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Autore: Rohhh    21/03/2017    0 recensioni
La ventunenne Ashley, dopo essere stata cacciata via da casa da sua madre ed essersi ritrovata completamente sola in una città a lei sconosciuta, ha riscoperto la serenità che cercava nel suo nuovo gruppo di amici, conosciuto grazie al fortunato incontro con Terence, un ragazzo gentile e premuroso e sua sorella minore Michelle, che le ha offerto una stanza nell'appartamento che condivide con altre tre ragazze. Con un lavoro che le permette di mantenersi gli studi che ha sempre desiderato e la vicinanza delle amiche, tutto sembra procedere liscio per Ashley, ma il ricordo del suo triste passato arriva spesso a tormentarla e l'unico che misteriosamente riesce a darle sollievo da quei pensieri è Matt, un ragazzo odiato dai suoi nuovi amici per motivi non ben chiari e considerato da loro come un vero e proprio nemico da cui stare alla larga. Ashley, nonostante sia conscia della fama del ragazzo nel suo gruppo, in un momento di disperazione e debolezza, finisce per cedere e commettere con lui un errore che la perseguiterà e che presto finirà per pagare caro.
Ma, forse, non tutto ciò che sembra perduto per sempre lo è davvero...
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Cap. 6 Forse si può

 

«É successo, è successo!» urlò Luke, fiondandosi dentro l' appartamento di Matt come una scheggia impazzita, senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.

Il biondo ebbe appena il tempo di realizzare che la furia che gli era schizzata davanti non fosse un malintenzionato bensì il suo amico, ormai completamente fuori di testa, poi sospirò, rassegnato di fronte a quella che si prospettava come la rovina della sua pausa pranzo.

Si voltò verso di lui e inarcò un sopracciglio mentre lo vedeva scomparire nel suo salotto.

Con la mano ancora stretta alla maniglia, decise di raggiungerlo per capire finalmente cosa diavolo stesse accadendo, così spinse la porta e la richiuse dietro di sè con uno scatto.

A passi lenti si diresse nella stanza in cui si era rifugiato Luke e lo trovò seduto sul divano, con la schiena curva e il viso basso, sostenuto a fatica dalle mani.

Appariva in stato di shock e si ostinava a ignorare Matt, comportandosi come se il ragazzo nemmeno esistesse all'interno di quella casa, che tra l'altro era la sua, ma quelli sembravano essere solo dettagli irrilevanti.

«Buongiorno anche a te, comunque...» ironizzò Matt quando capì che l'amico non l'avrebbe onorato della sua attenzione.

Luke a quel punto sollevò di poco la testa, lo fece lentamente come se gli pesasse due tonnellate poi intrecciò le mani sotto il mento e prese a fissare un punto indistinto davanti a sè.

«Non ci posso credere, alla fine è successo davvero, sembra tutto così assurdo!» riprese a parlare, senza rispondere alla provocazione di Matt, che brancolava nel buio ma a quel punto parve avere un'illuminazione.

«Hai finalmente fatto sesso con Melissa? Beh, direi che era ora, anche se non mi sembri proprio il ritratto della felicità. É andata davvero così male?» domandò, appoggiandosi con la spalla al muro e incrociando le braccia al petto con estrema tranquillità.

La reazione di Luke, però, gli fece capire all'istante di trovarsi totalmente fuori strada.

Il ragazzo si voltò, infatti, di scatto verso Matt, con gli occhi spiritati e un'espressione rabbiosa che era davvero raro vedergli in viso.

«Ma si può sapere che cazzo ti salta in mente? Non è divertente Matt, per nulla! Questo non è il momento di scherzare!» gli sbraitò contro, rosso in viso.

«Ma io non stavo scherzando, sono serio» ribattè Matt, senza scomporsi di una virgola. Al momento quell'ipotesi era la più logica e sensata che gli fosse venuta in mente per interpretare le parole e il comportamento di Luke.

Il moro gli lanciò un'occhiata sconsolata, poi tornò a coprirsi il viso con le mani, producendo qualche gemito indistinto di sofferenza.

Matt roteò gli occhi esasperato, poi con una spinta si staccò dalla parete e si avvicinò a quell'ammasso di depressione in cui si era tramutato il suo amico.

Con circospezione si sedette accanto a lui, indeciso su cosa dire per non farlo innervosire più di quanto già non fosse: Luke era buono e caro ma le poche volte in cui esplodeva era meglio non trovarsi nei paraggi, o sarebbe stato difficile mettersi in salvo dai suoi sfoghi lunghi ore ed ore.

