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Autore: Alyss Liebert    20/03/2017    2 recensioni
Ho fatto a botte con il cassiere di quel fast food che stava flirtando con te, mi sono tinto i capelli di quel colore per te, non ho più quei tic nervosi che tu odiavi tanto, ti ho prestato i miei vestiti quando i tuoi dovevano essere ancora lavati per colpa mia, ho cercato di imparare qualcosa riguardo alla lingua dei Kuruta e alle vostre usanze, stiamo insieme nonostante i nostri segni zodiacali siano poco compatibili, e per te rinuncerei pure alle deliziose lasagne al ragù di mia nonna! Cos'altro devo fare o dire per dimostrarti che ti amo!? Con te la parola 'noia' perde il suo significato. Cavoli, Kurapika, hai proprio sconvolto la mia vita!
{Leopika; raccolta di one-shot ispirate a prompt/headcanon}
[Storia momentaneamente sospesa]
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Gon Freecss, Killua Zaoldyeck, Kurapika, Leorio
Note: Lime, Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Disclaimer
I personaggi e le ambientazioni non mi appartengono, ma sono proprietà di Yoshihiro Togashi; al contrario, il racconto che state per leggere è una mia creazione.
Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 
 

≈*≈




Quando l’ipocondria, l’usanza di sottoporsi a un determinato regime alimentare e l’omissione di biscotti contenenti olio di palma sono relazionati, e si manifestano nella stessa persona all’interno di una coppia, l’altra metà si ritrova a fare i conti con la propria serenità messa in catene, l’intransigenza del partner e qualche sacrificio poco dignitoso per ristabilire l’ordine in casa.



Diet wars!
(headcanon 1)



Il morbido tocco di dita tiepide sulla sua pelle scaldata dal tepore delle coperte, la delicata pressione – simile a una carezza – che esercitavano sulla spalla e sul braccio - entrambi scoperti -, scosse Leorio dal suo stato di sonnolenza.
Restò immobile; non provò neanche a sgranchirsi o voltarsi in direzione di chi lo stava vezzeggiando. Affondò solamente metà del suo viso sul cuscino, soffocando con una smorfia un sonoro sbadiglio ed emettendo un mugugno.
«Alzati, pigrone», udì.
Per tutta risposta, bofonchiò qualcosa di simile a un “non rompere”, raggomitolandosi. Sentì una serie di passi alla sua sinistra e, all’improvviso, un fascio di luce illuminò il suo viso.
Cacciò un urlo strozzato e si mise una mano davanti agli occhi.
«Sono le otto del mattino», gli informò Kurapika appena finì di scostare le tende, «Dormire troppo può causare a lungo andare emicrania, malattie cardiache, depressione e obesità».
«Ho perso due diottrie…»
«Coraggio, in piedi».
«Perché!?», sbottò il più grande, aprendo finalmente gli occhi. Osservò il Kuruta vestito di tutto punto, con pantaloni marroni, camicia beige e capelli ben pettinati.
«Leorio, cosa facciamo ogni venerdì?», gli ricordò seccato.
Bastarono cinque secondi – forse anche meno – perché il volto del partner assumesse un’espressione di consapevolezza e puro terrore.
Era già passata una settimana. Quel giorno si era ripresentato, con Kurapika come suo ombroso messaggero.
Il giorno della spesa.


~




Leorio non si capacitò di trovarsi già all’interno del supermercato, poiché ciò significava che era stato lui – probabilmente sospinto dall’aria minacciosa del compagno – a mettere mano al volante della sua auto.
Chi aveva la patente, era lui; chi sosteneva di “avere le competenze necessarie senza bisogno della tessera”, era Kurapika.
Quel luogo gli era ostile; non tanto per la congestione e gli schiamazzi dei bambini che pretendevano giocattoli o caramelle, bensì per l’effetto “psicosi” che esso causava al suo partner, il quale gli stava rivolgendo la parola da più di cinque minuti.
Accorgendosi di essersi imbambolato, cercò di liberare la sua mente per impedire di udire ovattata la voce del Kuruta.
«… Eh?», emise con un sorriso da ebete.
L’altro lo guardò con occhio torvo.
«Non stavi ascoltando, vero?»
«Sì sì… cioè, insomma…»
«Beh, penso tu sappia già quello che devi fare», disse indicando un foglietto che gli aveva dato in mano – senza che lui se ne fosse accorto –, «È la tua parte della lista della spesa: per me dovresti cercare soltanto quello che mangio a colazione, il tè e le spezie. Io penserò al resto».
Prima di fare dietrofront e proseguire, chiarì: «Occupati, ovviamente, delle tue cose; basta che stia attento anche alle mie».
Una volta rimasto solo e dopo aver osservato l’essenziale da comprare – secondo il Kuruta –, il suo unico pensiero fu: “È iniziato l’incubo.


