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Autore: Rebecca_Daniels    21/03/2017    0 recensioni
Quando fai la donna delle pulizie e hai ventitré anni, forse dovresti sperare di non finire a lavorare per uno Youtuber. Specialmente se quel Youtuber è Joe Sugg ed ha un serio problema con il far spaventare le persone a tutti i costi. Se hai ventitré anni e devi vedere Joe Sugg due volte a settimana, forse il sarcasmo potrebbe esserti d'aiuto, ma forse dovresti mettere anche in conto di finire per provare qualcosa per lui. Se hai ventitré anni e sei una ragazza normale, forse le cose potrebbero complicarsi un po'.
Joe e Miranda vi portano nella loro strana routine fatta di battute al vetriolo, scherzi di ogni tipo ed una canzone che parla per loro.
Genere: Comico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Joe Sugg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-Miranda!!!!

No. No. E poi no. Non si sarebbe alzata da quel letto neanche se una task force dell'esercito ce l'avesse trascinata di peso. Louise, però, era peggio di una task force dell'esercito e quindi, quando la vide entrare di furia in camera, Miranda optò per nascondersi sotto le coperte.

-Miranda Atkin esci da quelle coperte ora!!

-No...

-Miranda...

Louise si sedette sul bordo del letto e dal tono rassegnato che aveva assunto la sua voce, Miranda capì come stesse per arrivare il discorso che sostanzialmente aveva cercato di evitare tutto il giorno prima dal momento in cui aveva rimesso piede in casa.

-Lo sai vero che non puoi far finta che non stia succedendo niente? Perché dico: l'han capito anche i muri che qualcosa sta accadendo.

Miranda mugugnò un verso insensato, solo far sapere a Louise che la stava ascoltando.

-Senti, mettiamola così: quel tipo ti paga il doppio di quello che fanno le altre famiglie, per non fare praticamente nulla, per altro. Quindi, vorrei solo ricordarti che alle volte, è più produttivo soffrire un pochino, ma ottenere abbastanza soldi per dimostrare ai tuoi che te la stai cavando piuttosto bene e magari cominciando anche a trovare del tempo per finire quel diamine di libro che hai messo da parte perché lavori troppo.

Per l'ennesima volta Louise aveva ragione e lei sarebbe dovuta andare a Waverley House con la coda tra le gambe. Ma era solo per i soldi. Nulla di più.


Mezzora dopo era di fronte all'ormai familiare portoncino in vetro e sperò sul serio che in casa non ci fosse nessuno.

Capì di non esser stata così tanto fortunata quando, avvicinandosi alla porta dell'appartamento, sentì un gran vociare e rumori di zampette che grattavano sul parquet.

Aprì senza suonare e appena si fu tolta le scarpe ed ebbe fatto qualche passo dentro casa, si ritrovò un esserino nero tutto agitato che le sgambettava tra le gambe, annusandole ferocemente i piedi. Quella che Miranda riconobbe essere Nala, iniziò ad abbaiare a più non posso, così si accucciò per accarezzarle il musetto, nella speranza che la smettesse di fare tutta quella confusione: le mancava solo un'entrata ad effetto per rovinare definitivamente quella giornata.

-Joe ma è entrato qualcuno?

-Oddio Miranda!

Un Joe tutto preoccupato arrivò di tutta fretta in corridoio, dove si ritrovò davanti di certo non lo scenario apocalittico che doveva essersi aspettato. Nala si era già distesa a terra per farsi accarezzare sulla pancia e Miranda non se l'era sentita di disattendere le sue speranze.

-Come non detto.

-Nala!

All'udire quel nome affermato con tanto allarme, la cagnolina si alzò di tutta fretta e corse incontro alla sua proprietaria che aveva appena raggiunto il fratello nell'ingresso del suo appartamento. Zoe Sugg era esattamente come Miranda se l'era sempre immaginata: semplicemente e contagiosamente bella. Nel senso che solo stare in sua presenza rendeva la situazione, l'umore e la vita migliori. Certa gente possedeva questo incredibile dono e lei era assolutamente tra quelle.

Le labbra truccate di un rosso acceso si curvarono in un sorriso gentile e spontaneo, che diminuirono immediatamente i complessi d'inferiorità che si stavano già ammassando nella testa di Miranda.

-Oh quella Miranda! Ciao, piacere: sono Zoe!

Si avvicinò velocemente e le porse la mano, affinché potesse stringerla, ma appena Miranda lo ebbe fatto, Zoe se la tirò verso di sé e le diede due baci sulle guance. Riuscì a parlare solo quando la ragazza l'ebbe lasciata andare.

-Piacere mio.

-Scusami tanto per Nala.

-Oh tranquilla: è dolcissima... E poi sono io che sono entrata come un ladro.

-Non sei un ladro: hai le chiavi.

-Grazie Joe: è un modo di dire.

Zoe rise fra sé, ma l'occhiataccia del fratello la costrinse a nascondersi dietro al pelo di Nala che aveva appena preso in braccio.

-Beh, se non vi dispiace, io andrei a fare il mio lavoro...

Passò in mezzo a loro e lasciò lo zaino in salotto, per poi ispezionare velocemente la stanza (che logicamente aveva bisogno di una sistemata) e il bagno degli ospiti. Optò per prendere il necessario dallo sgabuzzino, cosa che la costrinse a passare di nuovo in mezzo ai fratelli Sugg, per poi dirigersi al piano superiore e sperare di allontanarsi il più possibile da loro.

-Joe, ma non le dai una mano?

-E perché dovrei?

-Oddio, se lo sapesse la mamma!

-La pago per fare questo.

Miranda era ormai giunta al pianerottolo e quella frase le fece cadere sia il secchi che la scopa per terra: wow. Quello sì, che era mettere i paletti. Ma era andata lì per quello no? Per il lavoro e niente altro.

-Joe!

Sentì Zoe sussurrargli in maniera concitata qualcosa all'orecchio, ma non aveva importanza: Miranda aveva già raccolto tutto ed era sparita oltre la porta del bagno al piano superiore.

Non sapeva perché lui si fosse impuntata per averla nel suo video, non voleva scoprire perché l'avesse messa in tre quarti degli ultimi vlog che aveva caricato, costringendola a disattivare le notifiche per qualsiasi social network e pure per le email. L'unica cosa che le bastava era essere fuori di quell'appartamento prima di riveder ancora una sola volta il volto di Joe Sugg.



Era giovedì mattina ed era sicura che l'ultima volta in cui la sua fronte aveva scottato così tanto fosse stato quando, a quattro anni, aveva accidentalmente messo la testa nel forno per aiutare sua madre ad infornare una teglia di biscotti. Miranda non si ammalava mai, questo era poco ma sicuro. Eccetto quel giovedì mattina dove la febbre le stava risucchiando le forze vitali come solo un Dissennatore avrebbe fatto.

-Allora, se hai bisogno mi chiami, perché tanto sono in salone solo tre ore stamattina.

-Non sto morendo, Louise...

-Sì, l'avevo capito quando hai avuto il coraggio di paragonare il mio nuovo cappello al paralume in casa di tua nonna. Ti scrivo a metà mattina. Vedi di bere molta acqua.

-Per non ridurmi in cartapecorita?

-No, idiota: per abbassare la febbre. Ciao.

Louise se ne uscì di casa e Miranda si rese conto che, con la scusa delle vacanze della famiglia Winston che le avevano lasciato libero anche il giovedì pomeriggio, si era completamente dimenticata di dover avvisare Joe che non sarebbe andata.

Solo pensare al suo nome le fece venire una terribile fitta alla testa che la spinse a lasciare il cellulare esattamente dov'era sul comodino e tornare a sonnecchiare.


Era sicura di aver tolto la suoneria al telefono, eppure quello suonava impazzito e Miranda per un secondo pensò di esser arrivata ad avere persino le allucinazioni uditive; poi voltò la testa verso il comodino e si rese conto che sul serio qualcuno la stava chiamando e, convinta che fosse Louise, rispose senza guardare chi fosse.

-Sono ancora viva.

-Beh, buono a sapersi: allora perché non sei a casa mia?

Miranda allontanò il telefono dall'orecchio e si rese conto con un certo orrore che il nome sullo schermo non era quello dell'amica, bensì quello di Joe Sugg. Anzi, di “Joe Idiota”. Notò anche il quantitativo di messaggi che le aveva mandato su WhatsApp che si rifiutò di leggere.

-Atkin?

Non aveva davvero né la voglia né le forze fisiche per affrontare quella conversazione e la tentazione di buttargli giù il telefono fu così forte che Miranda si ritrovò a stringere le coperte in un pugno fin troppo forte, pur di non farlo.

-Si?

-Non sarai mica arrabbiata, vero?

-Cosa?

Va bene che aveva la febbre, ma quella domanda non aveva un minimo di nesso logico.

-Dico: non è che non ti sei presentata, perché te la sei presa per quello che ho detto l'altro giorno? Vero?

Miranda avrebbe tanto voluto urlare, ma riusciva a malapena a trovare la forza per respirare, quindi optò per sospirare pesantemente e lasciare che l'idiota facesse tutte le considerazioni che voleva.

-Atkin davvero?!
Il tono sorpreso con cui gliel'aveva chiesto, sembrò ridarle la forza necessaria per chiarire a quel tipo due idee molto semplici su come ci si comportasse coerentemente con le persone.

-Primo: mi pare un po' tardi per farsi certi problemi, dato che è passato più di un giorno. Secondo...

-Cazzo: è tutta colpa di Zoe! Te la sei presa sul serio! Io volevo scriverti per chiedertelo, ieri, ma lei ha detto che era meglio parlartene di persona e...

Miranda era davvero troppo stanca per stare anche solo a sentirlo e la testa aveva cominciato a pulsarle in maniera a dir poco inquietante: e se le fosse esploso il cranio?
-Secondo: sono ammalata.

