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Autore: FunnyYoungMe    19/03/2017    0 recensioni
Spesso la gente deve seguire altri in una strada dove non vogliono camminare: per affrontare una verità che fa male e per fare tutto ciò con una faccia seria, perché ti sei già arreso; o per nascondere il senso di vuoto con un atteggiamento doloroso di non essere te stesso...
Kyuhyun lotta per mantenere chi è diventato, mentre invece Yesung si dà per vinto nella sua vinta. Entrambi hanno bisogno dell'altro per essere chi sono veramente...
N.d.A: Ciao a tutti. Questa non è la solita storia d'amore KyuSung e quello che voglio davvero è, per tutti quelli che si prenderanno il tempo di leggerla (spero le diate una possibiità), che vi piaccia!!!
DISCLAIMER: Non mi appartengono Kyuhyun e Yesung, anzi, non mi appartiene nessun Super Junior menzionato. La storia non è mai accaduta nella realtà; è solo un prodotto della mia immaginazione, per cui a me appartiene solo la trama.
Genere: Angst, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Un po' tutti, Yesung
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Ciao ;) 
Sono finalmente tornata; perdonate l'attesa, ma sono stata particolarmente occupata questa settimana e solo ora ho trovato il momento per aggiornare la ff.
Non ho altro da dire, solo che mi aspetto delle recensioni, ma soprattutto...
BUONA LETTURA ;)


Stai lontano da lui!

 

Casa di Yesung

 

La famiglia di Yesung era tornata inaspettatamente e, allo stesso tempo, le visite di Kyuhyun si erano fermate, per cui al moro era impossibile sapere se il vicino aveva smesso di andare per le parole che gli aveva detto Yesung l’ultima volta, o perché c’era la sua famiglia. Tuttavia, il ragazzo sapeva che prima o poi, con il passare dei giorni, avrebbe scoperto dove stava la verità sul più giovane.

La porta della sua stanza venne aperta e, come capitava sempre, Yesung notò la presenza di Heechul quando il letto si mosse quando il più grande si sedette.

“Cosa vuoi?” Domandò seccato Yesung.

“Io, niente. Un tuo amico vuole parlare con te… È fuori in corridoio.”

“Sei serio? Come puoi lasciare entrare un estraneo in casa? E come fai a sapere che è mio amico?”

“L’ha detto lui.”

“Oh davvero? E cosa ne dici del fatto che io non ho amici… non più.”

“Comunque, dovrei lasciarlo entrare?”

“Sì.” Yesung sapeva chi era ed era seriamente curioso su cosa avrebbe detto il castano e perché non era venuto in quei giorni.

Purtroppo, diversamente dal previsto, Yesung aveva sbagliato: dalla porta entrò il piccolo castano, sorridendogli adorabilmente.

“Ciao”, gli disse Yesung, senza nascondere la sorpresa e la curiosità.

“Ehi, posso sedermi?”

Yesung annuì e Ryeowook prese posto al suo fianco, con gli occhi del moro che non lasciavano il suo viso, aspettando una spiegazione circa la sua inaspettata visita.

“Sono venuto a portarti qualcosa”, e dalla sua borsa a tracolla tirò fuori una scatola piena di matite.

“Matite?” Domandò sorpreso e dubbioso Yesung.

“Sip, li ho presi ieri. Mentre guardavo i tuoi disegni...” Il più giovane ridacchiò quando Yesung inarcò un sopracciglio. “No no, non guardarmi così. Non era mia intenzione ficcare il naso in giro. Li ho trovati il giorno in cui stavo cercando una matita e un foglio… Stavo dicendo, non usi il giusto tipo di matita in alcuni dei tuoi disegni, per cui te ne ho portate un bel po’.”

“Grazie. Non ne ho mai trovate, per questo ho deciso di continuare con quello che avevo già.” Yesung era sorpreso e lusingato. Nessuno gli aveva mai prestato così tanta attenzione a lui o alla sua arte e per la prima volta, si sentì apprezzato.

