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Autore: AnnVicious    19/03/2017    0 recensioni
Lana è una ragazza di ventisette anni che fa ritorno a Woodville, il suo paese di nascita, a causa di una recente perdita in famiglia che l'ha parecchio scossa. Essendo stata sempre una ragazza insicura, incapace di osare e trasgredire anche alla minima cosa, si sente persa, ancora più debole ed insicura, per giunta in quel paese che ora le sembra totalmente diverso, privo dell'energia che emanava una volta.
Ma proprio quando è al laghetto, il luogo dove da ragazzina andava a giocare, a distanza di dieci anni, rivede Alex.
Per lei è stato il primo amico, la prima cotta, il primo amore, il primo a lasciarla sola.
Alexander è a sua volta in un periodo difficile della sua vita: con un lavoro che non soddisfa le sue ambizioni, una delicata situazione in famiglia e la relazione con la sua ragazza in bilico ma riesce comunque ad avere coraggio e a vivere appieno la propria vita, nonostante sia solito indossare delle maschere pur di non mostrarsi per la persona che è nel profondo.
Entrambi sono cambiati molto, in alcune cose in meglio ed in altre in peggio, ma il ricordo della loro spensieratezza e del loro primo amore vive nelle loro menti.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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"E' strano come il momento prima tu mi faccia desiderare di darti un pugno faccia mentre il momento dopo tu sia capace di attirare le mie labbra alle tue come fossero due calamite di poli opposti": Disse Lana ridendo. Si trovavano ancora in quel posto dimenticato da tutti, ma che risplendeva di una bellezza propria, naturale e rilassante anche solo alla vista. Alexander e Lana si erano messi a sedere vicino allo stagno per poter osservare la vita che vi era in quest'ultimo: entrambi erano rilassati, sciolti completamente da ogni tipo di tensione che avevano avuto in corpo un'ora prima e le loro mani si tenevano delicatamente strette tra i verdi fili d'erba che ricoprivano la terra di quel posto. "Che tu lo voglia ammettere o no, abbiamo sempre avuto una sorta di sintonia, una frequenza radio dove le nostre menti vanno a sincronizzarsi di tanto in tanto". Rispose lui dopo essersi lasciato andare ad una breve risata e si voltò poi con il viso a guardare quella ragazza, la quale a sua volta guardava quello stagno che si rifletteva nei suoi occhi scuri e pieni di calore umano: come aveva fatto in tutti quegli anni a dimenticarsi di un volto così paradisiaco? Come aveva fatto ad avere tante, troppe relazioni alla ricerca del piacere delle carni facile e scontato quando solo poter guardare quel viso scolpito dagli angeli gli dava una emozione così intensa? Sapeva bene che Lana non poteva essere considerata da ogni singola persona al mondo come l'essere umano dalla bellezza quasi divina, ma per lui, lei rappresentava tutto ciò che aveva sempre, inconsciamente cercato nel volto delle altre ragazze: i suoi bellissimi capelli splendenti scendevano, leggermente mossi qausi fino a metà della sua schiena, resi ancor più luminosi dai vacui raggi di sole che li accarezzavano ed il suo viso tondo, con il mento e le labbra appena pronunciati, sembravano una visione paradisiaca ai suoi occhi. E non voleva nemmeno provare a posare lo sguardo sul suo corpo perché a quel punto sarebbe stato completamente una vittima del suo incantesimo non voluto. "Forse hai ragione. In effetti anche quando da ragazzini litigavamo in quelle rarissime volte, riuscivamo sempre a trovare la nostra personale frequenza sulla quale ci sintonizzavamo per parlare e scordarci completamente del litigio". Rispose lei, spostandosi una ciocca di capelli dietro ad un orecchio e voltò poi il viso