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Autore: franci893    20/03/2017    5 recensioni
Battaglia di Hastings, 1066: Guglielmo il Conquistatore sconfigge il re dei Sassoni e viene incoronato re d'Inghilterra. Una volta confiscate le terre ai nobili sassoni, le concede ai suoi cavalieri come ricompensa. Tristyn Le Guen, secondogenito di un conte bretone, riceve in cambio dei servigi offerti un piccolo feudo in Northumbria, regione fredda e montuosa al confine con il regno di Scozia.
Tristyn pensa che ora la strada sia tutta in discesa, ma governare un castello sarà veramente così semplice come pensa?
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Medioevo
Capitoli:
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18.
 
 
Tristyn era un uomo di parola.
Una violenta bufera di neve aveva imperversato per giorni interi per cui, non appena un raggio di sole fece capolino attraverso la spessa coltre di nubi, decise di partire e porre fine a quella commedia, a cui involontariamente lui stesso aveva dato seguito.
Nei giorni precedenti la tentazione di infrangere la promessa fatta alla moglie era stata forte, ma c’era sempre stato qualcosa che lo aveva trattenuto: orgoglio, senso dell’onore oppure, e probabilmente questo era il vero motivo, solo puro egoismo. Non riusciva a togliersi dalla mente la promessa che era riuscito a strapparle, e se da una parte trovava ripugnante di averla finalmente fatta capitolare con uno sporco ricatto – perché di questo si trattava, in fondo – dall’altra una voce nella sua testa gli ricordava costantemente quando fosse stato comprensivo con lei, lasciandole tempo e spazio prima di sentirsi pronta a concedersi a lui. Non era forse arrivato il momento di prendersi ciò che gli spettava di diritto?
Con la testa assillata da questi pensieri, quella mattina era sceso presto nelle stalle e aveva iniziato a preparare tutto l’occorrente per il viaggio: aveva nevicato molto nei giorni precedenti e, sebbene la neve avesse ormai fatto presa sul terreno, c’era sempre il rischio che il peso dei cavalli potesse incrinare il sottile manto ghiacciato.
- Quando tornerete? – gli chiese Stefan, mentre lo aiutava a sellare il suo baio.
- Il più presto possibile. Da quello che ho capito, il posto che cerchiamo non è molto lontano da qui, saranno poco più di tre miglia. Se ci sbrighiamo e il tempo non peggiora, saremo a casa prima che faccia buio.
- E se non dovesse essere così?
Tristyn legò con uno strattone il sottopancia del cavallo, assicurandosi di averlo stretto a sufficienza.
- In quel caso, non veniteci a cercare prima che faccia giorno. I boschi pullulano di lupi e briganti e le temperature sono gelide durante la notte – afferrò l’arco e la faretra, legandoseli alla schiena.
Aveva la spada con sé ma era meglio essere prudenti.
- E voi cosa farete? – protestò Stefan, preoccupato.
- Ce la caveremo.
- Non mi sembra una buona idea, se…-
- E’ un ordine, Stefan. So badare a me stesso, e ho più bisogno di te qui che a zonzo per i boschi. Sono stato chiaro? – chiese, in tono fermo.
L’amico rispose con un cenno affermativo del capo.
- Molto bene. Ora, per favore, fa’ chiamare Lynn e dille di sbrigarsi. Non ho tempo da perdere.
Un rumore di passi risuonò alle sue spalle.
- Sono pronta, milord.
Sua moglie gli lanciò un’occhiata fredda da sotto il mantello di lana scura.
Porse una mano a Stefan e con un balzo montò in sella.
- Fai aprire i cancelli – ordinò Tristyn, salendo in groppa al suo cavallo – resta al mio fianco e non allontanarti per alcun motivo, intesi? – disse, rivolgendosi alla moglie.
- Come desideri – fu la risposta cupa.
Sembrava arrabbiata.
Si sentì invadere da un impercettibile moto di sollievo nello scoprirlo: era molto più facile gestirla quando era combattiva piuttosto che quando si mostrava nella sua fragilità. Perché in quel caso, per quanto lui si sforzasse, non aveva nessun potere su di lei. Nessuno.
 
