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Autore: LanceTheWolf    20/03/2017    0 recensioni
Korra è tornata a combattere sul fronte del Regno della Terra, con lei alcuni dei compagni di sempre. Una figura sconosciuta è stata in grado di mettere sotto il suo controllo alcuni dei vecchi nemici del passato e questo comporta la necessità di schierare in battaglia vecchi e nuovi amici. A Città della Repubblica continuano le selezioni per i nuovi Furetti di Fuoco.
Genere: Azione, Romantico, Sportivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Iroh, Korra, Lin Beifong, Nuovo personaggio, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Avatar: Storia dell’erede perduto'
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Cap. XLIII: Attacco al Treno
-Quarta parte-


 
Purtroppo in guerra o uccidi o vieni ucciso. Lo avevano imparato a caro prezzo lui e i suoi uomini, con i sogni dilaniati da incubi incoerenti e sensi di colpa che non li avrebbero mai abbandonati, ma con cui avevano imparato a convivere. Questo pensava Iroh, mentre un nuovo avversario finiva in terra con il volto fumante completamente ustionato dal suo palmo infuocato.
Come detto dalla giovane Maestra dell’Aria quei vagoni erano tutto fuorché vuoti e quelle guardie decisamente più addestrate di quelle all’esterno e l’ambiente ristretto certo non facilitava le cose… almeno a lui e all’Avatar Korra.
Era strano trovarsi lì in supporto dell’Avatar in quel primo vero attacco al nemico dopo quasi due anni in cui erano stati costretti a subire cercando di mantenere la posizione. Finalmente era arrivato il momento del contrattacco.
Lui e Korra si accostarono ai lati della porta di quel vagone, un cenno del capo della donna e immediatamente irruppero in quello successivo. Sapevano cosa avrebbero trovato: sentinelle pronte a tutto per difendere il prezioso carico di quel treno.
Attaccarono quasi alla cieca. I loro fuochi saettarono all’interno rapidi e inclementi.
Due sentinelle a terra, altre due sul fondo.
Caricarono.
Cercare di schivare i colpi in quell’ambiente ristretto era quasi impossibile.
Iroh Riuscì a pararsi davanti all’Avatar, riparandola da una fiammata diretta.
Sentì il braccio bruciare, ma non meno di quanto già gli dolesse la gamba. Ma doveva andare avanti, non era il momento di leccarsi le ferite, un passo falso e tutto quel lavoro rischiava di vanificarsi.
Dovevano percorrere tutto quel treno. Era l’unica tattica possibile per poter affrontare i nemici un po’ alla volta, senza rischiare di trovarsene accerchiati entrando attraverso uno dei vagoni centrali. Bolin e Lin coprendogli le spalle evitavano che i soldati nell’hangar entrassero dal retro, questo gli garantiva che il pericolo venisse solo da una direzione.
La loro meta?
Il vagone appena prima della locomotiva.
Perché non erano entrati dal capo di quel treno invece che dalla coda?
Semplice: quanto si trovava all’interno di quel vagone e della locomotiva, descritto da Maestre Jinora, era risultato a Varrick un elaborato marchingegno tecnologico. Vi aveva riconosciuto qualcosa di suo, ideato all’epoca della battaglia contro Kuvira, e qualcosa di risalente alla guerra contro gli Equalisti. Dalla spiegazione, anche se dettagliata, non aveva potuto afferrare ogni singolo particolare non trovandosi direttamente presente, ma una cosa aveva detto con sicura certezza: un passo falso in quel settore e avrebbero rischiato di saltare in aria. E, ovviamente, loro non erano intenzionati a dargliela vinta così facilmente!
Korra scivolò al suo fianco con uno scatto, infierendo sulle due sentinelle che caddero in terra prive di sensi.
Altro varco da superare. Stessa tecnica.
Tutto bene anche per quel che riguardava quel vagone.
In quel treno solo dominatori del fuoco e bloccanti, non c’erano dominatori del metallo. Perché?
Ovvio, quel mostro non era fatto di comune metallo. E… come loro potevano procedere solo utilizzando le fiamme. A quanto pareva gli ex-appartenenti all’esercito della ‘Grande Unificatrice’ avevano imparato dai loro errori: quel treno non era solo corazzato di platino, anche il suo interno era totalmente plasmato in quel maledetto metallo.
