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Autore: pamina71    21/03/2017    10 recensioni
Dopo il Lupo, una nuova piccola e curiosa indagine.
La storia d'amore prosegue ed evolve, nella nuova dimora e con nuove consapevolezze, in un equilibrio finalmente diverso (dovuto sia alla promozione di André sia a quanto di doloroso é accaduto ad Oscar).
Il noir si infittisce, prendendo spunto da un caso realmente accaduto in un altro paese ed in un'altra epoca: un caso inquietante ed affascinante, che fece parecchio scalpore e di cui mi sono procurata estratti della sentenza e del processo, per comprendere moventi ed azioni, da cui ho "rubato" vittime e carnefice e dal quale deriveranno tutte le apparenti stranezze che ho estrapolato (le cose più particolari sono proprie del caso originale, non ho così tanta fantasia).
Credits letterari: Camilleri, Malvaldi, Montanari, Vitali.
Credits visivi: "La famiglia omicidi", "Ladri di Cadaveri", "Arsenico e vecchi merletti", "Misterioso omicidio a Manhattan"
Inizierò in stile Agatha Christie, con l'elenco dei personaggi per consultazioni future.
Genere: Storico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lupi, Giganti ed altre avventure'
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34. Sospetti.

 

Il due gennaio, Oscar sedeva nel suo ufficio asciugando un foglio coperto dalla sua grafia ordinata. Pareva un documento ufficiale, Si soffermò un attimo ad osservarlo, non come se cercasse un errore, ma come se volesse imprimerselo nella memoria.

Poi lo chiuse con un gesto rapido, lo sigillò con la ceralacca e lo pose in cima al mucchio dei dispacci ufficiali per la reggia e per la sede di Versailles delle Guardie Metropolitane.

Pochi momenti dopo, entrò un soldato, una delle ultime reclute, che prese il voluminoso plico per effettuare il trasporto. Una volta uscito il ragazzo, Oscar sospirò. Anche questa era fatta, aveva apposto la firma ed il sigillo sulla propria domanda di congedo, e su quella di André, che aveva avallato come suo Comandante.

Il pensiero di quello che ormai poteva considerare con il suo futuro marito le fece venire il desiderio di andargli a confermare che i due documenti erano ormai partiti, e che il meccanismo che li avrebbe liberati dalla divisa si era ormai messo in moto.

Mosse i pochi passi che la separavano dall'ufficio, e vide che la porta era solamente accostata. Stava per spingere il battente, quando udì delle voci dall'interno.

- Non è una buona notizia. Per ora preferirei non dirlo ad Oscar. Almeno fino a che non ne avremo la certezza. Non vorrei causarle pensieri inutili.

- Certo che non è un sospetto da nulla. - Rispose l'interlocutore, che lei riconobbe come Alain

- Vorrei esserne certo. L'uomo con le ustioni non è in grado di dire nulla, e l'altro non è stato trovato.

-Stiamo ancora battendo gli ospedali ed interrogando i medici, ma se è stato curato dal medico personale del mandante non scopriremo nulla.

- Sempre che non voglia liberarsi di un paio di testimoni scomodi. Non è certo tipo da farsi scrupoli.

- Io vado. Prima ci muoviamo e meglio è. - Concluse Alain, poi si congedò e si allontanò rapidamente.

Oscar fece un balzo all'indietro, fingendo di arrivare in quel momento. Lei ed il soldato si scambiarono il saluto, e mentre si allontanava Soisson si chiese se potesse aver udito qualcosa, ma ritenne che fosse troppo lontana e, scuotendo impercettibilmente il capo, continuò lungo il corridoio.

Lei rimase ancora un attimo sulla soglia, combattuta tra il sentimento piacevole che le veniva dal sapersi protetta e una sensazione rabbiosa dovuta al fatto di esser mantenuta all'oscuro di alcune indagini. Una parte del suo animo avrebbe voluto entrare ed aggredirlo, un'altra le suggeriva di mantenersi calma ed apprezzare il dono della pace che le stava offrendo. Le venne da pensare che troppe volte aveva ricambiato con ingratitudine e irritazione un gesto gentile. Decise di provare a contenere la stizza, consapevole che André prima o poi le avrebbe raccontano cosa stava sospettando.

Spinse quindi l'uscio, affacciandosi con un sorriso, per quanto un poco tirato.

- Posso disturbarti?

- Sai benissimo che non disturbi mai. - Fu la risposta che ottenne. - Stavo preparando degli ordini di servizio.

Lei gli rivolse uno sguardo interrogativo.

- Sto cercando di scoprire qualcosa di più sull'aggressione che abbiamo subito. Non sono tranquillo.

Quindi glielo stava dicendo. Oscar si diede della stupida, per essersi inalberata per nulla. E fu felice di non essere entrata come una furia.

- Pensi non sia stata casuale?

- Non so nemmeno io cosa pensare. Se da un lato è vero che ormai sono eventi quasi comuni, dall'altro non riesco a non pensare a tutti gli attacchi cui siamo stati sottoposti negli ultimi mesi. Mi pare plausibile che anche questo faccia parte della serie.

- E' un pensiero che è venuto anche a me. Hai sospetti sul mandante?

- Uno, ma troppo vago. Ma per ora preferirei tenerlo per me, almeno sino a che non avrò potuto confermarlo in qualche modo.

André tacque un attimo.

- La cosa che mi preoccupa di più è il timore che, chiunque sia, possa scoprire dove andremo a vivere.

Oscar sorrise.

- Difficile, visto che nemmeno noi sappiamo ancora dove andare.

