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Autore: FunnyYoungMe    19/03/2017    0 recensioni
Sembra una giornata come tutte le altre e invece non la è. Sarà per colpa di un Americano non bevuto, sarà perché vede un ragazzo seduto da solo ad un tavolino della caffetteria... Fatto sta che Melanie si ritrova a conoscerlo e a fare, senza saperlo, da Cupido per lui e un'altra persona.
[KYUSUNG/YEKYU]
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Nuovo personaggio, Yesung
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Melanie, il tizio solitario è tornato. Vai tu?” Mi domanda la mia collega, Yerim.
Le annuisco e prendo il blocchetto per prendere l’ordine. Mi avvicino al tavolo dov’è seduto un ragazzo che sembra avere la mia età, coi capelli castani e gli occhi grossi e neri. Con quella pelle diafana che si ritrova, lo si potrebbe scambiare per una bambola di ceramica.
“Benvenuto all'Ocean, sa già cosa vuole ordinare?” Chiedo. In realtà, potevo evitare di farlo, visto che è da un mese che, quando viene, prende sempre le stesse cose.
“Una cioccolata calda con la panna… e un Americano”, risponde senza neanche voltarsi a guardarmi e puntando lo sguardo sulla strada.
Faccio un cenno col capo e torno dietro al bancone, appoggio i gomiti su questo e lo osservo mentre aspetto che le due bevande siano pronte.
Ogni volta che viene, è la stessa storia: arriva, si siede e ordina e, dopo aver posato le bevande sul tavolino, rimane a contemplare fuori dalla caffetteria, bevendo ogni tanto la sua cioccolata. L'Americano non viene mai toccato. Mi fa pena pensare che stia aspettando sempre qualcuno che, senza avvisarlo, gli dà buca. E poi sento rabbia per la persona che lo tratta così. Insomma, lui deve tenerci tanto, per continuare a venire qui!
Prendendo il vassoio con le due bevande, vado da lui e glieli poso dolcemente sul tavolino: la cioccolata davanti a lui, l'Americano davanti al posto libero.
“Spero sia di suo gradimento”, gli dico prima di tornare a fare il mio dovere.
Se mai l’accompagnatore misterioso dovesse farsi vedere, giuro che gliene dico quattro sul rispetto verso gli altri.
 

 
 
L’ora di chiusura è arrivata e, come al solito, il mio capo mi fa fare tutto a me, l’ultima rimasta fino alle sette.
Controllo che tutto sia in ordine e mi rendo conto che il ragazzo è ancora lì. Il mio cervello soppesa se avvicinarmi o meno, almeno per farlo parlare un po’, dato che non apre mai bocca.
“Ehi”, mormoro abbastanza vicino da farmi sentire. Lui distoglie lo sguardo dalla vetrata che dà sulla strada e mi guarda.
Nei suoi occhi vedo tanta tristezza, dolore… abbandono. Mi sento stringere il cuore e non posso fare altro che sedermi nella sedia libera.
“Ciao”, risponde lui gettando uno sguardo al bicchiere pieno che ho davanti.
“Hai mai provato l'Americano? Io no, non sono un’amante del caffè, preferisco le cose più dolci. Però sono curiosa di sapere che sapore abbia, se sia buono o meno…”
“Se non ti piace il caffè e preferisci cose più zuccherate, allora non berlo. Io me ne sono pentito dopo un sorso”, confessa. Noto un leggero rossore sulle guance.
“Uhm… Che ne dici se assaggio questo e lo finisci tu? Facciamo metà e metà, così non sprechiamo ingredienti…” Gli propongo speranzosa, osservando ogni suo piccolo gesto.
“…”
Lo vedo esitare e faccio per dirgli di lasciare stare, ma lui mi interrompere.
“Mi pare un’ottima idea. Prego, Melanie, a te la prima metà”, e senza aspettare una mia reazione, mi spinge più vicino il bicchiere.
Lo vedo sorridere lievemente, per cui prendo coraggio e mi porto il liquido ambrato alle labbra, sperando non sia troppo amaro. Lo sento ridacchiare alla mia faccia disgustata. No, non è vicina ai miei gusti.
“Cosa ridi?!” Domando, facendo la finta offesa con le braccia conserte e un broncio.
Lui fa finta di asciugarsi una lacrima. “La tua espressione era esilarante.” Risponde semplicemente mentre prende in mano il bicchiere che ho posato davanti a lui.
“Vediamo che faccia farai tu… Magari questa volta rido io!”
Senza smettere di guardarmi, comincia a bere il caffè. O gli piace o è un bravissimo attore, dato che non sembra aver avuto una reazione. Posa il bicchiere vuoto sul tavolino prima di rivolgermi un sorrisetto laterale.
“Non è roba per femminucce, a quanto pare”, commenta, sempre guardandomi fisso negli occhi.
“O uno di noi due è un bravissimo attore”, ribatto, ricambiando il sorriso. “Chi è quello che ha reagito veramente?” Lo so che sto bluffando, e anche lui lo sa, ma sono convinta che non gli sia piaciuto il caffè tanto quanto a me.
“Vedremo…” Si alza e comincia a mettersi la giacca. “Stavi chiudendo il locale, giusto?”
“Oh giusto, grazie per avermelo ricordato”, gli dico, imitando le sue azioni prima di dirigermi a spegnere le luci del locale.
Usciamo insieme dalla caffetteria e dopo aver chiuso sia la porta che la serranda, lui si gira a guardarmi con un’espressione indecifrabile in viso.
“Grazie mille per lo svago; ne avevo bisogno.”
“Figurati!” Lo rassicuro mentre inserisco l’allarme.
“Stai attenta ritornando a casa, d’accordo?”
“Certamente. Anche tu.”
Lui ridacchia e fa qualche passo indietro. “Buona serata”, mi saluta prima di voltarsi e cominciare a camminare.
“Anche a te!” Gli urlo dietro.
Sono contenta di averlo aiutato a svagarsi un po’; non mi piaceva vederlo immobile con lo sguardo perso fuori dalla vetrata. Alla fine, credo sia un ragazzo simpatico e, magari, possiamo conoscerci di più.
 