-Cosa?

-Sono ammalata Joe, per questo non sono passata.

-Non ci credo.

-Ma sei serio?! Ahia...

Lo scatto di incredulità le aveva provocato un giramento di testa ben poco simpatico e l'unica cosa che voleva Miranda in quel momento era collassare sui cuscini e sperare di non liquefarcisi sopra.

-Atkin ma davvero stai male?
-Joe ho la febbre a 39 e l'ultima cosa di cui ho bisogno è perdere tempo a convincerti di star davvero male.

-Oh...

-Già. Buona giornata.

E detto quello chiuse la chiamata. Abbandonò il cellulare sulla coperta, accanto a lei e si mise a fissare il soffitto biancastro della sua stanza: forse avevano ragione i suoi, quando le avevano detto che certa gente non è fatta per la vita movimentata delle grandi città, che gente come loro doveva morire dove era nata.


Era sicura di essersi addormentata solo qualche minuto prima, eppure Louise sembrava già essere tornata a casa, dimenticandosi per altro le chiavi, dato che stava suonando alla porta. Miranda si costrinse ad alzarsi dal letto, trascinandosi dietro il plaid che aveva aggiunto alla coperta ed andò a rispondere al campanello.

-Chi è?

-Sono io.

No, quella non era la voce di Louise e non era nemmeno il modo in cui lei di solito le urlava di aprire.

-Chi?

-Sono Joe.

Bene: erano arrivate anche le allucinazioni. Fantastico.

-Atkin, mi apri sì o no?

Miranda schiacciò il pulsante senza rendersene davvero conto, perché era piuttosto sicura che non fosse possibile che Joe si fosse presentato sul serio a casa sua. Così aprì la porta e senza tante possibilità d'errore, sentì la voce potente di Joe lamentarsi lungo le scale.

-Ma un ascensore no?
Lo vide comparire dopo trenta secondi, un sacchetto di carta in una mano e il cellulare nell'altra.

-Buongiorno Atkin! Sono arrivati i rinforzi. Posso?

Senza attendere alcuna risposta, il ragazzo la superò ed entrò nell'appartamento come fosse il suo. Tralasciando il fatto che Miranda avesse ancora addosso il suo pigiama celeste con i fenicotteri, fosse completamente struccata e spettinata, con una cera da morto, si ritrovò a chiedersi come avesse fatto a scoprire il suo indirizzo. Fu la prima cosa che gli chiese rientrando in casa e rintracciandolo in cucina, già intento ad estrarre chissà cosa dal sacchetto.

-Come hai scoperto dove abito?

-Mmm, vediamo... Quel magico oggetto chiamato Internet?

Miranda aveva la febbre troppo alta per rispondergli a tono, così rimase semplicemente a fissarlo, mentre continuava a tirar fuori contenitori dal sacchetto.

-Wow: devi star proprio male per non rispondere nemmeno con un commentino sarcastico. Dove tieni le posate?

Lo guardò come se fosse stato un alieno appena sbarcato da una scintillante navicella nel bel mezzo della sua cucina e Joe decise di cercarsi da solo ciò che gli serviva. Quindi, l'unica cosa che le venne spontaneo fare fu lasciarsi cadere su una sedia, stringersi le ginocchia al petto e coprirsi meglio con la coperta.

Un minuto dopo una vaschetta di liquido fumante con un cucchiaio posato in parte comparve davanti a lei, mentre Joe si sedeva prendendo per sé altri due contenitori, due bicchieri d'acqua già pronti in centro tavola.

-Zuppa di pollo. Vera, questa volta. Mio papà me la faceva sempre quando stavo male.

Joe cominciò a mangiare quella che sembrava una Cesar salad come se fosse la cosa più normale al mondo e Miranda, forse per colpa della febbre troppo alta, osservò come, con la sua camicia a quadrettoni, la maglietta bianca scollata, il beane che gli schiacciava leggermente il ciuffo di capelli color sabbia e quei modi a dir poco indifferenti allo schifo che poteva esserci nel mondo, sembrava integrarsi perfettamente nella sua quotidianità. Nella sua normalità.

-Perché?

Joe alzò la testa dalla sua vaschetta e la guardò senza capire, continuando a masticare un'enorme foglia di insalata. Miranda non aveva ancora assaggiato la sua zuppa.

-Perché sei qui?

Mandò giù il boccone e rispose nella maniera più tranquilla possibile, come se il contenuto della risposta fosse stato più che scontato.

-Ho pensato che essendo mezzogiorno dovessi magiare ma che non avessi alcuna voglia di prepararti qualcosa, quindi c'ho pensato io.

-Non ha senso.

Joe girò gli occhi e le lanciò un'occhiata fintamente esasperata.

-Cos'è che non ha senso?

-Tutto questo.

Con la testa indicò il tavolo e tutto ciò che c'era sopra, tanto da spingere Joe a riporre la forchetta e sospirare brevemente, prima di parlare.

-Senti: volevo farmi perdonare per quello che ho detto. E no! Non provare ad alzarti finché non hai sentito tutto quello che ho da dirti.

Miranda lo guardò per la prima volta senza sapere davvero che cosa ribattere.

-Non intendevo quello che ho detto. Voleva essere una battutina ironica e a dire il vero, non so nemmeno perché tu te la sia presa così tanto... Come non ho capito perché mi hai raccontato quella balla per andartene via lunedì mattina: ti faceva così schifo passare la giornata con me?

Fu a quell'affermazione che Miranda sembrò riprendere vita e volle rispondere, perché non era stata lei a non volerla tra i piedi.

-A dire il vero è stato Josh a chiedermi se volevo venire con voi e mi ha pure detto che ti eri lamentato perché ti rubo tutti gli amici... Cosa per altro infantile, se posso esser sincera.

-Ehi! Ferma un attimo. Io mi sono lamentato per altro...

-Ovvero?
Sapeva di aver assunto uno sguardo di sfida, ma non le importava: voleva capire punto e basta.

-Che erano loro a rubarti a me.

La mascella di Miranda non riuscì proprio a rimanere al suo posto e si staccò a sufficienza per formare una O quasi perfetta.

-Non fare quella faccia, stupita. E adesso mangia, che si fredda.

-Ma...

-Mangia.

Miranda avrebbe voluto ribattere, ma sapeva che non avrebbe cavato un ragno dal buco in quel momento, così si arrese ad assaggiare il suo brodo che, in tutta onestà, era quasi buono quanto quello di sua madre.


Joe si era offerto di sistemare la cucina, mentre Miranda si sistemava un attimo in bagno e quando tornò, una tuta addosso ed i capelli finalmente pettinati, lo trovò che girovagava per il loro piccolo soggiorno patchwork: non c'era una sola cosa coordinata all'altra. Era tutto intento a contemplare uno dei fornetti per unghie di Louise, come se fosse un'opera di alta ingegneria, e Miranda non riuscì a trattenersi dal ridacchiare. Joe si voltò verso di lei.

-Zoe ne ha uno simile...

-E tu lo stai guardando come se fosse il fossile di sei miliardi di anni fa.

-Oh oh sarcasmo... Vuol dire che stai meglio.

-Un po', sì.

Miranda se ne stava in piedi sull'entrata senza saper bene che cosa fare in casa sua: assurdo. Si rese conto che solo Joe era capace di farla sentire in quel modo e non sapeva se fosse una cosa positiva o no.

-Allora: che programmi abbiamo per il pomeriggio, Atkin?

-Abbiamo?

Joe si lasciò cadere sul divano, allargando le braccia sullo schienale, proprio come se fosse a casa sua.

-Beh, ormai che sono qui, rimango a farti compagnia. Tanto non ho nulla di meglio da fare.

-Sempre pieno di complimenti, Sugg...

-No, scusa! Non intendevo che...

-Sto scherzando, Joe.

Miranda si sedette dall'altra parte del divano e prese il telecomando, sapendo già cosa mettere su.

-Allora, dato che siamo a casa mia e che, per di più, sono pure malata, il film lo scelgo io...

-Oddio.

-Un'ora e mezza di Zac Efron in una delle sue migliori interpretazioni...

-Dimmi che non è Ho Cercato Il Tuo Nome...

-Assolutamente no! Quanta lacca hai portato?

-Cosa?

-Si guarda Hairspray.

Anche se non l'avrebbe mai ammesso, Joe trasse un sospiro di sollievo.


Erano ormai ad uno dei punti che Miranda amava di più, ovvero quando facevano il makeover a Tracy ed Edna e, nonostante la febbre, faticava a tener fermi i piedi dal tenere il ritmo. Ad un tratto Joe si voltò verso di lei e, senza un minimo di preavviso, le disse.

-Ieri sono uscito con una.

Forse una bomba nel suo salotto avrebbe fatto meno rumore, Miranda ne era certa. Abbassò il volume del film, abbandonando il rassicurante scintillio della vita sorridente di Tracy e tornò al disastro che era la sua.

-Vuoi parlarne?

-Hai visto quanta gente ha commentato che non vede l'ora di guardare la tua seconda lezione al sottoscritto sull'universo femminile?

-Primo: non ho più letto nulla dopo domenica; secondo: questo che collegamento ha con il fatto che sei uscito con una ragazza?

-Posso togliermi le scarpe?

-Sì..

Miranda si stava convincendo sempre più di non essere lei quella fuori come un balcone per colpa della febbre, soprattutto quando lo vide sedersi a gambe incrociate sul divano, completamente rivolto verso di lei.

-Primo: dovresti sul serio leggere cos'hanno scritto di te, perché ti adorano. Secondo: centra eccome. Ieri sono uscito con questa ragazza che avevo sentito per un po' su Tinder.

-Non sono sicura di voler sapere com'è finita.

-Aspetta. Allora, sembrava che andasse tutto bene... Era molto carina, due anni più giovane, capiva abbastanza le mie battute, davvero carina...