Non riuscì ad aprire bocca perché il riccio lo anticipò.

«Siamo rovinati! Sono rovinato! Avrei dovuto immaginarlo che prima o poi sarebbe finita così, non si può giocare col fuoco senza bruciarsi, è inevitabile e..» cominciò a dire freneticamente, senza neanche prendere un attimo fiato o fare una pausa tra una parola e l'altra, finchè una pacca decisa sulla spalla lo fece sussultare e fermarsi di colpo.

«Luke, calmati» gli intimò serio Matt, senza spostare la mano.

L'amico lo fissò con gli occhi smarriti, respirò finalmente dopo quella raffica di parole ed espirò l'aria, riacquistando una calma apparente grazie all'ossigeno di nuovo nei suoi polmoni.

«Bene, così andiamo meglio – lo rassicurò Matt, poi chiuse gli occhi e prese fiato, massaggiandosi la fronte – Adesso ricominciamo tutto daccapo. Allora Luke, vuoi dirmi per favore cosa accidenti sta succedendo?»

Luke si spostò nervosamente i riccioli corvini dalla fronte con una mano, poi si schiarì la voce e cominciò a parlare, un po' più rilassato.

«Sono nei guai amico, anzi, io e Melissa siamo nei guai!» esordì con enfasi drammatica, come se stesse parlando di una enorme tragedia.

Luke aveva il vizio di ingigantire le cose, assumendo un atteggiamento che virava dal melodrammatico al comico nel giro di qualche secondo e Matt provò l'impulso di ridere quando posò lo sguardo sulla sua faccia paonazza e sconvolta, ma riuscì a trattenersi per miracolo.

«E il motivo sarebbe?» gli domandò, sforzandosi di non farsi scappare una risata.

«Una sua coinquilina ci ha visto insieme, stamattina» dichiarò esausto, buttandosi contro lo schienale del divano, con la testa all'indietro e gli occhi socchiusi. Sembrava davvero svenuto.

«E allora? Tu e Melissa siete colleghi all'università, non ci vedrei niente di strano» disse Matt mentre cercava di tenere a bada il suo stomaco, probabilmente gli sarebbe toccato saltare il pranzo quel giorno.

«No, è peggio di quanto sembra! - sbottò Luke, staccandosi dallo schienale e rizzandosi a sedere con gli occhi neri sgranati – proprio in quel momento noi...beh, ci stavano tenendo per mano!» mormorò dolcemente, quasi come un ragazzino alla sua prima cotta.

Matt stavolta non riuscì a soffocare una lieve risata, poi incrociò le braccia dietro alla testa e puntò gli occhi al soffitto.

«Wow, una prova inconfutabile di amore eterno! Fate davvero dei grossi passi avanti in questa relazione! Posso ricordarti che hai 23 fottuti anni e non 15?» commentò ironico, guadagnandosi un gestaccio da parte del moro.

«Ok, a te che sei abituato ad avere tutto e subito potrà anche sembrare una cosa assurda, mio caro, ma sappi che da quando ho conosciuto Melissa ho imparato a dare valore a ogni più piccola cosa, anche a quelle che reputavo insignificanti! Quando sono con lei mi sento finalmente felice e in pace con me stesso e, puoi anche prendermi per il culo a vita per quello che sto per dire, ma stringerle la mano oggi è stato più intimo ed erotico di una notte di sesso con una ragazza qualsiasi!» affermò con fierezza, senza vergognarsi.

Matt lo guardò senza commentare, stavolta: sapeva che Luke era davvero innamorato e felice con Melissa, anche se li trovava un tantino esagerati nell'andarci piano in quello strano rapporto. Forse lui non sarebbe mai stato il tipo da romanticherie e languidi sfioramenti di mani, ma aveva provato in passato cosa significava essere innamorati e non desiderare altro che poter toccare e stare assieme alla ragazza amata.

«Ti credo Luke, anche se non mi risulta che in passato hai disdegnato un altro stile di vita, sembri di colpo diventato un frate votato alla castità! É tutto così...non so come dire...anomalo» disse Matt, guardandolo con sospetto, quasi cercasse di rintracciare un pezzo del vecchio Luke in quell'essere accanto a lui.

Il ragazzo riuscì a lasciarsi andare in un sorriso, capiva le perplessità di Matt, lui stesso stentava a riconoscersi a volte ma sentiva di essere migliore adesso, più sensibile e attento ai sentimenti veri e il merito era di Melissa.

