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Autore: Ormhaxan    22/03/2017    3 recensioni
«I am the son and the heir of a shyness that is criminally vulgar, I am the son and heir of nothing in particular.»
È il 1985 a Londra e tra le strade della City si propaga la musica degli Smiths, simbolo di una generazione incasinata, affamata di vita, di riscatto e successo.
È il 1985 e Andrea fa del suo meglio per arrivare a fine mese, destreggiarsi tra un lavoro in un pub a Camden Town, pagare le bollette entro la scadenza e non finire fuori corso. La sua vita da ragazza di ventidue anni procede tranquilla, tra un turno di lavoro estenuante e una birra tra amici, fino a quando una serata come tante la sua migliore amica, Zoe, non fa un annuncio che lascia tutti di stucco: è finalmente entrata a far parte di una rock band, di cui diventerà la cantante, grazie a un annuncio trovato in un negozio di musica. Da quel momento, nulla sarà più come prima e il destino di Andrea deciderà di intrecciare i propri fili con quelli di altre persone quasi del tutto dimenticate, con la vita di un ragazzo scostante e apparentemente insignificante che vive esclusivamente per la musica.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago, Universitario
Capitoli:
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Le acque del Tamigi vengono increspate da un vento tiepido, formando piccole onde permeate dalla luce dei raggi del sole di fine autunno.
Jeff osserva distrattamente la corrente del fiume inglese scorrere attraverso gli archi di pietra del Westminster Bridge, all’ombra del vecchio Ben che, imponente, scandisce il tempo e osserva statuario l’andirivieni nervoso e regolare della gente che, proprio come l’acqua verdastra del Tamigi, defluisce ai suoi piedi.
Lentamente si incammina verso Saint James Park, parco non molto lontano dalla dimora di reali, Buckingham Palace: disteso sull’erba distante pochi metri dalla sponda est del piccolo lago, inizia a sbocconcellare delle noccioline comprate poco prima da un carretto ambulante mentre, attorno a lui, i germani reali planano leggiadri sul filo dell’acqua e gli scoiattoli dalla buffa coda si rincorrono sugli alberi dall’ampio tronco.
Uno di questi si avvicina a lui, curioso e furbo, puntando immediatamente la busta di carta marrone contenente le noccioline: Jeff sorride, intuendo le intenzione del roditore dal muso paffuto, allungandogliene una che, fulminio, l’animaletto prende al volo, sfiorando solo per un istante le sue zampine con le dita dai polpastrelli callosi del moro.
La quiete che si respira in quel posto è finalmente riuscito a calmarlo, a far scemare la rabbia che, quella mattina, è montata prepotente dentro di lui: fonte di tale rabbia, come sempre, è la sua famiglia.
Jeff ha sempre avuto un rapporto piuttosto singolare, come lo definisce lui, con la sua altolocata e schizzinosa famiglia: suo padre, alto dirigente d’azienda e uomo tutto d’un pezzo, gli ha sempre permesso di fare ciò che voleva, senza però mai interessarsene davvero o preoccuparsene; sua madre, discendente di una casata nobiliare minore, lo ha indirizzato per la prima volta alla musica grazie al piano, ma proprio come suo padre non si è mai interessata più di tanto dei suoi progressi o dei suoi sogni; i suoi due fratelli maggiori, Richard e Laura, lo hanno sempre visto come il fratellino fastidioso, il bambino curioso rispettivamente di undici e otto anni più piccolo, da trattare come un bambolotto e prendere poco seriamente in ogni discorso.
Suo fratello Richard è il pupillo di suo padre, il suo erede, il fiore all’occhiello della famiglia, sposato felicemente con una donna ricca e con un gran fiuto degli affari; sua sorella Laura, invece, è sposata con un tipo altrettanto ricco e dal futuro promettente, ha una sua linea di scarpe e all’età di trentaquattro anni ha già due figli e una carriera invidiabile.
Lui, infine, è sempre stato libero di fare le sue scelte, di vivere la sua vita nella maniera più decorosa possibile, facendo ciò che ha sempre amato – purché questo non rechi disonore alla famiglia, come gli dice sempre suo padre — e intraprendendo relazioni con chi ha ritenuto essere, nel corso degli anni, la giusta compagnia.
Jeffrey, ventiseienne aspirante chitarrista di professione, è il figlio non previsto, il figlio della vecchiaia, quello da cui nessuno si aspetta nulla e in cui nessuno ha riposto alcunché: in conclusione, può fare ciò che gli pare, con chi gli pare e quando gli padre, purché questo non danneggi la famiglia e la sua reputazione nella società.
A nessuno importa davvero di lui, a nessuno frega nulla delle sue opinioni, la sua stessa esistenza è un mero accidente ed è proprio questo che fa più male: il perenne ricordarsi che nessuno la ha voluto, che non è poi così importante, che a nessuno importa davvero di lui.
A nessuno importa davvero ciò che pensa, che fa; a nessuno importa ciò che accade nella sua vita, del suo entusiasmo, delle sue piccole vittorie, dei suoi sogni.


