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Autore: foschi    21/03/2017    1 recensioni
«E cosa sarebbe importante? » domandò Shaka inquisitorio.
Camus si bloccò sul posto. Cosa era importante? Athena? L’orgoglio? Non lo sapeva ed il non trovare una risposta.. lo scoraggiava. Forse era per questo che non era riuscito a trattenere la persona che più amava.
«Non lo so, e.. fa male » chinò la testa, ancora più frustrato. Shaka invece sospirò, come se si trovasse a parlare con un bambino.
«Credo che quello che conti davvero sia conoscere sé stessi » Camus guardò sorpreso quelle iridi cerulee, così limpide e profonde «Conoscere sé stessi, sapere cosa realmente vuoi. Come si può trattenere qualcuno e pretendere qualcosa se non sai per primo tu cosa vuoi? »
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Tra pentimento, perdono e.. affetto'
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Γνώθι σαυτόν ~ Cosa vuoi davvero

 

 

 

Titolo: Γνώθι σαυτόν ~ Cosa vuoi davvero

Rating: Verde

Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale

Pairing: Lieve Shaka x Camus;  Accenni Camus x Milo, Milo x Aphrodite

Personaggi: Aquarius Camus, Scorpion Milo,  Virgo Shaka

Avvertimenti: OOC, Camus!centric, shonen-ai

Parole: 2.213

Note dell’autore: La prima parte del titolo è in greco antico ed è la massima di Socrate “Conosci te stesso”.

In questo contesto, è riferita a Camus che non amo particolarmente, ma cui dovevo una fan fiction.

Ringrazio tutti i lettori delle precedenti fiction e Hades_sama e Red_Amortentia per le loro recensioni! ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Camus rimase sorpreso quando, svegliandosi di soprassalto dopo l’ennesimo incubo, scoprì il posto accanto a sé  freddo. Da tempo non lo sentiva così freddo, ormai abituato com’era al calore che lui gli trasmetteva. Lo accarezzò con le dita lunghe ed affusolate, come se così potesse rievocarlo.

Socchiuse gli occhi nocciola, improvvisamente lucidi. Un nome solo gli uscì dalle labbra socchiuse, un nome che sapeva di nostalgia e calore.

«Milo.. »

 

 

*****

 

 

 Non era più abituato a tutta quella solitudine, Camus. Non era più abituato a tutto quel silenzio e calma. Quando divideva l’undicesima Casa con Milo, il caos la faceva da padrone  insieme al cavaliere di Scorpio, che riempiva ogni angolo con la sua presenza.

In quei tempi, il bianco dei marmi gareggiava con lo splendore dei suoi sorrisi; il silenzio lasciava il posto al calore della sua voce ed i libri, che continuavano ad impolverarsi sugli scaffali, rivaleggiavano con la presenza dello Scorpione per attirare l’attenzione del padrone di Casa. Doveva ammetterlo, non aveva mai fatto caso a quanto gli piacesse la presenza del compagno, ma si sa: non apprezzi qualcosa finché non la perdi.

E lui l’aveva perso, inesorabilmente.

Sospirò chiudendo l’ennesimo tomo: non era una buona giornata, di questo si era convinto e, sinceramente, gli seccava un po’; non era tipo da lasciarsi trasportare da sentimentalismi, assolutamente! L’integerrimo Camus non avrebbe mai ammesso di soffrire l’assenza dello Scorpione. Non sarebbe mai andato contro i suoi principi: sarebbe stato inflessibile come il ghiaccio che tanto amava! A cosa servivano i sentimenti se non a perdere sé stessi?

Ridacchiò ironico, nascondendo la testa dietro una mano, i capelli che ricadevano come una cascata di fuoco.

«Ma sentimi.. proprio io, che ho goduto dell’amore dell’unico uomo che mi abbia mai amato, non ho il diritto di parlare »

Sorrise frustrato. Come poteva incolpare qualcun altro per i suoi comportamenti? Lo aveva tradito troppe  volte e da stolto non si era accorto che lui l’aveva sempre più allontanato dal suo cuore.

Alzò lo sguardo verso la finestra, i pallidi raggi del sole primaverile penetravano cercando di riscaldarlo, ma no, nessuno l’avrebbe più riscaldato. Nessuno ci sarebbe più riuscito.

