All’indomani di una battaglia si contano i morti. Davanti alla montagna solitaria avevano dato la vita uomini, elfi e nani; molti sarebbero stati ricordati senza un nome, da un tumulo comune, ma ce n’era uno che avrebbe fatto piangere per sempre il cuore di Tauriel.
Kili era seppellito fra la tomba di suo fratello e quella di Thorin Scudodiquercia. Kili, con cui aveva condiviso qualcosa di speciale e con cui si era immaginata altri momenti magici, adesso era freddo, con una spada tra le mani. La spada di un orco aveva derubato lui e Tauriel; li aveva derubati di una possibilità. Cosa valeva, adesso, il perdono di Thranduil? Cosa valeva l’amicizia di Legolas?
«Tauriel… io… mi dispiace.» Il figlio del re le mise una mano sulla spalla e cercò di infonderle un po’ di conforto. Lei annuì, ma non disse niente. Lui sospirò e la lasciò da sola.
Gli uomini si erano accampati e stavano celebrando i loro morti assieme ai nani e agli elfi; lo facevano con lacrime e canti. Tauriel non aveva più lacrime e la sua voce era arrochita dalle urla e dal pianto. Seduta vicino alla tomba, prese dalla tasca l’amuleto di Kili e si perse nei ricordi.
Pensò al nano che la guardava dalle sbarre della cella, pensò al loro primo discorso, al fatto che entrambi si definissero spericolati. Erano giovani e avevano ancora molto da imparare; lei aveva sperato di poterlo fare insieme.
Scosse la testa.
Rammentò della battaglia lungo il fiume e dei nani cacciati nei barili. Una freccia morgul aveva colpito la gamba di Kili, mentre lui tentava di aprire la chiusa.
Tauriel, contravvenendo agli ordini del re, era uscita dalla città degli elfi per seguire i nani fino a Pontelagolungo. Lì, aveva ritrovato Kili febbricitante e lo aveva guarito con l’erba athelas, facendo spurgare il veleno mortifero. Era stato prima della sua partenza per la montagna che lui le aveva fatto dono dell’amuleto.
Tauriel carezzò la pietra liscia e sentì la scabrosità delle rune incise.
«Tauriel.» Alzò gli occhi. Legolas era in piedi davanti a lei, vestito per un viaggio. Gli elfi non avevano ancora accennato a voler lasciare la montagna, perciò poteva significare solo una cosa…
«Stai partendo?» domandò a Legolas. Lui guardò verso nord e annuì. Lei scosse la testa.
«Perché?» riuscì solo a chiedere.
«Tornare indietro sarebbe come voltare le spalle alla Terra di Mezzo, Tauriel.»
«Quello che ha fatto tuo padre» disse lei. Lui annuì e la guardò negli occhi.
«Credo che egli veda in me la sua voglia di combattere per cambiare il mondo, per renderlo migliore.»
«Allora è d’accordo?»
«Diciamo che non è sorpreso dalla mia partenza.» Legolas fece un sorriso. Tauriel annuì e passò un dito sulla pietra nanica. Lui vide il gesto e sospirò.
«Sei sempre stata speciale per me» disse, «ed ero arrabbiato per la tua… scelta.»
Lei lo guardò e un velo di durezza s’insinuò nei suoi occhi verdi.
«Ma ora capisco» riprese Legolas, sorridendo, «e sono onorato di aver visto cosa sia il vero amore, Tauriel. Mi dispiace che Kili sia…»
Lei interruppe Legolas alzandosi e deglutendo. Gli si avvicinò e gli disse:
«Buona fortuna.» Gli posò un bacio sulla guancia; lei e l’elfo si abbracciarono, poi Legolas si allontanò, chinò il capo in un gesto di cortesia e s’inerpicò sul sentiero di roccia.
Tauriel rimase da sola, vicino alle tombe. Il vento del nord le scompigliò i capelli.