 
 
I giorni passano e così le settimane, ma non la sua routine. Ogni due giorni viene nel locale, ordina le solite due bevande senza toccarne una, aspettando qualcuno che non arriva mai. L’unica cosa che è cambiata è come finisce la giornata.
Ho fatto in modo che il mio capo mi desse sempre la chiusura del locale così, quando il ragazzo viene e si fanno le sette, mi siedo al suo tavolino e parliamo.
Ho scoperto che si chiama Kyuhyun e che ha ventinove anni, più di quelli che gli davo io. Ha da poco finito il servizio militare, sta cercando lavoro come tecnico informatico e, per ora, abita ancora coi suoi genitori. Il motivo per cui viene sempre qui non me l’ha spiegato, né tantomeno perché sembra aspettare qualcuno, e io non glielo chiedo; se si fida di me, lo farà senza che gli venga richiesto.
Stranamente, oggi che doveva venire, non è apparso in negozio e non so se preoccuparmi o meno. Non siamo così vicini da esserci scambiati il numero di telefono né perché ci diciamo i nostri piani, per cui decido di non fare niente per ora. Magari, quando torna, gli chiederò se c’è stato qualche problema.
“Melanie, devi prendere l’ordine al tavolo due”, mi informa Yerim mentre sparisce in cucina a prendere i suoi ordini.
Prendo il blocchetto e mi incammino al tavolino, sperando che sia Kyuhyun quello che mi aspetta, anche se la mia collega me lo avrebbe detto che c’era il solito cliente.
Grande è la mia sorpresa quando mi rendo conto che non è lui. Al suo posto c’è un ragazzo moro più piccolo di lui, le spalle più strette e dei lineamenti più… femminili. Mentre mi avvicino gli guardo gli occhi, neri e con delle borse sotto che mi fanno capire che non dorme molto.
Si passa una mano tra i capelli sospirando, guardando fuori dalla finestra del locale. Mi ricorda Kyuhyun, sospiro escluso, ogni volta che viene. Inconsciamente, un sorriso si fa strada sulle mie labbra mentre mi fermo davanti al ragazzo.
“Benvenuto all'Ocean. Ha già deciso cosa prendere?”
Noto che si è sorpreso dalla domanda, ma si ricompone in fretta.
“Oh sì. Mi può portare un Americano?”
“Certo”, rispondo già pronta per andarmene.
“Ah sì! Anche una cioccolata calda con la panna.”
Queste parole mi bloccano. Se il fatto che avesse chiesto un Americano, non molto richiesto in questa caffetteria, mi aveva sorpreso, l’ordine della cioccolata mi ha destabilizzato.
Cerco di non pensarci troppo; magari, è un caso che l’ordine sia lo stesso di Kyuhyun. E forse, è un caso anche il fatto che col passare della ore, la sedia davanti a lui rimane vuota.
Arriva l’ora di chiusura e noto che il cliente si trova ancora seduto al tavolino. L'Americano è finito, ma la cioccolata non è stata toccata e la panna ormai si è smontata, creando delle macchie bianche nella bevande che qualche ora fa era calda.
Mi avvicino a lui e noto che il suo sguardo è perso fuori dalla vetrata e il sorriso che aveva in volto appena arrivato è sparito, rimpiazzato da un broncio che lo fa sembrare dieci anni più giovane.
“Ehm, signore?” Cerco di richiamare la sua attenzione.