 I suoi occhi poi si soffermarono sulla sagoma della Dodicesima Casa ed un moto di odio lo colse: Pisces era stato più veloce di lui a conquistare l’amore di Milo; era riuscito a sedurlo e lo Scorpione era rimasto catturato dal suo mortifero profumo. Ah, come avrebbe voluto tornare ad occupare il posto di Aphrodite..!

Scosse la testa, incredulo per quei pensieri, stupito da sé stesso. Lui Camus dell’Acquario in balia dei sentimenti? Dov’era finita la sua integrità?

Il volto si fece imperscrutabile: che stesse pure con il Cavaliere dei Pesci, a lui non riguardava! Stizzito, s’incamminò fuori. Dove andare non lo sapeva, ma sicuramente lontano da quei pensieri.

Ah, Camus, quanto puoi continuare a mentire a te stesso..?

 

 

*****

 

 

Si era pentito della sua impulsività quando si era ritrovato davanti gli occhi cerulei del greco che lo fissavano sorpresi. Da quando erano ritornati in vita, non avevano mai avuto modo di parlare e chiarirsi, ammesso che ci fosse qualcosa da chiarire! Le carte erano in tavola e ben evidenti, non c’era niente da dire. Allora perché la notte continuava a sognare i loro momenti di amore passato e desiderava essere al posto di Aphrodite?

«Milo » sussurrò

Scorpio distolse lo sguardo, ora duro; non era nei suoi piani rivederlo «Camus » salutò oltrepassandolo.

E Camus rimase colpito da quel comportamento: era pronto a ricevere il disprezzo del Cavaliere, ma non la sua indifferenza! Che si stesse rivoltando contro di lui la freddezza che gli aveva sempre riservato?

Oh, ora riusciva a capire come si era sentito Milo e faceva male, tremendamente male. Una dispettosa lacrima gli solcò una guancia e ben presto altre ne seguirono; non aveva mai pianto per amore, ma ora lo doveva a sé stesso, quel pianto; se lo doveva per il dolore inferto ad entrambi.

«Milo! » chiamò correndo verso di lui. Qualcosa dovevano pur dirsi, non potevano ignorare la questione e comportarsi come se non si conoscevano! Non potevano annullare tutto quello che c’era stato perché troppo orgogliosi!

Il biondo lo guardò sorpreso per quell’atteggiamento e sgranò gli occhi quando vide quelli bagnati del francese.

«Camus? » domandò preoccupato, poggiandogli una mano sulla spalla.

Aquarius abbassò lo sguardo, cercando di darsi un contegno, inutilmente. Il timore di essere allontanato lo paralizzava.

«Piangi.. per me? »  incalzò il greco e Camus sgranò gli occhi, realizzando di averlo davvero perso.

«Mi dispiace, Milo. Mi dispiace per tutto: per averti ferito, ingannato, tradito. Mi dispiace per come sono. Non ti merito, perdonami, se puoi » un leggero sorriso increspò le sue labbra, ora si sentiva un po’ più in pace con sé stesso «Sii felice, Milo »

Ed il bacio che gli diede sancì il loro definitivo addio. Gli aveva detto addio ed era stata la fine; non era rimasto più nulla tra di loro, solo quell’addio ed il dolore. Lo guardò sorridendo tristemente e riprese il cammino, lasciandolo lì ammutolito; perché era questo che lui faceva: gettava la bomba e se ne andava. E questo Milo non riusciva proprio a sopportarlo.

«Camus! » lo richiamò. L’Acquario si voltò, i segni delle lacrime ancora visibili sul viso. «Sii felice anche tu »

Il rosso sorrise, annuendo. Non gli aveva accordato il suo amore, ma il perdono sì e, per ora, questo gli bastava «Grazie »

Ripresero il loro cammino in direzioni opposte, divisi da un destino che li aveva inizialmente uniti. E, di quello che li aveva uniti, non era rimasto che un dolce e malinconico ricordo.

 

 

*****

 

 

Il sole tramontava dietro la linea dell’orizzonte. L’arancio degli ultimi raggi allungava le ombre sulla nera terra, disegnando in lui i contorni dei sentimenti.

