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Autore: DidyBlack    21/03/2017    0 recensioni
Era una triste sera invernale. L'umidità ed il freddo pungente mi rendevano ancora più irritata e apatica del solito. Cercavo in tutti i modi di attirare l'attenzione del barista per ottenere un drik alcolico, peccato che il pub che avevo scelto quella sera era pieno di persone che si ammassavano al bancone.
Erano da 10 minuti che aspettavo lì ma sembrava che il potere dell'invisibilità mi avesse colpita senza preavviso. Ad un certo punto un tizio dietro di me mi chiama nanetta e mi chiede cosa voglio da bere.
Fu quella sera che conobbi una persona speciale...tanto quanto me.
Questa è una storia che all'inizio può sembrare triste e pedante. Questa è una storia che parte parlando di solitudine che poi si evolverà nella consapevolezza che nessuno è solo... l'individuo stesso non lo vuole.
L'incontro di 2 persone che soffrono la solitudine ma che lo mostrano in 2 modi differenti, una lottando l'altra lasciandosi trascinare da essa.
Genere: Comico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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Era una triste serata invernale.
L'umidità ed il freddo pungente mi rendevano ancora più irritata e apatica del solito.
Il fatto che io fossi al bancone di un pub carico di persone, assetate e ciassose, non rendeva QUELLA la mia serata favorevole alla socializzazzione.
Il barista era circondato ed assalito dalle persone e non riusciva a vedere il mio disperato bisogno di un drink.
Ero ormai lì da 10 minuti e tutto ciò sottolineava quanto la mia presenza non fosse rilevata dalle altre persone.
"Sono riuscita ad ottenere il potere dell'invisibilità proprio nel momento peggiore!"  mi dicevo ormai rassegnata...quando, dietro di me, un braccio
lungo sfiora la mia testa ed il suo proprietario iniziò ad urlare -SCUSA, VORREI UN TÈ AL LIMONE E...- picchiettandomi sulla testa col suo dito lungo
e secco per richiamare la mia attenzione.
-TU NANETTA COSA VUOI?- girandomi con una faccia inespressiva urlai -UN CUBA LIBRE-.
Il barista sentendo i nostri ordini ci preparò subito da bere ed il TIZIO dietro di me afferrò i bicchieri appena pronti e pagò.
In quel momento di frenesia non avevo ancora avuto il tempo di elaborare quello che era appena successo tra me e il "picchiettatore" di teste.
Appena usciti dalla ressa vidi il mio bicchiere nella mano di un tizio alto, secco con un viso torvo che mi fissava e che mi disse
-Sarebbero 5 euro nanetta, ma se mi dici il tuo nome potrebbe essere gratis-.

Fu quella sera che conobbi una persona speciale...tanto quanto me.

