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Autore: sil_c    20/03/2017    0 recensioni
Questa storia rappresenta la sesta serie del telefilm Covert Affairs così come la immagino io, dopo che ne è stata sospesa la produzione da parte dell'emittente televisiva americana USANetwork.
non possiedo né i diritti né i personaggi della serie, tranne alcuni personaggi secondari che mi sono serviti per raccontare la mia storia.
Annie è un ex agente opertivo della CIA, ora alle dipendenze di Ryan McQuaid, nella McQuaid Security. Sia Ryan che Annie partecipano personalmente a diverse missioni e servizi di scorta a personaggi politici importanti.
Durante una di queste missioni, il convoglio col quale viaggiano viene attaccato dai guerriglieri jihadisti, in Mali.
Genere: Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Contrariamente ai fatti narrati negli altri capitoli, dove i riferimenti storico-politici sono realmente accaduti, gli avvenimenti di questo capitolo sono frutto della mia fantasia.
Capitolo 17

Da quando viveva nel deserto, ogni mattina Jedjiga si alzava poco prima dell’alba e osservava rapita il sorgere del sole.
Era uno spettacolo che, dopo due mesi, ancora l’affascinava. Quella immensa sfera di fuoco, che pian piano si levava da dietro le dune tingendo gradualmente il cielo di viola, rosso, arancione e poi rosa, per lasciare infine spazio all’azzurro terso, era come uno specchietto per le allodole, per lei. Ogni volta che osservava l’alba era come se il tempo si fermasse per poi riprendere a scorrere più velocemente. Era un momento in cui lei ritrovava se stessa, anche se era senza memoria, ma si sentiva in pace con se stessa. Quella mattina, poi, la consapevolezza di poter parlare con chi la conosceva e poteva raccontarle il suo passato, la rendeva elettrizzata e ansiosa allo stesso tempo.
Aveva aiutato Dassin a preparare il tè con tutto il cerimoniale per accogliere gli ospiti e non vedeva l’ora che giungessero. Si stava facendo mille domande. Aveva mille domande da fare a quegli uomini. Aveva tanti perché che le riempivano la mente, ma soprattutto voleva chiedere “CHI”: chi era quel ragazzo cieco che ogni tanto affiorava nella sua mente? Perché le sembrava di ricordarne così chiaramente la voce, mentre non ricordava affatto com’era?
Cercando di pensare a lui, le sembrava di ricordare che l’aveva assistita in ospedale,dopo che le avevano sparato, perché qualcuno le avevano sparato, la cicatrice nel petto ne era la conferma. Nei suoi sogni, di tanto in tanto, le sembrava di sentire la voce di lui dirle “ho bisogno di te. Non ho mai bisogno di nessuno, ma di te ho bisogno”; le sembrava di sentire la sua mano calda e forte afferrare la propria e questa sensazione le dava un senso di pace e forza interiore. Se questo ragazzo esisteva davvero e aveva il potere di tranquillizzarla e darle coraggio, dovevano avere un rapporto speciale. Dovevano essere amici. Forse erano migliori amici, o forse erano più che amici. Questo pensiero la fece arrossire e le fece sentire i brividi lungo la schiena. Si accorse che il suo cuore aveva accelerato i battiti.
“O mio Dio… forse… forse lui e io… e se è così… sarà così preoccupato…” pensò Jedjiga.
Era talmente assorta nei suoi pensieri che non si accorse che qualcuno si stava avvicinando a lei. Sentì solo un urlo e poi provò una dolorosissima fitta alla tempia. E il buio l’avvolse.

