo che il  mio gesto sarebbe inappropriato, viste le persone che ci circondano. Mi stupisco quando è lui a prendere la mia, subito inizio a guardarmi intorno imbarazzata.
- Non ci sta guardando nessuno, tranquilla. - sorride e riesce a convincermi.
- Io non vedo niente! Se volete mi tappo le orecchie!
Mi ero dimenticata che Leo era a pochi metri da noi, seduto a fianco della fontana. Erwin ride per l'intervento del piccoletto, che ci ha colti alla sprovvista.
- Non c'è ne bisogno! - mi stringe la mano ancora di più e si avvicina lasciandomi un bacio sulla guancia. Mi sento avvampare a causa di quel suo tocco morbido.
- Ti affido la base!
Mi fa l'occhiolino e si allontana col suo cavallo. Lo osservo e rimango incantata dalle ali cucite sul suo mantello che svolazza leggero.
“Sulla nostra schiena ci sono le ali della libertà”, mi ricordo le sue parole e mi ritrovo a sorridere mentre vedo le prime squadre partire.

 Sono partiti alle 2 di pomeriggio, sono le 9 di sera  e nessuno è rincasato. Sto camminando avanti e indietro,mordendomi l'unghia del pollice e cercando di non agitarmi troppo. Fino all'ora di cena sono riuscita a distrarmi: con Petra abbiamo bendato Henjie poi io e Leo abbiamo pulito alcune stanze. Però ora la mia mente è libera di vagare e sta creando degli scenari orribili con Erwin in difficoltà. Continuo a ripetermi di stare calma, che non è nulla di troppo pericoloso, però non riesco a convincermi di ciò che mi dico. Sono nel refettorio, davanti al camino dove avevo fatto asciugare i miei stivali prima che Erwin si ammalasse. Il marmocchio sta scarabocchiando, io ho provato ad imitarlo ma ho solo aumentato la mia agitazione, vedendo in quelle linee confuse figure di giganti.
- Vi va una tisana?
Mi volto per vedere chi ha parlato, è Petra. Sta sorreggendo un vassoio con alcune tazze e una teiera fumante. Leo accetta e io annuisco, mi siedo al tavolo di fronte a piccoletto; lei si siede al suo fianco.
- Disegni proprio bene! - dice gentilmente mentre passa la tazza al piccolo, - attento che scotta...
- Grazie! - Leo prende la tazza e abbandona la matita sul tavolo; inizio a scorrere le dita lungo le venature del legno.
- Tu invece dovresti calmarti... - la guardo, sorpresa che abbia capito che sono preoccupata, anche se non dovrei esserlo: è fin troppo evidente. Sospiro abbattuta e prendo la tazza che mi porge gentilmente, accenno un sorriso di ringraziamento, è il massimo che riesco a fare. Mi sento un nodo in gola e spero che il calore della tisana possa scioglierlo. Avvicino il bicchiere e annuso l'aroma che sale dal liquido rossastro. Rosa canina, la mia preferita. Cerco di calmarmi concentrandomi su quello. Credo che il mio comportamento stia dando nell'occhio visto che non dovrei avere nessun motivo per preoccuparmi di qualcuno in missione. Mi impongo di calmarmi.
- Fossi in te non mi preoccuperei troppo per il Capitano.
Appoggio la tazza e guardo Petra, come fa a saperlo? Devo rispondere, devo trovare un modo per distogliere l'attenzione da lui oppure capirà.
- No, ma non è per -, - chi vuoi prendere in giro Vale?
Mi guarda sorridendo e io non so che fare. Mi sento arrossire e la mia attenzione passa a Leo che sta sorseggiando la sua tisana tutto intento ad osservarci. Lui sa quindi decido di parlare:
- È davvero così evidente?
Mi arrendo a dire la verità, non riuscirei a mentire a Petra. È troppo gentile!
- Solo se vi si osserva... E io ti ho vista quando lui stava male.
Ricordo del suo intervento e di come mi sia precipitata da lei in preda al panico. Ovvio che si notasse il mio interessamento nei confronti di Erwin.
- Altri della legione  lo sanno?!
- Non credo, probabilmente solo il Caporale...
Mi sento più tranquilla per questa sua ultima frase; prendo un grande sorso di tisana.
- Io lo sapevo!
Leo interviene appoggiando la tazza vuota sul tavolo.
- Erwin ha dato a Vale un bacio come fanno i grandi, però credeva che io non stessi guardando!
- Leo! - ribatto, piccolo traditore.