-L'hai già detto.

-Sì, scusa. Insomma: pensavo fosse quella giusta. Ci troviamo, andiamo a bere qualcosa, io faccio il gentiluomo e le scosto la sedia, pago tutto, ogni tanto mi perdo a guardare le sue cosce...

-Joe!

-Sono stato discreto! Comunque, la serata prosegue, parliamo del più e del meno, fino a quando entriamo a parlare di lavoro... Io tento di spiegarle ciò che faccio, le sembra capire, è pure interessata, solo che ad un certo punto mi fa: e poi? Ed io le chiedo cosa intenda e lei mi risponde che vuole sapere che cosa farò davvero come lavoro quando sta cosa di YouTube sarà finita e dovrò metter su famiglia. Io la guardo senza capire e lei mi dice che, insomma, per avere una relazione stabile non si può fare un lavoro dove sei continuamente attaccato al pc, con fan di dieci anni più piccole di te, con orari assolutamente irragionevoli e senza una vera e propria routine... Ed io sono rimasto letteralmente spiazzato.

Miranda lo guardò fissarsi le mani e poi togliersi velocemente il beane per scompigliarsi i capelli, cercando forse di trovare una soluzione pratica a quel problema a cui proprio non sembrava trovar risposta. Sorrise al pensiero di come Joe non avesse ancora capito che non tutte le situazioni si potevano risolvere nella pratica: alle volte, era tutta questione di sentimenti.

-Quindi, per la seconda volta: dov'è che sbaglio?

Un brivido la sconvolse da capo a piedi e Miranda preferì dare la colpa alla febbre, piuttosto che allo sguardo sfacciatamente vulnerabile che le stava rivolgendo il ragazzo seduto di fronte a lei.

-Forse non sbagli nulla... Forse semplicemente non era la ragazza giusta.

-In che senso?

Sapeva che dando quella risposta lo avrebbe indirizzato verso la donna della sua vita e sarebbe stata costretta a dirgli addio per sempre, ma in fin dei conti doveva andare così dall'inizio.

-Nel senso che magari dovresti cambiare tipologia di ragazza... Dal mio personalissimo punto di vista, hai bisogno di qualcuno che si stupisca per le piccole cose... Come quella di oggi. Una ragazza che non abbia paura di condividere il tuo mondo, che non cerchi una routine ma che le basti saperti accanto a lei per avere le sicurezze che le servono... Che non voglia un supereroe ma qualcuno da baciare quando ha bisogno di una certezza... Qualcuno che abbia il coraggio di dirti quando sbagli, ma che abbia voglia di accompagnarti mentre lo fai.

-E che sia carina.

Miranda sospirò e scosse la testa, sorridendo rassegnata.

-Sì: e che sia carina.

Joe sembrò soddisfatto di quella risposta e tornò a guardare la televisione, dove ormai Tracy era diventata la protagonista indiscussa dello show.

-Grazie Miranda...

-Di nulla Joe...



Joe quel giorno se ne era andato giusto venti minuti prima che Louise tornasse a casa, salvandola da qualche combo spiacevole. Ma questo non aveva impedito alla sua coinquilina di tartassarla di domande per le due giornate seguenti, domande a cui Miranda aveva cercato di rispondere il meno possibile. Il weekend era trascorso piuttosto tranquillo, con una precoce guarigione e quella domenica sera Miranda aveva programmato di starsene in casa con Louise a guardare Sex And The City 2 come se ne dipendesse della loro vita. Erano le sette e mezza quando le arrivò un messaggio da Joe.


Da Joe Idiota:

Ti va di uscire a cena con me, Josh, Caspar, Maddie e Oli? Dì di sì, altrimenti Josh non mi lascia più vivere ^^

-Se è un messaggio di Joe che ti chiede di uscire, rispondi di sì.

-Ma leggi nel pensiero?

-No, basta guardarti in faccia.

Miranda volle sprofondare sul divano dov'era seduta, ma si trattenne solo per rispondere al messaggio.


A Joe Idiota:

Va bene. Ma solo perché lo chiede Josh x


Da Joe Idiota:

Ti aspetto alla Waverley House alle sette e mezza xx

-Quindi?

Louise la stava guardando con il suo tipico sguardo da “te l'avevo detto” e la cosa le procurò un certo fastidio: perché per il mondo era palese che cosa provasse per Joe, eccetto che per il diretto interessato? Miranda ignorò volontariamente il fatto che avesse chiamato casa sua con il soprannome che le aveva dato lei.

-Quindi vado a cena con Josh, Caspar, Maddie, Oli e Joe.

-Sai vero che mettendolo alla fine non hai cambiato la sostanza delle cose.

-Sai vero che alle volte sarebbe bello se mi lasciassi vivere nelle mie misere illusioni?

Louise le rispose con una linguaccia e Miranda andò a prepararsi, dato che era pienamente cosciente che le ci sarebbero voluti quaranta minuti solo per scegliere che cosa mettere.


Due ore e dieci cambi di outfit dopo, Miranda arrivò a Waverley House con i capelli che le si erano già afflosciati sulla testa e gli stivali bombi d'acqua: logicamente perché non far venir giù le intere Cascate del Niagara nell'esatto istante in cui lei usciva dalla metro? Amava Londra, ma certe volte l'istinto di mandare a quel paese quel tempo imprevedibile rischiava di prendere il sopravvento. Fortunatamente gli stivaletti erano neri, anche se in velluto, con un tacco cinque che non rischiava di farla schiantare per terra sul primo pavimento bagnato. Altro discorso era per il vestitino nero dai richiami hippy che aveva indossato, che si era miracolosamente salvato sotto il cappotto leggero. Sperava sul serio di non esser fuori luogo o si sarebbe scavata un fossa da sola con il tacco degli stivali, anche a costo di metterci una vita intera. Tanto non avrebbe avuto nulla di meglio da fare, dopo una figura del genere.

Aprì il portoncino e salì le scale, sentendo un miscuglio di voci sovrastarsi sin dalla prima rampa. Arrivata di fronte alla porta dell'appartamento valutò di aprire con le chiavi e non fare alcuna entrata ad effetto, ma vista la pessima riuscita dell'ultima volta in cui c'aveva provato, decise di suonare. Dopo alcuni secondi un Joe a dir poco tirato a lucido le aprì la porta e Miranda non fu più sicura di come si formulasse un pensiero coerente. Ogni suo neurone si era perso nella contemplazione del ragazzo sorridente in piedi di fronte a lei, la camicia bianca a fantasia nera sicuramente di Topman lasciata sbottonata quel tanto che bastava per far intravvedere le clavicole sottili ed infilata dentro ad un paio di pantaloni neri che sembravano essergli stati disegnati addosso. Ma il colpo peggiore, fu il ciuffo che doveva essersi messo d'impegno per sistemare e che ricadeva leggermente di lato, rendendo il look molto meno formale. Doveva esser stato impegnato ad arrotolarsi le maniche della camicia mentre andava ad aprire la porta, perché ne aveva una su ed una giù, ma in quel momento era letteralmente bloccato a guardarla.

-Buona sera anche a te Joe.

Odiava esser fissata in quel modo. Odiava esser fissata in generale, a dire il vero, ma lo sguardo cristallino di Joe la stava sul serio mettendo in imbarazzo.

-Oh, sì. Buona sera Atkin. Prego...

Le fece segno di entrare e l'accompagnò verso il salotto, come se non fosse mai stata in casa sua.

-La conosco la strada, lo sai vero?

-Sì, ma voglio vedere la tua faccia.

A quell'affermazione, Miranda si bloccò di colpo e lo guardò come per assicurarsi che non ci fosse nessuno scherzo ad attenderla, perché quel vestito le era costato un occhio della testa da Zara e non aveva alcuna intenzione di rovinarlo.

-Giuro che non è nulla di brutto.

Alzò le mani con fare innocente e le fece segno di proseguire, mentre lui estraeva il cellulare dalla tasca per riprendere. Miranda avrebbe tanto voluto aggiungere qualcosa, ma ormai era arrivata sulla soglia del soggiorno dove, tutti splendidi come solo della gente che era abituata a stare davanti ad una telecamera poteva essere, se ne stavano gli amici di Joe. Oli e Josh si diressero immediatamente verso di lei per salutarla come se fosse una di famiglia, mentre Caspar, Maddie rimasero un attimo in disparte, aspettando che si liberasse. Quando fu il loro turno, Miranda si presentò ad entrambi e un attacco di panico rischiò di stroncarle lo stomaco quando valutò l'assoluta necessità di star simpatica a Maddie, perché altrimenti sarebbe stata una serata terrificante. Ricacciò indietro i complessi d'inferiorità nei confronti di una ragazza così naturalmente bella e cercò di ricordarsi come si faceva amicizia con qualcuno che ti metteva in soggezione. L'ultimo vago ricordo di una situazione del genere risaliva al suo primo anno di università e non era sicura di voler sapere come fosse finita quella volta.

-Piove, fuori?

Maddie indicò i suoi capelli schiacciati sulla testa che aveva cercato di salvare con la sua pochette e valutò il peso di quel commento: era sinceramente interessata e pure una punta dispiaciuta. Okay, forse poteva farcela.

-Diciamo che una passeggiata sotto un idrante avrebbe dato risultati migliori.

Maddie rise e Miranda tornò a respirare. Il peggio era passato.

-Bene, ora che le presentazioni sono state fatte, noi andiamo a mangiare e non credo che filmerò molto, perché vorrei passare un po' di tempo con queste incredibili persone e festeggiare un bel po'.

Miranda si voltò verso di Oli con faccia interrogativa, mentre vedeva Joe metter via il cellulare ed afferrare la giacca di pelle dallo sgabello della cucina.

-Festeggiare cosa?

-Ah boh.. A me ha solo detto che lui e Caspar hanno un annuncio da fare.

