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Autore: DonnieTZ    20/03/2017    4 recensioni
[Destiel] [Dystopian!AU]
In un universo in cui tutto è controllato - perfino l'arte e le relazioni - si racconta della leggendaria connessione che collega le anime gemelle quando esiste la possibilità concreta che il loro amore si realizzi. Cas, con la sua fede nel rigido sistema che governa tutto, è un pittore solitario; la voce che improvvisamente sente una sera qualsiasi, invece, è quella di Dean, un cantante che il sistema lo odia.
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Avrebbe voluto essere in grado di chinare la testa, di sottostare alle regole, ma c'era qualcosa nella sua anima che non voleva saperne. C'erano passioni e tormenti e incubi dietro le palpebre quando arrivava l'alba e lui andava a dormire. Cantare rendeva tutto così evidente da fare quasi male. Ma quella sera c'era il vago pensiero di dover ricacciare indietro la malinconia, perché non era solo a sentirla vibrare nella mente.
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Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana.
Genere: Angst, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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3. Sinfonia in verde

Cas si avvicinò al piccolo schermo sulla parete dello studio e fece scorrere il polso sul lettore, mimando il gesto necessario ad aprire le chiamate. Selezionò la persona con cui voleva parlare fra la lista dei suoi clienti e registrò il messaggio: il quadro era terminato; doveva solo asciugarsi e in una settimana poteva essere ritirato.
Si abbandonò sull'alto sgabello, dopo, e adocchiò le due tele bianche che lo aspettavano – il ritratto di un gatto per un'anziana signora e un paesaggio cittadino per un impresario snob che di arte non capiva nulla –, ma si sentiva svuotato, come se tutte le energie sprecate a pensare all'opera appena terminata fossero defluite. Entrambi i soggetti non erano fra i suoi preferiti, ma le persone lo cercavano perché trasformava le loro richieste in scie vibranti di colore fra il figurativo e l'astratto, in un modo che era tutto suo. Come vedeva il mondo, così lo dipingeva.
Con la mente si spinse alla ricerca di Dean, chiedendosi se fosse già a letto.
Sono a letto. Tecnicamente.
“Non dormi?”
Mh, non ancora.
“Benny, il ragazzo a cui stavi pensando, dov'è ora?”
Ci hai girato attorno, eh?
“Non devi farmelo sapere, se non vuoi.”
Non credo di poterti nascondere molto, vista la situazione.
I ricordi che lo riguardavano divennero chiari per Cas, come se si stessero riversando in lui direttamente dalla mente di Dean. Fino ad un istante prima gli erano sembrati nebulosi, come imprigionati da una fitta nebbia di negazione.
Pensò a Benny, all'incontro nel locale dove Dean aveva cantato la sera prima, ma molti mesi indietro. Pensò a bevute condivise, a parole scambiate, esperienze raccontate con la sorpresa di trovare qualcuno di affine ad ascoltarle. E poi permessi usati per vedersi, i primi baci ruvidi, l'idea di strappare alla vita quel poco di felicità che fosse possibile racimolare. Alla fine, quando Dean aveva richiesto l'ennesimo permesso, lo schermo gliel'aveva negato con un avviso in rosso. Niente più visite, niente più contatti con Benny. Non solo, niente più permessi di nessun tipo se non quelli per il lavoro.
“Dean, mi dispiace.”
Nah, cose che capitano quando si fanno le stronzate che faccio io. Mi hanno detto che potrò ottenere di nuovo i permessi per vedere tutti se mi sistemerò con una compagna. Beh, tutti escluso Benny.
“Per Sam? Tuo fratello?”
L'immagine vaga di un ragazzo dai lunghi capelli baluginò nell'oscurità, per poi sparire.
E Bobby. Quando mio padre non è stato considerato un genitore adeguato, sono stato affidato a lui insieme a Sam. Sua moglie era morta. Sai come funzionano queste cose dei nuclei familiari. Ordine e equilibrio. Equilibrio e ordine.
“Ma gli vuoi bene. In questo caso ha funzionato.”
È un vecchio brontolone, ma è la mia famiglia.
Cas pensò alla sua di famiglia. A come il sistema delle vocazioni e dei mestieri avesse finito per salvarlo da una carriera in politica o nell'esercito, le uniche due cose in cui la sua famiglia sembrava eccellere.
È per questo che ti piace? Il sistema, dico.
La domanda di Dean si insinuò fra i pensieri lievemente amari di Cas, concretizzando una verità che aveva sempre conosciuto, ma su cui non si era mai soffermato.
“In parte, sì. Mi ha risparmiato un futuro che non sarebbe stato idoneo.”
Idoneo.
Cas lo sentì quasi ridacchiare, insonnolito, come se quella parola fosse una battuta divertente. La usavano per tutto, lì: i permessi, le carriere, le famiglie. Tutto doveva essere idoneo e il concetto aveva finito per imprimersi nella mente di Cas.
“Adatto, calzante...”
Sì, Cas, ho capito.
Dean sembrò ancora più divertito, con estrema confusione dell'altro. In qualche modo, però, quella risata mentale, che non aveva suono se non il vibrare della strana spensieratezza che accompagna la stanchezza, parve a Cas qualcosa di bello.
“Benny è un uomo.”
Complimenti, Sherlock.
“Io sono un uomo.”
Sì, ho notato. Hai dei pensieri piuttosto rauchi.
Dean parve ridere ancora, senza farlo davvero, e Cas si ritrovò a sorridere senza rendersene neanche conto. Restò in ascolto per un po', quieto, seduto nel suo studio. Avvertì Dean scivolare nel sonno e venne pervaso dalla sua stessa tranquillità.
“Buon riposo, Dean” pensò.
Alla fine si alzò, afferrò una delle due tele, e tentò di mettersi all'opera.
 