Petra scoppia in una risata sonora, per una persona così minuta ha un tono di voce alto.
- Non l'hai detto a nessuno vero? - solo oggi ha trascorso metà mattinata con altri soldati.
- No, nessuno me lo ha chiesto. - risponde sorridendo contento.
- Bravo piccoletto... - sospiro di sollievo.
Subito dopo Leo prorompe in uno sbadiglio profondo, sembra essersi stancato tutto d'un tratto.
- Il soldatino ha sonno. - Petra accarezza i capelli del piccolo, che si strofina gli occhi annuendo. Solo due minuti fa sembrava pronto a passare la notte sveglio mentre ora, dopo un sorso di tisana, sta per crollare.
- Andiamo Leo- , mi alzo e raccolgo fogli e matita, - Grazie mille!
- Figurati! Prova a dormire un po' mi raccomando!
Ci avviamo per i corridoi; Leo mi prende per mano. Anche oggi dormirà nel mio letto, io so già che mi sarà difficile addormentarmi quindi, seduta o sdraiata che io sia, dormirò comunque male.
Dopo che gli ho rimboccato le coperte si volta su un fianco e mi osserva, sforzandosi di tenere gli occhi aperti:
- Stai tranquilla Vale, ti proteggo io finchè non c'è Erwin...
Gli sorrido e non faccio in tempo a rispondergli che ha già chiuso gli occhi.
Ora che Leo dorme non posso più sperare di distrarmi: le mie preoccupazioni tornano. Si erano solamente nascoste dietro un angolo mentre pensavo alla possibilità che la legione sapesse di me ed Erwin, ed ora sono tornate, più forti di prima. Prendo il mio quadernetto e provo a disegnare qualcosa, qualsiasi cosa mi venga in mente come soggetto. Mi concentro sulla figura di Leo, ma non riesco neppure ad iniziare. La matita trema leggermente nelle mie mani. Non va affatto bene. Perchè sono così agitata?
“Perchè non sono con Erwin.”
Provo a calmarmi ma l'unica cosa a cui riesco a pensare è che, se fossi in missione con Erwin, se dovesse trovarsi in pericolo potrei aiutarlo, e invece sono qui. Non posso aiutarlo e non so se gli è successo qualcosa!
La notte è lunga e- “la notte...”
La notte!
Sento gran parte delle mie preoccupazioni abbandonarmi insieme all'aria che espiro. Perchè non ci ho pensato prima?
Di notte i titani non attaccano. Non rischiano nessun attacco da che il sole è calato.
Mi poggio alla schienale della sedia e guardo il soffitto:
“Sei un'idiota Vale!”, ammettendo che nessuno si sia fatto male il problema più grande dovrebbe essere quello dell'alloggio per dormire: se non hanno trovato un luogo adatto si saranno dovuti accampare nel bosco. Il pensiero che non corrono rischi ora mi rasserena, l'importante è che stiano attenti da dopo l'alba. Sciolgo la mezza coda che mi ero fatta raccogliendo solo una parte dei capelli, che ora arrivano già alle spalle. Mi sento più calma ma comunque continuo a pensare ad Erwin. Quanto vorrei un suo abbraccio ora...

La notte trascorsa non è stata affatto ristoratrice: mi svegliavo di continuo di soprassalto.
Fino ad ora son riuscita a tenermi impegnata aiutando in cucina e nel laboratorio, ma siamo solo a metà mattinata. Qualsiasi finestra io superi attira la mia attenzione: guardo nel cortile per controllare se sono tornati. Cerco di concentrarmi totalmente su ciò che sto facendo, ma una parte della mia mente corre sempre a lui. Ora sto riordinando delle schede per Hanjie, cerco di metterle in ordine alfabetico ma continuo a perdermi dopo la lettera L. Mi sento incapace, ma davvero non riesco ad ordinare la M e la N! Sto per arrabbiarmi e appena prima che io getti tutto per terra compare Petra sulla porta, ha anche lei delle schede sottobraccio.
- Sono tornati!
Appena pronuncia quelle parole il mio cervello va in tilt, completamente. Petra sparisce improvvisamente così come è comparsa. Lascio le schede sulla scrivania e mi avvio con Leo dietro di me. Cammino velocemente lungo i corridoi ma non corro, darei troppo nell'occhio.
“Li avranno trovati? Starà bene?”
Leo non parla, teso come me per l'attesa delle risposte. Incrociamo un gruppo di soldati che parlano sovrastandosi, nella confusione generale colgo solo poche parole: ferito, capitano, sangue.