«Ti ho trovato! – una voce squillante che riconoscerebbe ovunque attira la sua attenzione – Ti ho praticamente cercato ovunque, sai?»
Il suo sguardo cade per la prima volta dopo ore sulle lancette del suo orologio e, mentalmente, si dà del completo idiota: «Scusami.»
«Tutto qui? – la ragazza aggrotta le sopracciglia sottili – Ti ho aspettato a casa per un’ora, ho chiamato persino a casa tua e parlato con quella stronza di tua madre per sapere dove fossi; ho letteralmente percorso mezza Londra per arrivare fin qui e trovarti seduto sul tuo culo floscio a guardare con sguardo perso e depresso chissà cosa e tutto ciò che sai dirmi è un banale scusa?»
«Scusa. – dice nuovamente, dandosi dell’imbecille – Okay, okay, senti… mi dispiace davvero, va bene? Ho perso la nozione del tempo e sai cosa succede quando inizio a rimuginare da solo per le strade di Londra senza meta.»
«Presumo, dunque, che il pranzo sia stato un fiasco.»
Jeff sbuffa, portando le gambe al petto e Lex non può fare altro che sedersi al suo fianco e appoggiare la fronte sulla sua spalla: «Sono degli stronzi, una massa di imbecilli che non sa apprezzare il tuo talento e tu lo sai. Non permetter loro di rovinare questo momento, non ora che siamo così vicini a costruire qualcosa di concreto e duraturo.»
«Ti ricordo che non abbiamo ancora trovato un chitarrista valido.»
«Lo troveremo presto, ne sono convinta. – risponde a tono lei, che non ha intenzione di permettere a nessuno di intaccare la loro fiducia, la loro positività — E poi, se proprio dovesse andare tutto storto, tu potrai sempre recitare la parte del figlio scapestrato che sperpera il patrimonio di famiglia e io quello della tua perfida moglie che ti tiene legato con qualche strano ricatto e del sesso estremo e perverso.»
I due ragazzi si guardano in silenzio per un breve istante e, subito dopo, scoppiano in una fragorosa risata che li procura un gran mal di pancia.
«A mio padre potrebbe venire un infarto alla sola idea e, sinceramente, non mi dispiacerebbe: almeno verrei notato per una volta tanto, riuscirei a prendermi i miei quindici minuti di notorietà, il mio posto come figlio, seppur come il figlio che porta alla morte il proprio padre.»
«Immagina cosa si potrebbe fare con tutti i suoi bei soldi, quali avventure vivere e quante case lussuose comprare. Potremmo fare una vita da nababbi.»
«Adesso sì che parli come una futura perfida moglie.»
«Una perfida moglie che ama il sesso estremo e perverso. – sottolinea lei, ammiccante — Odio vederti così, odio il fatto che debbano sempre rovinare tutto con la loro sufficienza e la loro indifferenza.»
«E io amo il fatto che tu sia sempre pronta a difendermi e che riesca, nonostante tutto, a farmi sentire meglio. – sfrega i loro nasi e la bacia con trasporto — Ti amo.»
Lex sorride in risposta e gli accarezza una guancia: «Adesso però non diventare smielato, altrimenti giuro che ti lascio.»
«Non lo faresti mai, non potresti.»
«Cosa vuoi fare, mettermi alla prova?»
Sanno entrambi che Jeff ha ragione, che Lex ha bisogno di lui come ha bisogno dell’aria che respira e della musica che suona, così come entrambi sanno che non è tipa da smanceria o da grandi dichiarazioni d’amore. Poche volte, durante quei mesi trascorsi come coppia, ha pronunciato le due paroline magiche, dichiarato apertamente il suo sconfinato amore per il chitarrista, ma non per questo ha mancato di provarglielo con la sua costante presenza, con piccoli gesti che, per il moro, sono valsi più di mille parole.
«Inizia a far freddo. – nota dopo che una folata di vento freddo fa tremare entrambi – Forse dovremmo incamminarci verso la metro, verso casa.»
«Credo anche io. – risponde Lex – Magari sulla via possiamo noleggiare un VHS e prenderci del cibo d’asporto. Ho proprio voglia di cucina indiana o di una pizza condita con qualsiasi cosa.»
«Tu hai sempre voglia di una pizza.» la prende in giro il moro, intrecciando la sua mano con la propria e baciandola di sfuggita.
«È sempre il momento giusto per una pizza! – esclama lei, piccata, incamminandosi con lui verso l’uscita del parco e la fermata di Green Park —Sai, stavo pensando che domani pomeriggio potremmo passare dal negozio di Peter. Potremmo chiedergli se qualcuno si è fatto vivo per l’annuncio e, magari, potremmo comprare quel vinile dei Cure che vuoi da qualche mese.»
«Perché no. – risponde prontamente l’altro – Dopo tutto non vedo Peter da un mese e poi non vedo l’ora di aggiungere The Head on the door alla mia collezione.»


