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Autore: chitta97    21/03/2017    4 recensioni
Raccolta di one-shot, rigorosamente Judy x Nick
Sprazzi di pensieri, situazioni, gesti che portano tutti ad una conclusione: forse l'amore rende tutti un po' meno acuti e un po' più ottusi.
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Judy Hopps, Nick Wilde
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Can we?

 

“Non posso farcela.”
“Avanti Carotina, sarai bravissima.”
“Lo dici solo perché sei contento di non dover essere te a farlo.”
“Beccato. Ma sono contento solo perché so che tu sei la più indicata a farlo.”
“Non è vero, non sono per nulla adatta a parlare davanti a tutti quei cuccioli!”
Nick si chinò per trovarsi esattamente alla sua altezza.
“Carotina, se te, te che ti sei battuta così tanto per diventare una poliziotta nonostante fossi la prima della tua razza, non sei adatta a dire a quei cuccioli che davvero a Zootropolis tutti possono essere ciò che vogliono con un po’ d’impegno e buona volontà, beh, non so proprio chi lo potrebbe essere.”
Per tutti i cracker al formaggio, quando avrebbe mai capito Nick che non poteva fare così, dire...quelle cose! Insomma, lo sapeva che i coniglietti erano emotivi…
Nonostante ciò, Judy non pareva ancora convinta.
“Entra con me. In fondo anche te sei il primo della tua razza a diventare poliziotto!”
“Mi è stato affidato questo incarico? No, non mi è stato affidato.”
Judy sospirò rassegnata. Se la sarebbe dovuta cavare da sola. Quasi malediceva il Capitano Bogo per averle affidato quel compito. Non perché lo trovasse degradante o altro -anche se probabilmente era stata scelta anche perché una tenera coniglietta era più rassicurante e sicuramente meno intimidatoria di un grande e grosso predatore-. In realtà, lo trovava un incarico particolarmente importante. L’essere la rappresentante del dipartimento di polizia di Zootropolis in una scuola di giovani e forse futuri poliziotti era un onore per lei. Il problema stava proprio nella sua convinzione dell’importanza dell’incarico.
Far capire a dei cuccioli qualcosa di quell’intricato mondo che, lei per prima, non aveva ancora completamente compreso, era un compito arduo. Ovviamente doveva promuovere il mestiere da poliziotto e Zootropolis in generale, la città dove tutti potevano essere quel che volevano. Al tempo stesso, però, non voleva illuderli su una semplicità che non c’era. Non bastava desiderare di diventare qualcosa perché ciò avvenisse automaticamente. Ci voleva impegno e una buona dose di determinazione. E come spiegare a quei cuccioli che Zootropolis non era quel mondo fantastico che si aspettavano?
Judy non lo sapeva e sperava soltanto di riuscire bene nel suo lavoro anche in questa occasione.
Fece un profondo respiro e poi aprì la porta dell’aula dove l’attendevano.
I cuccioli erano non più di una trentina, ma a Judy sembravano molti di più. E ciò aveva un che di ironico se si pensava che il numero totale dei suoi fratelli e sorelle era almeno il nonuplo.
La maestra, un castoro dall’aria affabile, la presentò alla classe, per poi lasciarle la parola.
Si trovò nella stessa imbarazzante situazione di quella volta dell’intervista per il caso dei predatori scomparsi. Solo che questa volta non c’era Nick che la incoraggiava con lo sguardo. C’erano solo tutti quei cuccioli che la guardavano pieni di aspettativa. Deglutì per poi incominciare con voce tremante.
“S-salve a tutti. Come sapete già sono l’Agente Hopps, ma potete chiamarmi Judy.” Breve pausa, interrotta solo da un flash momentaneo di Nick che la incoraggiava ad andare avanti. Incredibile come dovesse essere grata a quella volpe nonostante non fosse neanche presente. “Sono qui per parlarvi del mio lavoro. Come sapete fino a poco tempo fa era impensabile che una coniglietta diventasse una poliziotta. In base alla razza, all’essere predatori o prede, si formano pregiudizi, idee sbagliate su che cosa sia normale o no. Il fatto è… che la normalità è un concetto difficile. Sappiamo tutti che un tempo eravamo selvaggi, sia prede che predatori, e convivere era impossibile. Poi ci siamo evoluti ed ecco nascere città come Zootropolis, dove ognuno può essere ciò che vuole. Eppure ancora dobbiamo evolverci, ci stiamo evolvendo. Ogni giorno è un passo in più verso un equilibrio più sicuro, dove davvero tutti non solo possiamo essere ciò che vogliamo, ma possiamo desiderarlo senza che a nessuno venga in mente di deriderci per questo. E ognuno può contribuire a questa evoluzione collettiva seguendo e perseguendo i suoi obbiettivi. Per me il modo migliore per fare del mondo un posto migliore era fare la poliziotta. Per questo mi sono rimboccata le maniche e… ce l’ho fatta.”
“Tutta da sola?”
Una timida domanda era sorta tra i cuccioli che avevano seguito il discorso della coniglietta, rapiti come erano dalla speranza e dall’incoraggiamento che implicavano quelle parole. A porla era stato un piccolo di zebra.
Judy sorrise. “No. Non si fa mai tutto da soli. I miei genitori, anche se non erano entusiasti della mia scelta, mi hanno permesso di realizzarla consentendomi di andare in accademia e poi di trasferirmi a Zootropolis. E poi… Poi lungo il mio cammino ho conosciuto persone che mi hanno spronato a continuare e mi hanno insegnato quanto valesse la pena di provare, di cambiare.” Il suo sguardo si addolcì mentre i ricordi di quel caso turbolento, affrontato in compagnia di una volpe che le era sembrata sempre meno ottusa, sopraggiungevano.
Era buffo come a volte fossero quelle cose, quegli ostacoli disseminati lungo il tuo percorso, quelle frasi che dovrebbero scoraggiare ed offendere, a spingerti ad andare avanti. Nick era stato questo, ma anche il primo animale che davvero aveva capito quanto valessero lei e i suoi sogni. E forse era stato ancora più importante proprio perché il tutto era partito da una truffa e da una verità cinica che le era stata sbattuta in faccia senza ritegno. Eppure, ora che conosceva Nick abbastanza bene, forse più di chiunque altro, anche quelle parole che l’avevano fatta stare tanto male al tempo, erano state quasi un atto di gentilezza da parte della volpe.