-Beh almeno sappiamo che non si può trattare di un matrimonio, perché Maddie potrebbe risentirsene un pochino.

-E' la stessa cosa che ho pensato io.

Joe arrivò in centro la stanza e con fare fin troppo solenne, annunciò:

-Gente, sono arrivate le macchine. Andiamo.

Scesero le scale immergendosi nel chiacchiericcio l'uno dell'altro e la paura di Miranda di esser subito tagliata fuori dalla conversazione, fu immediatamente sedata da un a dir poco elegante Josh in camicia blu elettrico e pantalone nero, che le si mise affianco per parlare con lei.

Appena furono in strada, Josh la prese per un braccio e la fece salire sulla prima macchina, assieme a lui e ad Oli. Miranda vide Joe guardarla e scuotere la testa, ma forse se l'era solo immaginato a causa della pioggia fitta che continuava a scendere incessante.

Finì schiacciata tra Josh e Oli che non le diedero tregua un solo attimo, parlando di tutto e niente, scherzando con lei, insultandosi a vicenda per farla ridere, domandandole qualsiasi cosa passasse loro per la testa. Era al centro dell'attenzione e non se la stava cavando proprio così male: avrebbe solo voluto che Joe la vedesse così.


Quando arrivarono di fronte al The Winter Garden Restaurant per poco Miranda non si mise a piangere. Se c'era un posto dove aveva sempre sognato di andar a mangiare da quando era arrivata a Londra era proprio quello ed ora stava per metterci piede con le persone più fantastiche che avesse mai conosciuto (esclusa Louise, s'intendeva). Appena vi misero piede dentro, due chaperon arrivarono immediatamente per prendere i loro cappotti ed un cameriere li accompagnò al loro tavolo, dopo aver chiesto il nome della prenotazione. Miranda rimase un attimo indietro, incantata a contemplare la meraviglia di quel posto: la cupola in vetro che mostrava il cielo tempestoso di Londra, le linee eleganti delle strutture in pietra bianca, le luci che si mischiavano ai colori della vegetazione che spuntava in ogni dove, creando effetti sempre differenti e magici. Notò Joe voltarsi indietro per dirle qualcosa, ma Josh le aveva già messo una mano dietro la schiena per spingerla avanti. Come se tutto quello non fosse abbastanza, Joe era riuscito a prenotare uno dei tavoli sotto una delle quattro gigantesche palme che delimitavano l'area più esclusiva e Miranda temette sul serio di avere un crollo emotivo.

Caspar si sedette vicino a Joe, riservando l'altra sedia a Meddie che vi prese subito posto. Miranda guardò il tavolo, incapace, come al solito, di decidere cosa fare della sua vita, così sospirò quasi di sollievo quando Joe la guardò e le fece segno di sedersi vicino a lui. Appena ebbe preso posto, Josh si mise accanto a lei, costringendo Oli ad adattarsi all'ultima sedia rimasta: fortuna che il tavolo era circolare e così riuscivano a vedersi tutti.

Appena i camerieri ebbero consegnato loro il menu, Joe si sporse verso di lei e le indicò qualcosa sulla carta.

-Questo è spettacolare. Però, se malauguratamente dovesse piacerti il pesce, mi hanno detto che anche questo è molto buono.

Miranda guardò per un secondo il menù che aveva in mano e le parole le uscirono di bocca prima che potesse fermarle.

-Grazie.

Joe alzò la testa dal suo menù e la guardò senza capire, mentre il vociare degli altri e la musica jazz di sottofondo copriva la loro conversazione.

-Grazie per tutto. Lo so che ti ho detto che mi hai sconvolto la vita e che sei la principale valvola di sfogo di tutto il mio sarcasmo represso, ma grazie.

Per la prima volta da quando aveva visto Joeseph Sugg nel suo appartamento, pronta per essere assunta come colf, Miranda lo vide sorridere in una maniera del tutto nuova: era imbarazzato, sorpreso e decisamente orgoglioso.

-Detto questo, credo che prenderò pesce.

Il voltò di Joe tornò quello di sempre e la guardò minaccioso:

-Non ci provare Atkin.

-A fare che?

Josh si era intromesso nella conversazione ora che i loro toni si erano fatti più alti e Miranda rispose, ridendo.

-Ad ordinare pesce.


Joe passò il resto della serata a lamentarsi per l'odore terribile che proveniva dal piatto di Miranda, tanto da filmarsi persino mentre si lagnava e prendendosi anche un sacco di rispostacce dalla diretta interessata, ma alla proposta di Meddie di far cambio di posto non ne aveva voluto sapere.

Erano ormai al dessert, con parecchi bicchieri di un buon vino bianco in corpo, quando Joe richiamò l'attenzione di tutti i presenti per annunciare a tutti il reale motivo di quella serata. L'unico a sapere qualcosa era Caspar che però avevano scoperto esser stato ricattato da Joe per non dir nulla fino al momento giusto.

-Bene. Allora, da dove cominciare?

-Se parti così non finirai mai...

-Zitto rosso o giuro che diventerai il prossimo bersaglio di tutti i miei scherzi.

Josh alzò le mani in segno di resa e l'attenzione tornò tutta su Joe.

-Come sapete io e Caspar abbiamo una compagnia di produzione, con cui abbiamo messo in piedi i due Hit The Road... Bene: sta sera vi abbiamo chiamato qui a festeggiare con noi, perché tra un mese cominceremo le riprese del primo comedy show tutto nostro, che andrà in onda sulla BBC ogni lunedì sera.

Le esclamazioni di stupore (a dir poco scurrili) e le urla di congratulazione che esplosero alla fine del discorso di Joe fecero girare verso di loro tutta la sala, così furono costretti a darsi un contegno, a meno finché non fossero usciti da lì. Josh ed Oli andarono ad abbracciare sia Joe che Caspar, quest'ultimo quando ebbe finito di baciarsi in maniera piuttosto imbarazzante con Meddie.

-Allora?

Joe era in piedi affianco a lei e la guardava con uno sguardo così colmo di gioia e di speranza che, per qualche stupida ragione, Miranda pensò che con quel suo “allora?” attendesse la sua approvazione. Ma sapeva perfettamente che non era così, eppure si alzò lo stesso in piedi e lo abbracciò.

Quello era il primo contatto ravvicinato che avevano dalla sera del film a casa di Joe e Miranda colse ogni singola sfumatura di ciò che stava accadendo tra loro. La rigidità con cui lui accolse quello slancio di affetto che non era abituato a gestire nemmeno quando arrivava da persone che conosceva bene; il lento arrendersi a quel contatto, come se fosse qualcosa a cui avrebbe potuto far l'abitudine... Poi qualcosa cambiò. Le sue mani si rilassarono, sfiorandole con tutto il palmo la schiena coperta dal leggero vestito, la testa si inabissò nei capelli di Miranda , le braccia che la tenevano ancorata a sé.

Miranda non sapeva cosa dire. Cosa fare. Cosa provare. Ma avrebbe tanto voluto che quel momento durasse per sempre.

-Complimenti...

Lo disse così a bassa voce che risultò quasi un sussurro, ma fu certa che Joe l'avesse sentita quando la strinse un'ultima volta, prima di lasciarla andare. Si risistemò il ciuffo e, senza guardarla, le disse:

-Grazie.

Quando si risedettero per terminare i loro dessert era esattamente tutto come prima: tutti facevano domande, Caspar dava spiegazioni supportato da Joe, ognuno che continuava a complimentarsi. Ma Miranda sapeva che sarebbe stato tutto esattamente come prima se solo Joe avesse trovato il coraggio di guardarla ancora in faccia. Ma non lo fece per il resto della serata.


Miranda avrebbe pagato oro per poter anche solo intuire che diamine stesse passando per la testa di Joe, ma se solo ci avesse ragionato su un secondo in più, sarebbe impazzita. Tanto valeva tentare godersi quel post cena al XOYO, in mezzo a gente che ballava e beveva il suo cocktail come se non ci potesse essere assolutamente nulla a preoccuparla. Il bello di uscire con degli Youtuber era che in certi ambienti, come quello, la gente non li conosceva o se lo faceva era troppo impegnata a divertirsi per rendersene conto. Così non si lasciò chiedere due volte da Josh se le andasse di ballare, mentre la fresca coppietta si era già dispersa in mezzo alla folla. Si volò una sola volta indietro per guardare dove fosse finito Joe, ma lo vide impegnato a prendere da bere con Oli, senza mai voltarsi verso di loro, così lasciò definitivamente perdere.

Josh era senza dubbio troppo alto per poter sperare di muoversi in maniera coordinata, ma andava bene così, perché sembrava divertirsi fin troppo e lei non si sentiva così leggera da almeno un secolo. Ma forse quello dipendeva da tutto il vino che aveva bevuto. L'ultima volta in cui era andata in discoteca, oltre esser finita a recuperare Louise dal bagno mentre vomitava anche l'anima, si era ritrovata a sgusciare lontano dalle attenzioni a dir poco inopportune così tanti ragazzi, che più che ballare aveva giocato a nascondino; il quel momento invece, avrebbe potuto anche strusciarsi su un palo e nessuno le si sarebbe avvicinato, perché Josh le ballava così attaccato che non ne avrebbero trovato il modo. Non che avesse sul serio intenzione di strusciarsi su un palo, ma quella mancanza di preoccupazione aiutava a rendere la testa di Miranda sempre meno pesante e, ad un certo punto, anche il pensiero di Joe sembrò dissolversi in mezzo al beat di una delle mille canzoni dei The Chainsmokers che adorava.

Si ritrovò le grandi mani di Josh sui fianchi e le venne quasi naturale appoggiare le sue sulle spalle del ragazzo, più per comodità che per una reale necessità di contatto e poi quella canzone le piaceva decisamente troppo per preoccuparsi di cose del genere.

Poi lo vide.