 
 

**


Lip sbuca dalla porta posteriore del negozio, dove si trova il magazzino, giusto in tempo per vedere due potenziali clienti, un ragazzo con lunghi capelli neri lisci e una ragazza con i capelli biondi, entrare nel negozio di musica.
È lunedì pomeriggio, il giorno della settimana che lui odia più di tutti, e sin da subito quella giornata non si è dimostrata clemente con lui: la sveglia non ha suonato, Ned è stato costretto a buttarlo letteralmente giù dal letto e Peter, il proprietario del negozio, gli ha fatto una bella lavata di testa quando si è presentato con quasi mezz’ora di ritardo.
Inoltre, come se tutto ciò non fosse bastato, ha dovuto scaricare la merce appena arrivata da chissà dove, firmare bolle su bolle e mettere al proprio posto ogni singolo oggetto contenuto in ognuna delle suddette scatole di cartone. Un inferno!
«Buongiorno! — esclama Lip, annunciando la sua presenza nell’apio ambiente prima di prendere posizione dietro il bancone della cassa — Per qualsiasi cosa chiedete pure.»
«Dov’è Peter?» chiede il ragazzo, squadrandolo da capo a piedi.
«Impegni. – liquida Lip, ricambiando l’occhiata indagatoria — Posso fare qualcosa per voi? Avete per caso ordinato qualcosa o degli annunci da lasciare?»
Annunci: in quelle settimane passate Lip non ha avuto neanche tempo di consultarli adeguatamente, troppo impegnato ad eseguire gli ordini di Peter, a scaricare merci, impilarle e servire clienti rompipalle che, in alcune occasioni, lo hanno spinto al limite della sua sopportazione.
Lavorare in quel negozio, per il ragazzo, è stata vista come un’occasione per aggiornarsi sulla situazione musicale in città, sulle band della zona, sulle nuove promesse; è stato un modo per cercare un occasione, uno spazio in quella giungla musicale, ma fino a quel momento Lip è stato così distratto da altro da non avere neanche il tempo di cercarlo quello spazio vitale per il suo futuro.
«Effettivamente sì, siamo qui per un annuncio lasciato qualche tempo fa. – si intromette la ragazza che, incredibilmente, ha un’aria famigliare — Stavamo cercando una cantante, una cazzuta intendo, e grazie all’annuncio che Peter ci ha permesso di attaccare in bacheca abbiamo conosciuto questa rossa fiammante.»
Anche Leslie osserva meglio il ragazzo, i suoi lunghi capelli color nocciola, i tratti seminascosti dalla folta barba, gli occhi di una tonalità più scura dei capelli. Stranamente, sorprendentemente, ha un aspetto dannatamente famigliare, gli ricorda un ragazzo conosciuto tanti anni prima, un suo amico giramondo amante della musica che amava la sua chitarra più di qualunque altra cosa.
«Lex? – pronunciano il suo nome, ma non è Jeffrey a pronunciarlo, bensì il ragazzo dietro il bancone – Leslie Chapman!»
Leslie punta il suo sguardo dritto in quello del ragazzo, chiedendosi come diavolo conosca il suo nome e dove lo abbia visto prima. Poi, come un lampo nella notte più buia, tutto diventa chiaro: «Lip?»
«In carne e ossa, ragazza. – scavalca il bancone e in un attimo l’abbraccia sotto lo sguardo perplesso e nervoso di Jeff — Cazzo, senza i tuoi dannati capelli colorati inizialmente non ti avevo riconosciuta.»
«Stessa cosa vale per me e la tua barba. – confessa, accarezzandola distrattamente — Devo dire che ti dona, ti rende virile.»
«Le ragazze la amano!» esclama ammiccante, ridendo insieme alla sua ritrovata amica.
«Pensi di introdurmi o faccio da solo?» chiede annoiato Jeff, guardando severo la sua ragazza che, subito, ritorna seria.
Jeff ha uno sguardo indagatore, uno sguardo che presto potrebbe riempirsi di malsana gelosia e Lex non vuole che questo accada: il loro passato, il suo e quello di Lip, sarà già abbastanza difficile da spiegare senza aggiungere nuovi malintesi all’elenco.
«Scusami. – sussurra, portandosi nervosamente un ciuffo di capelli dietro l’orecchio – Jeff, lui e Philip, Lip, un mio vecchio amico. Lip, lui è Jeff, il mio ragazzo.»
«Tanto piacere. – Lip è il primo ad allungare la mano verso l’altro, che la stringe saldamente — Tu sei il primo ragazzo ufficiale di Lex che conosco, a dire il vero non avrei mai pensato di conoscerne uno visto ciò che per anni ha sostenuto a gran voce.»