Perché Nick si era illuso -almeno così credeva lui- da piccolo di poter diventare ciò che voleva, venendo poi brutalmente schiacciato dalla realtà impietosa. Per certi versi le stava risparmiando una delusione. A modo suo Nick l’aveva aiutata sin dall’inizio, mettendole davanti anche quel lato più intimo ed ipocrita di Zootropolis che non aveva mai preso in considerazione davvero.
“E per l’amore?”
“Cosa?” Judy non si aspettava quella domanda. E forse il fatto che quella parola fosse stata pronunciata proprio mentre pensava a quella volpe, beh, aveva contribuito a quel rossore improvviso.
La tigrotta che aveva posto la domanda continuò. “Hai parlato di quanto ognuno possa costruirsi la vita che vuole quindi mi chiedevo se… Se anche in amore non ci sono limiti.”
“Intendi limiti di razza?”
“Sì, insomma, una preda e un predatore possono innamorarsi? E avere una famiglia?”
Aveva fatto ipotesi su mille e più domande che potevano farle e a cui lei si era mentalmente preparata su come rispondere. Ma si era immaginata quelle domande basandosi sulla sua personale esperienza, su ciò che la incuriosiva o la spaventava di Zootropolis e di quel lavoro quando ancora era una piccola coniglietta. E lei non aveva mai davvero pensato all’amore. Cosa abbastanza strana per la sua razza, nota per le famiglie numerosissime e sempre in espansione. Si era focalizzata così tanto sul suo sogno da non aver contemplato le altre sfumature della vita adulta, tra le quali un fidanzato. O meglio, fino ad allora non ci aveva mai realmente pensato. Perché tutto d’un tratto la sua mente venne bombardata da emozioni febbrili e ripetute immagini semi-idilliache che cercavano di prendere il sopravvento in tutta quella accozzaglia. E chissà perché Nick compariva sempre. Quella volpe era sempre lì, che sorrideva con quel sorriso così incredibilmente dolce e che sembrava gridarle qualcosa, qualcosa che lei non voleva ascoltare ma che al contempo le stuzzicava le lunghe orecchie. Se già era diventata rossa, ora lo era certamente di più, conformandosi al colore del pelo dell’oggetto dei suoi pensieri.
Notò come quei grandi occhioni continuavano a fissarla, in attesa di una risposta. Così cercò di pensare davvero a quella domanda. Eppure più che schiarirsi le idee, semplicemente quella domanda se la autoponeva. Davvero una preda e un predatore potevano… avere una famiglia? Non solo aveva dei dubbi da un punto di vista genetico, soprattutto l’assillava il dubbio di un amore possibile tra specie così diverse. Certo Zootropolis era migliorata e la convivenza era pacifica e quasi paritaria, ma da lì al considerare normale una cosa del genere ce ne passava. Ma qualcosa doveva pur dire a quei cuccioli; prese coraggio, ingoiò saliva cercando inutilmente di rendere meno secca la gola, e cercò di mettere insieme una risposta sensata.
“Io credo… Io credo che l’amore non sia una cosa che dipende dalla razza cui noi apparteniamo. L’amore è un sentimento. È il sentimento più bello e più profondo che possiamo provare e non può essere fermato da una cosa tanto superficiale come la differenza di specie. Quindi… Sì, io credo che, se si è davvero innamorati, l’amore può esistere anche tra prede e predatori.”
La piccola tigre parve soddisfatta della risposta. Chissà, magari aveva qualche cotta segreta per un suo coetaneo-preda. Per esempio quella pecora qualche fila più indietro a cui il suo sguardo sembrava sempre indirizzato.
Ad interrompere qualsiasi altra domanda fu il suono della campanella che annunciava la ricreazione. La maestra ringraziò caldamente Judy per la disponibilità e la pazienza. Inoltre si scusò per le domande forse un po’ scomode che le erano state poste. Ma Judy replicò. “Non si deve scusare. In realtà mi hanno aiutato a riflettere su qualcosa che non avevo mai preso in considerazione. E forse, invece, avrei dovuto.”
S’incamminò verso l’uscita e, intanto, rifletteva. Una famiglia… Con chi ne avrebbe voluta avere una? E soprattutto, voleva davvero una famiglia? In fondo non ci aveva mai davvero pensato. Certo, il lavoro da poliziotta non era il più facile da coniugarsi ad una vita da moglie e potenziale madre. Però… Però non le sarebbe dispiaciuto avere qualcuno da cui tornare la sera. Anche se, a ben pensarci, c’era già un qualcuno che assomigliava davvero tanto a quella che poteva definirsi una famiglia.
Nick era diventato il suo pensiero fisso, il suo mantra. E quando non pensava a lui ci era insieme. Il che succedeva spesso a dire la verità. Tra lavoro e svago poteva davvero dire che Nick riempisse una considerevole percentuale della sua vita. E la famiglia cos’era se non qualcuno che ti restava sempre a fianco e con cui ti sentivi sempre a casa? Con Nick era così. Ma pian piano quella loro vita quotidiana stava diventando un qualcosa di incompleto. C’era un pezzo mancante che lei non riusciva a individuare e più ci pensava più i conti non tornavano.
Ormai era giunta nel cortile scolastico e la luce del sole le fece sbattere le palpebre e distogliere lo sguardo. I suoi occhi, però, videro qualcos’altro. Nick era lì nel cortile, attorniato da cuccioli e… sembrava proprio che stesse giocando con loro. Era una scena a dir poco adorabile. In realtà non si capiva bene chi fosse più immaturo tra la volpe e i piccoli; Nick stava al gioco e s’imbronciava od esaltava peggio dei cuccioli. Sarebbe stato un padre fantastico, si trovò a pensare Judy. E d’un tratto la sua mente fece due + due. Ora aveva la risposta.
Se avrebbe voluto una famiglia?
Sì, sì l’avrebbe voluta.
E con chi?