Quando lo conobbi era un periodo della mia vita emotivamente freddoe privo di stimoli. Mi ero lasciata alla spalle, ormai da 1 anno, una storia
alla quale avevo dato parecchi anni della mia giovinezzae dopo quella ebbi solo relazioni brevi con la mentalità di non farmi coinvolgere troppo.
Non volevo legarmi troppo ad un' altra persona per la delusione ricevuta l'anno prima, mi aveva portata a chiudermi in me stessa e a odiare le altre persone.
La domanda ora sorge spontanea "ma se sei così misogena che cavolo ci fai in un pub pieno di persone?" la mia risposta sarebbe "sotto al consiglio di mio
fratello maggiore devo compiere azioni che mi procurano disagio e di affrontarle, solo così posso uscire fuori da questo mio stato apatico e asociale"
,
il film YES MAN ne è un esempio. Tirando le somme, con la voglia di ribaltare la mia vita, mi ero diretta in un pub pieno dove mi sono poi trovata davanti ad uno sconosciuto
che mi chiedeva il nome in cambio del mio drink. La scusa del nome è la scusa più stupida al mondo per rimorchiare...ma ok, YES MAN! -Va bene- gli risposi, lui mi fece un cenno
con la testa indicandomi di spostarci più in là. Ci avviammo verso due sgabelli vuoti e scomodi, appena ci misimo "seduti" lui allungò il mio bicchiere verso di me e mi chiese
-Allora, come ti chiami?- -Denise, ora che ho pagato il mio debito posso alzarmi-gli rsposi secca per poi bere tutto in un sol sorso il mio drink annacquato e accennandomi ad andarmene.
Appena mi alzai lui prontamente mi picchietò sulla testa con quel suo dito scheletrico e mi interrogò -Dove corri così di fretta? Tranquilla non voglio rimorchiarti,
ti uso come scusa per stare lontano dai miei amici finché non smettono di rivangare i loro ricordi di gioventù-.
Lo guardai perplessa chiedendomi che problema avesse col fatto di rivangare i ricordi legati alla giuventù e alle stupidaggini di quell'età...tutto questo mentre ancora
picchiettava insistentemente sulla mia testa!
-Ok resto, ma ferma questo martello che mi sta leggermente irritando- il picchiettio cessò.
Mi sedetti e a questo punto mi interrogai se mi convenisse seguire il consiglio di mio fratello e di fare quello che non farei mai solitamente...cioè interessarmi al mio interlocutore! "YES MAN!" fu la mia risposta.
-Allora tu ti chiami...- -Vik- mi rispose guardandomi in faccia -Ma che nome è?! Non ci credo che il tuo nome sia Vik! Mi stai prendendo in giro?-.
Lo guardai pensando che si stesse prendendo gioco di me ed attesi, nuovamente perplessa, una sua risposta -Per gli amici sono Vik ma hai ragione,
tu non sei mia amica, chiamami pure Vittorio- rispose spostando lo sguardo freddo e distaccato da me per spostarlo alla sua sinistra.
Non capendo il tono col quale si stava rivolgendo a me, decisi di continuare "l'interrogatorio" ignorando al sua mancanza di educazione.
-Come mai una NANETTA come me è diventata il tuo appiglio per stare lontano dai tuoi amici?- domandai
-Odio che si parlino di momenti passati...specialmente se lo si fa tutte le sere quando tutti sono un po' brilli. Lo trovo inutile e ripetitivo,
un modo per tenersi stretti al passato e che ti impedisce di poter vivere il presente- la sua voce usciva quasi senza sforzo dalla sua bocca...come se scivolasse per scappare via dal quel corpo.

Lo fissai.

Iniziai a focalizzarmi sul suo volto, mi accorsi che era biondo scuro e gli occhi verdi con punte di giallo dentro.
Il suo volto margo sottolineava gli occhi leggermente infossati che catturavano l'attenzione dando un'aria cupa alla faccia.
Guardandomi mi chiedevo se risultassi pure io così cupa e priva di interesse, in quel locale eravamo gli unici a non ridacchiare
o ad urlare in quel turbinio di voci e musica di sottofondo.
Fu un attimo lungo. Un istante eterno.
Lui fissava il vuoto mentre io fissavo i suoi occhi verdi ma vuoti. Eravamo entrambi assenti anche se presenti fisicamente.
Il nostro silenzio iniziava a prendere piede nella mia testa, isolandomi e portandomi in un mondo parallelo dove solo noi due esistevamo.
In quel momento lui si alzò, volse i suoi occhi sul mio volte e disse -Devo andare, ciao nanetta-.
Rimasi lì, bloccata in quella mia posizione tanto innaturale ma apparenetemente comoda.
I miei pensieri mi avevamo inghiottita ed isolata da tutto, nel mondo dove esistevamo solo noi...ora c'ero solo io, ed ero immobile.
Ero impassibile al mondo che si muoveva e che trascorreva veloce intorno a me. Vedevo le persone parlare, muoversi e ridere ma io non rispondevo a questi stimoli.
Mi ripresi solo quando sentii arrivare un colpo forte fra le costole. Mi guardai attorno ignorando il dolore che mi aveva procurato una probabile gomitata di una persona distratta.
Realizzai che ero seduta lì da sola da 10 minuti, sembrava passato molto più tempo dentro di me. Il ragazzo che era seduto davanti a me era andato via.
Riuscivo a ricordare come si mi disse prima di alzarsi e di andarsene, ma in quel momento stavo vivendo tutto in modo così passivo che non riuscii a reagire.
Mi alzai dallo sgabello e ancora assorta me ne andai dal locale.
Tornata a casa mi chiesi se quella sera avesse sbloccato qualcosa in me, qualcosa che poteva farmi sentire meno socialmente repellente alle persone e un po' più umana di prima.
   
 
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