verso qello di Alex nel sentirsi osservata da lui, il quale nell'incrociare i suoi occhi, strinse d'istinto la sua mano semi nascosta dall'erba verde brillante. "Vieni con me". Disse d'improvviso Alex, completamente ipnotizzato dagli occhi di Lana. Lei non potè fare a meno di sorridere ed accarezzò dolcemente, con la mano libera, il volto magro e pallido del ragazzo. "Dove vuoi andare?". Chiese con voce morbida. "Voglio portarti ad Iron Valley". Disse lui, sempre più convinto. Lana si sentì in un primo momento lusingata, ma subito alcuni dubbi non persero tempo ad assalire la propria mente. "Ma... Non intendi per sempre, vero? Tra due giorni devo tornare a lavoro...". Alex sorrise nel vederla così dubbiosa, come era la sua natura e disse: "mi accontenterò di due giorni, ma voglio passare altro tempo con te. Voglio essere sicuro di vederti domani mattina al mio risveglio e l'unico modo che ho è quello di rapirti". Accennò una risata a metà che Lana non potè fare a meno di ricambiare. "Per me va più che bene. Avrei certamente passato i due giorni restanti di libertà ad annoiarmi a Mooney, magari facendo qualcosa che non mi avrebbe ricordato di avere una vita priva di stimoli". Lana accennò un timido sorriso che nascondeva un sentimento di tristezza. "Sul serio puoi venire? Quindi ti stai fidando di me?". Chiese Alex, con gli occhi colmi di entusiasmo: stava già immaginando a come sarebbe stato avere altri due giorni a disposizione con Lana e fremeva dalla voglia di farle vedere quella grande città. "Beh, non mi sembra che tu sia diventato un maniaco o cose del genere col passare di questi dieci anni... O almeno spero". Disse le ultime parole con un tono di voce ironico che Alex carpì subito, lasciandosi andare ad una breve risata. "Non sono assolutamente un maniaco o uno psicopatico e non ho nessun disturbo bipolare per quanto ne so". Rispose lui, continuando a tenere la mano della ragazza stretta alla propria, come se avesse paura che lei potesse sparire da un momento all'altro. "Magari in questi due giorni riuscirò io a farti venire un disturbo". Disse Lana divertita, incrociando le gambe per terra per stare più comoda da seduta. "Tu potresti solo suscitare solo cose positive nelle persone, miss". Sussurrò Alex e notò subito che era riuscito ancora una volta nell'intento di far arrossire Lana che non poté fare a meno di sfiorare le sue labbra calde con le proprie per qualche secondo. "Riesci a far arrossire molte ragazze con questi complimenti spudorati?". Chiese lei senza smettere di sorridere, sfiorandosi una delle guance accaldate. "A dire il vero, non ci provo nemmeno di solito. Dato il mio aspetto ed il mio stile, le donne tendono a stereotiparmi, credendo che io sia il solito bello e dannato che parla poco e tratta male le ragazze, quindi solitamente mi attengo al personaggio che loro stesse si impongono nella mente. Io non devo nemmeno sforzarmi di essere me stesso". Disse serio Alex, ma senza vantarsi: si sentiva a suo agio con Lana e le avrebbe parlato di qualsiasi cosa gli sarebbe venuta in mente senza vergognarsi. Lei restò per qualche secondo a riflettere, rispondendo poi: "wow, le donne che spesso si lamentano di non avere pari diritti degli uomini, sono proprio le prime ad essere maschiliste secondo ciò che mi hai appena detto. Ma se poi ti attieni al tuo personaggio, immagino che le relazioni non vadano a finire bene". Alex annuì. "Esatto. Perché poi vorrebbero che io mi trasformassi un giorno in agnellino e un altro giorno in un leone e il giorno dopo in chissà cosa in base al loro umore. E' per questo che preferisco mille volte te ad una di loro, perché tu sei capace di vedere oltre a ciò che ti mostra una persona di primo impatto e non ti fermi alle