*
 
Un soffice manto bianco aveva ricoperto l’intera vallata, nascondendo alla vista le strade e i tracciati dei sentieri che si snodavano qua e là lungo le alture circostanti. Tuttavia, durante la sua infanzia Lynn aveva trascorso innumerevoli giornate a cavalcare assieme al fratello in mezzo ai prati e ai boschi che circondavano il castello, e li conosceva a tal punto che sarebbe riuscita ad orientarvisi anche ad occhi chiusi. La neve poteva nascondere i segnali più visibili, ma c’era sempre qualche indizio nascosto che indicava la via da seguire: un avvallamento di neve sotto il quale giaceva, sopito, un ruscello; un albero solitario che delimitava il crocevia tra due strade maestre; le alture, silenziose vedette verso nord, che costeggiavano la via verso la Scozia.
Mentre osservava quel paesaggio sconosciuto ma allo stesso tempo familiare, Lynn lanciava di tanto in tanto qualche occhiata al marito: procedeva silenzioso al suo fianco, senza dire una parola.
La ragazza sapeva che era ancora arrabbiato con lei. Dalla loro ultima discussione suo marito aveva cercato di evitarla nei limiti del possibile. Trascorrere le notti all’interno della loro stanza matrimoniale, in cui di solito si respirava un’atmosfera tranquilla, era stato un incubo e più di una volta Lynn era stata tentata di andare da lui per dirgli che aveva cambiato idea. Per la prima volta da quando lo conosceva, si era resa conta di quale potere suo marito avesse su di lei: se prima avrebbe fatto carte false pur di stuzzicare il suo caratteraccio, anche solo per il gusto di farlo, ora non sopportava di vederlo così furibondo con lei.
Gli mancava raccontargli la sua giornata mentre erano sotto le coperte o anche solo rannicchiarsi contro di lui durante la notte. Com’era possibile che fosse diventata così debole, tutto d’un tratto? Lynn provava disgusto verso se stessa, ma sapeva bene quale fosse il motivo dietro questo suo cambiamento; volente o nolente, in tutti quei mesi insieme, si era affezionata a Tristyn, accidenti a lui!  
Ed era stata anche disposta a diventare finalmente sua moglie, ma questo prima che tornasse ad essere quell’uomo freddo e scontroso che tanto aveva detestato all’inizio. Lynn sapeva cosa gli aveva promesso e ora temeva di non essere in grado di mantenere la parola data, ma sapeva che stavolta non avrebbe potuto tirarsi indietro. Tristyn aveva dimostrato grande pazienza, e probabilmente si era ormai quasi esaurita. Negarsi ora avrebbe solo peggiorato le cose tra loro.
Un uccellino fece capolino dai rami spogli degli alberi, quasi volesse salutare il loro passaggio, facendola sorridere nonostante la cupezza dei suoi pensieri.
Arrivarono alla vecchia quercia solitaria e si inoltrarono nel sottobosco: i raggi di sole giocavano con i rami ricoperti di ghiaccio, creando una moltitudine di ricami luminosi che facevano risplendere il paesaggio circostante al punto tale da farlo sembrare un mondo onirico e fatato.
In breve tempo, uscirono dalla boscaglia e giunsero alla radura in cui, nascosta dalla neve, si ergeva la casupola di pietra meta delle sue peregrinazioni.
- Manca molto? – le chiese Tristyn, spezzando il silenzio che regnava tra loro.
- No. Basta seguire quel sentiero e arriveremo a destinazione. Ci sono alcuni alberi di betulle a ridosso di una parete rocciosa poco lontano da qui – attenta a non inciamparsi nelle gonne, Lynn balzò giù da cavallo, afferrò le redini e si mise in marcia.
- Che cosa stai facendo?
- E’ meglio proseguire a piedi, il sentiero è piuttosto ripido e con il ghiaccio lo è ancora di più.
- Non mi sembra una buona idea – disse lui.
Lynn sentì il sangue ribollirle nelle vene. Oh, che se ne andasse al diavolo!
- Puoi sempre restare qui, se vuoi – lo sfidò.
Un lampo passò negli occhi di Tristyn.
Senza aggiungere altro, si lasciò cadere da cavallo e la seguì.
 