«Mmh… “biscotti della nonna” senza latte e derivati… C’è il glutine, quindi non vanno bene. Mmh... "il “buon mugnaio”, frollini per la colazione senza glutine e senza lattosio. Penso possano andare».
Leorio gettò la confezione nel cesto dove erano già stati depositati barattoli di zenzero e curcuma, e tre confezioni di tè inglese, scovati dopo una serie di interviste imbarazzanti a persone più esperte.
«Cosa viene dopo?», si domandò scrutando la lista.
Aggrottò la fronte.
«Latte di riso e… gallette di maizena?», lesse con aria perplessa, «… E io dove diamine li trovo!?»
Ogni venerdì la stessa storia: spesa infinita all’insegna di prodotti il più possibile poveri di ingredienti.
Ogni volta, lui e Leorio si dividevano i compiti per fare più in fretta, dato che il Kuruta aveva la perenne sensazione di star perdendo tempo, e che a lui piaceva agire come se fosse monitorato da un cronometro.
Ogni tipo di alimento destinato a Kurapika doveva rispondere alle seguenti caratteristiche: zero farina di frumento, zero lattosio.
Non che avesse bisogno di essere così fiscale col proprio intestino; era sua abitudine ingigantire i problemi. Dopo che gli era stata riscontrata una lieve sensibilità alle proteine del latte, ed essendo parecchio suscettibile alle notizie delle riviste e dei telegiornali che affrontano questo argomento, aveva preso troppo sul serio la questione; da un giorno all’altro, aveva drasticamente deciso di diminuire – o eliminare – l’assunzione di determinati nutrienti e di attenersi ad una dieta quasi ferrea, nella quale trascurava più del dovuto persino ciò che al momento non gli provocava nulla per prevenzione.
Erano stati vani i rimproveri e i tentativi di Leorio di farlo tornare a ragionare; egli si era dovuto arrendere dopo aver utilizzato tutto il suo repertorio di persuasioni e intimidazioni, non potendo fare altro che assecondarlo.
E il moro non poteva commettere nessun errore.


«Leorio, dove sei?»
«Nel reparto “calzini”», rispose un interlocutore indaffarato a reggere il cellulare fra una guancia e una spalla, e cercare di rimettere a posto tutti i ganci estratti.
«Ah, allora siamo vicini! Vieni in quello dermocosmetico? Ho bisogno di un consiglio».
«… Arrivo».
Tra uno sbuffo e l’altro, raggiunse il compagno, impegnato nella lettura minuziosa degli ingredienti di due shampoo e dall’espressione titubante.
Non diede a Leorio il tempo di fare la domanda retorica che piazzò davanti ai suoi occhi le due confezioni.
«Capelli secchi e sfibrati o crespi e gonfi?»
Il più grande cercò di mettere a fuoco i prodotti.
Il primo nominato era verde, l’altro blu. Quella era l’unica differenza che riuscì ad individuare; non perché non avesse afferrato l’indecisione dell’amante, ma perché a lui bastava leggere la parola “shampoo” insieme alla marca per poterlo mettere nel carrello.
«Ehm… il secondo», rispose alla fine.
Il biondo osservò quello eletto con una certa perplessità.
«Perché?», domandò infatti.
«Penso sia più utile…?», replicò Leorio con sorriso incerto.
«Mmh».
Kurapika gli diede le spalle per gettarlo del cesto, ma c’era qualcosa nel suo sguardo che non convinse il compagno.
Ora ricomincia”, pensò dunque, “Sicuro.
«Mi stai dicendo che ho i capelli crespi e gonfi?», gli chiese difatti pochi attimi dopo, esibendo un’aria timorosa che fece mettere immediatamente in funzione il cervello di Leorio per escogitare qualche scappatoia ed uscire vivo dall’accusa.
«No no! I tuoi capelli sono splendidi, sul serio!»
«Però hai optato per il prodotto più drastico
«Perché voglio che l’effetto sia migliore!»
«Quindi ammetti che ne ho bisogno!»
«MI PIACE IL BLU, OK?», sbottò alla fine, con un tono esasperato che fece voltare diverse persone nella loro direzione.
«… Hai scelto quello shampoo per il colore?», azzardò il Kuruta accigliato.
«Più o meno… sì», ammise il più grande.
«Mai avrei pensato che potessi essere così superficiale!», lo rimproverò distogliendo lo sguardo.
«Ma io…»
«Non ti si può chiedere niente!»
Tirò di nuovo fuori dal cesto il prodotto e lo sostituì con quello dell’altro colore.
«Vada per “secchi e sfibrati”…». Fulminò Leorio con un’occhiata minacciosa. «… perché mi piace il verde».