«Nella vita si cambia, Matt. Che tu ci creda o meno sono cose che succedono e sinceramente va bene così. Piuttosto stai attento, conosci il detto 'chi disprezza compra'? Magari potrebbe capitare anche a te, prima o poi!» lo provocò, sporgendosi verso di lui.

«Adesso basta con le idiozie! – sbuffò il biondo, allontanandolo in modo poco carino – torniamo al problema principale, invece, quello per cui sei sbarcato a casa mia senza preavviso! Pensi che la coinquilina di Melissa abbia visto che vi tenevate per mano?» chiese poi, contraendo la fronte per concentrarsi.

«Non ne ho idea, a dire il vero! Non sappiamo cosa sia riuscita a vedere ma ovviamente Melissa non può andare da lei e chiederglielo, sarebbe troppo sospetto e rischioso!» si lagnò Luke, spiaccicandosi le mani sulla faccia.

Matt si sfiorò il mento con le dita, mentre cercava di riflettere per cavare fuori l'amico da quell'impiccio.

«Magari non dirà niente, in fondo perché dovrebbe? E soprattutto è ridicolo che Michelle debba influenzare la vita di tutti e impedire agli altri di frequentare qualcuno solo perché a lei sta antipatico» affermò con schiettezza.

Conosceva Michelle fin da quando era una ragazzina e sapeva bene che amava avere tutti sotto controllo per via del suo carattere forte e che si poneva come la classica amica generosa e disponibile, pronta a rinnegarti per sempre al primo pseudo torto ricevuto. Le piaceva essere al centro dell'attenzione e non accettava facilmente le sconfitte o l'affronto di un rifiuto.

A Matt non erano per niente nuovi i suoi modi di fare e riusciva a comprendere i timori di Luke per Melissa, solo che non poteva accettarli, era assurdo doversi nascondere per la paura di Michelle e sperava sempre che prima o poi i due innamorati avessero potuto trovare il coraggio di mandarla allegramente affanculo e viversi la loro storia d'amore.

«Matt, non gli stai solo antipatico, diciamo che susciti in loro la stessa reazione che produrrebbe nominare il demonio in chiesa davanti a un fedele bigotto» gli fece notare beatamente Luke, con un paragone molto calzante.

Matt dovette arrendersi, era proprio così.

«Comunque, chi era la coinquilina che vi ha scoperti?» chiese il biondo, stiracchiandosi le braccia.

«Quella nuova, la rossa – borbottò Luke, dopo essersi tolto gli occhiali per strofinarsi gli occhi stanchi – Ashley» pronunciò infine il nome della ragazza e Matt non mosse nessun muscolo ma internamente un lieve brivido lo attraversò.

«In tal caso potete stare tranquilli, non dirà nulla» dichiarò poi, ostentando una strana sicurezza, che fece accigliare gli occhi di Luke.

«Come, scusa?» gli chiese ad alta voce, voltandosi verso di lui e trovandolo con il viso rivolto alla finestra e un'espressione fin troppo distaccata dipinta sopra.

«Te l'ho appena detto, sono sicuro che non aprirà bocca» ribadì lui, piegando leggermente il volto verso l'amico e puntandogli addosso i suoi occhi azzurri e indecifrabili.

Luke scosse più volte la testa, poi agitò le braccia convulsamente e cercò di trovare una spiegazione plausibile a quelle parole.

«Ora, non per essere pignolo, Matt, ma da dove verrebbe tutta questa tua sicurezza sulla questione? - domandò ancora confuso, poi un lampo di intuizione gli brillò negli occhi, che da spaesati divennero improvvisamente furbi – aspetta, aspetta! Adesso che mi ci fai pensare... Ashley non era la ragazza che piace a Terence per cui ti eri preso una sbandata colossale? Non facevi che fissarla tutto il tempo! Mi stai forse nascondendo qualcosa, eh?» gli domandò, strisciandogli a fianco come un serpente velenoso, pronto a colpire la sua preda.

Matt strabuzzò gli occhi: fino a due secondi prima Luke sembrava un sacco dell'immondizia pronto per finire in discarica per quanto era ridotto male e adesso gli era ricomparso di colpo quel ghigno sadico da stronzo che gli piaceva tanto usare con lui?

'Meno male che era disperato' pensò, rendendosi conto che da consolatore era passato a vittima della situazione.