«Sono passati diversi anni da quei giorni, le cose sono cambiate e anche io. – fa notare la bionda, prendendo sottobraccio il suo ragazzo — Jeff è la mia metà e insieme siamo felici.»
«Buon per te, allora! – esclama e poi si corregge — Per entrambi, ovviamente: Leslie è una ragazza fantastica e posso senza ombra di dubbio affermare che tu sei molto fortunato.»
«Ne sono consapevole. – la voce di Jeff è ancora algida, il suo corpo è teso come una corda di violino, la sua mano stringe quella di Lex con forza — Piuttosto, perché non so nulla di te?»
«Sono passati anni dall’ultima volta che ci siamo visti, io stessa non avrei mai pensato di rivederlo qui, in Inghilterra, a Londra. – risponde lei – Siamo amici d’infanzia, abbiamo frequentato la stessa scuola prima del trasferimento di Lip e, qualvolta lui tornava qui per le vacanze, ci siamo sempre visti per strimpellare qualcosa e aggiornarci sulle nostre vite.»
«Mia madre è una sottospecie di gitana, negli anni ho perso il conto di quanti paesi ho visitato stando con lei, quante lingue ho ascoltato e cercato di imparare.»
«Immagino, dunque, che qualcosa di importante ti abbia spinto a tornare nella vecchia e borghese Londra.»
«Che tu ci creda o no, è stata la voglie di stabilità a farmi tornare. – confessa – Alla lunga la vita da nomade dà a noia, perde il suo fascino e mai come adesso sto cercando qualcosa di concreto, qualcosa che duri nel tempo.»
«Spero che questo tuo nuovo stile di vita comprenda la musica, perché sarebbe davvero un peccato gettare all’aria il tuo talento di chitarrista. – gli dice e poi si rivolge e Jeff – Lip è un chitarrista strepitoso, un vero talento nato.»
«Tutt’altro, sono in cerca di una band, una vera band, gente seria con cui costruire qualcosa di nuovo, sfondare in questa giungla musicale.»
Gli occhi di Leslie si illuminano, le parole del suo vecchio amico sono una manna da cielo e lui è proprio quello che stanno cercando e che hanno cercato per così tanto tempo: «Allora noi siamo ciò che fa per te, ciò che stai cercando! – esclama euforica – Stiamo cercando un chitarrista solista, ma non un chitarrista qualsiasi: vogliamo qualcosa di unico, qualcuno con uno stile inconfondibile, con carisma e passione da vendere. Qualcuno come te.»
«Lex…» Jeff cerca di intervenire, qualcosa gli dice che la ragazza sta correndo troppo, che sta succedendo tutto troppo frettolosamente.
«Cosa? – risponde bruscamente – Cazzo, Jeff, tu non hai idea di cosa sia capace. Lui è quello giusto, credimi.»
«Abbiamo in affitto un garage a Brixtol, - continua imperterrita – e da qualche giorno abbiamo anche una nuova cantante, una ragazza con una voce graffiante che ricorda Janis Joplin e con te alla chitarra so che possiamo farcela.»
«Se per il tuo ragazzo va bene…»
«Certo che sì! – esclama Lex al posto di Jeff, ancora perplesso e sempre più nervoso per quella presa di posizione del tutto fuori luogo e piuttosto dispotica — Ti scrivo l’indirizzo su di un pezzo di carta, così già domani potrai venire da noi e farci sentire qualcosa. Che ne dici, ci stai?»
«Perché no? – chiede retoricamente – Dopo tutto, è ciò che ho aspettato dal primo momento in cui ho rimesso piede in Inghilterra.»
«Grande! — Lex saltella, lo abbraccia e lo bacia su entrambe le guance — Allora è deciso, ti aspettiamo domani per le prove. Vedrai, sarà grandioso, strepitoso! E poi abbiamo così tanto da raccontarci, così tante cose che… oh, Lip, sarà bellissimo!»
«Dobbiamo andare!» esclama freddo Jeff, prendendola per una mano e strattonandola leggermente verso di lui. I suoi occhi sono due pozze di ghiaccio, la sua mascella è contratta, la sua postura trapela nervosismo e irritazione. Lex capisce che è pronto ad esplodere, che il suo entusiasmo è tutto fuorché ricambiato.
«Allora ci vediamo presto, ragazzi. – è Lip a prendere la parola — È stato bello rivederti dopo tanto, Lex, e un piacere conoscere te, Jeff.»
Jeff risponde con un fugace gesto del capo e, senza dire nulla, trascina letteralmente fuori dal negozio la bionda, anche lei adesso in totale silenzio.