~



Quella spesa non fu la più ostica.
Numerose erano state le volte in cui il Kuruta aveva ripreso Leorio per aver scelto un prodotto – a suo avviso – sbagliato, sia alla cassa del supermercato, sia quando tornavano a casa e Kurapika esaminava, oltre allo scontrino, i loro acquisti.
Per troppa pignoleria o sbadataggine, c’era sempre qualcosa che non andava, prevalentemente per la presenza del famigerato olio di palma fra gli ingredienti.
La pazienza di Leorio non veniva messa a dura prova soltanto in quelle situazioni; per lui era davvero irritante anche assistere ogni giorno al compagno che si faceva in quattro per preservare una salute in realtà mai stata compromessa da quelle minacce.
In cucina avevano due dispense: quella destinata a Kurapika, piena di prodotti biologici o vegani, e quella di Leorio, provvista di cibo relativamente normale.
Tuttavia, nessuno dei due aveva mai sopportato il doppio dispendio di soldi per poter soddisfare le esigenze alimentari di entrambi; in cuor loro, desideravano che il rispettivo partner potesse convertirsi all’altro stile di vita. Lo sapevano perché, quando capitava che rianimassero la discussione, Leorio cercava di spronare Kurapika a desistere con quella – a detta sua – “pagliacciata”, e il più giovane lo accusava di essere abituato ad assumere cibo “insalubre”.
Leorio non demordeva: in ogni momento possibile della giornata si spremeva le meningi per trovare una soluzione a quel supplizio.
Successe anche durante il pranzo di quella mattinata, mentre fissava Kurapika intento a nutrirsi con una misera porzione di insalata e alcune fette di bresaola.
«Ti dispiacerebbe guardare il tuo piatto?», ruppe il ghiaccio il Kuruta.
«Stai dimagrendo a vista d’occhio», constatò il moro con una certa apprensione. L’affermazione fece irrigidire per un attimo il compagno.
«… Ho perso solo cinque chili».
«Solo!?»
«Significa che l’astinenza da certi cibi mi sta facendo recuperare il peso originale».
«Peso originale!?», ripeté sbigottito Leorio, sentendo un’improvvisa voglia di imboccargli a forza il suo intero piatto di tortellini – o, in alternativa, tirarglielo in faccia.
«54 chili. Mi pare vada più che bene».
«Sicuramente! Mi raccomando, dimagrisci ancora di più, così potrai diventare più sottile di un foglio di giornale e nasconderti dai nemici semplicemente mettendoti di profilo! Potresti anche evadere di prigione passando attraverso sbarre distanti mezzo alluce, dopo che ti avranno internato per disturbo della regolarità alimentare e mentale!», sciorinò il più grande senza riprendere fiato.
«Hai mai pensato di passare in giurisprudenza o in scienze politiche?», azzardò Kurapika per tutta risposta, «Ritieni di avere sempre ragione e vuoi cadere in piedi dopo qualsiasi discussione. Sarebbero due facoltà perfette!»
«Non prima che ci sarai entrato tu senza neanche fare il test d’ingresso, mister “acqua dietetica”».
Una fetta di insaccato lo colpì in pieno volto, depositandosi sul suo naso. Appena Leorio lo rimosse con palese disgusto, osservò il Kuruta con aria di sfida.
Con estrema celerità, afferrò il suo bicchiere pieno di Coca Cola e gettò quest’ultima in faccia al biondo, che non ebbe il tempo di scansarsi.
L’immediata espressione sconcertata di Kurapika divenne, poi, una di risolutezza e sollecitudine a contrattaccare; e l’accogliente cucina si trasformò ben presto in una trincea, dove il cibo veniva scagliato come granate e la tavola da pranzo era il reticolato che separava e proteggeva i due avversari dall’insozzarsi più del dovuto.
I veri sconfitti di quella battaglia furono i mobili della stanza e il pavimento lercio che i due si prodigarono di lucidare prima di entrare in doccia, troppo stravolti per stabilire chi avesse la colpa e dovesse sobbarcarsi di più lavoro.
Quando Leorio rimase da solo a strofinare la griglia dei fornelli, rifletté sull’evoluzione di quella specie di litigio che, nonostante tutto, era rimasto alquanto pacifico e parecchio esilarante.
E gli venne improvvisamente quell’illuminazione che aspettava da tanto tempo, che forse gli avrebbe permesso di fronteggiare con successo – e qualche sacrificio – la cocciutaggine del Kuruta.
“Stare al gioco” erano le parole chiave. Avrebbe fatto come voleva Kurapika, ma meglio del necessario.