«Stop! Frena un attimo! - gli ordinò a gran voce – Punto primo, non mi sono preso una 'sbandata', mio Dio, come cazzo parli! La guardavo solo perché aveva un'espressione dannatamente familiare e mi incuriosiva, tutto qua! Punto secondo, non ti nascondo un bel niente, ci siamo solo incontrati un pomeriggio per caso e siamo finiti a parlare, per questo sono sicuro che non racconterà niente. Se condividesse davvero le idee di Michelle non mi avrebbe dato retta nemmeno un secondo, credo sia abbastanza intelligente da capire che non si può odiare a comando solo perché così decide la tua amichetta!» gli spiegò, abbandonando quel divano che era diventato fin troppo soffocante.

«Mah, sarà – disse Luke, con un mezzo sorriso, si fidava di Matt e le sue rassicurazioni lo fecero stare subito meglio e riacquistare la sua solita irriverenza – in ogni caso mi sa che questa Ashley ti piace» continuò a provocarlo.

«Ti ho detto di no, sei sordo? É carina, fisicamente abbastanza passabile, ma niente di che, e poi ha un tale caratteraccio!» obiettò Matt, al pensiero dell'ostilità e della testardaggine di Ashley gli si rizzarono i capelli, anche se doveva ammettere di averla trovata interessante, molto più di quanto avrebbe mai rivelato a Luke in quel momento.

«Passabile, ora è così che si dice? - si ostinò a insistere l'amico, calcando la mano – e poi da che mi ricordi, sei sempre stato attratto dalle ragazze non proprio facili da gestire, non sarebbe certo una novità!»

«Possiamo chiudere quest'argomento? Stavamo parlando di te fino a cinque minuti fa, si può sapere perché adesso sono diventato io il centro della discussione?» sbraitò, mentre a passi svelti si dirigeva verso la cucina, abbandonando Luke in salotto.

«Ok, va bene! Mi arrendo! - gli urlò dietro Luke, dopo averlo raggiunto e sollevando le braccia in segno di resa – mi fido di quello che dici ma vedi... Melissa è preoccupatissima e ho bisogno di essere sicuro senza farla esporre troppo, quindi... - fece una pausa per avvicinarsi a Matt che capì subito che quella premessa non prometteva nulla di buono – mi sa che devo chiederti un grosso, grossissimo favore» concluse, piazzandogli un braccio attorno alle spalle, Matt si sentì in trappola.

Deglutì a fatica, decisamente non si prospettava niente di piacevole.

«Cosa vuoi da me, Luke?» gli chiese, aggrottando le sopracciglia.

«Stavo pensando...visto che tu ed Ashley siete così in confidenza..»

«Non siamo in confidenza, ci siamo parlati mezza volta, ok? Mezza!» lo bloccò Matt, ostinandosi a sminuire quell'episodio che in realtà li aveva segnati più di quanto volessero ammettere.

«Ha passato un pomeriggio con colui che è considerato dal suo gruppo di amici la feccia da cui stare lontani, io credo che abbia più valore di una semplice chiacchierata con uno qualunque, no? - rise Luke sotto i baffi, certe volte la sua logica ferrea lo sorprendeva – perciò, non potresti parlarci tu con lei? Insomma, senza essere troppo diretto, ovviamente, cercare di farle capire che non c'è motivo di raccontare quell'insignificante episodio. Non voglio che lo faccia Melissa, sarebbe rischioso esporsi e preferisco accollarmi io questa responsabilità» lo supplicò.

Matt sospirò pesantemente, poi si passò una mano sulla fronte, snervato.

«Dimentichi che non ho i suoi contatti, dove pensi che dovrei andarla a cercare? Fin sotto casa di Michelle così da scatenare la terza guerra mondiale?» ribattè, cominciando a recuperare una padella per prepararsi qualcosa da mandare giù, se non voleva passare il pomeriggio a lavorare digiuno.

«Quello non è un problema, parlando con Melissa ho saputo dove lavora, quando stamattina è passata in università stava andando a iniziare il secondo turno, quindi tra qualche ora dovrebbe aver finito, magari potresti fare un salto, che ne dici? Ti prego Matt, dammi una mano, sai che per me è importante!» continuò a pregarlo.

Matt esitò qualche minuto, ma poi fu costretto ad accettare, non poteva abbandonare il suo amico in quello stato e, inoltre, qualcosa di inspiegabile dentro di lui lo spingeva a voler rivedere Ashley.