Appena collego quelle tre parole inizio a correre, troppo veloce perchè Leo possa tenere il mio passo. Mentre corro sento solo il rimbombo dei mie passi scuotermi. Corro, continuo finchè non esco alla luce del sole; arrivata al cortile mi fermo per cercare Erwin con lo sguardo. Sento il cuore battere troppo forte. Non lo vedo. Dov'é? La luce del sole sembra accecarmi, come se volesse impedirmi di vedere per aumentare la mia agitazione. Respiro velocemente, neppure lontanamente mi sfiora il pensiero che il mio dolore intercostale possa tornare dopo un sforzo improvviso del genere. Dov'è?!
Non riesco a formulare un pensiero razionale, l'agitazione mi ha rimescolato il sangue rendendomi incapace di distogliere l'attenzione dal pensiero fisso che è Erwin.
Leo mi raggiunge ansimante; appena mi supera si guarda intorno a sua volta. Noto che si immobilizza per un istante. Al contrario di me, lui trova subito il suo obiettivo e inizia a correre gridando:
- Mamma! Papà!
Ora che i miei occhi si sono abituati alla luce esterna riesco a vedere meglio. Si è avviato verso due persone vestite diversamente rispetto a noi soldati e che per questo danno subito nell'occhio. Non mi soffermo troppo sulle due figure perchè la mia attenzione è catturata dalla figura bionda dietro di loro.
È lui.
Alto, a fianco del suo cavallo, sotto la luce del sole, che si guarda attorno. Sento un tuffo al cuore, perdo un battito: sembra stare bene. Non riesco a controllarmi e le mie gambe partono. Inizio a correre verso di lui senza curarmi minimamente di chi mi possa vedere; mi importa solo di lui. Appena posa i suoi occhi su di me sorride e allarga le braccia invitandomi verso di lui e lasciando andare la briglia con la quale stava tenendo il cavallo. Mi schianto contro a Erwin senza ritegno; gli allaccio le braccia intorno al torace e stringo più forte che posso. Quando lo investo gli sfugge un gemito soffocato, che si trasforma poi in una risata meravigliosa. Mi circonda a sua volta con le sue braccia, più delicatamente di come io stia facendo con lui però.
- Stai bene!
Parlo con il viso schiacciato contro il suo petto, la guancia a contatto con la camicia. Sono così sollevata dal poter dire quelle parole, mi sento alleggerita da una nube che mi opprimeva.
- Sì, missione compiuta! Mi sembra che anche tu stia bene.
Mi accarezza i capelli mentre annuisco; sento il suo profumo e tutte le preoccupazioni svaniscono completamente. Purtroppo non riesco a concentrarmi troppo su quelle sensazioni perchè improvvisamente mi ricordo che sono circondata dalla legione esplorativa. Alzo la testa per guardarlo, con gli occhi spalancati; mi sento arrossire. Erwin mi sorride e guardandosi attorno dice:
- Il primo che osa commentare lo atterro. – con un sorrido dolce sulle labbra che contrasta con le parole rudi. Io riesco solo a nascondere il viso paonazzo contro di lui.
Quando il cortile si è svuotato rimaniamo noi due e Leo coi suoi genitori. Mi prendo qualche secondo per osservarli: la madre è bassina mentre il padre è alto, però non quanto Erwin. Entrambi hanno i capelli scuri, ereditati dai figli ,ma gli occhi di Leo e di Felix sono, senza alcun dubbio, quelli della madre. Leo li tiene per mano e continua a sorridere, arrossato sulle guance dalle lacrime scappategli.
- Vale! Vale! Guarda, sono la mia mamma e il mio papà!
Leo è felicissimo e saltella mentre mi parla;
- Sono felice che li abbiamo ritrovati!
Erwin si prende la premura di presentarmi ai coniugi. Proprio come i loro figli hanno nomi brevi: Rose e Jack. Entrambi sorridono gentilmente, ma noto che la madre continua ad osservarmi quando distolgo lo sguardo. Questa sensazione mi infastidisce leggermente.
È ora di pranzo e ci avviamo tutti verso l'interno; mentre cammino a fianco di Erwin mi ricordo che i genitori non hanno solo trovato un figlio, ma ne hanno anche perso uno. “Come glielo diremo?”, sento che dietro di noi il trio riunito parla tranquillamente, ne approfitto.
- Erwin... dobbiamo dirgli di-, - Non preoccuparti, ci ho già pensato io...