~



Il rumore molesto di passi celeri – ora più nitidi, ora più felpati – e di un respiro energico, interruppe bruscamente il sonno di Kurapika. Non faticò ad aprire gli occhi, ma si stupì di vedere che l’orologio del comodino segnava le sei e mezza del mattino.
La volontà di comprendere la situazione fu più forte del nervoso che aveva cominciato a covargli, per il solo pensiero che quel giorno avrebbe dovuto lavorare da sera fino a notte fonda e che, quindi, avrebbe desiderato riposare un po’ di più.
Dopo aver constatato di essere l’unico sdraiato su quel letto, chiamò Leorio con voce roca mentre si stropicciava gli occhi. Gli si presentò l’interessato sul ciglio della camera, con una tuta color melanzana in dosso – e le maniche arrotolate fino a metà avambracci e ai polpacci – e una fascia elastica in testa; continuava a saltellare da fermo.
Kurapika non ebbe la forza di domandare nulla, e lo scrutò come se gli fosse spuntata una coda.
«Jogging ed esercizi mattutini», cominciò a dire Leorio, «Bruciano molte calorie, abbassano i trigliceridi, migliorano la circolazione, incrementano i livelli di endorfine… e soprattutto, tonificano i glutei. Dovresti saperlo!»
Il più giovane si schiarì la gola.
«Hai idea del casino che stai facendo?», gli chiese.
«Beh, sei solito svegliarti presto, no?»
«Mi riferisco all’intero condominio. Il rimbombo dei tuoi passi avrà svegliato sicuramente quelli del piano di sotto; e se vengono a lamentarsi, io sono partito per il Congo», specificò mettendosi a sedere.
L’altro sbuffò.
«Tra cinque minuti finisco e faccio colazione con te».
Stretching, addominali e flessioni sul tappeto della sala. Kurapika stentava a credere che Leorio stesse facendo una cosa del genere, per giunta a quell’ora.
Una volta terminati gli esercizi, il moro passò un piccolo asciugamano sul suo viso accaldato.
«Quindi… ti sei svegliato prima di me?», suppose il biondo.
«Esattamente. Mi lavo le mani e ti raggiungo».