«E va bene, ma mi devi un favore!» lo avvertì, puntandogli contro un dito minaccioso prima di mettere la padella sul fuoco.

«Grazie Matt, sei un amico! E comunque farò tutto quello che vuoi, contaci!» gli promise anche se, qualcosa gli suggerì che, paradossalmente, era Matt a dover essere in debito con lui, per avergli dato l' occasione di incontrare quella ragazza che non doveva essergli così indifferente come lui voleva far credere.

«Ora se permetti, dovrei cucinare qualcosa se non voglio svenire in studio» lo informò, sperando che potesse finalmente godere di un po' di pace.

«Perfetto, fai pure per due, credo che ormai rimarrò a pranzo qui!» si autoinvitò con naturalezza, sedendosi a tavola e sfoggiando un innocente sorriso.

Dell'ansia e preoccupazione di prima era sparita ogni traccia, adesso.

«Razza di approfittatore» mormorò Matt, accennando però un sorriso sincero.

 

 

Matt controllò per l'ennesima volta l'orologio al suo polso, dopo aver seguito con lo sguardo quello che doveva essere l'ultimo cliente del negozio che usciva dalla porta.

Sbuffò spazientito e si guardò di nuovo intorno attentamente come faceva ogni cinque minuti da ormai un'ora, scrutando i visi dei passanti per accertarsi che non ci fosse Michelle o qualcuno altro della loro cricca, e sentendosi come un delinquente appostato a fare il palo a qualche rapina.

Sospirò a pensare a come si era ridotto per assecondare le richieste folli del suo amico Luke. Era lui che faceva le cazzate prima, e poi lo metteva in mezzo per rimediare.

Per un attimo immaginò la faccia sconvolta di Ashley quando l'avrebbe trovato ad aspettarla all'uscita e quel pensiero gli fece piegare involontariamente le labbra in un sorriso.

Avrebbe dato di matto di sicuro, ma poi forse l'avrebbe ascoltato, come aveva fatto quel pomeriggio ormai lontano.

Si ricordò della sera prima e della sua espressione vuota quando l'aveva incrociata con Terence.

Era stato proprio il viso spento della ragazza ad averlo spinto a bloccarsi nel bel mezzo della strada per guardarla di spalle nella speranza che si fosse girata.

E così lei aveva fatto e lui aveva provato una strana sensazione nel vederle mutare quello sguardo da desolato a vivo, nel momento in cui i loro occhi si era incontrati. Giurò di averle scorto anche spuntare un lieve sorriso, così impercettibile da fargli credere di averlo solo immaginato.

Era stato bello in un modo difficile da descrivere e da capire e forse solo adesso si rendeva conto di cosa avesse voluto dire Luke quando parlava di dare importanza alle piccole cose.

Ma l'amico si riferiva alla ragazza di cui era innamorato, Ashley e lui invece erano solo due quasi sconosciuti che si attraevano e si rifiutavano come due calamite malfunzionanti. Erano solo due freddi e solitari pezzi di metallo che a volte si trovavano interessanti e si spingevano l'uno verso l'altra.

Cosa ci faceva davvero davanti a quella libreria?

Era lì solo per Luke, o era lì per lei?

Scacciò via quei pensieri balordi, scuotendo la testa, e quando riaprì gli occhi notò due figure femminili che si approcciavano all'uscita e in una di quelle riconobbe Ashley.

Si riscosse dal torpore e raddrizzò la schiena, che aveva tenuta poggiata al muro per troppo tempo e che gli si era addormentata, poi roteò le spalle per sgranchirle e gettò la sigaretta che aveva preso a fumare nell'attesa.

Ashley aveva il viso rilassato, stava aiutando Carol a sistemare le ultime cose ed era totalmente ignara della sorpresa che l'aspettava al di là dell'uscita del negozio.

La giornata lavorativa era trascorsa abbastanza tranquilla, alternata come al solito da qualche capriccio di un cliente troppo esigente e dalle chiacchiere con Carol.

La sua riccia collega si avvicinò all'uscita lasciando indietro Ashley, che aveva appena spento il pc e stava recuperando le sue chiavi dentro la borsa.

I suoi occhi si assottigliarono quando notò una figura diversa da quella che vedeva di solito attendere Ashley fuori dal negozio.

«Ehi Ashley, il tuo innamorato non lo ricordavo biondo!» le disse, mentre cercava con fare indifferente di mettere bene a fuoco quel ragazzo senza dare troppo nell'occhio.