Un colpo schivato, tre nemici in terra.
-Bloccanti! - Ringhiò Korra dopo aver atterrato un uomo al centro di quel vagone, notando le porte sul fondo aprirsi e per far apparire due uomini dalle armi inconfondibili.  
No, l’Avatar non detestava nulla quanto i soldati Equalisti, ormai era chiaro.
Immediatamente al ruotare delle loro bolas, la vide farsi di lato schivando abilmente. Neanche il tempo di vedere le loro armi colpire o meno il bersaglio che quei soldati già erano addosso alla ragazza: guanto elettrizzante alla mano uno e manganello elettrico l’altro.
Ahhh! Potevano anche aver imparato a usare armi di platino e plastica per non venire disarmati, ma per quanto riguardava l’elettricità lui forse ne sapeva qualcosina di più.
Non nascose il suo ghigno spavaldo, mentre richiamando il fulmine e appoggiando entrambe le mani in terra… -Korra, Salta! -
La ragazza non se lo fece ripetere due volte, già intenta a schivare quei due uomini, che nel tempo di un secondo caddero al suolo consumati dal suo fulmine.
-Il platino non sarà domabile dai dominatori del metallo, ma per me è solo un conduttore come un altro! - Disse rialzandosi, prendendo fiato un secondo… un secondo fermo dopo tanto correre.
Anche Korra sembrò approfittarne, anche lei non di più del tempo che Iroh aveva impiegato a dare quella spiegazione.
Nessuno apparì ulteriormente alla porta. Che fosse un buon segno?
Di solito i bloccanti non arrivano mai da soli, il loto maggior divertimento sembrava essere quello di attaccare in massa. Eppure…
Quanti vagoni avevano oltrepassato fino a quel momento?
Sei. Si, ne avevano passati sei, quindi ora il gioco incominciava a farsi serio.
Avevano superato rispettivamente quelli adibiti a cuccette, il vagone merci con i rifornimenti alimentari e la zona mensa, ma…
Oltre quella porta, sarebbero entrati nei vagoni di stoccaggio: quattro vagoni molto più grandi di dimensioni rispetto a quelli appena passati, dove la Maestra dell’Aria aveva dichiarato di avervi visto immagazzinate moltitudini di armi e centinaia di armature meccaniche e, giunti a quel punto, Iroh era ormai certo che fossero anch’esse forgiate nello stesso metallo del treno.
Quelle macchine erano armi micidiali, ma difficili da spostare velocemente e la loro presenza lì dava una risposta alla creazione di quel treno: sfruttando i vecchi binari era possibile trasportare rapidamente armi, macchine e truppe, in qualunque regione del Regno della Terra con risultati devastanti. Per loro fortuna però gran parte dei binari dovevano essere riparati e quel treno non era ancora del tutto terminato.
Come per le altre porte varcarono anche quella fiamme alla mano, ma…
Si bloccarono sbalorditi, poi Korra, puntando le mani sui fianchi, sorridendo e scuotendo il capo, disse con voce divertita: -Generale, la prossima volta meno euforia con i tuoi fulmini, se non vuoi rischiare di farci saltare per aria. -
Quella prima stipa era ancora percorsa da scintille e lo sfolgorio di lievi scosse elettriche ancora non scaricate. I macchinari fumavano e alcune armature meccaniche erano ripiegate su loro stesse. In terra diversi uomini privi si sensi.
L’impianto d’illuminazione sovraccaricato, qui come nell’altro vagone, aveva fatto esplodere le lampade, ma lo sfrigolare dell’elettricità nei cavi scoperti e penzolanti era uno spettacolo inquietante.
-Muoviamoci con cautela. - Disse ancora la ragazza, procedendo lentamente sui frammenti di vetro in terra. –Se quei cavi toccano il metallo rischiamo di friggere anche noi. -
Annuì proseguendo così come richiesto dall’Avatar.
L’elettricità non lo intimoriva molto, ma anche per lui una scarica molto potente avrebbe potuto metterlo al tappeto o peggio.
-Speriamo di essere fuori di qui prima che Eizo trovi l’impianto idraulico. - Si sentì di far notare lui.