Lui sobbalza e si volta a guardarmi. Dagli occhi lacrimosi, mi sembra sia lì lì per piangere.
“Si sente bene?”
“Io… Lui…” E stringe le labbra in una smorfia di tristezza.
“Ha bisogno di qualcosa?” Cerco di sembrare il più normale possibile, anche se il mio istinto mi dice di aiutarlo in qualche modo.
“No. Mi scusi se le ho rubato del tempo quando deve chiudere. Avevo un appuntamento con una persona e questa… non si è presentata”, ammette quasi con imbarazzo mentre le sue goti si fingono di rosso.
“Non si preoccupi, mi capita spesso con un altro cliente.”
“Tsk. Certo che, nel mondo, esiste gente maleducata.”
“Non posso che essere d’accordo con lei”, rispondo e lui abbozza un sorriso.
“Sarà meglio che levi il disturbo. Probabilmente lei vuole scacciarmi dal locale.”
“Assolutamente no. Se i miei clienti hanno bisogno di parlare con qualcuno, io posso ascoltarli.”
Lui mi osserva qualche istante e sospira.
“Il mio… uhm… amico è tornato da qualche mese dal militare. Ci eravamo promessi di trovarci in questo locale, ma non è venuto. Pensavo fossimo amici, e invece… Cioè, non capisco. Avrebbe potuto avvisarmi, ma neanche uno straccio di messaggio né di telefonata.” Si sfoga evitando di guardarmi.
Non so perché, ma penso a Kyuhyun.
“Lei ha provato a contattarlo?”
“Sì, ma non mi risponde. Ha sempre la segreteria accesa. Magari, mi ha inserito tra i numeri indesiderati, anche se non capisco perché.”
“Durante il militare vi sentivate?”
“Neanche allora. Non ha mai risposto alle mie lettere e le mi chiamate rimandavano sempre alla segreteria.”
“Ha mai provato ad andare a casa sua?”
“Ecco, diciamo che non sto molto simpatico ai suoi genitori…”
“Sono sicura ci sia un valido motivo per tutto questo silenzio. Non pensi al peggio e abbi pazienza; ce l’ha avuta per due anni credo, quindi sono sicura lei sia molto paziente.”
Lui mi sorride e annuisce. Si alza dal tavolino e prende la sua giacca, indossandola mentre mormora parole inudibili.
Lo accompagno fuori, ma una sua parola mi blocca dal chiudere la porta.
“Mi scusi, cosa ha detto?” Mi giro a guardarlo, gli occhi spalancati per la sorpresa.
“Oh niente, solo il nome del mio amico.”
“Si chiama… Kyuhyun?”
“Sì.”
“È per caso… castano? Sembianze da… bambino?”
“Sì, ma come…?!”
“Oh cielo! Dovevo capirlo. Già dal tuo ordine. Perché sono così lenta?”
“Di cosa stai parlando?” Domanda lui con sguardo confuso.
“Il tuo amico, Kyuhyun, è venuto in queste settimane. E aspettava sempre qualcuno. Oggi doveva venire, ma non l’ha fatto!” Spiego tutto d’un fiato, sperando comprenda le mie parole.
“Merda! Come faccio a… Per oggi avevo preso un permesso a lavoro. Non credo di…”
“Ho un’idea! Scrivigli una lettera. Gliela consegnerò appena lo vedo”, gli propongo sorridendo. “Così sarai sicuro che la riceverà”, aggiungo poco dopo, non consapevole di aver cominciato a dargli del “tu”.
“Uhm… D’accordo. Però non ho né un foglio né una penna.”
Accendo di nuovo le luci del locale. “Vieni, ti darò le cose di cui hai bisogno”, e detto ciò, entriamo e ci dirigiamo al bancone.
Gli porgo penna e foglio e gli do un po’ di privacy. Spero tanto possano trovarsi questi due!

 

 