«Leorio, che ti prende?», fu la domanda che il Kuruta gli rivolse quando uscì dal bagno, «Non sei il solito peso morto».
Per niente infastidito dalla considerazione dell’amante, il moro gli si avvicinò e posò le mani sulle sue spalle.
«La verità è che mi hai aperto gli occhi», rivelò.
«… Eh?»
«Non c’è niente da capire. Avevi ragione tu, e basta. Badavo poco alla mia salute, e ora voglio ricominciare».
«Ma quindi…»
«Quindi seguirò il tuo esempio, mangiando più o meno le tue cose; in questo modo, risparmieremo sulla spesa», aggiunse mentre si dirigeva verso una mensola, «Ho riflettuto su cosa è meglio apportare e togliere alla mia nuova dieta».
«Senza prima consultare un medico…?», domandò Kurapika senza riuscire a camuffare lo shock.
«Io sono un aspirante medico! Chi può capirmi meglio di me stesso? E ora si mangia!»
«Ho preparato qualcosa solo per me», gli informò il più giovane, ancora incredulo e alquanto disorientato. Non sapeva davvero come reagire, probabilmente perché non si aspettava una tale conversione da parte del compagno.
«Mmh… cosa devi mangiare?», chiese l’altro.
«Latte di riso, cereali integrali e una mela». Attese qualche secondo. «Li vuoi anche tu?»
Leorio storse il naso.
«Meno male che non sono per me!», esclamò, «Sai, non è un ottimo abbinamento. Te lo sconsiglio».
«… Ah?», emise il Kuruta sconcertato. Era la prima volta che Leorio si permetteva di contestare le sue scelte alimentari.
«Ogni quanto vai di corpo?», fu la domanda invadente del moro alla quale Kurapika non diede risposta.
«Comunque sia…», proseguì, «… i cereali integrali e il latte di riso combattono la stitichezza, poiché ricchi di fibre, ma la mela la favorisce. Un’associazione del genere può creare squilibri intestinali!»
«… Ti senti bene!?», proruppe l’altro.
«Dovresti unire cibi che hanno lo stesso effetto, come faccio io».
Senza attendere oltre, il ragazzo si mise a rovistare la confezione dove Kurapika conservava le sue adorate bustine di tè, eleggendone una. Ignorando il viso sconvolto dell’amante, passò al ripiano inferiore e tirò fuori un pacco di gallette di riso – anch’esse di proprietà del Kuruta.
Dopo aver preso un’altra mela dal cesto, posò quegli oggetti sul tavolo e disse: «Io ho bisogno di alimenti astringenti; quindi, questi fanno al caso mio».
Kurapika cercò di cancellare quell’espressione impacciata dal suo volto, e tornò a sfoggiare la sua solita aria imperturbabile.
«Le tue improvvise manifestazioni di erudizione sempliciotta in questo argomento non ti danno il diritto di appropriarti delle mie cose», bacchettò.
«Non desideravi ardentemente convertirmi al tuo stile di vita?», commentò l'altro con una punta di ironia.
«È così, ma sai bene che ognuno, in genere, pensa a ciò che gli riguarda, andando di persona a comprarlo. E se vuoi qualcosa che non è tuo, è buona educazione chiedere il permesso all’interessato».
«Yes, sir!», esclamò il più grande, cominciando a sbucciare la mela. Nel farlo, si riempì le mani di un po’ di succo del frutto, poiché aveva conficcato il coltello troppo in profondità.
«Bah, che sbadato…», brontolò prima di andare a lavarsele di nuovo.
E così rifece dopo che ebbe finito di sgranocchiare il suo pasto, dopo essersi accidentalmente rovesciato del tè caldo sulla mano che reggeva la tazza, e dopo aver spizzicato qualche galletta.
Kurapika si sentì impotente di fronte a un compagno che quel giorno pareva aver dimenticato il cervello sotto il cuscino.
Non durerà per molto”, pensò. Uno come Leorio si sarebbe stufato subito di quella routine.
Decise di non dargli troppa corda, al momento, e cominciò anche lui a fare colazione; non prima di aver rimesso nel cesto la mela che avrebbe dovuto mangiare.


«Tu vuoi fare cosa!?», inveì Kurapika, raggiungendo Leorio – seduto sul divano a guardare la TV – in salotto.
Erano le sette di sera; il buio aveva già inglobato la città in cui vivevano, e il Kuruta doveva sbrigarsi per l’appuntamento con i suoi colleghi.
Aveva già in dosso la sua divisa nera da guardia del corpo, ma doveva ancora abbottonarsi la camicia e annodarsi la cravatta. L’affermazione del partner l’aveva destabilizzato.
«Dai, mi hai sentito…», rispose l’altro svogliato.
«Vuoi buttare tutto il cibo della tua dispensa!?», ripeté il biondo.
«Oppure darlo al rottweiler di un mio amico. Quello rosicchia pure la sua cuccia».
«È uno spreco! Se proprio non vuoi mangiare quelle cose, dalle in beneficienza o semplicemente a una persona... e non al suo cane!»
«Io non le consumo e neanche tu; quindi, devono trovare un’altra sistemazione».
Appurato ciò, si voltò verso l’amante alquanto alterato, che stava finendo di sistemarsi, e specificò: «Non mangerò più nessun tipo di dolciume, dai semplici biscotti alle torte».
Kurapika si irrigidì e piantò lo sguardo sul più grande.
«Suppongo che la mia torta “solo albumi” sia un’eccezione!», esclamò con tono velatamente intimidatorio.
«Mi dispiace, neanche quella».
«Spiegami il motivo».
«Dopo estenuanti ore di meditazione, mi sono ricordato che, nella mia famiglia, più della metà dei miei parenti hanno la glicemia alta o il diabete», svelò l’aspirante medico.
«E tu come sei messo?»
«Nah, non ho niente…», rispose scuotendo il capo, «… stando, almeno, all’ultimo controllo».
«Non puoi fasciarti la testa prima di rompertela! Chi ti dice che abbia per forza ereditato questo squilibrio?», ribatté Kurapika.
«Prevenire è meglio che curare, no?», ripeté il partner facendo una smorfia.
Il Kuruta si paralizzò, trovando difficoltà a dare una risposta. Non volendo, però, apparire sconfitto, fece per tornare nella sua stanza dicendo: «Appena torno, ne riparliamo. Ora sono di fretta».