“Quindi… ti sono piaciuti i miei disegni?” Yesung sussurrò senza volerlo, come un bambino che mostra il primo disegno ai suoi genitori, timoroso per le loro risposte, sollevando la testa solo per vedere la sua reazione, ma tutto ciò che fece l’altro fu di assumere una postura pensante. Yesung provò irritazione e un senso di anticipazione.

“Eddai! Non ti sto dicendo di analizzare un’opera di Picasso, ma solo di esprimere la tua onesta opinione sui miei disegni… Se sono belli o brutti, almeno, però se vuoi dire altro, puoi”, disse Yesung, le ultime parole in un tono più basso, sentendo la sua rabbia sparire.

“Mi fai venire voglia di ridere”, e quando il moro si accigliò, il castano rise forte. “Sei davvero carino e divertente… E tutto quello che posso dire sui tuoi disegni è che sono molto belli e realistici. Riesco a provare tutto ciò che esprimono, ma c’è qualcosa su cui sono dubbioso: i dettagli. Ne impieghi tanti… e comunque il tuo stile rimane unico.”

“In poche parole, ti piacciono… Grazie”, disse Yesung compiaciuto e innocentemente, le guance rosse perché essere complimentato era imbarazzante e di più se lo riconosceva lui stesso.

“Sì. Ora voglio chiederti qualcosa e mi piacerebbe se accettassi.”

“Okay, dimmi.”

.........…

 

“… Allora?” Domandò Ryeowook dopo una lunga spiegazione di quello che voleva da lui, che continuò a scuotere la testa.

“No, non posso. Scusa, ma no. Non è una cosa da me, mi spiace veramente tanto”, disse Yesung.

“Pensaci e basta.”

“No, non lo farò perché significa darti false speranze e non voglio farlo, dato che non cambierò idea. Un no è un no e ho le mie ragioni.”

“Per favore, dimmi di sì. Ho bisogno di te lì, davvero… Non te lo starei chiedendo se non ne avessi veramente bisogno.”

Yesung odiava quando le persone chiedevano il suo aiuto perché era debole di cuore e acconsentiva subito. Non importava quanto il moro si rifiutasse, alla fine faceva quello che gli veniva chiesto, solo per aiutare gli altri.

“Ci penserò”, disse infine Yesung sospirando.

“È quello che voglio”, ribatté Ryeowook e lo abbracciò.

Yesung si mosse a disagio, non abituato a questo tipo di contatti. Il castano lo lasciò andare dopo aver notato l’imbarazzo del moro.

“Aspetta, aspetta”, disse d’impulso Yesung. “Disegni anche tu?!” Spalancò gli occhi quando l’altro annuì incerto su cosa stesse succedendo.

“Tu mi hai lasciato...”, allungò la mano sotto il cuscino per prendere il foglio di carta che aveva nascosto l’ultima volta. “… Questo”, e gli mostrò il disegno.

“Sì, era un regalo per te… O meglio, un disegno per un disegno...”

“Intendi che hai fatto questo visto che te ne ho dato uno a casa del moccioso”, lo interruppe lui.

“Proprio non riesci ad aspettare che uno finisca la frase… E poi è Kyuhyun il ragazzino.” Ryeowook fece finta di essersi offeso, ma il maggiore lo guardò indifferente, per cui sospirò guardando il moro.

“Perché mi hai ritratto triste?” Disse all’improvviso Yesung. “Anzi, devi promettermi di non disegnarmi mai più.”

“Allora non essere triste. Sorridi, così posso fare un tuo ritratto felice.”

“Non voglio essere ritratto”, mormorò Yesung a bassa voce. “Però mi piace”, aggiunse. “È bello… e sincero”, l’ultima parte era solo un pensiero che non avrebbe mai ammesso.

“Vuoi vedere gli altri miei disegni?” Propose Ryeowook per spezzare l’imbarazzante atmosfera che minacciava di avvolgerli.

“Posso?”