«Biondo? - domandò Ashley, piombando giù dalle nuvole e sollevando la testa – ma che stai dicendo?» chiese confusa alla collega, che nel frattempo si era avvicinata all'uscita con la scusa di smanettare vicino al contatore della luce.

«Ah no, che scema che sono! Ovvio che non sembra lui, questo non è Terence! - esclamò, quando si accorse dell'equivoco – cavoli, è davvero bello, non sapevo che avessi un tale successo con i ragazzi, sembri tutta per i fatti tuoi e invece.. addirittura due spasimanti! Beh complimenti, tesoro, hai l'imbarazzo della scelta!» continuò a parlare, al cospetto di una Ashley sempre più attonita.

«Carol, non capisco, cosa stai blaterando?» le chiese perplessa, avvicinandosi a lei.

«Guarda tu stessa, quello non è di certo mio marito!» la informò, indicandole con un cenno discreto del capo il ragazzo che stava lì fuori.

Ashley spalancò gli occhi e impallidì a quella visione.

Matt stava con le mani nelle tasche e il suo solito atteggiamento tranquillo e sfrontato e gli vide comparire un odioso sorrisetto divertito quando lui si accorse di essere stato notato.

Ashley non riuscì più a staccare gli occhi da lui, e migliaia di domande le invasero la mente.

E se l'avesse visto qualcuno? Se ci fosse stato Terence? E soprattutto come aveva fatto a sapere dove lavorava e cosa voleva da lei?

Udì Carol sghignazzare compiaciuta mentre la spingeva quasi a forza fuori dal negozio, in cui Ashley pareva voler mettere radici piuttosto che affrontare quell'assurdità.

«A domani Ashley! Buona serata!» le urlò, prima di soffermarsi un istante a rimirare incuriosita Matt e lanciarle poi uno dei suoi tremendi occhiolini maliziosi.

Ashley imprecò in malo modo dentro di sè poi, tesa e rigida come un robot, camminò minacciosa verso il biondo, girandosi forsennatamente a destra e sinistra per accertarsi che non ci fosse nessuno di conosciuto nei dintorni, con l'adrenalina alle stelle e il cuore che quasi le usciva dal petto.

Matt si tolse le mani dalle tasche e avanzò un po' verso di lei, senza togliersi quel sorriso odioso dalla bocca.

«Buonasera Ashley!» la anticipò, divertendosi a osservare il suo viso a dir poco furente e pronto a esplodere di lì a breve.

«Che cazzo ci fai tu qui?» sibilò la ragazza a bassa voce, attenta a non dare nell'occhio.

«Stai tranquilla, non ho intenzione di diventare il tuo stalker personale, sono qui perché devo portare una missione a termine!» le spiegò con calma, facendola semplicemente infervorare di più.

Ashley si portò una mano sul viso, tentando di coprirsi il più possibile e di frenare la voglia di mollare uno schiaffo a quel ragazzo che le suscitava sempre sentimenti troppo contrastanti fra loro, che andavano dalla voglia di nutrirsi del suo sguardo, all'istinto di ucciderlo.

«Non ho capito una parola di quello che hai detto, ma non possiamo di certo rimanere qua! – lo avvisò preoccupata, poi si guardò intorno, all'improvviso lo afferrò per un polso e tirò con poca delicatezza – vieni per di qua, muoviti!» ringhiò piano, senza perdere quell'espressione rabbiosa.

Matt si fece trascinare per un pezzo di strada, poi Ashley deviò bruscamente, infilandosi in un vicolo poco più avanti, dove era quasi sicura non avrebbero potuto vederli chiaramente dalla strada.

«Caspita, ce ne hai di forza in quelle braccia esili!» le fece notare Matt, massaggiandosi il polso che la ragazza le aveva appena stritolato.

«Ne ho più di quanta immagini e sono pronta a usarla contro di te se non mi spieghi subito cosa diavolo ci facevi davanti al negozio in cui lavoro!» lo minacciò, incrociando le braccia al petto e tenendosi a debita distanza da lui, con la schiena contro il muro opposto al ragazzo.

«Rilassati, non sono qui per te, non sentirti lusingata, lo faccio per il mio amico Luke, che a quanto pare tu hai visto stamattina» le spiegò con lentezza, studiando ogni piccola reazione del corpo di Ashley, che da rigida si era gradualmente rilassata.