*
 
Se c’era una cosa che Tristyn non sopportava, quella era l’insolenza.
Per un soldato, essere ligi agli ordini di un superiore era un dovere imprescindibile, e sebbene da ragazzo fosse stato considerato una testa calda, con il tempo aveva imparato a reprimere il suo lato più impetuoso e a seguire quanto gli era ordinato; per forza di cose, una volta diventato comandante, aveva preteso lo stesso dai suoi uomini.
Evidentemente, la sorte aveva voluto prendersi gioco di lui, facendogli sposare una donna che definire insolente era un eufemismo. Ogni volta che leggeva quel luccichio di sfida nei suoi occhi gli veniva la tentazione di strozzarla con le sue stesse mani, eppure era anche una delle caratteristiche che più gli piacevano di lei. Non c’era niente di scontato nel loro rapporto e di una cosa ormai Tristyn era sicuro: non si sarebbe mai annoiato con lei.
Ora bisognava solo capire se quella fosse una buona o brutta notizia.
Ci misero molto più tempo del previso ad arrivare a destinazione: il sentiero era scomparso sotto uno strato di neve ghiacciata e dovettero portare su a forza i cavalli, poco propensi ad inerpicarsi lungo quel pendio scosceso e scivoloso. Quando finalmente arrivarono in cima, davanti a loro si aprì uno spiazzo sormontato da alte e frastagliate pareti rocciose, sotto alle quali si stagliavano alcuni alberi di betulla. Il terreno era coperto di neve fresca, nascondendo buche e avvallamenti del terreno, per cui proseguirono con cautela.
- Eccoli qua! – esclamò sua moglie, soddisfatta.
Afferrò una sacca, se la mise a tracolla e si diresse saltellando verso la zona più ombrosa e umida della radura.
Tristyn legò i cavalli e la seguì, incuriosito suo malgrado.
Si accucciò di fianco a lei e la vide staccare dai tronchi dei piccoli ammassi spugnosi.
- Quindi sono questi i famosi licheni? – chiese, stupito.
- Già. Non hanno un bell’aspetto eppure hanno molte proprietà. Grazie a questi, Briain guarirà completamente – un sorriso aveva disteso i lineamenti di Lynn, e in quel momento Tristyn sentì dissolvere l’irritazione che lo aveva accompagnato per tutto il viaggio.
Gli piaceva vederla felice. Voleva che fosse felice.
- Che cosa c’è? – gli domandò lei.
- Nulla – si alzò in piedi, impressionato da come quel pensiero gli avesse fatto venire i brividi – vado a controllare i cavalli – mormorò.
Lynn gli lanciò un’occhiata perplessa, ma per fortuna non gli fece domande a cui non avrebbe saputo rispondere. Tornò dagli animali e si assicurò che i finimenti e le briglie fossero stretti a sufficienza, dopodiché li portò ad abbeverarsi ad un ruscello poco lontano; fortunatamente, era stato in parte risparmiato dal ghiaccio, grazie anche alla sua posizione riparata e alle rocce che lo circondavano, e l’acqua cristallina scivolava via con leggerezza tra i massi coperti di neve.
Se fosse stato solo, a Tristyn non sarebbe dispiaciuto esplorare i dintorni: da quando era arrivato a Welnfver, aveva avuto poco tempo a disposizione, e le volte in cui si era addentrato nei boscosi pendii inglesi era stato troppo concentrato a cercare briganti, sassoni in agguato o mogli in fuga.
E a proposito di moglie in fuga…accidenti!
Dopo aver legato nuovamente i cavalli, tornò sui suoi passi e si diresse verso l’insenatura sotto la roccia. A quell’ora Lynn avrebbe dovuto aver raccolto tutto ciò che le serviva, o almeno così sperava. Raggiunse in fretta il punto in cui l’aveva lasciata, ma Lynn sembrava scomparsa.
- Lynn? – la chiamò, con voce calma.
Attese una risposta, che però non arrivò. Il bosco si muoveva quieto attorno a lui, ignaro del suo stato d’animo sempre più preoccupato. Probabilmente si era solo allontanata per qualche istante, non c’era da temere. O almeno così sperava, e in ogni caso le avrebbe tirato il collo non appena fosse tornata! Quella donna cocciuta! Andarsene in giro per i boschi come nulla fosse!
- Questo è l’ultima volta che mi faccio convincere, lo giuro! – borbottò tra sé e sé.
Attese ancora, per un tempo interminabile, a suo parere, ma di sua moglie nessuna traccia.
Ora iniziava a preoccuparsi.
- Lynn? Dove sei? – gridò, stavolta con un tono meno deciso.
Un rumore alle sue spalle attirò la sua attenzione.
Si girò di scatto, giusto in tempo per finire sommerso da un improvviso cumulo di neve.
 