Joe aveva raggiunto il gruppo con Oli e due ragazze a dir poco stupende. Una ragazza mora, con un fisico così longilineo che Miranda finì per chiedersi come facesse a stare dritta, si mise subito a ballare con Joe, non in maniera volgare, ma decisamente chiara nelle sue intenzioni: ci stava provando e, con ogni probabilità, ci sarebbe riuscita.

Fu allora che accaddero due cose.

Miranda sentì qualcosa nascerle dentro, all'altezza dello stomaco che si contorse sempre di più, fino a diffondersi a qualsiasi cellula del suo corpo. Un senso di oppressione, di desiderio impellente che non trovava sfogo. Temette perfino di star per soffocare. Riuscì a dargli un nome solo quando vide la mano di Joe, che sapeva per esperienza esser bollente, poggiarsi sul fianco della ragazza: era gelosia. Era gelosa di non essere lei la ragazza che poteva percepire quel calore attraverso il tessuto leggero del vestito; era gelosa di non essere lei quella a cui stava dando tutte le sue attenzioni; era gelosa di non esser lei la fortuna che avrebbe sicuramente sperimentato un suo bacio.

E mentre Miranda riusciva a dare un nome a ciò che provava e a definirsi come ufficialmente spacciata, Joe si voltò nella sua direzione ed inchiodò le sue iridi ghiacciate su di lei. I capelli avevano perso qualsiasi forma ed si ammassavano sulla sua fronte donandogli un'aria angelica che contrastava in maniera quasi dolorosa con la durezza del suo viso, immobilizzato in un'espressione che Miranda non gli aveva mai visto addosso. C'era delusione, freddezza, desiderio, un caos indecifrabile che la stava intimorendo. Ma durò un solo istante: Joe lanciò un sorriso veloce a Josh, che si era voltato a sua volta e tornò a concentrarsi sulla ragazza che aveva davanti.

Pochi minuti dopo, Caspar propose di andar a bere qualcosa e Miranda si sentì improvvisamente sollevata: non averli sotto gli occhi, rendeva il tutto molto più semplice.

Avevano appena ordinato e raggiunto il tavolino che erano riusciti ad accaparrarsi, quando Oli comparve al suo fianco con tre drink in mano, tra cui il suo e quello di Miranda. Si sedette affianco a lei sul divanetto ed essendo sul soppalco che circondava l'intero locale, Miranda riuscì a ringraziarlo senza dover urlare.

-Di nulla.

Calò un attimo di silenzio, in cui entrambi assaggiarono i loro drink ed in cui Josh si sedette alla sua sinistra, rischiando quasi di schiacciarla nella foga, poi Miranda si girò di nuovo verso Oli e si accorse che il ragazzo aveva qualcosa da dire che gli prudeva sulla punta della lingua ed era quasi certa fosse per lei.

-Oli, devi dirmi qualcosa?

La faccia spiazzata del ragazzo la fece sorridere ed Oli sembrò improvvisamente rilassarsi. Fece un respiro profondo, bevve un altro sorso dell'intruglio viola che si era ordinato e poi disse tutto d'un fiato.

-Lo sai che non ci farà nulla con quella, vero?

-Cosa?

Nell'ultimo mese Miranda aveva sul serio cominciato a dubitare delle sue capacità di comprensione, perché le era capitato più di fare quella faccia da pesce lesso in quel periodo che in tutta la sua vita. Forse era la vicinanza con Joe a rintronarla.

-Sì, insomma: lo sai che con quella tipa non ci farà nulla?

-Ma chi Oli?
-Joe!

-Ah. Oh... Ma... No, aspetta: perché me lo stai dicendo?

Sapeva perfettamente di esser diventata bordeaux, ma ringraziò le luci colorate del locale che avrebbero dissimulato il tutto: che diamine voleva dirle Oli con quella frase?
-No, così. Per sicurezza.

Come se avesse intuito essere l'argomento della loro conversazione, Joe apparve al tavolo in compagnia della faccia stravolta di chi aveva già dato tutto il possibile.

-Non ci farà nulla, perché ha già fatto.

La frase le uscì dalle labbra prima che il suo cervello potesse censurarla e, nonostante fosse sicura di averla pronunciata a bassa voce, Oli si voltò verso di lei e scosse la testa, quasi pronto per giustificare il suo amico. Ma la verità era che non c'era motivo per cui nessuno si giustificasse con nessuno, dato che tra lei e Joe non c'era assolutamente nulla.

Miranda scosse la testa e si voltò verso Josh e Meddie che sembravano intenti in una disquisizione piuttosto accesa su quale fosse l'abbinamento di colore migliore per uno con i capelli arancioni come lui. Schivò del tutto l'occhiata che Joe le lanciò e si inserì nella conversazione, la voglia di tornare a casa e riprendere in mano il suo romanzo mai finito che le faceva prudere le mani. Miranda, in quel momento, diede ragione a chi un giorno scrisse quanto si potesse diventare incredibilmente artistici quando si aveva il cuore infranto.


Erano le tre e mezza quando uscirono dal locale e decisero di dividersi nelle macchine in modo da far la strada più breve per tornare ognuno a casa propria. Josh si avvicinò a lei e la salutò con due baci sulle guance che durarono quel secondo in più del dovuto, per far sì che Joe si avvicinasse e saltasse sulle spalle dell'amico per infastidirlo abbastanza da farlo staccare da Miranda. Era così stanca che fece finta di nulla, voltandosi verso Caspar e Meddie per salutarli.

Quando furono in macchina, Oli diede il suo indirizzo all'automobilista dell'Uber e poi Joe fornì il suo, tornando poi in silenzio a guardare fuori dal finestrino. E lei che avrebbe dovuto fare? Non poteva di certo tornare a casa in metro a quell'ora, così si sporse per dare anche il suo indirizzo ma Joe girò di scatto la testa verso di lei e la fulminò con lo sguardo.

-Sì?

Miranda aveva pronunciato quel monosillabo con il tono più freddo che le riuscisse, ma l'alcol che ancora aveva in corpo non aiutava granché.

-Resti da me no?

-E perché dovrei?

-Perché sei mia ospite e perché è tardi.

-Ho una casa mia e ventitré anni: non ho bisogno della balia.

Il povero Oli, seduto in mezzo a loro, si fece piccolo, piccolo sul sedile, sperando forse di arrivare il prima possibile a destinazione e potersi liberare da quella situazione imbarazzante.

-Atkin non fare la difficile...

-Giusto, perché a te piacciono le cose semplici.

Cazzo. Con tutte le cose che potevano sgusciarle fuori in quel momento, proprio l'ultima che avrebbe dovuto dire. Miranda si diede dell'idiota e tornò a fissare fuori dal finestrino, pur di trovare un modo per gestire le lacrime che minacciavano di scendere da un momento all'altro.

-Che vorresti dire con questo?

-Nulla.

-Primo indirizzo.

-Alleluia!

Oli si sporse oltre Joe ed aprì così velocemente lo sportello che per poco non cadde fuori dall'auto. Scavalcò l'amico senza dargli il tempo di scendere e fargli spazio, per poi riaffacciarsi velocemente dentro il veicolo.

-Bene ragazzi! E' stato davvero un piacere vedervi litigare...

-Non stavamo litigando!

Lo avevano detto nello stesso identico istante e persino l'autista sogghignò senza ritegno.

-Ecco, appunto. Joe: complimenti per la serie! Miranda: spero di vederti davvero presto! Notte!

E detto quello richiuse lo sportello e sparì dietro il portone del suo palazzo ancora prima che la macchina potesse ripartire.

Il resto del tragitto trascorse in silenzio, fino a quando arrivarono di fronte a Waverley House e Joe si sporse per pagare, mentre Miranda scendeva silenziosamente dall'auto, ringraziando l'autista.

Quando furono entrambi sul marciapiede, a pochi passi del portone, uno di fronte all'altro Joe la guardò e sorrise. No, non sorrise: le fece quel suo mezzo ghigno che la mandava completamente in confusione e che, con i fumi dell'alcol, rischiava di avere effetti davvero pericolosi.

-Quindi?

-Quindi cosa?

-Rimani?

Miranda si guardò un attimo intorno e l'idea di dover aspettare un altro Uber o di prendere la metro, considerato il male ai piedi che aveva in quel momento, la costrinsero ad annuire.

Un Joe a dir poco soddisfatto si avviò ad aprire il portoncino.


Erano le quattro e un quarto quando arrivarono in salotto e Miranda valutò di lanciarsi sul letto e dormire vestita: non aveva più l'età per fare certe cose. Joe la superò, lanciò le chiavi sul bancone della cucina e si rivolse a lei:

-Ti offendi se ti do qualcosa di più comodo per dormire oppure lo interpreterai come un mio tentativo di tarpare le ali della tua indipendenza femminile?

-Parli sempre così tanto a queste ore?

-Sì, soprattutto se sono brillo. Arrivo subito.

Si diresse verso le scale e Miranda, gli stivali e la borsa a penzoloni in mano, si diresse verso la camera degli ospiti: le coperte erano spiegazzate ma probabilmente perché c'aveva filmato il Q&A che aveva postato quel pomeriggio.

Lasciò cadere tutto a terra e poi sentì bussare.

-Posso o sei nuda? Anzi: posso, se sei nuda?

Miranda guardò la porta allibita e poi scosse la testa: l'alcol doveva dargli parecchio alla testa

-Entra idiota.

Joe fece il suo trionfale ingresso con in mano una maglietta maniche corte della Sugg Life che doveva essere almeno una XL ed paio di pantaloncini che di certo non potevano essere suoi.

-Quelli dove li hai trovati?

Indicò con aria critica i pantaloncini di cotone rosa chiaro che in abbinato al verde oliva della maglia facevano sul serio un pugno sull'occhio.