«Sai che non mi sono ancora abituato alla tua assenza nel mio letto, vero?», sentì pronunciare a Leorio mentre si stava infilando le scarpe.
Gli sfuggì un sorriso mellifluo.
«Purtroppo ci sono giorni in cui il lavoro mi chiama a quest’ora. Stanotte potresti abbracciare il mio cuscino, se ti dovesse struggere la mia lontananza», scherzò.
«Stronzo», fu la risposta dell’amante, che Kurapika udì meno nitida.
Quando quest’ultimo indossò la giacca e mise il suo cellulare in una tasca, tornò in salotto per salutare il compagno. Lo vide, però, spuntare dalla cucina con una vaschetta in mano.
«Ecco a te», esordì.
«… Cos’è?», domandò l’interlocutore confuso.
«La tua cena: tramezzini integrali con prosciutto senza lattosio», specificò il più grande.
L’altro sgranò gli occhi.
«Stai scherzando!?»
«Ti verrà sicuramente fame».
«Sai bene che sono abituato a digiunare. Non posso permettermi di sorvegliare l’edificio e i Nostrade mentre reggo in mano una vaschetta di tramezzini!»
«Fammi il favore di infischiartene degli altri e di mangiare appena ti danno qualche minuto di pausa», insisté il più grande, «Ho preparato queste cose con piacere solo per te».
Dopo quell’affermazione, il Kuruta fu costretto a rabbonirsi e assecondare il volere dell’amante.
«Dammi almeno un sacchetto», disse poi.
Per la prima volta, ebbe una certa voglia di evadere di casa, motivato dagli assilli di Leorio; perciò, presa la sua futura cena, cominciò ad incamminarsi a passo lesto verso la porta.
«Aspetta!», proruppe ancora il moro, facendogli venire i nervi.
«Sono-in-ritardo!», scandì esasperato.
«Prendi anche questo», lo esortò porgendogli una boccetta di gel igienizzante, «Presumo non ci sarà sempre il sapone nei bagni».
Kurapika lo fulminò con uno sguardo pietrificante e sbigottito allo stesso tempo. Soffocò tutte le domande e le invettive a fior di labbra, e tolse con sgarbatezza l’oggetto dalle mani del partner.
«Vai a letto presto, te lo consiglio», gli suggerì prima di varcare la soglia dell’abitazione, «Con un po’ di riposo, forse domattina potrai tornare ad essere te stesso».



~



Il sonno prolungato dell’aspirante medico non bastò a farlo desistere dalla sua missione, ed arrivò ad accogliere l’assonnato Kuruta – tornato alle quattro del mattino e che aveva dormito fino a mezzogiorno – con un insolito buongiorno.
«Non hai accettato roba strana dagli sconosciuti, vero?»
Domanda seguita, poi, da molte altre che miravano a comprendere se il compagno avesse gradito il cibo di ieri.
«Me lo stai chiedendo proprio tu?», domandò Kurapika.
In effetti, due caratteristiche ordinarie di Leorio erano: la sua noncuranza per come ogni volta si dovesse arrangiare l’amante, e il vizio – che ora stava condannando – di mangiare e bere qualunque cosa gli venisse offerto, rubando talvolta pure degli stuzzichini dal piatto di chi gli era a fianco.

E i giorni continuarono a ripetersi esattamente come il primo, con i soliti esercizi mattutini e la solita routine alimentare fiscale di entrambi.
Non mancarono di certo le novità. L’intransigenza si estese fino ad argomenti tabù; la prevenzione da certe malattie sessualmente trasmissibili era un esempio – cosa che, fino a quel momento, aveva sempre rimarcato solo il Kuruta.

Gli effetti soddisfacenti del comportamento di Leorio su Kurapika si ebbero finalmente una di quelle sere, non appena il moro si era rifiutato di mangiare un piatto di spaghetti – cucinati a tradimento dal compagno – perché temeva un innalzamento dei livelli del colesterolo.
«Traditore!», esclamò.
«Zitto. Questa è la cena; non discutere», ribadì il partner.
«Non puoi dirmi cosa mangiare!»
«Oggi a pranzo hai toccato solo un po’ di insalata. Ti sembra sufficiente?», gli ricordò il più giovane.
«E tu, allora? Come poteva nutrirti un brodo di verdure senza pasta?»
«… Sono abituato a mangiare poco», replicò con esitazione.
«Beh, da adesso anch’io!»
«Non voglio che diventi come me!», inveì improvvisamente Kurapika, puntandosi il dito contro, «E smettila di imitarmi! Sei fastidioso».
«Cosa stanno sentendo le mie orecchie!?», sbottò Leorio con simulato stupore, «Non volevi che io fossi…?»
«Facciamo un patto», lo interruppe l’altro con aria seccata, «Forse la pasta è troppa per te. Se ne prendo metà, promettimi che mangerai il resto».
La sorpresa del moro divenne in un attimo autentica, e non poté evitare di mascherare un sorriso che lasciava trapelare soddisfazione ed incredulità.
Colmo di fierezza, poggiò la sua fronte su quella dell’amante alquanto contrariato, sussurrandogli: «Affare fatto».