*
 
Nascosta sul crinale della radura, Lynn rise, soddisfatta della riuscita del suo piano, e si sporse per guardare fiera il risultato ottenuto. Quando suo marito finalmente la scorse, mezzo sepolto dalla neve fresca, le lanciò un’occhiata che avrebbe fatto prendere fuoco all’intera foresta.
Non disse nulla, mentre scompostamente si metteva in piedi e cercava di darsi una sistemata, il volto pallido e tirato.
- Era solo uno scherzo – gli disse, sporgendosi dal suo rifugio e accennando un sorriso riparatore.
Tristyn non rispose.
- Suvvia, non ho fatto nulla di male. Non puoi essertela presa solo per questo! – rincarò.
Suo marito fece un respiro profondo, prima di rivolgerle la parola.
- Se fossi in te, non aggiungerei un’altra parola. Scendi di lì subito!
Lei alzò gli occhi al cielo. Quanto era drammatico!
- Non si può nemmeno scherzare – sbottò, tra sé e sé.
- Ti ho ordinato di scendere! – la riprese Tristyn, in tono duro.
Ora sembrava veramente arrabbiato. Lynn decise di cambiare atteggiamento.
- Va bene, arrivo – si alzò e iniziò cautamente a scendere il pendio.
Bella mossa Lynn! Com’era il tuo proposito di diventare una moglie perfetta ed obbediente?
Arrivò nella radura titubante.
- Forse…forse ho un po’ esagerato, mi dispiace io…- si zittì nel momento stesso in cui una palla di neve la colpì in pieno petto. Ma cosa…
Si accucciò giusto in tempo per evitarne un’altra.
A pochi metri da lei, Tristyn la osservò, sogghignando.
- Tu! Non ci posso credere! Mi hai ingannato! – lo accusò, irritata per essersi fatta prendere in giro in modo così prevedibile.
- Io ti ho solo detto di scendere, non ho aggiunto altro – le rispose serafico.
Prima di lanciarglisi contro e dirgliene quattro, Lynn si fermò ad osservarlo: c’era qualcosa di diverso in lui, sembrava…divertito?
- Davvero? – chiese, più a se stessa che a lui.
Il grande condottiero normanno, sterminatore di eserciti interi, si divertiva a giocare a palle di neve?
- Non mi piace il modo in cui mi stai guardando – le disse, facendo un passo verso di lei.
- Non ti sto guardando in nessun modo – rispose, ma non riuscì a trattenere un sorrisetto.
- Invece sì, e non mi piace per niente. Non muoverti da lì – ribatté.
Lynn si appoggiò con noncuranza contro il tronco di una betulla, mentre suo marito avanzava verso di lei. Si ritrovarono a pochi centimetri di distanza l’uno dall’altra. Tristyn aveva le guance arrossate e gli occhi splendenti.
- Per una volta hai obbedito ad un ordine – mormorò soddisfatto. Si chinò verso di lei, con delle molte chiare intenzioni, ma in quel momento Lynn si divincolò con uno scatto e la neve in cima all’albero gli finì rovinosamente addosso.
- Ci sei cascato di nuovo! – esclamò la ragazza, prima di darsi alla fuga.
Iniziò a correre attraverso il bosco, disseminato di piccole depressioni e dolci avvallamenti coperti di neve fresca che la rallentavano notevolmente; la ragazza sapeva che presto il marito l’avrebbe raggiunta, ma l’euforia le attraversava il corpo come se l’avesse colpita un fulmine, e non avrebbe potuto fermarsi.
Dio, da quanto tempo non si divertiva così?
Con il respiro affannoso, si fermò un istante e in quel momento Tristyn la raggiunse, tirandola a sé e facendo cadere entrambi nella neve farinosa.
- Mi arrendo! Mi arrendo! – esclamò lei, tra le risate.
Le braccia sospese sopra di lei per non caderle addosso, suo marito scosse la testa.
- Tu sei tutta matta! – le disse, mentre riprendeva fiato.
- Avresti dovuto vedere la tua faccia – lo prese in giro, affannata quanto lui.
Tristyn alzò gli occhi al cielo e poi si lasciò cadere di fianco a lei.
Mentre il respiro si acquietava, fissarono il cielo terso sopra di loro, le nuvole che si rincorrevano l’una con l’altra, qualche uccello che piroettava libero nell’aria.