       ***************************************** 

Calder, Ethan e Mike arrivarono alla dimora di Abu-Mokhammed poco dopo l’alba.
Dassin li fece entrare e li condusse nella saletta dove, la sera prima, avevano parlato col marito e con Jedjiga.
“Accomodatevi, signori. La mia dimora è la vostra dimora” disse Dassin “Mio marito ci raggiungerà subito.”
Dassin servì il tè ai suoi ospiti, poi, come Abu-Mokhammed arrivò, lei uscì dal salottino.
“Vado a chiamare Jedjiga” disse Dassin, poi si corresse “…Annie, giusto?”
Calder annuì “Grazie, tesednan della sua gentilezza e ospitalità” disse.
Dassin annuì, uscì e si diresse sul retro dell’edificio. Arrivò nel piccolo cortile giusto in tempo per vedere un uomo avvicinarsi a Jedjiga, colpirla violentemente con un pugno e caricarsela sulle spalle. Dassin urlò con tutto il fiato che aveva in gola. La scena l’aveva terrorizzata. Udendo l’urlo della donna, dall’interno gli uomini uscirono di corsa e trovarono Dassin a terra che ancora urlava disperatamente.
Abu-Mokhammed l’aiutò ad alzarsi e la strinse a sé, cercando di tranquillizzarla.
“L’hanno presa. Hanno preso Jedjiga.” riuscì a dire la donna tra i singhiozzi.
“Chi l’ha presa?” chiese Mike
Dassin scosse la testa, cercando di calmarsi. “Non lo so. Un uomo. Un uomo l’ha colpita e l’ha portata via.”
Dannazione! Questa non ci voleva!” pensò Ethan.
All’improvviso una serie di esplosioni rimbombarono in tutta l’oasi. Calder, i suoi uomini e la coppia di Berberi si ritrovarono a terra ricoperti di polvere. Dopo qualche minuto, quando finalmente riuscirono a rialzarsi, realizzarono che qualcuno aveva minato parte dell’oasi e aveva fatto saltare diverse tende e alcuni edifici.
C’erano nuvole di polvere che, pian piano, si stavano dissipando, lasciando intravedere le conseguenze di quelle esplosioni. Lo scenario davanti agli occhi di Calder era terrificante: c’erano macerie ovunque. Almeno la metà delle tende dislocate nell’oasi erano andate distrutte. I corpi martoriati di molti berberi e di molti turisti presenti a Taoudenni erano disseminati sul terreno.
Pian piano, lo sconforto lasciò il posto alla rabbia. Calder, Ethan e Mike cercarono i loro compagni. La zona dove erano alloggiati era rasa al suolo. La rabbia lasciò momentaneamente il posto alla preoccupazione: Jack e Bryan non si trovavano. Questo poteva significare che erano usciti dagli alloggi e forse erano ancora vivi.
Le tribù berbere erano davvero ben organizzate: Calder notò che, in poco tempo, i sopravvissuti si diedero da fare per allestire delle zone dove ricoverare i feriti e dove radunare i corpi dei defunti. Calder e i suoi uomini cominciarono ad aiutare la gente come potevano. Nel frattempo cercavano di capire cosa fosse successo, ma soprattutto il perché.
Dopo quasi un’ora un SUV si avvicinò velocemente all’oasi; si fermò poco lontano dal luogo dell’esplosione e ne scesero Jack e Bryan. Quando Ethan li vide andò loro incontro.
“Credo di sì, dammi qualche minuto.” rispose Bryan.
Nel frattempo Calder si rivolse a Jack “Racconta.”
“Quando vi siete diretti all’alloggio del capo Berbero, io e Bryan eravamo fuori a fare due passi. Abbiamo notato che i due jihadisti berberi stavano parlando con Garrett. Siamo riusciti ad ascoltare parte della loro conversazione. Ci avevano scoperti, Garrett sapeva che siamo della CIA. Hanno parlato di circoscrivere l’oasi e uno dei due berberi ha riferito a Garrett che aveva appena raccolto un bel fiore. A momento non avevamo capito a cosa si riferisse, poi ci è venuta in mente una delle intercettazioni che Anderson ti aveva girato nei giorni scorsi.”
Jedjiga…” disse Calder.
“Già. Jedjiga significa fiore, quindi…”
“Hanno rapito Annie. Sapete dove si sono diretti?”
“Li abbiamo seguiti per un po’ verso Nord, ma poi li abbiamo persi.”
“Calder” chiamò Bryan “Langley in linea.”
“Sono Calder Michaels, capo del DPD.” si qualificò.
“Signor Michaels, sono Andrew Hollman.”
“Hollman, contatta il prima possibile Joan Campbell. Abbiamo bisogno di immediato supporto tecnico. Ci sentiamo tra venti minuti.”
Poi si rivolse ai suoi uomini “Ora dobbiamo stabilire un protocollo d’azione per ritrovare Annie Walker il prima possibile e per organizzare con Langley una squadra d’estrazione.”
“Calder, una chiamata da Langley.” comunicò Bryan.
“Bene, passamela.”
“Signor Michaels, sono Hollman. Joan sarà in ufficio tra quindici minuti. Nel frattempo, c’è qualcosa che posso fare per voi?”
“Chi c’è con te, Hollman?”
“Eric Barber, signore. E alcuni altri operativi tecnici.”
“Avete avuto nuove intercettazioni?"
“No, signore. L’ultima intercettazione maliana risale a due giorni fa. Però…”
“Però?” Chiese Calder.
“Ecco, da qualche giorno stiamo tenendo sotto controllo alcune linee secretate tra la McQuaid Security e il Marocco. L’ultima comunicazione inviata dagli uffici della McQuaid Security è di poche ore fa. Parlava di un’oasi da circoscrivere, ma non siamo in grado di dire a cosa si riferisse.”
“Credo che a questo possiamo rispondere noi. Qualcuno ha fatto saltare più della metà delle tende e buona parte degli edifici presenti qui all’oasi di Taoudenni.”
“State tutti bene, signore?” domandò Andrew con la voce che tradiva la preoccupazione.
“Sì, Hollman. Noi stiamo tutti bene. Con qualche graffio ma vivi.”
“Quindi circoscrivere… significa far esplodere” disse Hollman un po’ assorto. Calder sentiva che il ragazzo, nel frattempo, stava digitando sulla tastiera del computer “Credo che potrei avere alcune novità per il prossimo contatto, signore, quando Joan sarà in ufficio.”
“Bene, a più tardi, allora.”