~



Quella notte stava conciliando particolarmente il sonno di Leorio.
La prima vittoria gli aveva fatto abbassare la guardia, e non sembrava predisposto a svegliarsi di nuovo presto la mattina seguente e riprendere quegli esercizi.
Chi, invece, pareva non riuscire ad addormentarsi era Kurapika. Si girava e rigirava fra le coperte, oppure sospirava; talvolta rimaneva ad osservare il soffitto come paralizzato, senza sbattere le palpebre, e spesso – per passare il tempo – infastidiva il compagno dormiente tappandogli il naso o tirandogli qualche capello.
In tutta la sua irritazione mischiata all’opprimente sonnolenza, a Leorio sembrò di averlo anche sentito parlare; non fu certo che si stesse rivolgendo a lui o si trattasse di un semplice monologo, ma credette di udire parole come “sbaglio”, “ossessione” e – con sua grande sorpresa – un flebile “scusami”.


Quando il moro riaprì gli occhi, si rese conto che il suo viso era rivolto verso il suo comodino e che l’orologio segnava mezzogiorno.
Pensò immediatamente due cose: che poteva dimenticarsi la colazione e che Kurapika avrebbe potuto insospettirsi o rinfacciargli di aver gettato la corda come aveva previsto.
Con l’intenzione di accusare il Kuruta di aver disturbato il suo sonno, saltò in piedi e, dopo essersi dato una rinfrescata, si diresse nella cucina da dove proveniva un profumo stuzzicante al suo olfatto.
Ciò che vide lo lasciò di stucco. Rare volte aveva visto la loro tavola così imbandita di vere e proprie pietanze da pranzo luculliano: penne al ragù, un hamburger a testa, insalata di carote e alcune fette di torta al cocco – a giudicare dalla consistenza, appena sfornata.
Seduto a sinistra c’era Kurapika, che scrutò l’interessato con espressione imperturbabile quando mise piede nella stanza.
«Stavo per svegliarti», gli informò con tono pacato, mentre versava dell’acqua in ciascuno dei bicchieri.
Leorio si avvicinò al suo posto con circospezione, faticando a credere che il suo amante stesse per mangiare cose normali e nutrienti.
«Nulla in contrario su quello che ho preparato, vero?», chiese ad un tratto il più giovane, «Siccome hai fatto lo scemo per tutti questi giorni, immagino che ora desideri un po’ di cibo sostanzioso».
«… Mai quanto te», replicò l’interlocutore con un sorriso sornione.
«Buon appetito», tagliò corto l’altro.
«Altrettanto».



~



Dire che Leorio aveva vinto quella strampalata competizione non era un’affermazione totalmente corretta, considerato il prezzo del trionfo.
Kurapika si era incaponito sulla salute e sull’igiene più di quanto non vi prestasse già attenzione; la finta apprensione di Leorio l’aveva portato a prenotare visite mediche, analisi di sangue e test di consanguineità per rintracciare nei suoi antenati qualche strana malattia a lui ignota che poteva aver ereditato. D’altra parte, era tornato sui suoi passi, mangiando ciò che soleva scartare e riuscendo a riprendere un po’ di peso.
Tuttavia, la nuova spesa al supermercato fu rimandata a quando lui e Leorio avrebbero consumato con tanta pazienza i cibi particolari della dispensa del più giovane. Il moro non obiettò soprattutto per preservare i loro risparmi, che stavano implorando pietà.