La vide aggrottare poco le sopracciglia per fare uno sforzo di memoria, poi annuì ancora piuttosto dubbiosa.

Si ricordò di Melissa e di averla trovata insieme a quel ragazzo in atteggiamento più che amichevole, così vicini da sembrare che si tenessero per mano come una coppia vera ma, dopo il primo momento di sorpresa, non ci aveva pensato più di tanto.

Perché avrebbe dovuto immischiarsi nella vita privata di qualcuno o peggio ancora indagare?

«Vedi, lui è molto amico di Melissa, frequentano la stessa università e tiene parecchio a lei – iniziò Matt, cercando di non rivelare i sentimenti dell'amico in modo esplicito ma di lasciarli solo intendere – come sai benissimo anche tu, non corrono buoni rapporti tra me, e di conseguenza anche i miei amici, e Michelle e il tuo gruppo..»

«Dire che non corrono buoni rapporti è un eufemismo. Ti odiano al punto da non volerti sentire nemmeno nominare» precisò Ashley, e un brivido freddo la percorse nell'avere la consapevolezza di quanto lei stessa rischiava, continuando ad accettare di parlare con quel ragazzo.

«Lo so, e proprio per questo ti chiedo per favore di non raccontare a Michelle niente di quello che hai visto, o metteresti nei guai sia la tua amica che Luke. Questa cosa che Michelle debba influenzare la vostra vita con le sue stupide inimicizie è ingiusta e patetica ma voglio bene a Luke e non mi va che soffra per una cosa del genere.» le disse, usando un tono gentile e calmo, non più sfacciato, si capiva che ci tenesse davvero al suo amico. I suoi occhi chiari erano limpidi e pacati e, nonostante il buio di quel vicolo, risplendevano di un blu intenso che, in un certo qual modo, rassicurò Ashley.

La rossa abbassò il viso, ormai si era tranquillizzata e aveva capito il motivo di quell'incontro.

«Puoi dirgli di stare tranquillo, non l'avrei comunque fatto, non credo sia corretto e odio i pettegolezzi e intromettermi nei fatti altrui» gli disse, sollevando poi lo sguardo e incontrando il suo bel sorriso disteso.

«Lo sapevo, l'avevo immaginato, ma lui è un tipo ansioso e mi ha chiesto di parlartene comunque» affermò, poggiando la schiena al muro.

Ashley lo guardò un attimo in silenzio, il disagio di prima era passato e, anche se sapeva che era sbagliato, provò di nuovo quella sensazione di spensieratezza e desiderò poter rimanere con lui ancora.

«Beh, se è tutto qua, direi che posso andare» si obbligò a dire, lottando contro la sua stessa forza di volontà.

«Aspetta Ashley, non andare» la trattenne Matt , sfiorandole un braccio delicatamente, in un maldestro tentativo di fermarla.

«Cosa c'è?» chiese lei, ancora turbata dall'effetto di quel tocco sulla sua pelle mentre il viso magnetico del ragazzo, in semi ombra, appariva ancora più bello e peccaminoso.

«Tu come stai?» fu la semplice domanda di Matt, che la spiazzò.

Adesso si interessava delle sue condizioni?

«Perché ti importa?» domandò a sua volta, girando il volto verso le luci della strada principale, per evitare il contatto coi suoi occhi.

«Perché ieri quando ti ho vista con Terence mi sembrava che non stessi molto bene. Non mi piace vederti così, preferisco quando mi insulti o diventi aggressiva, ma non quando sembra che tu non abbia più forza per lottare» dichiarò, come fosse la cosa più normale del mondo preoccuparsi per lei.

Ashley lo fissò meravigliata, il cuore le aumentò i battiti e la boccà le si seccò.

«Ieri ho provato ad aprirmi con Terence, a confidarmi su qualcosa che non ho mai detto a nessuno – cominciò a parlare con la voce un po' roca per l'emozione – ma lui non ha capito e...mi ha fatto sentire terribilmente stupida. Sai tu...avevi ragione, io non sono come loro, sono diversa, Terence e Michelle provengono da un mondo felice e perfetto e io non c'entro niente con tutto questo. Non li incolpo ma per un attimo mi sono sentita così vuota...sbagliata.» sussurrò, infine, torturandosi le mani nervosamente.

Matt la osservò, poi d'istinto raggiunse con le sue mani quelle della ragazza, perché smettesse di tormentarsele, le tenne tra le sue e le strinse un poco, erano fredde e un po' sudate per l'agitazione ma era così bello sentirne la morbidezza che maledì subito Luke per avergli farcito la testa con tutti quei discorsi sui gesti semplici e le emozioni.