Il castano annuì e così Yesung passò l’intero pomeriggio a sfogliare e a commentare i suoi disegni, insegnando all’altro nuovi modi di insultare che non aveva mai sentito, ma essendo un artista, riuscì ad accettare le critiche, anche se Yesung era ad un livello… peggiore. Nessuno aveva mai chiamato i suoi disegni un “arcobaleno vomitato”, però non poteva arrabbiarsi col moro, visto che sapeva che il maggiore non era un fan dei colori.

Nel tempo passato con lo strano artista, Ryeowook aveva come l’impressione di avere dimenticato qualcosa, ma non riusciva a ricordare cosa avrebbe dovuto fare quel giorno.

 

A casa di Kyuhyun


 

“Forse se n’è dimenticato?” Disse Eunhyuk sperando di calmare il suo impetuoso amico mentre chiacchierava con il suo adorabile amico Donghae, per cui senza prestare veramente attenzione alle lamentele di Kyuhyun.

“Si è dimenticato. Come può Ryeowook dimenticarsi di portarmi i nuovi spartiti che gli ho chiesto? Come può qualcuno dimenticarsi che ha un appuntamento con me? E inoltre, Ryeowook non dimentica le cose, non è da lui”, ammise Kyuhyun agitato ed arrabbiato.

“Hai ragione.” Eunhyuk sperava che concordare con lui avrebbe aiutato a non essere il capro espiatorio dell’intera ira dell’amico.

“Certo che ho ragione”, disse Kyuhyun come se quella fosse la dichiarazione dell’anno. Il biondo sospirò sollevato.

“Per cui...”

“Che cavolo ci fa a casa dello strambo?!” Esclamò aspramente Kyuhyun, senza preoccuparsi di avere interrotto il suo amico.

Eunhyuk corse al suo fianco e vide il loro amico uscire dalla casa del ragazzo per il quale Kyuhyun aveva sviluppato dell’interesse. Non era sicuro se il castano stesse giocando con l’altro o se ci fosse qualcos’altro, a giudicare dal modo in cui la sua mano si era stretta sulla ringhiera del balcone.

 

…….

 

Dopo qualche minuto Kyuhyun, ancora fumante dalla rabbia e con un nuovo sentimento che non sapeva esistesse e non sapeva come chiamare, si girò e guardò l’oggetto della sua gelosia.

“Cosa ci facevi là dentro?” Quasi urlò Kyuhyun mentre guardava torvo il suo migliore amico, entrato senza essere notato dal biondo.

“Dovevo chiedergli una cosa e parlando, ho perso la cognizione del tempo e sono passati i minuti. Comunque qui ci sono i tuoi nuovi spartiti”, e posò sul tavolo tre diverse chiavette USB.

“Chiedergli cosa?” Domandò il maknae a denti stretti, senza curarsi delle pen drive.

“L’ho invitato al nostro picnic.”

“Perché?”

“Perché ho bisogno di lui là”, disse calmo Ryeowook.

“Hai bisogno di lui là?!” Urlò il più alto, senza cercare di controllarsi o di nascondere l’irritazione che provava verso l’amico.

“Sì. Lo sai che anche mio fratello sarà là e se non mi vede con un’altra persona, cioè con qualcuno che non appartenga al nostro gruppo, farà la spia con i miei genitori e loro non mi perdoneranno mai, per cui ho chiesto il suo aiuto.”

“No, trova qualcun altro”, affermò deciso Kyuhyun.

“Perché così sulla difensiva Kyuhyun? O dovrei dire, perché così geloso?” Lo canzonò Ryeowook con la sua voce alta.

“Tsk… Non ti voglio vicino a lui e basta; interferiresti nei miei piani.”

“Se lo dici tu”, disse l’altro e fece per andarsene, ma sentì la minaccia del suo amico.

“Sono serio: stagli lontano. Mi conosci.”

“Sì, ti conosco”, pensò Ryeowook sogghignando. “Ed è raro che tu dica queste cose, ma tu non l’hai ancora capito e non vedo l’ora tu lo faccia.”

 

Perché non sappiamo quasi niente quando si tratta dei nostri sentimenti? Anche se ci trasformiamo in mostri quando ci sentiamo minacciati, scegliamo di non sapere cosa succede realmente perché forse è inaccettabile, perciò siamo spaventati che sia vero...