«… e poi hanno scoperto che c'è familiarità alla talassemia dalla parte di mio padre», spiegò un giorno il Kuruta durante la cena.
«Mmh, e poi?», domandò l’aspirante medico.
«Per fortuna nient’altro».
«Stai scherzando!?», sbottò l’amante, facendolo sobbalzare, «E la familiarità con le cerniere lampo? Credevo si riscontrasse con facilità nel tuo DNA!»
«… Leorio, vuoi morire adesso o fra un secondo?», replicò Kurapika lanciandogli un’occhiata sbilenca.
«Suvvia, io lo prenderei come un complimento!», esclamò per poi ridacchiare.
«Ho anche familiarità con le catene avviluppate ai cuori delle persone», lo minacciò il partner, facendole apparire per un attimo sulla mano destra.
«Infatti il mio cuore ti appartiene; mi hai stregato», confessò l’altro con tono enfatico, per poi ammiccare, «Devi ancora dimostrarmi, però, che le sai utilizzare bene sul mio corpo. In quanto aspirante medico, ritengo ci siano cose che solo io so di te o posso riscontrarti».
«Oh… vuoi giocare al dottore?», fu la domanda retorica del Kuruta.
«Tsk, e chi vuole solo giocare?», controbatté Leorio ampliando il suo sorriso.
La speranza di poter avvicinare le sue labbra a quelle di Kurapika e posargli un bacio a stampo venne infranta da quest’ultimo, che mise davanti ai suoi occhi un’insalatiera.
«Prima finisci la tua porzione di rucola», gli ordinò.
«… E tu mangia la frittata!»
«Tranquillo».
«Bravo».
«Lo so».
«Bene».
«Bene».
E cominciarono ad ingozzarsi, per vedere chi finiva prima quegli alimenti salutari che non compiacevano ai loro palati.
Perché per loro tutto ciò che concerneva l’amore – specialmente nei confini della loro abitazione – era una lotta.
E la questione del cibo non fu mai un’eccezione.



~



Angolo dell’autrice

*sospira* È sempre bello tornare a casa.
Non ho messo da parte la mia OTP, e non ho smesso di avere un occhio di riguardo per il mio fandom del cuore – così come per questa fanfiction che aveva bisogno di essere aggiornata. Perciò, dopo essermi liberata da una serie di impegni e “deadlines”, eccomi qua!
Stavolta i nostri eroi(?) sono alle prese col cibo. Confesso che non è stato affatto semplice strutturare il capitolo; mi ha divertito e stancato allo stesso tempo, per intenderci.
Ho sviluppato l’idea partendo da un headcanon personale: “Kurapika è il classico tipo che, dietro le quinte, presta particolare attenzione a quello che mangia e alla sua linea, arrivando talvolta a fissarsi sulla scelta di certi alimenti in maniera morbosa”. Tuttavia, ciò che mi ha spinto a metterlo per iscritto è quest’immagine scovata qui. Oltre ad essere morta dal ridere, ho subito pensato “Oddio, i biscotti ideali per Kurapika!”; e da lì è partito tutto. *ride*
Leorio è veramente particolare; da una parte, dimostra di essere alquanto ferrato sull’argomento “nutrizione e benessere” – sfruttandolo ed enfatizzandolo per “affrontare” il compagno, anche affermando di proposito cose non vere –, dall’altra si perde in un bicchiere d’acqua per cose in cui Kurapika – che non è uno studente ma a cui piace apprendere per conto proprio – eccelle (ma con esagerazione). Inoltre, si è ormai capito che spesso la pigrizia lo può assalire fino a non curarsi di ciò che è meglio mangiare.
In generale, è stato interessante immaginare alcune scene che ritengo fortemente probabili nella “realtà”, con le stesse ripercussioni, se quei due fossero una coppia di fatto.
Non ho inserito scene di veri e propri aspri litigi. Voglio dire… per quanto un gatto e un topo andrebbero più d’accordo di quei due, non è detto che ogni volta che c’è qualche controversia debbano risolvere tutto a suon di “angst” e colpi di padella in testa. *ride* Ho voluto rendere l’atmosfera un tantino più “giocosa”, inscenando una competizione più sana.
Una cosa importante che non ho specificato nel primo capitolo! È vero che l’ambientazione e il timeline si rifanno a quelli di Irreplaceable, ma qui Kurapika non ha una relazione a distanza con Leorio: ci convive proprio (a parte qualche rara volta in cui è chiamato a stare con i colleghi e il capo, persino per più giorni). Di conseguenza, dove lavora Kurapika e dove Leorio frequenta le lezioni non sono luoghi distanti dalla loro casa; ho reso tutto più facile(?) anche perché Recollections non è pensata per focalizzarsi su queste “questioni”.
Infine, il titolo del capitolo è ispirato a quello dell’anime “Food wars! Shokugeki no Soma”.
Non credo di avere altro da dire. Vi ringrazio, come sempre, per essere arrivati fin qui e per aver messo tra le seguite questa bizzarra raccolta. ^^
Commentate, fatemi sapere cosa ne pensate… e a presto (si spera) con il prossimo capitolo.
Un saluto a tutti,
Scarlet
  
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