Il vento accarezzava i capelli che andavano perdendosi in quell’unione di colori ed i pensieri andavano sfumando con essi: allora era così che andava la vita di un traditore, un filo in equilibrio tra tormento e rancore, un cuore rotto. Il passato era passato e non c’era più niente da fare: o lo lasciava andare o non lo cercava; a che serviva recriminarlo..?

«Pensieroso, Aquarius? »

Il francese si voltò, sorpreso per quell’interruzione ed ancor più sorpreso di ritrovarsi davanti il Cavaliere di Virgo. Si ricompose facendo spallucce: non gli andava che qualcuno lo vedesse in quelle condizioni, già era stato difficile per sé stesso e farsi vedere in quelle condizioni da  Milo, non occorreva farlo davanti a qualcun altro.  

«Probabile. Cosa ti porta qui, Virgo? »

Shaka lo affiancò nell’ammirare il paesaggio: le montagne dietro al Santuario si stagliavano contro l’orizzonte tingendosi di rosso.

«Nulla. E tu? Sento il tuo cosmo inquieto, Camus »

Aquarius sorrise frustrato «È così evidente? »

Il Cavaliere della Vergine tacque, ascoltando l’inquietudine del compagno. Non capiva quell’attaccamento ai sentimenti. Perché provarli se si finiva per provare dolore? Se giungevano a separare le persone? Forse lui, in quanto uomo più vicino agli dei, non era in grado di capirlo.

«Perché provare sentimenti se poi si finisce per stare male? » chiese il rosso, più a sé stesso che al compagno «Alla fine sono arrivato alla conclusione che l’amore, i sentimenti, siano solo difetti chimici* che distolgono dalle cose davvero importanti »

«E cosa sarebbe importante? » domandò Shaka inquisitorio.

Camus si bloccò sul posto. Cosa era importante? Athena? L’orgoglio? Non lo sapeva ed il non trovare una risposta.. lo scoraggiava. Forse era per questo che non era riuscito a trattenere la persona che più amava.

«Non lo so, e.. fa male » chinò la testa, ancora più frustrato. Shaka invece sospirò, come se si trovasse a parlare con un bambino.

«Credo che quello che conti davvero sia conoscere sé stessi » Camus guardò sorpreso quelle iridi cerulee, così limpide e profonde «Conoscere sé stessi, sapere cosa realmente vuoi. Come si può trattenere qualcuno e pretendere qualcosa se non sai per primo tu cosa vuoi? »

Il rosso rifletté su quelle parole: era sempre stato convinto che l’orgoglio e la padronanza di sé stessi fosse la cosa più importante e che non fosse un problema suo se gli altri ci restavano male, non avrebbero dovuto lasciarsi trasportare dai sentimenti. Ma non era mai stato così tanto in errore, e l’aveva capito troppo tardi: faceva male, tanto male.

«Conosci te stesso e cosa tu realmente voglia »

Camus socchiuse gli occhi, irrigidendosi di nuovo. Cosa realmente voleva? Provare il calore che aveva perso. Quel calore che l’aveva fatto sciogliere ed il cui ricordo difficilmente l’avrebbe fatto tornare un pezzo di ghiaccio. E forse era questo il suo destino: un tutt’uno con il suo amato ghiaccio; aver goduto del calore ma non potersi avvicinare più del necessario, altrimenti avrebbe rischiato di bruciarsi e cadere, come Icaro.

«Conosci te stesso, Camus » sussurrò Shaka avvicinandosi e spiazzando l’Acquario quando le labbra morbide toccarono la fronte del rosso, in un tenero gesto di affetto e conforto, come a volergli dire: ‘non sei solo’.

E gliene fu grato, Aquarius. Un sorriso gli increspò le labbra, ora si sentiva bene, in pace. Certo, il tempo avrebbe portato via il dolore, ma per il momento andava bene così.

Shaka si allontanò lentamente, ma la voce del francese lo bloccò.

«Shaka! »Virgo si voltò sorridendo lievemente «Grazie »

Il biondo annuì, salutandolo con un cenno. Avrebbe ricordato quel giorno, Camus; avrebbe ricordato quelle emozioni mentre l’ultimo raggio del sole moriva.