-La maglia era una di quelle che c'hanno mandato come prova e i pantaloni... Sinceramente non so di chi siano, ma dato il colore penso li abbia lasciati qui Zoe l'ultima volta che è passata...

-Sai che non ci entrerò mai io, vero?

-Beh: a lei stavano grandi...

-Va bene, dammi...

Allungò la mano nella sua direzione ma Joe optò per lanciarglieli, dopo averli appallottolati per bene. Logicamente, Miranda non fu abbastanza pronta di riflessi per afferrarli prima che le si spalmassero in faccia.

-Quanto idiota sei?

-Il giusto.

E se ne andò, chiudendosi la porta alle spalle.


Era già sotto le coperte da almeno dieci minuti ed era piuttosto sicura che in altri due battiti di ciglia si sarebbe addormentata, ma qualcuno aveva tutt'altra idea.

-Ma quanto ti ci vuole per cambiarti?

Non poteva crederci. Insomma: erano le cinque meno un quarto della mattina e lei si sarebbe dovuta alzare in meno di quattro ore per andare a casa, lavarsi ed essere nella bivilla della famiglia Winston per le dieci.

-Sono già a letto.

-Lo sai che suona male così, vero?

La voce di Joe arrivava attutita dall'altra parte della porta, ma Miranda se lo poteva immaginare appoggiato allo stipite della porta, la fronte spiaccicata sul legno ed un sorriso idiota sulle labbra.

-Lo sai che sei idiota, vero?

-Questa sera me l'hai detto fin troppe volte perché me lo possa dimenticare.

-Joe cosa vuoi?

-Posso entrare?

No. La risposta doveva essere quella. Assolutamente no. Miranda lo sapeva. Perché si era fatto fare chissà cosa da una sconosciuta, perché l'aveva trattata come una dannata estranea dopo che si erano abbracciati, perché era ineluttabilmente attraente ai suoi occhi e perché lei era troppo stanca per riuscire a gestire anche solo un suo mezzo sorriso. Esitò troppo a rispondere e sentì la serratura della porta scattare.

-Chi tace, acconsente. Salve Atkin.

Joe entrò in camera con la vlogging camera in mano e Miranda ebbe l'istinto di lanciargli contro un cuscino, sperando di centrarlo in piena faccia, ma considerato il sonno che aveva non avrebbe preso nemmeno il quadro della porta su cui Joe era fermo.

-Ma stavi davvero dormendo?

-Joe tra cinque ore io devo essere a lavoro, vedi te.

Lo guardò da sotto il piumone in cui si era nascosta, tirato su fin sotto gli occhi, incapace di accettare il fatto che lui avesse intenzione di vederla completamente struccata ed in pieno post sbronza.

-Dai, solo due paroline.

Come se Miranda gli avesse dato il suo permesso, Joe si fiondò sul lato libero del letto e vi si distese, stando fortunatamente sopra le coperte: un solo altro contatto fisico con lui e Miranda sarebbe implosa. Una supernova arrivata al termine della sua vita e pronta per diventare una nana bianca. Joe si sistemò i capelli e, la telecamera puntata sopra di loro, si voltò a guadarla. Ma come in quel momento, Miranda si rese conto di quanto i suoi occhi fossero incredibilmente simili all'Oceano che si infrangeva sugli scogli di fronte a casa sua, in Irlanda.

Durò solo un attimo, ma a lei costò un interno anno di vita.

-Allora: credo che sta sera Miranda sia particolarmente ispirata per la terza lezione sull'universo femminile.

-E perché dovrei?

Joe si rivoltò verso di lei e le parlò con la sua tipica faccia da “lo sai perfettamente cosa intendo”.

-Beh, perché potresti avermi visto in azione e la cosa sembrava darti particolarmente fastidio.

Non poteva averlo detto davvero. Insomma: di cosa poteva essersi accorto, se tutta la sua attenzione era completamente incentrata su quella ragazza?

-Credimi: non vuoi davvero sapere che cosa penso.

Miranda ebbe la malsana idea di guardare per un istante dentro lo schermo della vlogging camera che le rimandava l'immagine della loro inquadratura e ciò che vi scorse rischiò sul serio di mandare in frantumi qualsiasi tipo di equilibrio emotivo potesse esserle rimasto alle cinque della mattina. Joe la stava guardando, la linea della mascella che si definiva gradualmente con la luce aranciata della lampada, il neo che risaltava sulla pelle chiara, i capelli sparpagliati sul cuscino candido, le labbra socchiuse, forse in attesa di poter rispondere a quella sua affermazione. E poi c'era lei, la pelle ancora più chiara, gli occhi scuri cerchiati dalle poche ore di sonno, i tratti morbidi che aveva ereditato dalla nonna italiana, i capelli rossastri che si mischiavano con quelli di lui in un intrico quasi perfetto.

Perché le sembrava così normale? Perché stava desiderando che quella fosse la sua normalità? Ma soprattutto: perché non poteva semplicemente essere davvero così?

-Invece sì.

Miranda non ce la fece più: si voltò di scatto verso di lui ed in un secondo, si ritrovò a respirare l'aria calda che lui aveva appena espirato. Erano terribilmente vicini e Miranda valutò di soffocare dentro quegli occhi che le chiedevano una spiegazione, ma che non sembravano assolutamente pronti per riceverla.

-Mi ha fatto abbastanza schifo quello che ho visto. Insomma: era una splendida ragazza, ma tu che cosa ne sapevi di lei? Le hai chiesto almeno il nome? Forse anche lei aveva le tue stesse intenzioni... In fin dei conti non c'è nulla di sbagliato nel divertirsi, ma...

L'espressione di Joe era immobile, come se qualsiasi emozione di fosse congelata dentro di lui e non riuscisse più a modificare i tratti del suo bellissimo viso.

-Ma non è quello che continui a dire di star cercando. Quello non è amore.

-E allora cos'è l'amore?

Già: che cos'era l'amore? Miranda non era sicura di voler che quella conversazione finisse tra le mani di milioni di persone sul web, ma in quel momento voleva solamente far capire a Joe che cosa volesse dire sentirsi esattamente come si sentiva lei in quel momento. Perché tanto, non aveva più senso continuare a nasconderlo anche a sé stessa che si era innamorata di lui.

-E' quel qualcosa che ti fa guardare una persona negli occhi e ti ci fa vedere un universo intero che non vedi l'ora di scoprire... E' quel qualcosa che ti spinge verso l'altro anche se è la persona che al momento ti sta ferendo di più... E' quel qualcosa che...

Joe non la smetteva per un secondo di guardarla dritta negli occhi, mostrandole quell'universo per cui lei avrebbe fatto follie.

-Che?

Non poteva farlo. Non poteva dirglielo.

-Nulla. L'amore è amore. Punto. E' come tentar di definire il sesso degli angeli.

-O smacchiare un giaguaro.

Nonostante tutto, nonostante dentro stesse morendo per quelle tre parole non dette, Miranda scoppiò a ridere e Joe sembrò compiaciuto di quella sua reazione.

-O cercare di far capire l'universo femminile a te.

-Touché.

Si voltò verso la vlogging camera e parlò direttamente a chi avrebbe guardato quell'assurda conversazione, fin troppo personale per i suoi gusti.

-Bene gente, credo sia giusto il momento di salutarvi. A breve scoprirete anche voi per che cosa siamo andati a festeggiare oggi... Ah e fatemi sapere che cos'è l'amore per voi nei commenti qui sotto! E nulla: credo che Miranda Atkin stia dando una svolta fin troppo femminile a questo canale... Penso che dovrò uscire con Jack per almeno due settimane dopo questa conversazione. Notte! E ricordatevi: non sono un daily vlogger!!

Spense quello che per Miranda stava diventando un aggeggio infernale e lasciò cadere il braccio probabilmente indolenzito sul letto.

-Bene: credo sia ora di andare a dormire. Buonanotte Atkin... E grazie.

Joe si alzò prima che Miranda potesse dire qualsiasi cosa ed uscì dalla stanza, richiudendosi la porta alle spalle.

Avrebbe tanto voluto dire, fare qualcosa ma la verità era che nella sua vita ordinaria aveva meno di due ore e mezza per dormire e un'estenuante bisogno di togliersi Joe Sugg dalla testa.



Non poteva essere vero. Non poteva averlo fatto sul serio. Miranda aveva il computer aperto sulle ginocchia, un intero lunedì di lavoro sulle spalle e due ore e mezza di sonno sugli occhi che avevano rischiato di farglieli chiudere fino a due minuti prima. Ovvero fino a quando non era arrivata la notifica da uno dei canali di Joe che la informava dell'upload di un nuovo vlog, dal titolo “Conversazioni profonde”.

-Io lo uccido!

-Chi?

Louise arrivò di corsa dalla cucina con una faccia allarmata che in qualsiasi altra occasione l'avrebbe fatta ridere, ma che in quel momento non fece che peggiorare la situazione.

-Joe!

-Che ha fatto sta volta?

-Ha messo sul suo canale una conversazione a dir poco personale che abbiamo avuto ieri sera... No, beh, più sta mattina, ma il concetto è quello: era personale!

-Dai, fammi vedere...

Louise si sedette affianco a lei, il mestolo pieno di sugo ancora in mano e guardò il pezzo di video incriminato.

-Wow...

-Wow cosa?

-Ora capisco cosa intendevi per personale.

-Vero? Non è che tutti parlano di che cosa intendono per amore al primo che passa per strada!

-No, non intendevo quello Miranda.

Guardò Louise senza capire dove volesse andare a parare con quella frase.

-Voglio dire che si capisce che è personale perché è palese anche ai muri che sei innamorata di lui.

Forse un pugno nello stomaco sarebbe stato meno doloroso, ne era quasi sicura.

-E a quanto pare, non sono l'unica ad averlo notato...

Louise le indicò i commenti che stavano comparendo a raffica sotto il video e la guardò con uno sguardo a dir poco commiserevole.