Accenno un sorriso riconoscente: non so se ci sarei riuscita. Lui ricambia e mi poggia una mano sulla schiena, quasi sul fianco, delicatamente. Sono così felice di averlo di nuovo con me!
A pranzo Leo occupa il centro dell'attenzione, continuando a esultare e ridere. Io però mi ricordo che devo scoprire perchè ci hanno impiegato così tanto e cosa è successo al villaggio, ma non è il momento adatto. Decido che ne parlerò più tardi con Erwin.

             I miei piani vengono stravolti: non ho ben capito in che modo sia successo, ma ora sono a cavallo verso il villaggio di Leo. Io ed Erwin stiamo riaccompagnando la famiglia a casa, ma io non so ancora che cosa sia accaduto durante la missione. Dopo pranzo Leo ha mostrato ai suoi la base poi hanno deciso che sarebbe stato meglio mettersi in cammino per casa loro: preferivano non abusare dell'ospitalità della legione. Però non so di chi sia stata l'idea  di far sì che fossimo io ed Erwin ad accompagnarli anche se, ripensandoci, è giusto così. Dopotutto sono stata io a portarlo alla base e tocca a me riportarlo a casa. Ancora non riesco a collegare l'idea che il marmocchio non sarà più con noi, mi ero abituata alla sua piccola presenza curiosa.
Mi frullando in testa tante, troppe domande, ma non me la sento di parlarne ora di fronte al piccoletto. Non vorrei mai sentisse qualcosa che non dovrebbe, quindi, ancora una volta, rimando la mia chiacchierata con Erwin. Arriviamo al villaggio che il sole sta quasi tramontando; tutto è colorato di sfumature arancioni e mi perdo un secondo ad osservare quei colori meravigliosi. Le nuvole che hanno increspato leggermente il cielo passano dalle tonalità dell'indaco al rosso fino al giallo sfumando verso l'orizzonte. Il cielo violetto si scurisce sempre più mentre la prima stella della sera brilla in lontananza. Ritrovo la casa di Leo, sistemata completamente. Osservando meglio, tutto il villaggio è ricomposto, “ma com'è possibile?” . Solo tre giorni fa tutto era rovinato mentre ora le case sono intere; le finestre iniziano ad illuminarsi e alcune persone salutano il piccolo tornato a casa.
- Poi ti spiego tutto.
Erwin deve aver notato la mia perplessità, lo guardo confusa e annuisco.
Dopo aver portato i cavalli in una stalla vicina entriamo nella loro casa; Rose ci fa accomodare al tavolo della cucina mentre inizia a preparare a cena. Mi offro di aiutarla ma mi obbliga a stare seduta, dicendo che ho fatto già tanto per loro salvando il piccoletto.
Rivedo l'armadietto dentro al quale trovai Leo, lo indico e lui si avvicina.
- Guarda mamma ero nascosto qui!
La madre lo guarda con occhi dolci e sorride; mentre mangiamo chiacchieriamo di cose superficiali. Ci raccontano delle origini di quel villaggio, dei loro lavori, delle particolarità della foresta che li circonda, …
Capisco che i discorsi seri si terranno per quando Leo sarà andato a letto.
- Si sta facendo tardi. - Erwin guarda fuori dalla finestra, c'è buio.
- Dovremmo andare... - solo ora ricordo che abbiamo un viaggio di un paio d'ore da fare per tornare alla base, ma la cosa che più mi colpisce è che solo ora capisco che dovrò salutare il piccolo Leo.
- Ma siete impazziti? Non andrete da nessuna parte con questo buio! - Rose ci guarda stupita.
- Ma certo, per questa notte rimarrete qui, non era ovvio? - il marito le si affianca.
Io ed Erwin ci guardiamo confusi, : - Non proprio... - mi mordo il labbro imbarazzata.
- Non vorremmo disturbare, non ci sono problemi col buio.
- Dai Vale restate qui! - come posso dirgli di no? Ora che mi guarda con quegli occhioni verdi.
- Solo se ci assicurate che non diamo fastidio – interviene Erwin.
- Nessun fastidio, anzi! Ci sentiamo in debito con voi della legione! Abbiamo una stanza libera che usiamo per chi passa di qui durante i suoi viaggi, starete lì.
- Va bene... - sorrido riconoscente.
“Ma com'è possibile che io finisca sempre in certe situazioni?”
 Senza alcun preavviso Leo prorompe in uno sbadiglio profondo; ancora una volta gli è venuto sonno tutto d'un tratto. Rose si rivolge al figlio:
- Non è forse ora di andare a letto?