apparenze": "Beh, questa mia 'dote' a volte mi ha portato dei guai". Rispose Lana, facendo una smorfia. "Ma adesso sei qui, no? E scommetto quello che vuoi che hai ricevuto mille volte più soddisfazione nel cercare di conoscere meglio le persone invece di fermarti a degli schemi prefissati, no?". "Si, io sono felice di non etichettare nessuno e devo ammettere che ho avuto molti bei momenti con persone che non conoscevo e che in una sera hanno aperto il loro cuore a me, ma il mio difetto è che spesso vado a cercare di immettermi nella specifica situazione raccontatami e finisco per starci molto male per le esperienze negative vissute da altre persone". Alex, ovviamente era restato imbambolato ad ascoltare Lana e si ritrovò d'accordo con lei. "Hai ragione ed avrei una cosa da chiederti". "Dimmi pure". Disse Lana con un sorriso, ansiosa di ascoltare la sua domanda. "Tu preferisci le esperienze narrate dalle bocche di altre persone o preferiresti vivere quelle esperienze sulla tua pelle?". Lana sospirò e fece una breve smorfia: "mi sono fatta spesso questa domanda e la risposta che mi sento di darti è che se prima volevo fermarmi a vivere solo le esperienze positive che mi sentivo narrare, ora invece non mi dispiacerebbe nemmeno vivere una serata andata male o un periodo particolarmente nero. Semplicemente perché è molto meglio vivere le esperienze sulla propria pelle invece che sentirsele raccontare". Lana accennò un sorriso nel terminare la frase e Alex sentì il cuore accellerare i battiti: più parlava con lei e più sentiva di appartenerle in qualche modo, di essere legato con un filo invisibile al suo perché erano in sintonia su ogni cosa. "Anche io penso la stessa cosa". Rispose, per poi rubare un piccolo bacio alla ragazza. Lana accarezzò il suo viso mentre ricambiava il suo bacio e sentì chiaramente nel proprio cuore che stava perdendo nuovamente la testa per lui. Ancora una volta, la chimica tra loro anche a distanza di dieci anni non sembrava cambiata. Ancora una volta, erano semplicemente loro due e in quel momento, nel mondo non esisteva forza che potesse separarli. Dal momento in cui Lana aveva scelto di passare due giorni ad Iron Valley con Alex, si trovava in quell'istante sulla sua jaguar nera e luccicante, a godersi il vento che con il tettuccio abbassato, arrivava da tutte le direzioni: essendo aprile, si trattava di un vento piacevole, fresco e frizzante al punto giusto per poter essere apprezzato. Guardava scorrere rapidamente il paesaggio attraverso i propri occhi mentre la radio accesa sparava ad alto volume un cd di canzoni di rock classico come i Led Zeppelin ed i The Doors; i boschi ed il paesaggio verdeggiante andavano via via diminuendo, lasciando più spazio alle larghe strade asfaltate, ai semafori ed alle rotonde. Ovviamente era Alexander a guidare, ormai da due ore ed il suo modo di guidare, sebbene non fosse lento, era veloce al punto giusto da rendere a Lana il viaggio godibile senza doversi preoccupare di andare a sbattere da qualche parte o di cadere all'improvviso in un fossato. Alex ci sapeva fare con la guida e sebbene avesse di nuovo indosso gli occhiali da sole, Lana poteva notare che sul suo volto vigeva una espressione rilassata e serena. Era da almeno una ventina di minuti in cui nessuno dei due non apriva bocca e non perché mancassero gli argomenti di cui parlare, ma semplicemente perché entrambi volevano godersi assieme la musica ad alto volume e il vento accarezzare i loro volti illuminati dal sole delle quattro del pomeriggio. Lana non era affatto preoccupata nel trovarsi in macchina con lui: per una volta stava bene e si sentiva a proprio agio. Era a conoscenza del fatto che doveva sapere ancora molte cose del ragazzo che le stava accanto, ma lui