-Mi dispiace tanto Miranda.

-Anche a me...


Era l'una e mezza di notte e lei era distesa a letto, gli occhi spalancati come due fanali, il cellulare in mano ed una sfilza di tweet per lei da leggere. A quanto pareva, metà del fandom di Joe l'aveva presa per un guro in fatto di relazioni sentimentali e consigli amorosi, tanto da averle inviato qualsiasi tipo di richiesta e Miranda si chiese come avrebbe fatto a trovare le parole giuste per ognuna se la sua vita sentimentale, in primis, era un vero e proprio disastro. Rispose a qualche tweet, per lo più persone che la ringraziavano per esser stata così sincera ed aver aperto gli occhi a tutti i ragazzi come Joe, sinceramente perché non aveva la forza mentale per pensare a delle risposte degne di quelle domande così personali. Non riusciva a togliersi dalla mente l'immagine di loro due distesi sul letto, talmente vicini da poter percepire le variazioni dei loro respiri senza sfiorarsi il petto. Scosse la testa e continuò a scorrere tra le notifiche, fino a quando un tweet attirò la sua attenzione. C'era uno screenshot del video, di quando Miranda stava cercando di spiegargli che cosa fosse l'amore per lei senza sostanzialmente scoppiare a piangergli in faccia o finendo per confessargli ciò che provava e quella che presupponeva essere una ragazza sui diciotto anni, aveva scritto “Non capisco come non facciate a rendervene conto... Ma forse non lo sanno ancora neanche loro che sono innamorati”.

Fu più forte di lei. Salvò la foto e poi spense il telefono, lanciandolo sul comodino.

Il buio attorno a lei accolse le sue lacrime come un prezioso segreto che avrebbe custodito gelosamente, assieme a quelle tre parole che non aveva il coraggio di pronunciare.



Ed eccola di nuovo lì, di fronte al portoncino di Waverley House con la voglia di salire pare a quella di un gatto di fare il bagno con shampoo ed acqua gelida. Non sapeva come avrebbe affrontato quella giornata ma sperava sul serio che Joe non fosse in casa.

Aprì il portone e salì le scale, prendendo un bel respiro prima di entrare in casa.

Le tende erano tirate, segno che in casa ci fosse qualcuno, ma il silenzio che permeava l'atmosfera era a dir poco surreale: Joe stava sicuramente preparando qualcosa. Si guardò bene attorno, fece due passi lungo il corridoio e fu una questione di istanti, un solo piccolo rumore alle sue spalle che la mise in guardia e l'avviso dell'inevitabile.

-Buh!!!

Joe saltò fuori dal ripostiglio, portandosi dietro praticamente tutto il set di moci e scope che Miranda aveva comprato in quei mesi e l'unica reazione che riuscì ad ottenere fu di farla scoppiare a ridere come una pazza.

-Niente gente: io ci rinuncio ufficialmente. Questa ragazza non si spaventa con nulla.

-Buongiorno anche a te Sugg.

Detto quello lo lasciò con un palmo di naso e si diresse a fare la solita ispezione della casa per vedere dove servissero gli interventi più importanti, sperando davvero tanto che fossero il più lontano possibile da dove fosse lui. L'ultima cosa se sentì fu un “prima o poi ce la farò” che decise di ignorare.


Erano tre ore che lo sentiva parlare da solo dentro al suo studio, dove probabilmente stava filmando qualche video di gaming, ma Miranda aveva cercato di tenersi impegnata anche mentalmente con tutta la serie di pulizie che il piano terra di Waverley House aveva richiesto.

Era intenta a risistemare i cuscini e le coperte sul divano, quando Joe uscì dalla stanza e si diresse, a passo di carica, al bancone della cucina, il pc in una mano ed il cappello da gaming nell'altra. Li appoggiò entrambi sul marmo nero e si sedette su uno degli sgabelli, girandosi poi verso di lei.

-Atkin, mi serve il tuo aiuto.

-Dimmi.

-No, devi venire qui, perché devo mostrarti una cosa e tu devi scegliere.

Miranda si avvicinò guardinga, certa che avesse qualcosa in mente, rimanendo anche ad una certa distanza. Il fatto che poi il suo profumo la mandasse in confusione non centrava nulla. No, no.

-Quale dei due thumbnail metto?

Guardò lo schermo di fronte a lei e non vide nessuna differenza tra le due immagini in anteprima.

-Joe sono uguali.

-No, guarda meglio...

Lo sentì trafficare in piedi alle sue spalle, ma soprattutto, nonostante lui si stesse tenendo lontano dal riflesso dello schermo del Mac, non avendo fatto i conti con le mille mila superfici riflettenti che popolavano quella cucina, vide l'immagine piuttosto distorta di quello che lui stava facendo sull'anta del frigorifero in acciaio.

-Joe sono davvero uguali.

-Ne sei sicura?
Quando il cretino si avvicinò, indossava una delle sue maschere da zombie preferite e Miranda si voltò a guardarlo con la faccia più inespressiva che le fosse mai riuscita.

-Sei serio?

Joe si tolse lentamente la maschera ed afferrò la telecamerina che aveva nascosto sotto il cappello da gaming, a cui si rivolse con tono sconfitto.

-Io gente ci rinuncio davvero. Questa ragazza non prende paura per nulla, non si spaventa e non rimane senza fiato per nulla di quello che faccio. Miranda Atkin: mi arrendo. Hai vinto tu.

Miranda sorrise alla telecamera e pensò a quanto in quella frase non fosse vero. Miranda prendeva paura per tutto ciò che riguardava Joe, si spaventava per quello che provava per lui e soprattutto rimaneva stupita per ogni stupita cosa che faceva. Ma non glielo poteva dire. Non doveva.

Joe rimise giù la telecamera e la guardò con aria triste.

-Credo che sia la fine di un'era questa.

Lo guardò senza capire e Joe si sedette scomposto sullo sgabello affianco a lei.

-Insomma: se non riesco a spaventare te, non c'è neanche più gusto no?

Miranda lo osservò per un attimo e la reale rassegnazione che gli vide dipingersi sul volto le causò una qualche stretta allo stomaco che l'avrebbe spinta ad abbracciarlo in quel preciso istante. Ma non se lo permise. Fece semplicemente di peggio.

Si avvicinò a lui senza preavviso e, priva di qualsiasi indecisione, gli lasciò un bacio a stampo sulle labbra. Durò un solo secondo ma fu come se dentro a Miranda esplodessero un concerto di fuochi d'artificio di mille sfumature e forme differenti. Ma come era loro natura, si spensero immediatamente, quando la consapevolezza dell'immobilità delle labbra di Joe la riportò al presente.

Si allontanò all'istante e trovò la forza di dire solo una singola frase:

-Così si lascia qualcuno senza fiato.

Lo lasciò così: a fissare il vuoto mentre lei raccoglieva le sue cose e correva fuori dal suo appartamento, fino in strada, giù per le scale della metro, fino al primo treno disponibile.

Solo quando fu seduta e le sue dita arrivarono a sfiorarsi la bocca ancora tremante, si rese davvero conto di quello che aveva appena fatto. Scoppiò a piangere, mentre un sorriso ebete le stirava le labbra.



C'erano state volte in cui aveva sperato di ricevere un messaggio come se ne dipendesse della sua stessa vita. Quella volta in cui doveva capire con quanto avesse passato gli A Levels; oppure quella in cui suo fratello era sparito per tre giorni, tornando poi a casa come se nulla fosse, dato che si era semplicemente addormentato nel fienile di un contadino lì vicino, perché completamente sbronzo e poi si era fermato ad aiutarlo; o come quella volta in cui la sua più grande cotta di sempre le aveva scritto un messaggio per chiederle informazioni su un corso extra scolastico ed aveva passato settimane nella speranza che le riscrivesse. Aveva scoperto solo anni dopo che in realtà lui aveva sbagliato numero e pensava fosse quello della segreteria studenti.

Eppure mai come quel martedì pomeriggio e quel mercoledì mattina Miranda si ritrovò a controllare il cellulare così frequentemente. Perché almeno sperava di scoprire se avrebbe ancora potuto lavorare per lui o se, come credeva, avesse mandato tutto al diavolo con quel stupido bacio.

Era appena rientrata dal turno di pulizie del pomeriggio che faceva in un piccolo ufficio del centro e starsene seduta in cucina di fronte ad un barattolo pieno di Nutella, le sembrava la soluzione migliore a tutti i suoi problemi. Forse spostare il cellulare dal suo campo visivo sarebbe stato un buon rimedio alla sua ansia, ma davvero non riusciva a smettere di controllare, tra una cucchiaiata e l'altra, se fossero arrivati messaggi, chiamate o anche email.

-Se lo guardi un altro po', lo fonderai.

Louise entrò in cucina e, afferrato un cucchiaio dal cassetto, si sedette di fronte a lei, prelevando una quintale di crema alle nocciole dal vasetto.

-Lo so, ma non posso farci nulla.

-Posso chiederti una cosa?

-Vai.

-Perché l'hai baciato?

Quando Louise decideva di voler sapere qualcosa di certo non ci girava tanto attorno, Miranda l'aveva capito dal loro secondo giorno di convivenza quando le aveva chiesto senza mezzi termini per quale motivo se ne fosse andata dall'Irlanda senza quasi un soldo in tasca. Ed anche perché fosse fissata con il chiudere con il tappo lo scarico del lavandino quando si lavava i denti.

-Perché...

Miranda si rigirò il cucchiaio con i residui di Nutella tra le dita e si perse per un secondo a rivivere quella scena per la millesima volta nella sua testa: lo scherzo andato male, l'espressione rassegnata di Joe, la voglia di abbracciarlo e la consapevolezza di non poterlo fare. E poi quelle labbra e il bisogno di stupirlo, di fargli capire che alle volte bastava davvero poco per rendere qualcosa speciale. Sospirò, prima di guardare di nuovo Louise in faccia.