**************************************************************************************

Nell’ufficio di Langley, Hollman e Barber cominciarono a rileggere le trascrizioni delle comunicazioni intercettate tra l’agenzia di Ryan MCQuaid e il Marocco.
“Eric, dovremmo avvisare Auggie?”
“Credo che arriverà con Joan tra qualche minuto.”
In quel momento Auggie e Joan entrarono negli uffici del DPD.
“Bene, Hollman. Che succede?” chiese Joan..
“Signora, c’è stato un attentato all’oasi di Taoudenni. Calder e i suoi sono incolumi, ma molti berberi e turisti presenti nell’oasi sono morti.”
Auggie non disse una parola, ma il suo viso si fece scuro e tirato.
“Siamo d’accordo con Calder che avremmo richiamato appena foste arrivati. Sto già cercando di mettermi in contatto con loro.” disse Barber.
“Siamo in grado di avere un videochiamata?” chiese Joan.
“Ci possiamo provare, ma non so quanto delle loro attrezzature sia ancora utilizzabile.”
In pochi minuti Joan era in contatto con Calder.
“Buongiorno Calder.”
“Buongiorno a te, Joan.”
“Cosa è successo?”
“L’oasi di Taoudenni è quasi rasa al suolo. Questa mattina, poco dopo l’alba, mi sono recato negli alloggi del capo tribù berbero che ospitava Annie. Dovevamo parlare con lei, per cercare di capire quanto ricordi e per organizzare il suo rientro negli Stati Uniti. Poco dopo ci sono state diverse esplosioni.”
“Calder…”cominciò Joan
“Non ho parlato con Annie, Joan. La moglie del capo berbero ha visto che qualcuno l’ha colpita e rapita. Due dei miei uomini, prima dell’esplosione, sono riusciti a seguire i rapitori per un po’ ma poi li hanno persi. Erano diretti a Nord”
“In Marocco” puntualizzò Auggie. Fece una breve pausa, come a voler raccogliere i pensieri, poi si rivolse a Calder “Calder, abbiamo rilevato alcune comunicazioni criptate tra l’agenzia di Ryan e il Marocco. Credo che ci siano delle cellule jihadiste a Rabat. Quando i tuoi uomini hanno trovato Annie a Taoudenni e ci hanno inviato le sue foto per identificarla, la sua carta di credito è stata usata a Rabat.”
“Evidentemente, quando il convoglio di Ryan è stato attaccato a Timbuktu, i guerriglieri l’hanno creduta morta e le hanno rubato i documenti” disse Barber.
“Ora però non possiamo più pensare che fosse solo un caso, ci sono troppe coincidenze: Ryan e i suoi scortavano un convoglio che trasportava armi; Annie e la sua squadra reclutavano mercenari in Nigeria e parte della sua squadra si era diretta prima in Marocco per poi riunirsi al gruppo di Ryan in Mali.” disse Joan.
“Sì, deve esserci qualcosa sotto” convenne Calder.
“Io non posso credere che Annie sia coinvolta in tutto questo” disse Auggie con trasporto “Non posso e non voglio crederlo. Che motivo poteva avere per interferire con la politica di un paese estero?”

 

   
 
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