aveva cercato in tutti i modi di farle acquistare fiducia nei suoi confronti e Lana non vedeva motivo per il quale allarmarsi. Oltretutto, anche la ragazza nel profondo, desiderava passare altro tempo con lui e per una volta non si sarebbe lasciata sfuggire l'ennesima occasione che le si presentava davanti, anzi per una sola volta si era imposta che nell'arco di quei due giorni, avrebbe fatto ciò che si sarebbe sentita di fare, senza restrizioni. "Ancora una manciata di minuti e potrai finalmente ammirare l'inquinamento della mia città". Disse Alex ridendo, mentre portava le dita sulla manopola del volume della radio che abbassò quel tanto da permettere a loro due di avere una conversazione senza dover urlare. "Non vedo l'ora di poter inspirare un po' di puro e semplice smog". Disse Lana, accennando una risata che condivise con il guidatore. "Tu non eri mai stata ad Iron Valley?". Chiese Alex, posando per un secondo gli occhi sul viso di Lana che teneva gli occhi sulla strada dritta di fronte a sè, mentre si sistemava i capelli dietro alle orecchie che venivao continuamente scompigliati dal vento. "Ci ero stata in gita con la mia famiglia quando ero ancora piccola, ma non ricordo assolutamente nulla". Disse lei, raggiante. "Bene, così spetta a me l'onore di farti fare un giro turistico". Disse lui con un finto tono di voce orgoglioso, impettendosi appena. Lana rise per la posizione da lui assunta e sfiorò appena con le unghie il cruscotto davanti a sè. "Io voglio farlo un giro turistico ma solo se mi lasci guidare questa bellezza". Alex scosse la testa mentre rallentava per fermarsi ad un incrocio. "Ma non ci penso proprio. Voi donne siete pericolose con le macchine!". "Ehi, maschilista che non sei altro, guarda che la mia auto la tengo bene!". Rispose subito a tono Lana ma senza perdere il sorriso. "Te la faccio guidare per dieci metri, se vuoi". Rispose lui, ridendo. "Oh wow, racconterò dell'esperienza indimenticabile alla mia prole". Ridacchiò Lana. "Se avrai dei figli maschi, capiranno perché avrai guidato questa meraviglia per soli dieci metri". Rispose Al, accarezzando il volante in pelle lucida per poi schiacciare il piede sull'accelleratore quando il semaforo si illuminò di verde. "Se mai avrò dei figli maschilisti, romperò loro le ginocchia con una spranga di ferro". Disse Lana, continuando a sorridere. "I tuoi figli saranno perfetti, miss". Rispose Alex in un impeto improvviso di dolcezza che portò la ragazza a sorridergli dolcemente. "Sei proprio un rubacuori, tu". Rispose lei, scherzosamente. "Per il momento non voglio rubarne così tanti, di cuori". Disse lui, mantenendo un tono di voce allegro ma dolce al contempo e Lana non potè fare a meno di sorridergli ancora. "Eccoci nel casino". Aggiunse Alex subito dopo, fermandosi in una lunga coda di traffico proprio appena dopo essere entrati nella grande città dove abitava lui. Lana ridacchiò, dicendo: "beh, sei tu che hai scelto di vivere qui, no?". Alex si accese una sigaretta per poi rispondere dopo essersi fermato completamente nella lunga coda di traffico. "Infatti non lo rimpiango, ma ammettò che a volte rimpiango la natura sconfinata di Woodville". "A proposito, chissà se ritroverò ancora la mia macchina nel parcheggio, tra due giorni". Sospirò Lana. Alex ridacchiò e fece un tiro dalla sigaretta: "ma si che la troverai, non è mica la mia bellissima jaguar". Lana lo fulminò con lo sguardo. "Hai qualcosa contro le auto che non costano un occhio della testa?". "No, assolutamente niente". Rispose Alex notando lo sguardo minaccioso di Lana, ma trattenendo un sorriso. D'improvviso sentirono suonare un clacson proprio dietro di loro ed Alex rispose con un finissimo quanto educato: "che cazzo vuoi?!" sporgendosi per poter