Lynn aveva quasi paura a parlare, certa che avrebbe rovinato la bellezza di quel momento.
Si sentiva libera, piena di energie e…felice.
- Sarà meglio andare – disse Tristyn, dopo un po’, mettendo fine a quella piccola parentesi di pace.
Lei sapeva benissimo cosa l’aspettava una volta tornati a casa, ed era divisa tra un senso di anticipazione e il puro terrore: il giorno prima delle nozze Tess le aveva spiegato a grandi linee quello che avrebbe dovuto aspettarsi e onestamente, da quello che aveva intuito, non credeva che quell’atto potesse essere più di tanto piacevole. Eppure aveva fatto promessa, e voleva essere una buona moglie per Tristyn. Glielo doveva.
- Tutto bene? –
Suo marito la stava osservando, pensoso.
Lei annuì, sforzando di disegnare un sorriso sulle labbra tirate.
Tristyn le si avvicinò, scrutandola come se stesse cercando di leggere dentro la sua mente; il suo sguardo era così penetrante che lei aveva quasi paura che ne fosse capace.
Dio, era davvero un uomo attraente. All’inizio non ci aveva fatto caso, presa com’era dal castello e dal difendere il suo onore e la sua gente, ma da quando si erano sposati più di una volta aveva sorpreso se stessa a sbirciare in direzione del marito. Un uomo del genere sicuramente aveva avuto un gran numero di donne nel suo letto, e se lei non fosse stata all’altezza? Lynn era una ragazza molto competitiva e, anche in questo frangente, sentiva di voler dare il massimo, anche se non aveva idea di come fare. Oh, perché Tess non le aveva dato qualche dettaglio in più?
- Lynn, cosa c’è che non va? –
La ragazza alzò lo sguardo e si accorse di essersi nuovamente persa nei suoi pensieri.
- Sto bene – balbettò, scostandosi e incamminandosi verso i cavalli.
Si stava comportando come una stupida! Avrebbe quasi voluto che quell’incubo fosse già finito, perché l’attesa la stava uccidendo!
In silenzio, recuperarono le loro cavalcature e iniziarono a scendere lungo il pendio: il sole era stato offuscato da nubi grigie e il bosco era caduto in un’oscurità precoce, quasi si fosse addormentato di colpo. Tristyn guidava il gruppo mentre Lynn procedeva con cautela, messa in difficoltà sia dal terreno accidentato sia dai continui scartamenti della sua puledra; qualcosa la stava turbando ma lei non riusciva a comprendere di cosa si trattasse. Se ne rese conto quando, poco prima di arrivare alla radura, un animale le si parò di fronte, schizzando fuori dal sottobosco con una corsa inferocita, quasi la stessa aspettando al varco. Lynn non fece nemmeno in tempo a reagire che il cavallo strattonò le redini con forza, liberandosi dalla sua presa e facendola cadere a terra.
- No, aspetta! – urlò la ragazza, la testa che le girava per quello scatto improvviso.
Il rumore degli zoccoli si fece sempre più distante, fino a sparire del tutto.
- Maledizione! – inveì, mettendosi in piedi.
Afferrò un bastone e lo brandì con forza, guardandosi intorno alla ricerca del suo assalitore: si aspettava di trovarsi di fronte un lupo o qualche altra fiera selvatica, ma il bosco sembrava essere tornato alla sua innaturale calma invernale.
- Lynn! – la figura di suo marito emerse tra gli alberi e solo a quel punto la ragazza sentì l’adrenalina abbandonarla. Si accasciò contro un albero, esausta.
- Che cos’è successo?- le chiese – dov’è il cavallo?
- E’ scappato – balbettò lei – qualcosa….un animale, credo, è sbucato all’improvviso e lo ha spaventato. Ma non sono riuscita a vedere cosa fosse, non lo so…
- D’accordo, calmati adesso. Respira profondamente – con cautela la strinse tra le braccia, stando attenta a non stringerla con troppa forza.
- Voglio andare a casa – bisbigliò lei, la voce soffocata contro il suo petto – ti prego, portami a casa.
 