“Ehi, Carotina! Sapevo che saresti stata bravissima, ma… potresti aiutarmi a staccarli dalla mia coda?”
La coniglietta sorrise divertita, per poi accorrere in suo soccorso.

 

“Sei la mia salvezza.” Le disse scherzosamente una volta seduti in macchina.
Nick però non scherzava, non lo faceva più da molto tempo con lei. E… perché la vista di lei che convinceva quei cuccioli a desistere dalla presa sulla sua coda gli aveva provocato una strana stretta al cuore?
Sembravano tanto una famiglia loro due. E quel verbo incominciava ad essere d’intralcio.


Note dell'autrice: Rieccomi qui! Spero che anche questa one shot non vi deluda <3 Ho cercato di condensare in un capitolo -e nei discorsi di Judy in particolare- dei temi che mi stanno molto a cuore; a cominciare dalla determinazione nel voler seguire i propri sogni contro pregiudizi e scoraggiamenti vari, per finire con l'idea di amore e di famiglia. Non so se sono riuscita a renderli al meglio, ma ammetto che questo capitolo dal punto di vista tematico è più personale di altri. E non potevo non cogliere l'occasione con un personaggio come Judy, in cui mi riconosco per molti aspetti. E niente, spero di essere riuscita nei miei intenti e che il capitolo vi sia piaciuto.
Alla prossima!
chitta97

 

  
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