Avrebbe imparato a conoscere sé stesso.

 

 

*****

 

 

Quando si rividero, giorni dopo, Milo fu sollevato nel vedere Camus finalmente sereno. Che si fosse messo l’anima in pace? Glielo augurava davvero.

«Vai via? » chiese vedendo la valigia del compagno.

Camus accennò un sorriso, abbassando lo sguardo «Sì. Ho bisogno di un po’ di tempo.. »

Il  biondo annuì. Non che si fosse troppo colpevolizzato per il malessere del francese, ma gli dispiace lo stesso: non poteva cancellare quello che li aveva uniti e poi divisi.

Sorrise tendendogli la mano, per rinsaldare la loro amicizia. Almeno quel legame sarebbe rimasto tra loro «Spero tu sia felice, Camus »

«Grazie, Milo » strinse la mano del Cavaliere.

Finalmente ora era tutto al suo posto, finalmente era sereno.

 

 

 

 

*****

 

 

 

 

I giochi di luce arancio si riflettevano sulle acque placide della Senna; Parigi cominciava a svuotarsi mentre le tenebre pian piano l’avvolgevano.

Le ultime voci andavano allontanandosi ma lui rimaneva lì, poggiato a quel ponte a contemplare assorto quel paesaggio.

Erano ormai due anni che mancava dal Santuario e lui non aveva potuto che beneficiare di quel tempo che si era concesso. Finalmente aveva compreso le parole di Shaka, finalmente era sceso a patti con sé stesso, finalmente sapeva perfettamente cosa voleva. Ma avrebbe trovato ciò che cercava?
Sospirò malinconico. Di quanto altro tempo aveva bisogno?

«Pensieroso, Camus? »

Il francese si voltò sorpreso, una strana sensazione di deja-vù lo colse. Sgranò gli occhi quando vide chi gli si parava davanti, non se lo aspettava, ma da una parte era contento di trovarlo lì.

«Shaka.. cosa ci fai qui? »

Virgo gli si avvicinò, ammirando il paesaggio «Nulla, solo vedere come stavi. Sei ancora inquieto »

Camus sorrise «No, solo rassegnato »

Il silenzio calò tra di loro, i capelli di entrambi ondeggiavano al vento della sera.

«Hai compreso te stesso? » spezzò il silenzio la Vergine.

«Credo di sì » si voltò a guardarlo, il volto del biondo a poca distanza dal suo.

«E cosa vuoi? » le dita si intrecciarono a quelle del francese, sorprendendo il rosso.

«Voglio.. calore » ed istintivamente avvicinò al viso a quello della Vergine. Socchiuse gli occhi abbassando lo sguardo.

Shaka sorrise poggiando le labbra morbide sulle sue; le lacrime scivolarono lungo le guance del francese che gettò le braccia al collo del compagno. Forse l’attesa era finita.

Forse aveva trovato quello che voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 




Angolo Autrice

 

 

Okay, Camus mi odierà per questo. L’ho reso decisamente OOC, ma ho cercato di scavare dentro di lui perché, dietro quella freddezza, ha un cuore che Milo ha aiutato a far venire fuori.

Sono convinta che anche i personaggi più insensibili abbiano un lato umano che talvolta fa fatica ad uscire fuori. Per questo ci vuole una spinta e qui sono Shaka e Milo a dargliela. Diciamo che sono entrambi un ‘deus ex machina’.

Per quel che riguarda la coppia Shaka/Camus.. in realtà non so dare un significato preciso. È  nata da sola mentre scrivevo e, sinceramente, un po’ mi piace: sono sempre pronta a sperimentare coppie nuove. Perdonatemi se fa schifo! ^^”

(*) L’espressione “I sentimenti sono difetti chimici che distolgono dalle cose importanti” è un riferimento alla serie TV “Sherlock” (BBC). Per certi versi, Camus e Sherlock si assomigliano.. okay fermatevi altrimenti divago xD

Bene, ho fatto i dovuti chiarimenti. Spero che la fiction sia stata di vostro gradimento!

Bacioni alla prossima,

Olivier_Rei=)

   
 
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