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Autore: Emmastory    20/03/2017    3 recensioni
Anche se il tempo continua a scorrere, le cose nell'un tempo bella e umile Aveiron sembrano non cambiare. La minaccia dei Ladri è ancora presente, e una tragedia ha ora scosso l'animo dei nostri amici. Come in molti hanno ormai capito, quest'assurda lotta non risparmia nessuno, e a seguito di un nobile sacrificio, la piccola ma coraggiosa Terra sembra caduta in battaglia, e avendo combattuto una miriade di metaforiche e reali battaglie, i nostri eroi sono ora decisi. Sanno bene che quest'assurda e sanguinosa guerra non ha ancora avuto fine, ma insieme, sono convinti che un giorno riusciranno a mettere la parola fine a questo scempio, fatto di sangue, dolore, fame, miseria e violenza. Così, fra lucenti scudi, affilate spade e indissolubili legami, una nuova avventura per la giovane Rain e il suo gruppo ha inizio. Nessuno oltre al tempo stesso sa cosa accadrà, ma come si suol dire, la speranza è sempre l'ultima a morire.
(Seguito di: Le cronache di Aveiron: Miriadi di battaglie)
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Le cronache di Aveiron'
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Capitolo XXII

Notte di segreti

Era ormai arrivato il pomeriggio, e avevo passato alcuni minuti chiusa in bagno, nel semplice tentativo di cancellare dal mio volto i segni del pianto. Guardandomi ancora allo specchio, scoprii che c’ero riuscita, e dando le spalle al mio riflesso, riaprii la porta. Uscii da quel bagno più calma e serena, e non appena misi piede in quell’ampio corridoio, scelsi di raggiungere la gran sala principale. Proprio come mi aspettavo, vi trovai Lady Fatima, intenta a scrutare la piazza principale di Aveiron proprio da quella finestra. Avvicinandomi, provai a parlarle, ma un suo intervento mi impedì di farlo. “Cerchi aiuto, non è vero, Rain?” mi chiese, quasi leggendomi nel pensiero. “Sì.” Risposi, tremando inconsapevolmente. “Parla pure, ti ascolto.” Fu la sua risposta, semplice e quasi lapidaria. “È importante.” Esordii, dando inizio ad un discorso che non credevo di poter portare avanti. “Vedete, noi vorremmo tornare ad Ascantha, ma…” continuai, bloccandomi improvvisamente e sentendo quella frase morirmi in gola. Sconvolta, provai a parlare, ma mi accorsi di avere la lingua impastata. “Avete paura, giusto?” proruppe la Leader, ponendomi una semplice ma al contempo ardua domanda. Mantenendo il silenzio, mi limitai a guardarla, sperando che il mio silenzio fosse abbastanza eloquente. “Tranquilla, è tutto normale. L’importante è saperla affrontare, e voi ce la farete, ne sono certa.” Aggiunse, guardandomi negli occhi e sorridendo debolmente. Rinfrancata da quelle parole, sorrisi a mia volta, e solo allora, notai qualcosa. Un dettaglio negli sguardi di Lady Fatima, troppo veloci e privi di concentrazione. Mi parlava, ma era come se fosse distratta da qualcosa. Forse un altro pensiero avevo preso possesso della sua mente, e ad essere sincera, non la biasimavo. In fin dei conti, era pur sempre una Leader, e come tale, doveva prendersi cura del nostro gruppo e dell’intera comunità di Aveiron. Come ben sapevo, i suoi poteri si avvicinavano a quelli di un monarca, ragion per cui, mille preoccupazioni diverse finivano spesso per impadronirsi di lei. Ringraziandola del sostegno che mi aveva offerto, le sorrisi ancora, ma non appena mi voltai per andarmene e lasciarla da sola, la sentii rompere il silenzio creatosi fra di noi. “Hai visto Rachel?” mi chiese, incerta e dubbiosa. Voltandomi nella sua direzione, non feci altro che scuotere la testa,e nel sentire la mia risposta, la Leader parve sussultare. “Ne sei sicura?” una seconda domanda che trovò la libertà grazie alla sua voce, che alle mie orecchie giungeva diversa. Non più calma, ma per qualche arcana ragione corrotta e spezzata dalla preoccupazione. “Mi dispiace, Signora, non l’ho proprio vista.” Confessai a malincuore, ben sapendo di star dicendo la verità. Alle mie parola, Lady Fatima parve bloccarsi. Il suo sguardo