guardare il fuoristrada che sembrava voler schiacciare la propria auto sportiva. Nel giro di pochi istanti, tutti nella lunga fila di auto presero a suonare il clacson e Alex si mise a fumare la propria sigaretta con fare nervoso mentre procedevano a passo d'uomo per evitare di sbraitare ancora con gli altri automobilisti. "Ecco, ora sento anche io la mancanza di Woodville". Disse Lana, riuscendo a spezzare la tensione che si era creata, facendo sorridere Alex il quale dopo aver gettato il mozzicone di sigaretta per strada, rispose. "Questa è una delle parti che odio profondamente della città. La gente è stressata, tutti odiano tutti e si finisce per litigare per niente". "Beh, Alex anche tu prima non hai reagito benissimo". Constatò Lana. "E' vero, ma ormai vivo da tanto qui e mi viene automatico rispondere male anche a chi per sbaglio mi urta la spalla mentre cammino per strada". Rispose lui mentre finalmente, dopo aver preso una strada secondaria, era riuscito a districarsi da quella infinita fila di macchine su una delle strade principali. "Infatti questo è uno dei motivi per i quali preferirò sempre Mooney a città come questa". Disse Lana, spostando gli occhi verso il panorama: in effetti era molto diverso da quello che era abituata a vedere nella sua piccola cittadina di periferia. Le strade erano piene di persone che camminavano velocemente avanti e indietro senza sosta che finivano per ammucchiarsi come stormi di uccelli agli incroci dove quando i semafori pedonali diventavano verdi, grandi gruppi finivano per mescolarsi gli uni agli altri. Le strade erano letteralmente straripanti di auto, taxi e mezzi di trasporto, il cielo sembrava ricoperto da una sottile e grigia patina di smog e i palazzi si ergevano ammassati gli uni agli altri, togliendosi il respiro a vicenda. Lana notò, mentre la macchina continuava a muoversi, che gli spazi verdi erano pochissimi se non rari. Da quando erano entrati ad Iron Valley, lei aveva notato solo un paio di piccoli parchi ed anche essi erano ammassati di persone che facevano jogging ed altre che portavano frettolosamente i loro animali a quattro zampe a spasso. Non aveva la più pallida idea di come facessero tutte quelle persone a vivere ogni secondo della loro vita di fretta, senza avere un attimo di tregua. Anche gli ingrandimenti delle prime pagine di cronaca nera appesi davanti ai chioschi dei giornalai le misero una certa angoscia: notava che a caratteri cubitali vi erano sempre impressi con inchiostro nero omicidi, suicidi o furti e inoltre vi erano anche molte persone agli angoli delle strade, rese invisibili dalla massa di cittadini frettolosi, che erano meno fortunate e stavano lì sedute, ad aspettare che qualcuno gettasse loro qualche spicciolo con il quale sfamarsi. "Questa città mette depressione". Disse Lana una volta scesa dalla macchina che Alex aveva appena parcheggiato in un garage accanto ad un grande edificio a quattro piani che visto da dietro, sembrava essere un centro commerciale. Dopo aver alzato il tettuccio automatico della propria auto, anche Alex scese dalla macchina che chiuse con accortezza, rispondendo poi: "l'unico modo che hai per sopravvivere in questa città di sanguisughe è di andare dritto per la tua strada e magari tapparti le orecchie con della buona musica". Alexander viveva al penultimo piano in quello che era un edificio di appartamenti di lusso in una zona non molto trafficata dove nelle vicinanze vi era solo qualche piccolo negozio ed il centro commerciale che portava inevitabilmente del trambusto di sottofondo. L'ingresso all'appartamento dava direttamente al salotto che si presentava ampio e spazioso, almeno il doppio di quello di Lana. Era arredato in un modo molto minimalista: il divano a