 

 

Stanza di Yesung

 

“Eddai! Vai e divertiti. Vai, vai, vai, vai! Ti divertirai, ne sono sicuro. Continui a parlare su un campeggio di notte e cose così, che hanno a che fare con la natura, per cui, perché no?” I suoi fratelli continuavano a infastidirlo dicendogli di andare da quando Heechul era venuto a sapere dell’invito. Inoltre, le suppliche irritanti di Sungmin si erano alleate con Heechul.

“Quello era prima, ora non voglio più. Sentite, ho già deciso, perciò smettetela o vi farò parlare tra di voi.”

“Sei spaventato Rabid dog”, un’ombra calò sul viso del maggiore e si accigliò guardando Yesung. “Come sempre… Sei sempre stato spaventato di uscire, di conoscere gente nuova e di divertirti con esseri umani oltre che con le tue matite e fogli, ora ancor di più.”

“Heechul ha ragione”, aggiunse Sungmin prima di uscire correndo dalla stanza; non voleva trovarsi nella stanza dei fratelli AB quando litigavano.

“Sungmin, taci e Heenim, hai ragione. È vero e se lo sai, allora perché continui ad insistere, uh? Sai che adesso è più difficile, anzi, è impossibile.”

“No, non lo è. L’hai scelto tu di essere così, perché ti comporti come un piccolo bambino spaventato, che ha deciso di nascondersi invece che di lottare… Se tu consentissi agli altri di aiutarti, potresti uscire e divertirti… Non c’è niente di difficile in quello.”

“Ne ho abbastanza”, urlò Yesung. “Non sono affari vostri come sono io.”

Il capo abbassato fece capire al maggiore che quella era la fine della conversazione, ma quando era sul punto di uscire dalla stanza, il moro mormorò con la voce tremante: “Sono solo qui e lo sarò sempre. Chi si prenderà cura di me? Non sono abituato ad affrontare il mondo senza nessuno lì per me… È troppo presto e non ho nessuno.”

La solita espressione da stronzo di Heechul sparì, i suoi lineamenti si addolcirono e si sedette vicino al fratello. In quanto lo sentì vicino, Yesung sollevò il capo, guardando abbattuto suo fratello.

“Verrei con te, ma devo nascondere la tua assenza… Forse possiamo dirlo al tuo ‘bel nuovo amico’ e lui si prenderà cura di te”, suggerì Heechul.

“No, quello è fuori discussione… Non posso...” Le parole gli morirono sulle labbra quando un’ombra calò su entrambi i fratelli e tutti e due dovettero sollevare lo sguardo per vedere chi stesse bloccando la luce.

Davanti a loro, a pugni stretti, c’era il vicino.

“Se vieni, ci sarò io per te… Mi prenderò io cura di te e non ti lascerò solo”, disse deciso Kyuhyun.

“Lo farai?” Domandò Yesung. “Mi chiederai la ragione per cui sono così vulnerabile?”

“No, non lo farò. Non voglio saperlo, sarò solo una seconda ombra per te, sempre che tu mi prometta di venire con me.”

“Lo farà. Verrà con voi. Aha! Ora è tutto perfetto… Non vediamo l’ora arrivi il giorno”, disse entusiasta Heechul, spostandosi i capelli come se avesse risolto il problema.

“Sei troppo rumoroso, calmo”, sibilò minaccioso Kyuhyun al maggiore senza mai smettere di guardare il viso del moro, aspettando una risposta.

Il castano non si diresse al balcone fino a quando Yesung non annuì, ancora insicuro. Il più giovane, dal balcone, urlò: “Domani alle nove!”

“O mamma mia, ha detto domani alle nove”, strillò Heechul al fratello mentre quest’ultimo lo guardava camminare in cerchio. “Cosa indosserai?” Aggiunse Heechul, aprendo il guardaroba.

Yesung poté solo sospirare allo stupido problema del fratello mentre pensava: “Vestiti, cos’altro?!”

 

   
 
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