*
 
Quando aveva percorso la prima volta quel sentiero, Tristyn non aveva fatto troppa attenzione alla lunghezza del tragitto, complice la voglia di tornare al castello o la semplice distrazione; ora, al calar della sera e con un peso sulle spalle, vedeva le cose in una prospettiva del tutto diversa.
Dopo essere riuscito a calmare Lynn ed essersi assicurato che non si fosse rotta nulla, se l’era caricata sulla schiena e si era messo in marcia; all’inizio, com’era prevedibile, sua moglie aveva protestato ma, presto, la stanchezza aveva avuto la meglio e si era addormentata placidamente contro di lui, rendendo il suo compito ancora più faticoso e complicato. Quella banale escursione lo aveva stancato più di quanto credesse possibile, e non vedeva l’ora di uscire da quel dannato bosco!
Aveva già deciso che quella notte non sarebbero tornati al castello: la notte stava scendendo rapidamente ed entrambi erano troppo sfibrati per rimettersi in viaggio, anche solo per poche miglia. Quando arrivarono alla radura, era già buio e la sagoma del vecchio capanno si intravedeva a malapena; il suo cavallo era legato poco distante, in un luogo riparato, e sembrava tranquillo.
- Sveglia Lynn, siamo arrivati – le disse, fermandosi davanti alla porta chiusa e facendola scivolare giù dalle sue spalle. Anche se piccolina, non si poteva dire che fosse leggera come una piuma!
Una volta dentro il capanno, Tristyn si affrettò ad accendere un fuoco nel piccolo focolare e subito una tenue luce aranciata rischiarò l’ambiente circostante; sorrise al ricordo di quella serata interminabile in cui, pochi mesi prima, era andato a cercarla nei boschi e si era preso una bastonata in testa come ringraziamento. Sentì sua moglie sedersi accanto a lui.
Non era cambiato nulla dall’ultima volta in cui erano stati lì, eppure era cambiato tutto tra loro e negli ultimi tempi Tristyn si era accorto di quanto, ormai, reputasse la presenza di Lynn attorno a lui: nonostante fosse testarda, ribelle, e con qualche rotella fuori posto, era riuscita a farsi spazio nella sua vita, molto più di quanto lui desiderasse, eppure non era riuscito a fermarla.
Non ci aveva nemmeno provato, se voleva essere onesto con se stesso.
Si voltò verso di lei e si accorse che si era accoccolata davanti al fuoco, gli occhi chiusi e un’espressione rilassata sul volto: come aveva previsto, era crollata di nuovo. Stando attento a non svegliarla – ma, conoscendola, era un rischio piuttosto labile – la liberò dal mantello bagnato e la depose su delle vecchie coperte di lana abbandonate sul pavimento. Lei borbottò qualcosa, ma non si svegliò. Dopo aver alimentato il fuoco, Tristyn si liberò delle vesti umide, restando solo con la camicia addosso, e si coricò accanto a lei, stringendola a sé come non faceva da giorni; soddisfatto, si addormentò.
 