- Ma no mamma, sono sveglissimo-oooooh – conclude la frase con un altro sbadiglio, stropicciandosi gli occhi.
- Si, proprio. Dai vai a dormire prima di addormentarti qui.
- Possono accompagnarmi Vale e Erwin?
La madre ci guarda perplessa e io annuisco.
- Andiamo marmocchio...
La camera di Leo è piccola, come se fosse in proporzione con lui. Si avvia verso il letto ma, spiazzandomi, al posto di sedercisi sopra, si inginocchia per terra. Sta cercando qualcosa sotto il materasso e quando si volta verso di noi ha in mano un pezzo di carta ripiegato. 
Sventola il foglio ancora chiuso.
- Che è? - non ho idea di cosa possa essere.
- È quel disegno? - Erwin sembra essersi ricordato qualcosa.
Leo annuisce sorridendo; solo io non so di che si tratta e questa cosa non mi piace affatto.
- Che disegno è?
- Solo domani potrai vederlo!
- Ma come?! Dai Leo non farmi arrabbiare! Fammi vedere!
- Nonono! - mi fa la linguaccia; lo guardo minacciosa socchiudendo gli occhi. Si infila sotto le coperte e sbadiglia ancora una volta, mentre mette il foglio sotto al cuscino.
- Va bene, aspetterò domani...
- Vale... Io non gliel'ho detto alla mamma di Felix, però mi sa che tocca a te farlo. Ma non ti preoccupare se piange, lei piange sempre!
Mi prende completamente in contropiede; non mi preoccupo per la notizia, alla quale ha già pesato Erwin, ma mi preoccupo per la reazione nei miei confronti. Non trovo subito una risposta adatta e l'unica cosa che riesco a dire è :
- Va bene...
- Grazie! - sbadiglia ancora una volta, - comunque la vostra stanza è quella davanti alla mia...
- Bene, così se ho freddo posso venire a dormire con te! - Erwin cerca di risollevare la situazione.
- No, io non ti voglio!
- Come osi soldato?! - Erwin si abbassa per prendere le coperte di Leo e coprirlo completamente, bloccandolo sotto le lenzuola; il piccolo ride muovendosi.
- Ahahaha, scherzo!
- Anche io. Adesso dormi, ok?
Leo annuisce e si sdraia su un lato mentre Erwin, ora seduto sul bordo del letto, gli rimbocca le coperte. Sento il cuore sciogliersi dalla tenerezza della scena a cui sto assistendo. Uno così grande e l'altro così piccolo; la delicatezza con cui Erwin solleva le coperte e la pacatezza nel sorriso assonnato di Leo mi riscaldano. Mi stupisco quando sento gli occhi umidi, non so che mi prende. Batto le palpebre ripetutamente e mi inginocchio davanti al piccoletto:
- Buonanotte Leo... - gli lascio un bacio sulla guancia, consapevole che sarà l'ultima buonanotte che gli augurerò. Mi mancherà tremendamente, già lo so. Sbadiglia ancora e i suoi occhietti si chiudono. Mi prendo qualche secondo per osservarlo e imprimere in me quel viso, così da non scordarlo mai in futuro.
- Mi mancherà... - Erwin è seduto ancora sul letto, la sua voce è bassa. Annuisco incapace di parlare, so che se ci provassi la mia voce si spezzerebbe. Prendo un respiro profondo e mi alzo. Arrivati fuori dalla cucina sentiamo i genitori di Leo parlare:
- Lo sapevo, quel disgraziato! Sapevo che non sarebbe più tornato da me!
La voce di Rose è resa roca dal pianto. Mi blocco, non me la sento di entrare. Erwin mi prende per mano, e con quella libera volta il mio viso verso il suo:
- Non è stata colpa tua. - mi sussurra e allaccia il suo sguardo col mio.
- È colpa di questa realtà... -  rispondo con un filo di voce. Lui sorride gentilmente e per annunciare il nostro ritorno finge un colpa di tosse. Entrati nelle stanza vedo che entrambi i coniugi hanno gli occhi arrossati e sento una fitta al cuore. Rose si alza e si avvia verso di me, con passo pesante. Io mi immobilizzo pronta a ricevere uno schiaffo, ma pietrificandomi quando sento che mi sta abbracciando. Strabuzzo gli occhi confusa: questa donna dovrebbe odiarmi.
- Grazie infinite! Grazie! Grazie! Grazie!