Un ghignetto giunse dalla direzione dell’Avatar. –Ci manca solo che finiamo storditi dal fuoco amico… beh! ‘Acqua amica’ sarebbe più corretto in questo caso. –
-E se a dirlo è l’Avatar dell’Acqua poi…-
Entrambi non poterono trattenersi dal sorridere a quella sciocca battuta.
Assurdo! Il campo di battaglia faceva sempre uscire il peggio da ognuno di loro, e il loro peggio, a quanto pareva, era proprio quell’assurda vena di condivisa follia.


Korra sentiva l’adrenalina scorrergli sotto pelle.
Lei e Iroh avevano appena superato il terzo vagone armamenti di quel treno.
Il principe del fuoco aveva involontariamente fatto un ottimo lavoro con quel suo fulmine e fino a quel momento non c’erano stati intoppi, imbattendosi per lo più con gente stordita o priva di sensi: un gioco più semplice di quanto si aspettasse, ma… in quello che doveva essere l’ultimo vagone, prima del laboratorio di ricerca che le aveva descritto Jinora, c’era la luce.
Una luce rossa e lampeggiante, ma sufficiente a darle immediatamente l’avviso che se la luce non era del tutto saltata, neanche i suoi occupanti dovevano essere del tutto privi di sensi.
Il tempo di quel pensiero che il colpo balenante di una di quelle armature di metallo la prese in pieno. Si sentì quasi friggere lo stomaco dall’elettricità che le scorreva dentro, ma… un grido angosciante e quel gigante, fumando dalle giunture, mollò la presa.
Iroh aveva sfondato a pugni l’oblò di vetro di quel mezzo meccanico e inondato il suo cabinacolo di fiamme. La mano del generale era ridotta male, ma avrebbe potuto ben dire di averle salvato la vita e… per l’ennesima volta, l’ennesima da quando combattevano su quel fronte.
Quell’armatura vacillò incontrollata e crollò in terra, mentre un’altra si faceva sotto, questa volta attenta dall’avvicinarsi troppo al dominatore del fuoco, lanciando proiettili esplosivi da una paratia abbassata all’altezza del petto.
Il tempo di ripararsi dietro uno di quegli stessi mostri privo di pilota che Iroh… -Scusa Korra! - Disse con tono divertito afferrandola col braccio dalla mano ferita e tirandola su dal suolo.
Un bagliore d’orato gli illuminò lo sguardo mentre l’arto libero veniva percorso per un millesimo di secondo da un serpeggiare elettrico quasi impercettibile prima di scaturire dalla punta della mano come un vero e proprio fulmine colpendo il nemico davanti a loro.
La luce lampeggiò friggendosi. Erano nuovamente al buio.
Equazione semplice: armatura meccanica, più, pavimento di platino, uguale, ambiente percorso da scariche elettriche.
-Lo sai che rischi di farti male se continui a scagliare saette a destra e a manca? - Disse ironizzando, mentre la rimetteva in terra.
-Daiii! Lo sai che il mio fulmine non può ferirmi. - Rispose lui, quasi dovesse essere la cosa più ovvia di questo mondo.
-Dimentichi che rischiamo di saltare in aria! - Affermò la ragazza assottigliando lo sguardo.
-Ah già! - Disse lui alzando lo sguardo al soffitto ancora percorso dalla sua scossa. –Ma tra saltare in aria ‘forse’ o morire per mano di questi aggeggi tecnologici ‘adesso’, tanto valeva tentare, no? -
-Te lo ha detto mai nessuno che sei un pazzo? -
-Giusto un paio di persone, in effetti. - Rispose lui sollevando un sopracciglio.
-Non era una domanda. – Aggiunse Korra sbuffando un sospiro, poi… vedendo chiaramente in quella mezza oscurità le luci di uno di quei giganti illuminarsi… -Attento! – Disse, spingendolo violentemente di lato dietro il mostro appena abbattuto, giusto in tempo per evitare una nuova rosa di proiettili.
Iroh, in terra sotto di lei, scostandola, per tirandosi in piedi dietro quel improvvisato riparo, disse ora visibilmente furioso: –Ma allora non volete proprio imparare! -
Entrambe le mani si illuminarono di energia lampeggiante un secondo prima di vederlo scavalcare quell’ammasso di ferraglia fumante e scagliarsi contro il nuovo avversario.


 
   
 
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