*
 
Lynn non ricordava perché si fosse svegliata.
Il momento prima era immersa in un sonno profondo e quello dopo osservava, con gli occhi spalancati, le braci semispente nel focolare. Dietro di lei, suo marito dormiva tranquillo.
Liberandosi dalla sua stretta, la ragazza buttò alcuni ciocchi sul fuoco e le fiamme tornarono a brillare, illuminando il locale: tutto era al suo posto, come sempre, persino l’odore di chiuso mescolato a quello delle erbe aromatiche lasciate a riposo. Di solito il capanno era l’unico luogo in cui riuscisse a stare in pace con se stessa, ma in quel momento si sentiva agitata, mentre cercava disperatamente di ricordare cosa fosse successo nei suoi sogni, poco prima, qualcosa di così importante che l’aveva fatta svegliare di soprassalto, senza però lasciare tracce nella sua memoria.
Inquieta, sgusciò fuori dalla porta e inspirò una boccata d’aria fresca: la neve brillava alla luce della luna, e il bosco attorno a lei era silenzioso e immobile; un gufo bubolò nella notte, come infastidito dalla sua presenza. Tutto era tranquillo, persino il cavallo sonnecchiava indisturbato, eppure lei aveva la sensazione che ci fosse qualcosa di strano nell’aria. Forse era solo un’impressione, oppure era impazzita definitivamente ed era una possibilità non da escludere.
Sentì un fruscio alle sue spalle.
- Che cosa succede, Lynn? – le chiese suo marito, facendola voltare verso di lui.
Aveva uno sguardo cupo e attento, e nella mano destra teneva stretta l’impugnatura della spada.
- Niente, avevo solo bisogno di un po’ d’aria.
Lui si guardò intorno, scrutando il bosco nella notte.
- Meglio che vada a controllare – disse. Fece per passarle davanti ma lei lo fermò.
- Non è necessario, non c’è nessuno qua fuori.
- Preferisco andare a controllare, tu torna dentro e aspettami qui.
Una strana inquietudine, senza alcuna giustificazione logica, si impadronì di lei.
- Non andare, resta qui! Per favore! – lo pregò.
Lui la guardò, senza capire.
- Non starò via a lungo, voglio solo…- un rumore nel bosco lo fece sussultare.
Entrambi trattennero il respiro, fino a quando non sentirono un lamento lontano.
- Era solo un gufo – bisbigliò lei – torniamo a dormire, adesso.
Poco convinto, Tristyn chiuse la porta alle loro spalle e la raggiunse, distendendosi di nuovo accanto a lei. Lynn chiuse gli occhi, cercando di nuovo l’oblio del sonno ma non riusciva ad addormentarsi. Quella strana inquietudine non l’abbandonava, e il fatto di sentire il corpo forte del marito dietro di sé, di solito così tranquillizzante, non l’aiutava.
- Non stai dormendo – mormorò lui.
- Non ci riesco.
- Che cosa c’è che non va?-
- Non lo so.
La ragazza si voltò verso di lui. I suoi occhi azzurri la stavano osservando, pensierosi e ipnotici, mentre le accarezzava dolcemente la schiena per calmarla.
Restarono così per un tempo incalcolabile, o almeno così le sembrò.
- A cosa stai pensando? – gli chiese.
- A niente.
- Questo è impossibile. Si pensa sempre qualcosa.
Senza accorgersene, si era avvicinata ancora di più a lui e poteva sentire distintamente il battito tranquillo del suo cuore contro il suo petto.
Lui sorrise, scuotendo lievemente la testa.
- Ti senti meglio?
Lei annuì.
- Prova a dormire, allora.
- Non voglio dormire.
Tristyn le lanciò un’occhiata penetrante che la fece arrossire.
Facendosi coraggio, si mise a sedere e iniziò a sfilarsi il vestito, sentendo lo sguardo del marito fisso su di sé. Le tremavano le braccia dall’agitazione ma in qualche modo riuscì a liberarsi dall’abito, rimanendo con addosso solo una sottile tunica in cotone.
- Che cosa stai facendo? – le chiese.
- Mantengo la mia promessa – rispose, cercando di assumere un tono tranquillo, anche se dentro si sentiva morire per l’agitazione.
- Lynn…- a quanto pare lo aveva lasciato senza parole, per una volta.
La scrutò con attenzione, e lo vide arrossire leggermente.
Fece per sfilargli la camicia ma lui la fermò.
- Non devi farlo.
- Ma avevi detto…-
- Lo so, io…- prese un bel respiro – io non voglio obbligarti a fare niente che tu non voglia.
Lynn lo guardò interdetta: stava dicendo sul serio? Avrebbe dovuto esultare, eppure non ci riusciva: aveva aspettato troppo a lungo questo momento, e sapeva che rimandarlo avrebbe solo peggiorato le cose. Era una donna adulta, no? Doveva imparare ad assumersi le sue responsabilità, e lei voleva davvero essere una brava moglie per Tristyn.
- Non mi stai obbligando – rispose.
Con presa ferma, afferrò la camicia e gliela sfilò dal collo, non senza qualche difficoltà.
Non l’aveva mai visto nudo, prima, e rimase senza fiato nell’osservarlo per la prima volta così da vicino. Era davvero un uomo attraente. Iniziò a sentirsi piuttosto accaldata.