La sua voce è forte così come la sua presa, io sono ancora bloccata.
- E-e di cosa?
Lei si allontana e mi prende per le spalle guardandomi intensamente, sorridendo dolcemente.
- Per tutto ciò che hai fatto per i miei figli!
Delle lacrime iniziano a scorrerle sul volto, ma continua a sorridere.
- Io ti conoscevo già prima di incontrarti, sai?
La guardo ancora più confusa, sembra si divertano. Ci sediamo e inizia a raccontare:
- Quando Felix ci scriveva dal campo di addestramento raccontava di questa sua compagna che lo aiutava sempre e che, puntualmente, finiva sempre nei guai con lui per questo. Scriveva che, proprio come lui, capitava ogni giorno in infermeria. Ma la cosa di cui raccontava maggiormente era di come lo sgridasse: diceva che lo rimproverava quando faceva qualcosa che avrebbe potuto comportare l'espulsione e che quando si comportava così le sembrava che fosse sua sorella. La sorella che non ha mai avuto e che lui desiderava tanto. Ho capito dalla descrizione che aveva fatto che eri tu non appena ti ho vista, e quando ti sei presentata il nome ha confermato tutto: “Vale, non Valentina, perchè lei odia il suo nome intero”, aveva scritto così.
Ascolto in silenzio, mordendomi il labbro per non piangere al ricordo dei tempi dell'addestramento e di quando Felix era ancora vivo. Sento Erwin irrigidirsi al mio fianco ma per ora non ci faccio troppo caso.
- Hai aiutato Felix a non cacciarsi ne guai prima e hai salvato Leo ora, direi che sono dei buoni motivi per ringraziarti! Entrambi ti sono veramente affezionati! - Jack interviene e mi sorride gentilmente. Senza alcun motivo Erwin sbuffa, incrociando le braccia. Capisco che c'è qualcosa che non va quindi lo guardo in cerca di una risposta, ma lui evita il mio sguardo. Mi sento triste per quella negazione di contatto e anche gli altri lo notano. Rose ci osserva per qualche istante.
- Non credo ci sia bisogno di essere geloso in alcun modo, Capitano. Felix ha ribadito spesso di come vedesse Vale solo come una sorella e niente più...
Erwin, dopo aver ascoltate quelle parole, arrossisce.
- I-io non sono gelo-, si ferma a metà frase quando vede lo sguardo vittorioso di Rose, che ha compreso la situazione perfettamente. Io e Jack non avevamo capito e quindi guardiamo ognuno il nostro compagno. Jack è stupito per la capacità di rose mentre io sono stupita dalla gelosia di Erwin. Nonostante tutto mi fa tenerezza vederlo così arrossito e lo guardo accarezzandolo con lo sguardo. Imbarazzato decide di deviare il discorso e comincia a raccontarmi del perchè la missione è durata così tanto e del villaggio ricostruito:
- Il villaggio è stata attaccato da una banda di saccheggiatori che, dopo aver rapito tutti, o quasi, si sono ritirati nella foresta. Voi siete arrivati subito dopo l'accaduto per questo Leo era così disorientato: Rose l'aveva fatto nascondere con una scusa così da non farlo portare con loro. Poi tu l'hai trovato e l'hai portato alla base. Nel frattempo la banda ha tenuto in ostaggio tutti nella foresta fino a sera per poi lasciarli tornare alle loro case. Quando siamo partiti noi per la missione siamo subito passati per di qua, trovato i genitori di Leo, ma siamo rimasti qui ad aiutarli a sistemare tutto il villaggio, evitando così di dividerci in due squadre.
Erwin conclude le spiegazioni e io ripenso per qualche secondo a ciò che mi ha detto: non avrei mai preso troppo in considerazione l'idea di una banda armata perchè il villaggio mi era sembrato in pessime condizioni. Evidentemente ho ingigantito la situazione...
Continuiamo a parlare ancora per un po', Jack e Rose mi chiedono del periodo dell'addestramento, di Felix, di Leo e mi chiedono anche perchè ora Leo sia fissato con le pulizie. Con lo scorrere del tempo noto che Erwin sembra stanco e nemmeno io son troppo sveglia. Rose ci invita ad andare a letto e accettiamo volentieri. Lungo il corridoio mi fermo davanti alla porta della stanza di Leo, Erwin mi affianca.
- Direi che una sbirciatina puoi darla. Io ti aspetto di là...