I due camminano in silenzio fino alla stazione della metro, stando ben attenti a non sfiorarsi neanche con il corpo. Jeff stringe i pugni, Leslie cammina con le braccia intrecciate sotto il seno, lanciando di tanto in tanto occhiate non corrisposte al moro.
Hanno sempre preso decisioni insieme, loro due, consultandosi ogni volta prima di una qualsiasi scelta, parlandone a lungo insieme e con il loro batterista, Mike. Quella volta, però, è stata diversa e la bassista sa di aver sbagliato, di aver agito in scorrettamente, come una qualsiasi leader prepotente e capricciosa che non ascolta le voci degli altri.
È stata la gioia, la sorpresa, una serie di emozioni inaspettate scaturite alla vista di Lip a farla agire così precipitosamente; è stata la sua impulsività a far scaturire in Jeff la gelosia, la rabbia, l’irritazione nei confronti del ragazzo sconosciuto, del loro nuovo possibile chitarrista, per quel tipo sconosciuto che ha un trascorso con lei, con la sua ragazza.
«Scusami, mi dispiace.» sussurra mentre aspettano il treno, fermi sulla banchina della metro, tra la folla che sta tornando a casa dal lavoro.
Jeff non dice nulla, non la guarda, ma non discosta la mano quando lei l’afferra e la stringe nella propria con forza, in una muta richiesta di perdono, di affetto, di amore.
La metro arriva insieme ad un turbinio di vento, di suoni di metallo che cozza contro altro metallo, di luci giallastre che sfrecciano davanti ai loro occhi ed è quello il momento in cui Jeff stringe la mano di Lex, forte, facendole capire che va tutto bene, che tutto andrà bene, che non ha rovinato tutto come pensa e che, domani mattina, l’avrà già perdonata.




 

*






Angolo Autrice: Salve, gente! Questa storia sta diventando più corale del previsto, anzi si può dire che quella che era nata come protagonista indiscussa, Andrea, a momento è quella che ho meno analizzato tra tutti. Arriverà anche il suo momento, promesso.
Nel banner iniziale è presentato il mio prestavolto ideale di Jeff, Tom Sturridge, ma voi siete liberi di immaginarvelo come più credete!
Inoltre, nel capitolo viene menzionato The Head on the door, album del 1985 dei Cure, contenente singoli e successi quali In Between Days o Close to me.

Al solito, ringrazio tutti voi che avete letto, seguito e recensito la storia fino a questo momento! ;)

Alla prossima,
V.
 
  
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