Con cautela gli si sedette in grembo e iniziò ad accarezzargli piano il petto, la gola, le braccia muscolose che l’avevano tenuta stretta innumerevoli notti nell’oscurità della loro stanza. La pelle sotto le sue dita era bollente e, ogni volta che lo sfiorava con le sue carezze, sentiva il suo respiro accelerare, tuttavia suo marito rimase immobile, lasciando che lei prendesse confidenza con il suo corpo.
- La prima volta che ti ho visto ho pensato che fossi l’uomo più spaventoso che avessi mai incontrato – disse, seguendo con le dita il contorno delle sue spalle – se me l’avessero detto, non avrei mai creduto che avrei sposato un uomo come te.
Sentì le mani di lui afferrarla delicatamente per i fianchi, quasi avesse paura che scappasse da un momento all’altro.
- Invece, sono contenta di averti sposato. Sei burbero, ma sei sempre stato buono con me, e con la mia gente. Sei veramente un brav’uomo, Tristyn Le Guen.
Lui la zittì con un bacio prima che potesse aggiungere altro, stringendola a sé, con forza e delicatezza insieme, e lei si lasciò cullare in quell’abbraccio. Le era mancato sentirlo così vicino.
Quando si staccarono, erano entrambi a corto di fiato.
- Dio, Lynn, tu non hai idea di cosa mi fai – mormorò lui, coprendole il viso e la gola di baci leggeri, prima di scendere verso il seno. La baciò attraverso la stoffa leggera, e lei non riuscì a fare altro che restare immobile, il respiro affannato e il cuore che le batteva all’impazzata. Non sapeva che cosa fare, ma non voleva nemmeno interrompere quello che le stava facendo. Impacciata, gli accarezzò la testa.
Tristyn alzò il capo, lo sguardo acceso come mai l’aveva visto prima.
- Lynn, guardami.
Tristyn le prese il viso tra le mani, accarezzandole le tempie con i pollici.
- Sei bellissima – mormorò, baciandola di nuovo. Le sue mani la sfiorarono ovunque, e ben presto anche lei iniziò a sentire il desiderio di toccarlo allo stesso modo, con la medesima passione e frenesia.
Inaspettatamente, una sensazione di freschezza le lambì la pelle: la tunica non c’era più.
Imbarazzata, cercò di coprirsi con le mani ma suo marito la fermò.
- Tristyn, io…- balbettò. Come aveva fatto a non accorgersi di quello che stava facendo?
- Va tutto bene. Stai tranquilla. Respira.
Se la fece sedere in grembo, tenendola stretta e affondando il viso nei suoi capelli.
- La prima volta che ci siamo incontrati– disse, piano – ho pensato non avevo mai visto una ragazza così bella in vita mia. E che volevo averti, ad ogni costo.
- Credevo volessi uccidermi – mormorò lei, lanciandogli un’occhiata sardonica.
- Solo quando hai aperto bocca – la prese in giro, afferrandole le mani prima che potesse colpirlo – ma dopo ho imparato ad apprezzare la tua lingua tagliente. Il tuo coraggio. La tua onestà – le accarezzò piano il volto – non ti farei mai del male Lynn, te lo giuro sulla mia vita.
- Lo so.
Stringendogli le braccia attorno al collo, lo baciò, cercando le sue labbra calde ed esperte.
Senza interrompere il contatto tra loro, l’adagiò sulle coperte e la coprì con il suo corpo.
- Ti fidi di me? – le chiese.
Lei annuì, nascondendo il viso nella curva del suo collo.
Tristyn fu delicato con lei, ma l’esperienza si rivelò traumatica come si era aspettata che fosse, e dovette fare appello a tutto il suo coraggio per non mettersi a piangere come una bambina.
Lui rimase immobile, lasciandole il tempo di abituarsi e baciandole piano il volto, le palpebre, le labbra per confortarla. Lynn lo strinse forte a sé, e solo allora Tristyn si lasciò andare.
Fu un susseguirsi di emozioni contrastanti che la lasciarono esausta e senza fiato, e quando tutto fu finito, si ritrovò accoccolata contro di lui, la testa sul suo petto mentre il respiro di entrambi si acquietava. Prima di addormentarsi, un pensiero fugace come un lampo le attraversò la mente.
Ti amo Tristyn.


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Ciao a tutti! 
Lo so, sono passati mesi e io sono sempre in ritardo, e mi dispiace tantissimo di questo! 
Questo capitolo mi ha messo alla prova molto più di quanto pensassi, l'ho riscritto e pensato più volte senza riuscire a trovare quello che cercavo; so che per un lettore è orribile dover aspettare così tanti mesi da un aggiornamento all'altro, però credo sia giusto mettere il massimo impegno quando si scrive una storia, affinché sia coerente e credibile. Non so se la mia lo sia, ma io ci provo, purtroppo mi porta via molto più tempo di quanto vorrei. Spero ci sia ancora qualche lettore in giro disposto a perdonare i miei ritardi stratosferici e a seguire ancora la storia :)
Niente, spero che il capitolo vi piaccia, grazie a tutte le persone che in questi mesi hanno letto, recensito e inserito la storia tra le seguite, grazie di cuore! Non faccio promesse sulla tempistica perché non le manterrei, però vi assicuro che la storia avrà una fine, spero prima che poi, ma sicuramente non ho intenzione di abbandonarla!

Un bacione
Francesca

 
   
 
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