Socchiudo la porta e guardo Leo, coperto fino sotto al mento, dormire tranquillo.  La tentazione di andare a prendere quel foglio mi stuzzica, ma non sarebbe affatto onesto da parte mia. Guardo la piccola figura dormire e sento già la malinconia che proverò quando non lo vedrò più gironzolare alla base. Mi avvio verso la mia stanza, apro la porta e mi blocco appena me la richiudo alle spalle. Non so cosa mi spiazzi di più: se il letto matrimoniale o Erwin con la camicia sbottonata. La stanza è abbastanza grande ma ha solo un letto doppio e sdraiato sopra, con un braccio a coprirgli gli occhi, c'è Erwin. Il suo torace si alza e si abbassa regolarmente, la pelle rosea risalta contro la camicia bianca e le lenzuola chiare. La collana verde è libera al centro del petto, lucida come sempre. Mi sento avvampare a quella vista, i suoi addominali scolpiti circondano l'ombelico e io devo concentrarmi per spostare lo sguardo. Erwin alza il braccio da sopra gli occhi e mi guarda con quelle due pietre azzurre:
- Preferisci un lato particolare?
“Preferisco qualsiasi tuo lato...” penso, poi capisco che si riferiva al letto.
- N-nono, è uguale. Mi agito comunque.
- Anche tu?
Si riferisce alla notte che ha passato con Leo, non deve essere stata piacevole. Sorrido colpevole.
- Ah, credo quello sia per te...
Accenna verso il lato libero del letto: noto che c'è un foglio bianco piegato. Mi lancio verso il pezzo di carta e  mi siedo sul materasso, apro il foglio e rimango senza parole. Non riesco a dire nulla; noto gli occhi di Erwin su di me. Sul foglio ci sono disegnate tre persone che si tengono per mano: una piccola piccola, coi capelli neri, una media coi capelli castani e il ciuffo, l'altra bionda ed alta. Sopra le loro teste sono scritti i rispettivi nomi: Leo, Vale, Erwin, con la N rigorosamente storta. Siamo vestiti tutti e tre con la divisa ufficiale e in lontananza è disegnato un cavallo nero. In un angolo del disegno ci sono scritte altre due parole che mi fanno scendere una lacrima : “ Gli eroi”.
Nonostante tutto Leo ancora mi considera un eroe, e gliene sono grata!
Erwin nota la mia lacrima e si alza a sedere per abbracciarmi:
- Hei, va tutto bene.
- Tu lo sapevi vero?
- Sì, ma ho mantenuto il segreto. L'ha fatto quando ti eri addormentata nel mio ufficio.
- È bellissimo! Ha pure fatto il ciuffo dalla parte esatta.
- Per quello l'ho aiutato io... - e per enfatizzare le sue parole con una mano mi sposta il ciuffo sugli occhi, contrariamente a tutte le altre volte. Ridiamo insieme dei miei capelli finchè non sbadiglio profondamente.
- Non sono l'unico mezzo addormentato. Hai dormito ieri?
- Sì e no...
Mi guarda come per rimproverarmi. Non posso farci niente se ero in ansia per lui!
Siamo venuti senza attrezzatura quindi non abbiamo addosso le cinghie da slacciare. Mi sfilo la camicia rimanendo in canottiera, tolgo gli stivali , tengo i pantaloni e mi nascondo sotto le coperte. Erwin è ancora seduto sul letto, pensieroso.
- A che pensi?
- Vuoi proprio saperlo? - annuisco.
- Non so come dormire...
lo guardo inarcando un sopracciglio, che intende? Mi fa vedere i pantaloni che ancora indossa e capisco che si riferisce ai vestiti.
- Aaaa, fai come sei più comodo! 
Mi ricordo solo ora che, preso dalla febbre, mi aveva detto che non riusciva a dormire coi pantaloni.
- Non ti da fastidio? - mi chiede leggermente arrossito.
- Nessun problema. - scuoto la testa e mi rimetto sdraiata; lui si alza e gentilmente si volta, così da lasciarmi la visuale perfetta del suo fond- “ Vale che vai a pensare!?”