Si rese conto di dover scendere a patti con la questione anima gemella quando, qualche ora dopo, il quadro – che doveva essere un gatto, come mostrava sul piccolo schermo del suo studio l'immagine che l'anziana donna si era premurata di spedirgli – divenne una sinfonia di verde. Non aveva davvero idea di cosa stesse dipingendo, non riusciva a carpire un'immagine completa, ma sapeva che riguardava Dean. C'erano angoli più scuri, sfumature che si incupivano fino a diventare nere, ma il verde smeraldo brillava al centro della composizione, come una luce lontana. Fra le pennellate cariche di colore, si poteva intuire la forma di due occhi che rimandavano il loro sguardo verso Cas.
Doveva esserci un modo per interrompere quella connessione, per riportare tutto alla normalità, solo che Cas non era sicuro di volerlo. Si rese conto per la prima volta di essersi sempre sentito solo, perché in quel momento la sua usuale solitudine strideva con la perenne compagnia dei pensieri di Dean. Anche mentre dormiva, i suoi sogni erano come un prurito del subconscio.
I pensieri d Cas presero a vagare. Se a Dean piacevano gli uomini, poteva richiedere un compagno. Non era vietato come erano vietati i rapporti occasionali, le relazioni non assegnate, quelle con qualcuno di altri quartieri o tutti gli altri motivi per cui, probabilmente, la relazione con Benny era valsa a Dean la sua libertà di spostarsi. Inoltre lui e il suo compagno potevano vedersi assegnare un bambino, qualora fossero stati ritenuti adatti ad essere genitori là dove altri avevano fallito. Però aveva parlato di compagna. E con una certa categorica convinzione.
Era una stranezza per cui Cas aveva già una spiegazione, in realtà. L'aveva percepita, e per questo aveva indugiato sul fatto di essere un uomo come lo era Benny. Dean sembrava scomodo nei suoi panni, come se quell'innata preferenza lo rendesse in qualche modo meno...
I tuoi pensieri sono fottutamente rumorosi e starei cercando di dormire.
Cas si ridestò, sbirciando l'ora. Il pomeriggio stava pericolosamente virando verso la sera e lui doveva prepararsi a rientrare. Sistemò i pennelli, lasciando la tela ad asciugare sul cavalletto.
“Scusa, Dean” pensò, sfilando la camicia macchiata.
Non sono scomodo.
“Va bene.”
Non è come sembra. Solo che non mi piace sbandierarlo, va bene? Non è qualcosa di cui vergognarsi, né di cui andare fieri. È quello che è.
“Certo, Dean.”
E poi da che pulpito. Seriamente? Anche io sono un uomo, genio, e fino a prova contraria mi senti nella tua testa.
“Puoi percepirlo da te che questo non mi crea alcun problema.”
Cas avvertì lo stomaco brontolare rumorosamente, ma lo ignorò, uscendo e passando il polso vicino al lettore con gesto secco per chiudere la porta dello studio.
Hai saltato il pranzo? Di' un po', cerchi di morire di fame?
“Ogni tanto mi capita, quando arriva l'ispirazione.”
 