“Ciao Kyuhyun”, guardo e sorrido al castano. Dopo una settimana senza farsi vedere, finalmente è tornato al locale.
“Scusa se sono sparito. Mi sono ammalato e mia madre non voleva farmi uscire mentre mi riprendevo.”
“Ha fatto bene”, ribatto prendendo posto davanti a lui.
“Devo darti una cosa”, aggiungo poi, mentre lui sorseggia l'Americano che, come al solito, ha ordinato.
“Cosa?” Domanda curioso.
“Una lettera”, rispondo tirandola fuori dalla tasca del grembiule e passandogliela. “Spero ci siano scritte cose belle.”
Senza fare domande, apre la busta e comincia a leggere. Il suo volto è un mare di espressioni: passa dalla sorpresa alla gioia, dalla tristezza al rimpianto, dalle lacrime al sorriso. Qualunque cosa il moro gli abbia scritto, gli fa piacere.
“Come…?”
“Il primo giorno che non sei venuto, ho preso l’ordine ad un cliente. Ha preso un Americano e una  cioccolata calda con la panna, senza però toccare quest’ultima. La cosa non mi ha insospettito, però poi è rimasto fino all’ora di chiusura e, una cosa tira l’altra, è uscito fuori il tuo nome. Era preoccupato di non riuscire mai a beccarti, visto che quel giorno aveva preso le ferie per venire qua. Allora gli ho detto di scriverti una lettera che io stessa ti avrei consegnato”, racconto tutto d’un fiato, notando sul suo volto una lacrima solitaria scivolare dolcemente verso il mento per poi perdersi sul suo grembo.
“Io… Grazie”, mormora mentre tira su col naso.
Gli sorrido dolcemente. “Be’, sai come cercarlo?”
“Ho il suo numero di telefono”, risponde indicando delle cifre sulla lettera. “Ma… non ho più il mio cellulare. E se lo chiamo da un numero privato non risponderebbe.”
“Chiamalo con il mio”, ribatto passandogli il telefonino.
Con mani tremanti lo prende e chiama il numero lasciato dal moro.
“Ciao, sono io, Kyuhyun…” Si morde il labbro inferiore. “Lettere? Oh… Ecco vedi… Non me le davano né spedivano le mie. Diciamo che… mi avevano preso di mira perché… Esatto, per quello.” Lo vedo abbassare lo sguardo sconsolato. “Questo è il cellulare di Melanie, la ragazza della caffetteria… Il mio… lo hanno buttato in una… bacinella piena d’acqua. Gli altri non mi facevano usare il telefono della caserma e… non ne ho chiesto uno ai miei perché… non gli piaci e sapevano che ti avrei chiamato.”
Che brutti compagni che aveva in caserma. Tutti da prendere a calci nel sedere, quei palloni gonfiati. Che poi, prendersela con un bebè?! Pazzi!
“Okay, d’accordo… A domani”, e detto ciò, mormora qualcosa a bassa voce, senza che io capti qualcosa.
Si gira verso di me, dandomi il mio cellulare, e noto che i suoi occhi hanno acquisito luminosità e ringrazio che si siano chiariti e che si potranno vedere.
“Grazie mille, Melanie. Non so cosa avrei fatto senza di te.”
“Figurati. Sono contenta di avervi aiutato.”
“Domani ci troviamo a casa sua. L’ha cambiata mentre io ero via, quindi non potevo cercarlo prima”, spiega grattandosi la nuca imbarazzato.
“Bene dai, vuol dire che tornerete ad incontrarvi”, ribatto sorridendo ampiamente. Una sensazione di soddisfazione mi pervade e sono contentissima di averli conosciuti ed aiutati.
“Adesso sarà meglio che vada. Domani comincio a lavorare”, mi informa mentre si alza in piedi.
“Congratulazioni! Oggi è proprio una bellissima giornata!” Replico imitando i suoi gesti e seguendolo fuori dal locale.
“Ci vediamo, Melanie.”
“Ciao Kyuhyun.”

 
“Melanie!” Mi chiama il mio capo dai fornelli.
“Sì?”
“Vai a prendere l’ordine delle persone che sono entrate nel privé.”
“Volo!” Rispondo mentre prendo il blocchetto.
Mi avvicino all’angolino e scosto il separé, trovandomi davanti Kyuhyun e il ragazzo moro, seduti al tavolino, sorridenti.
“Ciao Melanie”, dicono in coro.
Ricambio il sorriso. “Ciao Kyuhyun e…”
“Jongwoon, ma puoi dirmi Yesung”, continua per me il moro.
“Vedo che finalmente vi siete incontrati”, commento contenta.
“Già, la tua pensata ci ha veramente salvato”, ammette Kyuhyun.
“Vi siete chiariti, quindi…” Dico osservandoli attentamente.
Kyuhyun tiene una mano sopra quella di Yesung e si scambiano degli sguardi pieni di… affetto? Amore? Ed è in quel momento che connetto.
“Ma voi state insieme!” Strillo, trattenendomi dal saltellare per la contentezza.
“Esatto”, conferma arrossendo Kyuhyun.
“E solo grazie a te. Per cui vorremmo ricambiare”, aggiunge sorridente Yesung.
Lo guardo confusa. Cosa vuole dire?
“Visto che ci hai fatto da Cupido…” Inizia a dire il moro.
“Ti aiuteremo anche noi… con il cliente che osservi ogni volta che pensi che nessuno ti noti”, conclude per lui Kyuhyun.
Arrossisco fino alla punta delle orecchie. Come hanno fatto a rendersene conto?! Sono contenta di essere stata il loro Cupido, ma chissà perché ho paura di come lo faranno loro con me. Spero che Siwon non si spaventi facilmente, altrimenti addio al piano di questi due!
 
FINE
   
 
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