Mi rimprovero da sola  ma ammetto che mi viene difficile togliere gli occhi dalla sua schiena ormai scoperta. I muscoli delle spalle ben delineati, i fianchi robusti, lo osserverei per ore. Prima che si volti mi metto un braccio sugli occhi come aveva fatto lui, così che non possa pensare che  io l'abbia osservato tanto. Improvvisamente mi rendo conto della situazione in cui mi trovo: io ed Erwin nello stesso letto. Dopo che si è infilato sotto le coperte mi volto a guardarlo, girandomi sul fianco. Lui fa lo stesso e ci troviamo a osservarci. La sua linea in mezzo ai pettorali è molto più accentuata dalle mia, e questo è deprimente. I capelli sono ancora ordinati, gli occhi profondi come non mai. Sento il solito calore che mi trasmette la sua vicinanza sciogliersi nel petto e iniziare a scorrere nel sangue. Si volta a spegnere la luce per poi tornare di fronte a me, leggermente più vicino di prima. Sento che voglio diminuire quella distanza e lascio che siano le mie emozioni a guidarmi: mi avvicino a Erwin poggiando la testa nell'incavo del suo collo e rannicchiandomi contro a lui. Sento il suo profumo e il suo calore così vicini che un brivido mi percorre. Lui mi circonda con un braccio e poggia le sue labbra sul mio collo. Si muove leggermente facendomi il solletico, lascia qualche bacio a scottare sulla pelle. Io sorrido contro di lui mentre continua quel dolce gioco. Si ferma, aspetto finchè non sento i suoi denti sulla pelle: mi morde delicatamente per poi tornare a giocare con le labbra morbide. Sento gli schiocchi leggeri dei suoi baci, mi lascio coccolare da quel suono nell'oscurità. Decido che anche io voglio darmi da fare: giro la testa e inizio a sfiorare la sua mandibola. Lascio dei baci leggeri   sul contorno del suo viso, la pelle è leggermente ruvida: deve fare la barba. Mi sposto sul collo, divertendomi a stuzzicare la pelle sensibile finchè non giungo all'inizio della clavicola. Nel frattempo lui si è allontanato da me, permettendomi di tartassare il suo collo liberamente. Continua a circondarmi con le sue braccia; inizio a mordicchiare leggermente la pelle morbida e calda. Mi sento avvolgere dal suo profumo, con gli occhi chiusi mi concentro sul contatto che ci unisce. Avidamente inizio a gustare la sua pelle; gli sfugge un respiro più pesante, ma sicuramente non di disappunto. Penso che vorrei sentire la sua voce con quella nota di arrendevolezza che ho notato nel sospiro, quindi continuo. Con delicatezza mi cinge i fianchi e, stringendomi ancora di più, si volta portandosi supino e trascinandomi addosso a lui. Sento i nostri corpi a contatto; il suo petto è ampio due volte il mio. La sua pelle sembra scottare sotto il mio tocco, lui posa le sue mani sulla mia schiena. Nonostante non gli sia mai stata così vicina, non mi sento troppo tesa. Non riesco a smettere di tartassare quel piccolo lembo di pelle del suo collo; lui inizia a far scorrere le mani sul mio torace. Decido di concludere e mordo più forte, gli sfugge un piccolo gemito e la sua voce, più roca del normale, mi provoca un brivido. Appoggio la testa a fianco della sua, abbandonandomi addosso a lui; ascolto le strane sensazioni che mi trasmette questa nuova vicinanza. Erwin si volta e mi lascia un bacio sulla guancia; porta una mano sulla mia nuca scorrendo le dita tra i miei capelli. Mi volto e mi trovo ad osservarlo nonostante il buio che ci circonda. I nostri nasi si toccano, sento il suo respiro vicino. Annulla la distanza tra di noi e mi sento sciogliere lentamente dal suo calore. Mentre mi lascio avvolgere dal suo bacio mi dimentico la malinconia provata poco prima; mi sento al sicuro tra le sue braccia. Smetto di pensare completamente e mi lascio guidare dalle sue labbra morbide. Mi diletto in questo bacio lentamente, dolcemente come fa lui. Dopo che ci separiamo appoggio ancora la testa nell'incavo della sua spalla; sento la stanchezza della notte precedente farsi strada in me. Mi addormento accomodata sopra Erwin, tra le sue braccia che mi trasmettono l'ormai famigliare sensazione di protezione che solo lui riesce a infondermi.

 

 

angolo scrittrice: Chiedo venia! Perdonate il mio enorme ritardo!
Mi dispiace ma la scuola mi ha distrutta: in queste due settimane ho avuto una verifica/ interrogazione per giorno.
Tornando alla sotria, spero che vi sia piaciuto il capitolo. Ormai è tempo di salutare Leo :( 
Non so che altro dirvi, lascio a voi i commenti...
Chiedo ancora scusa per l'attesa!   
Un  bacio,
                Ombra

 

   
 
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