Dean vide con gli occhi della mente un dipinto che non sembrava previsto e si sentì stranamente rispecchiato dall'idea che balenava nella mente di Cas.
“Mi piace il nuovo quadro. Io non ci capisco niente di arte, eh, ma mi piace.”
Grazie, Dean.
Era ancora sdraiato fra le lenzuola, nudo, con il calore del sonno appena interrotto appiccicato addosso. Non ricordava di aver sognato qualcosa in particolare, ma non si sentiva tranquillo, come se gli incubi inafferrabili si fossero lasciati dietro solo vaghe sensazioni d'inquietudine. Forse tutto quel rimuginare di Cas aveva peggiorato il suo già precario riposo. Il ragazzo sembrava farsi un sacco di problemi sul dovere, e sembrava pieno di curiosità allo stesso tempo. Da qualche parte, l'ego di Dean viveva la questione in modo piuttosto entusiasta. Troppo, probabilmente. Si tirò a sedere, scompigliato, per poi avventurarsi fino alla cucina e prepararsi uova e pancetta.
“Fame?”
Dovrò farmi consegnare la cena a domicilio. Non mi è rimasto più nulla da cucinare.
Dean ebbe un pensiero istintivo, ingovernabile, che prese forma ancor prima di essere schiacciato nel silenzio della mente.
“Puoi cenare da Ellen e restare per il concerto. Hai detto che questa storia della connessione si verifica quando si è abbastanza vicini, no? E non credo ti negherebbero un permesso. Anzi, sono certo tu ne abbia accumulati un bel po', mister cittadino modello.”
Dean restò immobile, impalato davanti ai fornelli, pietrificato dalla richiesta che aveva appena avanzato. Il cuore prese a battergli furiosamente in petto e un certo imbarazzo gli risalì fino alla punta delle orecchie.
“Dannazione, scusa. Non... non intendevo chiederti di incontrarci. Mi è solo venuto in mente ed è andato prima che...”
Non mi sembra una buona idea, Dean.
Il silenziò che seguì quella risposta si stiracchiò fino a diventare fastidioso. Poi tutto si gonfiò, esplodendo nella mente di Dean. Certo che non era una buona idea. Era un'idea del cazzo. Una tipica idea alla Dean. Non era assolutamente da fare, no. Molto meglio evitare.
Nonostante tutto, però, l'amarezza gli si allargò dentro, arrivando fino agli angoli della sua anima.
“Proprio un'idea del cazzo.”
Forse, un giorno...
“Già.”
Dean rigirò le uova, per poi sbattere tutto in un piatto e iniziare a mangiare senza ritegno. Era tipico, proprio da lui. A quanto pare era destinato a ripetere sempre gli stessi errori, in un vortice che prometteva di impiccarlo.
Dean?
“Cosa?”
Sei arrabbiato?
“No.”
Lo sei.
“Non ce l'ho con te. Sono io. È questo casino di vita che non ne vuole sapere di smetterla con le sue puttanate e lasciarmi in pace. Sono stanco, Cas, e questa storia dell'anima gemella, questa stronzata che ci sta capitando, non mi serve, ok? Non mi servono altre complicazioni. Sono stanco.”
Mi dispiace.
“Non c'è un modo per interromperla? Perché ventiquattro ore di compagnia mi sono bastate, grazie tante.”
Non lo so, Dean. Posso provare a scoprirlo. Dev'esserci qualcuno che sa qualcosa.
Cas gli suonò ferito, ma Dean non poteva soffermarsi su quella sensazione. Non quando farlo significava sentire la puntura familiare del senso di colpa.
“Sì, certo, così finisci dritto in qualche cella imbottita. Lascia perdere, amico. Se ne andrà. Deve farlo.”
 
L'avviso risuonò per le strade proprio mentre Cas si abbandonava sul letto, abbattuto. La verità era che incontrare Dean gli faceva paura. L'idea di non sapere cos'avrebbe significato trovarselo di fronte lo riempiva di dubbi che non sapeva gestire. Aveva un posto nel mondo, stava bene dove stava, aveva la sua vita e una strada facile da percorrere davanti a sé. Era tutto chiaro.
Chiaro un cazzo.
“Dean.”
Non è colpa mia se sento tutte le stronzate di cui cerchi di convincerti.
“Non sei d'aiuto con questo atteggiamento.”
Beh, mi dispiace. Ti sarà capitata un'anima gemella di seconda mano. Dovresti fare causa.
“Dovresti mostrarmi un po' di rispetto. Neanche ti conosco. Ora, se non ti dispiace, andrò a letto” concluse Cas, risoluto, sdraiandosi ancora vestito sopra le coperte.
Cena, prima.
La nota leggermente preoccupata nei pensieri di Dean gli innescò una vertigine inspiegabile nello stomaco.
Forse era solo la fame.
Sì, doveva essere la fame.


 
Salve!!
Come state?
Dopo aver pubblicato prometto che risponderò alle recensioni che mi mancano, ma prima voglio essere certa di avervi fornito il capitolo!
Qualcuna di voi (quanto siete carine a recensirmi? mi fate tanto contenta) preferirebbe dei capitoli più lunghi. Proverò ad impegnarmi in tal senso più la storia prosegue, prometto, ma sono un brutto tipo di underwriter e se riesco a scrivere tre paginette per capitolo è un successo! XD
Spero la storia continui a piacervi... ah, questi due, questi due.
Come sempre, se vorrete farmi sapere qualcosa sono qui!
A presto.
DonnieTZ


 
   
 
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