La lama di un arcangelo brucia. Lacera. Uccide. Dilania.

E' sopportabile. In ogni caso.

Niente, in confronto al dolore che mi soffoca il cuore.

Ti guardo. Affondi sempre di più. Di più.

Rigiri il freddo metallo. Occhi negli occhi, siamo.

Sei addolorato. Ma non ti fermi. Continui imperterrito.

Estrai il freddo metallo. Scorgo dispiacere, nel tuo volto.

Guardi tu stesso il sangue gocciolare per terra. Uno, due, tre gocce. Si forma una pozza.

Come a rallentatore, cado a terra. Sento il freddo pavimento sotto di me.

La grazia vuole esplodere. Tradirmi anche lei, come te.

La trattengo. E’ un enorme sforzo. Poi come un fiume, la mia vita mi si para davanti.

Tu e Michele che vi abbracciate, felici. Vi amate tanto.

Tu e io sgridati da papà per gli scherzi agli angeli! Ridiamo, spensierati.

Tu e Raffaele che litigate per l'amore di papà! Si anche lui, lo ama.

Sorrido. Per un attimo non sento niente.

Infine il dolore. Fisico e soprattutto al mio cuore

Ecco l'esplosione. Luce accecante.

E qui cedo alla morte.

L'ultimo pensiero, prima dell’ oblio "Fermati. Ritorna quello che eri, fratellone."

Gabriele giace a terra ora. Le sue sei ali sono immense, impresse sul pavimento e sui muri.

Un arcangelo è stato ucciso. Il paradiso grida al dolore.

Una piccola piuma dorata, sfiora la guancia di Lucifero.

Si posa a terra, delicata. Ma la lascia li. Troppo pesante da raccogliere, per lui.

"Mi spiace, fratellino" e vola via, posando un ultima volta lo sguardo su quel corpo orami freddo, immobile. Morto.



Note autrice
Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggerla. Ciao a tutti