Doveva essere sicuramente per colpa sua se, sentire che lei ricambiava lievemente la stretta, lo fece sussultare e stare bene.

Le si avvicinò fino a portare la bocca accanto al suo orecchio.

«Mi dispiace, so che significa non sentirsi al posto giusto, sbagliati, non all'altezza delle aspettative degli altri – le bisbigliò, facendola rabbrividire – sono ferite ancora vive in me e...quando ti guardo Ashley, a volte mi accorgo che tu mi assomigli tanto e, non capisco perché mi succede ma, anche senza conoscere la tua storia mi sembra di sentirti vicina. Puoi pure prendermi per idiota e non ti biasimo a volere stare alla larga da me, ma la verità è questa.» disse, scostandosi dal suo orecchio mentre i loro visi erano vicinissimi e si studiavano intensamente, quasi trattenendo il fiato.

«Di sicuro un po' idiota lo sei – sorrise lei, leggermente impacciata ma serena, Matt abbozzò una risata a sua volta – ma uno di quegli idioti con cui potrebbe essere piacevole parlare, ogni tanto, forse» ammise infine, senza più voglia di mentire, le loro mani si separararono, la distanza torno quella di prima.

«Quando vuoi, Ashley» rispose lui, poi si voltò e fece per andarsene ma la voce della ragazza lo fermò.

«Matt! - lo aveva chiamato infatti, con un tono vagamente insicuro, lui si girò verso di lei, in attesa - Quando hai detto che non avevi più un posto in cui tornare...cosa intendevi?» gli chiese, ormai avida di sapere fino a che punto le loro anime avessero affrontato lo stesso dolore lancinante.

«Non ho più una famiglia a cui importi di me, è come se avessi perso le mie origini, come se fossi stato costretto a nascere di nuovo» ripose con la sofferenza tra le parole e gli occhi bassi e tristi, di chi aveva affrontato dei mostri grandi tanto quanto i suoi.

Ashley provò l'impulso di abbracciarlo, di sentire sotto le sue mani il calore umano di cui avvertiva tanto la mancanza, la presenza fisica di qualcuno che fosse in grado di capirla, come per esorcizzare insieme tutte quelle paure, e poi chiedergli all'infinito come si facesse a sopravvivere a tutto quello.

«Magari anche io posso ascoltarti, uno di questi giorni, sempre se ti va» si offrì timidamente, meravigliandosi della sua stessa proposta.

Quella frase le scivolò via dalla lingua come se non potesse più trattanerla, aveva bisogno di parlarne, aveva bisogno di condividere con lui quei pesi; entrambi potevano alleggerirsi a vicenda, forse, come in uno scambio reciproco, in cui avevano solo da guadagnare.

Matt annuì senza aggiungere altro, poi le fece cenno di uscire, l'avrebbe fatta andare via per prima, per poi seguirla dopo qualche minuto per non fare insospettire eventuali conoscenti che per caso si trovassero per strada e li vedessero uscire insieme da un vicolo buio, un'immagine non esattamente facile da spiegare.

Ashley gli passò accanto, posò gli occhi sul suo viso per l'ultima volta, senza staccarli, finchè non sbucò fuori in strada e si perse in mezzo alle altre persone.

Matt rimase da solo in silenzio a respirare piano dentro quella stradina stretta, con sulle mani ancora la piacevole sensazione delle dita fredde di Ashley contro le sue e pensò che la stupidità di Luke fosse davvero contagiosa e che, forse, sarebbe stato ragionevole disintossicarsene.

Di sicuro, il particolare delle mani non gliel'avrebbe raccontato, odiava quando Luke gongolava per un giorno intero perchè alla fine aveva avuto ragione su qualcosa.

E chi disprezzava, finiva davvero per comprare e anche a caro prezzo, e Matt avrebbe fatto bene a ricordarselo, da quel momento in poi.

 

Quando Ashley arrivò sotto casa aveva il cuore gonfio ma leggero, Michelle le gettò le braccia al collo in uno dei suoi soliti abbracci calorosi che lei ricambiò, pur sentendosi di nuovo sporca.

Non sarebbe bastata una doccia per lavare via quella sensazione appiccicosa dal suo cuore ma forse adesso ne valeva la pena rischiare, anche solo un po'.

 

 

  
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