- Anche se non ho accettato la sua offerta di adozione, potremmo andare in Provenza, nei pressi di zio Théophile. Per lui potrebbe essere piacevole la nostra presenza, si sentirebbe meno solo.

- Non saprei. O meglio, credo che sarebbe una buona idea passare in visita, e sarebbe anche un modo per depistare eventuali aggressioni. Ma non mi pare opportuno vivere ancora all'ombra della mia famiglia. Troppo ingombrante, per noi due. Tu hai la casa a Gravelines. Andiamo lì.

- Ma...è...piccola.

- Andrà benissimo.

- No, che non andrà benissimo. Sei abituata ad altro, e lo sai bene.

- Le abitudini possono cambiare. Se pensi così mi sottovaluti.

André le prese le mani.

- Non ti sottovaluto. Ma siamo stati in quella casa una settimana. E' ben diverso che rimanerci una vita. Poche stanze, poche comodità.

- Lo so. Ma lì nessuno conosce il nostro passato. Saremo liberi. E una casa piccola è più semplice da mantenere, con il denaro che abbiamo e con quello che arriverà dai tuoi libri. E se poi dovessi trovarmi davvero male, potremmo sempre cambiare.

André tacque un attimo, e lei ne approfittò per ripetere il programma.

- Dopo il matrimonio andiamo a sud, da mio zio, per rimanere un poco con lui e goderci già un poco di primavera. Poi, con calma, ripartiamo per Gravelines in modo da arrivarci per giugno. Così per la metà di luglio, quando nascerà il bambino, saremo sistemati. E non dire che mi stancherò troppo. Faremo con calma.

Lui dovette ammettere con se stesso che il progetto era allettante.

- Ma mi devi giurare una cosa.

- Cosa?

- Se nella casa di Gravelines, nel paese di Gravelines, nella vita che faremo a Gravelines dovessi trovarti male, se ti stesse così stratta da sentire la necessità di un cambiamento, dovrai dirmelo. Subito. Non dovrai permettere alla situazione di divenirti odiosa, altrimenti ne risentirà il nostro amore. Non dovrai rimanere per orgoglio in una vita che hai scelto senza conoscere. Non dovrai buttar via il nostro amore per una casa. Giuramelo.

Oscar comprese il senso della richiesta, che ad un primo ascolto avrebbe potuto apparire strampalata. E non poté che assentire.

- Lo giuro. Non c'è nulla al mondo che per me conti più di te e del nostro amore. Ma non dubitare, per me gli agi non hanno tutto questo valore.

Gli si avvicinò, abbracciandolo e poggiandogli il capo sulla spalla.

Si strinsero, rimanendo per un poco allacciati in quella posizione. Prima si staccarsi, suggellarono la promessa con un bacio.

Poi André parlò.

- Ti aspetto a casa tra non più di un'ora, non tardare. Io vorrei prima parlare con una persona per fugare o confermare un sospetto.

Le baciò il dorso della mano destra, e partì.

Oscar si diresse verso l'ufficio del Colonnello D'Agôut. Voleva spiegargli personalmente il motivo per cui abbandonava la Guardia. Glielo doveva.

 

André era abbastanza sicuro di trovare a casa il Dottor Leblanc, nel suo studio. Difatti, quando lo fece entrare, era intento ad elaborare i dati di uno dei suoi esperimenti sulla soda.

Venne accolto gentilmente, né si stupì troppo per la domanda. Che gli venne rivolta.

- Debbo dire che talvolta mi capita di curare qualche, diciamo, qualche losco personaggio per conto del Duca D'Orleans. Figuri che vengono foraggiati per compiti non proprio raccomandabili. Eppure il mio dovere di medico mi impone di curare chiunque. Ma non in questi giorni. Se, come dite, il complice di colui che cercate è in un ospedale, non vedo perché costui sia invece stato curato da un medico di qualche famiglia.

- Vedete, come vi accennavo prima, a causa di una serie di aggressioni precedenti, il dubbio che anche quest'ultima fosse specificamente diretta a noi mi ha colto più di una volta.

- Se dovessi incontrare qualche collega, cercherò di informarmi.

- Vi ringrazio. - Disse André – pronto a congedarsi.

 

Rientrato a casa, vi trovò già Oscar, che era rientrata abbastanza rapidamente. Stava leggendo un biglietto.

- Domani avremo tre delle mie sorelle in visita. Bisognerà organizzare una cena. - Gli disse sorridendo.

- Mi sembra una grande idea.

E si accomodò su una seggiola dall'altra parte del tavolino rotondo.

- Pensi di potermi raccontare qualcosa di tuoi sospetti, ora? - Chiese lei, ridiventando seria.

- Ti posso dire il sospetto che avevo. Ma che non ho potuto confermare.

- Ovverosia?

- Visti i trascorsi tra te e lui, e considerato il fatto che è affiliato al Grande Oriente di Francia, e tutte le altre cose che sai, mi ero persuaso che il Duca D'Orleans potesse essere il mandante di questa e delle altre aggressioni. Ho provato ad indagare tramite Leblanc, ma non ha curato nessuno, in questi giorni. Quindi mi sono sbagliato.

. Non è detto che tu ti sia sbagliato. Basterebbe che l'uomo fosse sacrificabile.

- Potrebbe riprovarci, se fosse come dici tu. - Riprese André.

- Vedi, allora, che diventa importante andare a vivere in un posto poco prevedibile.

Disse Oscar. Poi continuò.

- In fondo, tra poco più di un mese, saremo in viaggio per le coste del Sud.

- E sarai mia moglie. - Ribatté con un sorriso.

   
 
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