penisola nero era l'unico oggetto ad occupare la sua parte di spazio: la televisione di fronte ad esso era sottile ed appesa ad un muro, il tavolo era di vetro, posto in un angolo e le due librerie, attaccate al muro, erano sottili e lì dove mancavano dei libri, vi erano dei soprammobili a riempire lo spazio. Un tappeto, anch'esso nero come il divano, copriva la distanza tra esso e la tv e un basso tavolino da caffè, anch'esso in vetro, era posto in un angolo all'ingresso. Lana non era rimasta particolarmente colpita, perciò una volta dentro, la propria attenzione andò a spostarsi sui vari dipinti ( e le loro ristampe ) appesi sui muri bianchi: riconobbe il famoso Incubo di Fussli e un paio di dipinti di Van Gogh. Vi era anche un'opera di Picasso e nel corridoio risaltava l'opera più famosa di Andy Warhol. "Ti intendi di arte?". Chiese Lana, voltandosi verso Alex il quale aveva appena poggiato a terra la valigia bianca della ragazza. Appoggiò le chiavi ed il portafogli sul tavolino di vetro e poi rispose mentre si toglieva la giacca in pelle. "Mi piace in generale ma non è una vera e propria passione". "Capisco". Rispose semplicemente Lana mentre si avvicinava all'ampio balcone che illuminava tutta la stanza. Alex, notando che lei si stava diregendo verso di esso, la precedette ed andò ad aprire la grande finestra scorrevole per permetterle di uscire: anche il balcone era piuttosto ampio e collegava la sala con la camera da letto accanto. Era decorato con un paio di piante grasse poste in entrambi gli angoli ed un tavolino tondo ed in legno con un paio di sedie coordinate, poste l'una di fronte all'altra. Il balcone era fatto in ferro battuto, meticolosamente decorato nei bordi ed agli angoli. Lana posò entrambe le mani sul freddo ferro ed ammirò il paesaggio: sotto di sè vi era la città con le sue strade asfaltate e il suo traffico, ma alzando gli occhi, si potevano scorgere le colline ai confini della città, prive di quella nebbia perenne che era al di sopra di Iron Valley e i tenui raggi di sole sembravano accarezzarle con il loro calore penetrante. Proprio appena sotto di esse, emergevano dei vasti campi di fiori che variavano dalle semplici margherite alle viole e persino girasoli che Lana amava tanto. Si accorse anche di un fiume che scorreva attraverso le colline e di grandi recinti con all'interno dei cavalli che riposavano beati. "Ti piace la vista qui?". Chiese Alex che sostava di fianco alla ragazza la quale fino a quel momento era restata in religioso silenzio. "Si e penso che tu abbia scelto questo appartamento proprio per la vista". Alex ridacchiò e posò una mano sulla ringhiera, vicino a quella morbida e curata di Lana. "A dire il vero ho scelto questo solo perché non avevo voglia di cercarne altri". "Ah". Fu la risposta della ragazza. Lui rispose con una risata: "ma se la tua stima nei miei confronti aumenta, sei libera di pensare che io abbia scelto questo posto per il panorama". Lana si voltò verso Alex e gli sorrise. "Non sarà certo una casa a farmi cambiare idea sul tuo conto". "Ah menomale. Per un attimo ho temuto il peggio". Rispose Alex scherzando, ma senza poter fare a meno di togliere gli occhi di dosso alla ragazza la quale ricambiava quelle attenzioni e senza aggiungere altre parole che le sarebbero sembrate futili in quel momento, si avvicinò a baciarlo ed Alex ne approfittò per posare entrambe le mani sui suoi fianchi e stringerla a sé. Ogni volta nella quale si baciavano, Lana aveva l'impressione che il tempo si fermasse ed era lo stesso anche nel momento prima, quando i loro occhi si guardavano in quel modo, comunicando in una lingua tutta loro che sembrava dire: "sono qui, non abbandonarmi".
  
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