divenne vitreo, il suo intero corpo si immobilizzò. Di punto in bianco, chiuse gli occhi, e solo allora, riprese a parlare. “C’è una cosa che dovrei dirle.” Disse soltanto, ridestando in quel modo la mia curiosità. In quel momento, provai l’impulso di intervenire, ma soffocandolo, la lasciai esprimersi. “Non so più cosa mi stia succedendo. Non mi sento più me stessa, e penso solo a lei. Ovunque io sia, ovunque io vada, lei è sempre con me. Ferma, nella mia mente.” Continuò, fermandosi e prendendo una pausa al solo scopo di respirare. Evitando di staccare il mio sguardo da lei, mi avvicinai di qualche passo, invitandola con un gesto della mano a continuare. Notandolo, lei mi guardò a sua volta, e poco dopo, riprese la parola. “Vedi, Rain, ci sono sere in cui vorrei davvero parlarle, confessarle tutto, ma… qualcosa mi blocca. Io la amo, la amo moltissimo, eppure non ci riesco.” Concluse, sospirando cupamente e fissando lo sguardo sul pavimento. In completo e perfetto silenzio, la guardai, ma provando istintivamente pena per lei, scelsi di agire. “State calma, non è niente. Se siete così innamorata, parlatele subito, e ditele la verità.” Le dissi, sorridendo gentilmente. Dici che dovrei?” si informò, più incerta di prima. “Certo. La verità diventa dolorosa se viene taciuta troppo a lungo, sappiatelo.” Risposi, parlandole stavolta da amica. “E se… e se avesse smesso di amarmi? In fondo sono stata orribile con lei.” Continuò, imputandosi una colpa che ero certa non esistesse. “Non dite così. Ho visto come vi guarda, e so che non potrebbe mai.” Quella fu la mia risposta, che le diedi poco prima di darle le spalle. “Passate una buona notte, Lady Fatima.” Conclusi, voltandomi definitivamente e allontanandomi da lei. “Rain, aspetta.” Mi pregò, guardandomi con occhi lucidi di tristezza. Le stava davvero venendo da piangere, ma nonostante tutto provava a contenersi. Rispondendo a quella sorta di richiamo, mi voltai ancora verso di lei, e in quel preciso istante, un solo lemma abbandonò le sue labbra. “Grazie.” Una parola semplice, ma che per me aveva un significato speciale. Ad essere sincera, mi consideravo una persona semplice, ma sempre pronta a muovermi e agire in favore di un amico o di una persona cara, proprio come avevo appena fatto. “Di nulla.” Risposi soltanto, regalandole un ultimo sorriso, che ebbe il potere di riportare la Leader alla normalità. Quella sera, andai a letto poco dopo di lei, e mentre camminavo per raggiungere la stanza che lei stessa mi aveva assegnato, mi accorsi di non sentirla più piangere o struggersi per amore. Da qualche tempo a questa parte, lei e Rachel avevano smesso di dividere la stanza, e come temevo, ne soffriva parecchio. Per tale ragione, passava le sue notti a piangere, e alcune volte, anche a chiamare flebilmente il suo nome, sperando di essere sentita. Inutile è dire che la sua amata non varcasse mai quella porta, ma non importava. Il mio consiglio sembrava aver funzionato, e finalmente, la dolce e amara Leader riusciva a dormire e riposarsi senza alcun problema. Ricordo ancora le notti insonni che io stessa trascorrevo preoccupandomi per il futuro mio e di Stefan, che ora, per pura fortuna, sono solo un vago e lontano ricordo. Ad ogni modo, le ore passarono, e un rumore improvviso mi svegliò. Qualcuno aveva aperto quell’ormai famosa porta, e pur non potendo vedere nulla, immaginai che Rachel avesse finalmente perdonato all’amata la mancanza di qualche tempo prima. In fin dei conti, l’amava molto, ed ero certa che la loro coppia avrebbe continuato ad esistere e durare nel tempo. In altri termini, quella fu una notte agitata ma speciale, poiché piena di consigli e segreti, che, finalmente rivelati, avevano permesso ad un gran dolore covato da tempo, di scomparire per sempre, lasciando il posto, a una calma bramata e attesa. A quel solo pensiero, sorrisi, immaginando, al solo scopo di addormentarmi più in fretta, un corso d’acqua, che da torbido e mosso, si faceva via via sempre più limpido.
   
 
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