-Perché lo amo.

Una volta aveva letto che se un albero cadeva nel folto di una foresta dove nessuno poteva sentirlo, allora forse non produceva nessun rumore. In quell'istante Miranda capì che si trattava di una gran cazzata: non aveva importanza se non c'era nessuno ad assistere quella caduta, perché di sicuro l'albero l'aveva percepita, così come la terra sotto di lui e non bastava quello a renderlo reale? Non bastava infatti che lei fosse innamorata di Joe, nonostante lui non lo sapesse, perché il suo sentimento esistesse davvero e la facesse gioire e patire e vivere allo stesso tempo?

Louise le sorrise e le ripassò il barattolo di Nutella, un sorriso comprensivo sulle labbra, come a dirle che prima o poi tutto si sarebbe sistemato. In un modo o nell'altro.


Erano le undici e mezza quando il suo cellulare si illuminò per l'arrivo di un messaggio. Miranda era già a letto da un pezzo, così allungò la mano per afferrarlo dal comodino e sbloccarlo.

Trattenne il fiato senza accorgersene.


Da Joe Idiota:

Ti aspetto domani alle otto e mezza, come sempre. Ho fatto un disastro sulla moquette dell'armadio e mi serve un'esperta in materia.

Buonanotte Atkin xx


Miranda non rispose, ma puntò la sveglia con una stretta allo stomaco che non provava da quando Joe le aveva sfiorato la mano la prima volta, immersi fino al collo in un oceano di palline colorate.



Say You Love Me le stava riempiendo le orecchie e Miranda avrebbe tanto voluto ringraziare la riproduzione casuale per quella chicca adatta alla situazione. Ne avrebbe volentieri fatto a meno, specialmente ora che era di fronte al portoncino di Waverley House, il giubbotto già fradicio di pioggia e i capelli che andavano in ogni direzione a causa del vento incattivito che sferzava dalla costa fin lì. Se quelli erano indizi sull'andazzo della giornata, sarebbe di certo stata una di quelle giornate di merda che si sarebbe ricordata a vita. Il portone di vetro di fronte a lei si aprì senza che lei usasse la chiave ed un uomo in giacca e cravatta, dall'aria arrabbiata, la travolse mentre correva per entrare nell'auto che lo stava aspettando, rischiando quasi di farla cadere. Doveva essere l'inquilino dell'altro appartamento al secondo piano, quello che le aveva risposto malissimo il primo giorno. Mentre saliva le scale, si perse lungo il filo dei ricordi di come tutta quella storia fosse iniziata e si ritrovò a sorridere mentre apriva la porta dell'appartamento, quasi dimentica di ciò che l'avrebbe aspettata: l'incognita Joe.

Entrò in casa, ma trovò tutto ancora chiuso, segno che Joe o era fuori casa oppure era ancora a dormire. Per un solo istante rimase delusa dal non trovarselo lì ad accoglierla, ma subito si diede dell'idiota perché così avrebbe guadagnato forse qualche ora per capire come gestire quella situazione.

Aprì le tende del salotto e recuperò, facendo meno rumore possibile, tutto ciò che le sarebbe potuto servire per pulire al piano di sopra.

Quando ci arrivò, diede una rapida occhiata alla porta della stanza del ragazzo e la trovò socchiusa, un respiro pesante e regolare che si poteva intuire. Chissà com'era svegliarsi accanto a lui. Miranda scosse la testa e si diresse nella cabina armadio, dove effettivamente trovò un disastro: sembrava vi fosse esplosa una bomba. Un bigliettino pendeva precario da una delle mensole: era la calligrafia di Joe.


Sono stati i Maynard.

Non è colpa mia.

Non so cosa sia la cosa

sulla moquette.

Joe x


Come sempre non era colpa sua e Miranda optò per non chiedersi nemmeno che cosa fosse realmente successo lì dentro. Indossò i guanti, si mise su le cuffiette, schiacciò play e cominciò a ripiegare tutte le magliette ed i pantaloni che erano sparsi per il pavimento.


Stava sistemando le ultime felpe sulla mensola di mezzo, quando sentì una canzone giungere ad altissimo volume dal piano di sotto: evidentemente Joe si era svegliato e non era passato nemmeno a salutarla. Forse avrebbero comunicato attraverso messaggi e post-it per un certo periodo, magari fino a quando lui non si fosse dimenticato dello spiacevole incidente del martedì precedente e poi tutto sarebbe tornato come prima. Miranda non era sicura di potercela fare.

Di certo, però, quella canzone le piaceva da matti, così si tolse le cuffiette e le rimise nelle tasche della felpa extra large che aveva addosso, cominciando a tenere il ritmo con i fianchi, mentre canticchiava le parole del testo.

Era così presa dalla musica che non si accorse di avere uno spettatore fino a quando non parlò.

-Carino il balletto.

Miranda si voltò di scatto e si ritrovò un Joe Sugg a petto nudo e bermuda di cotone grigio, appoggiato a braccia conserte allo stipite di legno scuro della porta, i capelli appena lavati ed asciugati che stavano scomposti sulla fronte, gli occhi brillanti che la osservavano, le labbra sottili piegate in quel suo sorriso.

Per la prima volta, Miranda fece fatica a rispondere. C'era qualcosa di diverso in quella situazione. Forse era perché ora sapeva quale fosse la consistenza di quelle labbra o forse era perché Joe sembrava non volerle staccare gli occhi di dosso. Miranda si accorse solo di sfuggita che la canzone era ripartita di nuovo, perché si perse nella contemplazione delle mani di Joe che si infilavano tra i capelli per tentare di ordinarli.

-Gra... Grazie.

Che diamine le stava succedendo?

Si guardò attorno alla ricerca di qualcosa da fare, ma i suoi arti pareva non avessero alcuna voglia di collaborare, così se ne rimase lì immobile anche quando Joe fece due passi all'interno della cabina armadio, giusto nella sua direzione, senza smettere di guardarla un solo istante.

-Hai presente quando hai detto che dovrei cercarmi una ragazza che non cerchi una routine, che non voglia un supereroe ma qualcuno da baciare quando ha bisogno di certezze... Qualcuno che abbia il coraggio di dirmi quando sbaglio e la voglia di sbagliare con me?

-Hai una buona memoria...

-Per le cose che mi interessano, sì.

Che stava cercando di dirle con quel discorso? Voleva comunicarle il fatto di aver trovato la persona giusta per lui, che rispecchiava tutte quelle caratteristiche, perché se doveva farlo senza indossare neanche una maglietta, Miranda l'avrebbe trovato davvero scorretto.

Joe fece altri due passi verso di lei e Miranda se lo trovò a meno di venti centimetri da lei, le mani che prudevano per poterlo sfiorare. Sarebbe impazzita a breve, ne era consapevole.

-Beh... Bene.

-Ma sai di che cosa mi sono reso conto?

-Cosa?

-Che voglio davvero qualcosa del genere.

Un altro passo verso di lei e Miranda fu circondata dal suo profumo di pulito, con un accenno di menta, che le mandò in tilt il cervello, non fosse stato per quelle iridi verdi come il mare in tempesta che continuavano a tenerla ancorata a loro.

-E sai di cos'altro mi sono reso conto?

Quella volta riuscì soltanto a scuotere la testa per dire che non ne aveva la più pallida idea, dato che ormai non sapeva nemmeno se quello fosse un sogno o la realtà e quale fosse il suo nome.

-Che ce l'ho avuto davanti a me per tutto questo tempo.

E detto questo, Joe colmò la distanza minima che li separava ed appoggiò le sue labbra su quelle di Miranda.

Resto di sasso per un singolo istante, in cui valutò di essere impazzita, ma poi il suo corpo e tutto il desiderio che aveva contenuto per tutto quel tempo, risposero per lei, portandola a schiudere leggermente le labbra. Joe portò una mano sulla sua guancia, carezzandone gentilmente la morbidezza con il pollice, mentre con l'altro braccio le cingeva i fianchi. Miranda, ormai sicura che quello non fosse un sogno, ma la realtà tangibile della sua vita, immerse le mani dentro i capelli del ragazzo e lo senti protestare debolmente contro la sua bocca, per poi stringerla ancora più forte. C'erano stati momenti, in quei due mesi, in cui aveva creduto che mai un ragazzo come Joe potesse anche solo vederla in una maniera diversa da quella in cui lei stessa si vedeva: una ragazza in fuga, nascosta dietro una poderosa muraglia di sarcasmo, alla disperata ricerca di un amore semplice. Ma alla fine, Joe si era reso conto per entrambi che nessuno dei due voleva un supereroe al proprio fianco, ma solo qualcuno da baciare quando avessero voluto una prova dell'unica certezza di cui avessero davvero bisogno. Un po' come stavano facendo in quel momento nella cabina armadio di Waverley House, dove una macchia di inchiostro non sarebbe mai venuta via dalla moquette bianca, nonostante tutte le ore perse di Miranda a cercare di pulirla. E sarebbero state davvero tante.

Hi sweethearts!
Diciamo che c'ho messo un pochino più di una settimana per aggiornare causa la vita che ne ha sempre una ^^ Ad ogni modo, vi lascio con questi Joe e Miranda che finalmente cominciano a parlarsi davvero e lasciare un pochino da parte il sarcasmo, facendo spazio a qualcosa che è semplicemente così. 
Vorrei davvero sapere cosa ne pensate di questa storia, perché per me è stata proprio un'esigenza scriverla per riuscire a sorpassare un blocco dello scrittore da chilo. In ogni caso vorrei ringraziarvi per averla letta: GRAZIE davvero **
P.S. Potrebbe arrivare qualche altra storia sul suddetto Joe, causa innumerevoli idee che lui stesso fornisce con tutti i suoi vlog **

  
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