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Autore: Strawbana    22/03/2017    0 recensioni
{Storia ad OC} {Iscrizioni chiuse}
Vi siete mai chiesti cosa accade alle anime di coloro che muoiono nel sonno? La maggior parte di loro raggiunge l'aldilà tranquillamente, ma alcune persone, i sognatori lucidi, spesso rimangono bloccati nel mondo dei sogni, costretti per sempre a vagare in un paradiso onirico che possono plasmare a loro piacimento. Ma, ahimè, non tutti i sogni sono gradevoli.
Un'anima perduta riesce a tornare nel mondo della veglia, ma non è sola. Gli incubi iniziano ad abbandonare i sogni delle persone ed iniziano a comparire nel mondo reale, prima come incubi ad occhi aperti poi come vera e propria minaccia per gli esseri umani. Ma un incubo è pur sempre un sogno, quindi chi è in grado di controllare i suoi sogni forse è in grado di fermare questa terribile minaccia...
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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7. Shaping the Puzzle

 

> Inazuma-cho, Rairaiken, 6 agosto, 1:13 PM

 

«...Un millepiedi, eh?»

Hibiki guardò con aria scettica i tre universitari che mangiavano avidamente le pietanze che aveva preparato loro.

«Scì scignore! Sembrava proprio un fottutissimo millepiedi!»

Aléja, con la bocca piena, cercò di eliminare i dubbi del ristoratore, riuscendo solo ad aumentarli.

«Allenatore… Posso darle la mia parola, stanno dicendo la verità.»

L’uomo fece una smorfia preoccupata: se Kidou sosteneva la veridicità di quella storia voleva dire che aveva fondamento.

«Ho capito… Allora devo ringraziarvi per aver protetto i miei ragazzi.»

Eiji, che aveva l’aspetto più ragguardevole tra i tre, rispose con un sorriso.

«Si figuri, per noi era un dovere proteggere i ragazzi. E la ringraziamo per la sua ospitalità, siamo ancora molto scossi dall’incontro.»

Kidou guardò il suo cellulare: il vero motivo per cui aveva portato lì i tre universitari era per fargli conoscere Vespera, Malia e l’altro ragazzo che aveva combattuto contro il piccolo mostro il giorno prima.

Aveva chiamato la nuova manager un’ora prima, quando aveva convinto Shane e gli altri a fermarsi al Rairaiken per presentar loro queste persone, e lei avrebbe pensato a contattare Malia e Sebastiaan. Sarebbero dovuti arrivare da un momento all’altro.

Infatti, pochi minuti dopo, i tre varcarono la soglia del ristorante, Sebastiaan in testa a tutti.  L’olandese si mise subito a scrutare l’ambiente arricciando appena il naso, infastiditi dagli odori della cucina, mentre Malia, entrata subito dopo di lui, andò direttamente a sedersi.

«Allora, perché ci avete chiamati qui?»

Vespera, che ancora esitava sulla porta, sussultò davanti a quella domanda e si avvicinò al resto del gruppo, preoccupata all’idea di potersi perdere una conversazione importante.

«Gouenji e io abbiamo incontrato un altro di quei mostri stamattina. Questi tre ragazzi sono riusciti a sconfiggerlo.»

A quelle parole anche l’attenzione di Sebastiaan, che fino a quel momento era immersa nei giudizi negativi rivolti a Hibiki e al suo ristorante, fu conquistata completamente.

Intanto Eiji, sentendosi un po’ in imbarazzo a lasciar spiegare tutto a un ragazzino di quattordici anni, decise di parlare a sua volta.

«Sì… Era un mostro simile a un millepiedi, però aveva delle braccia umane al posto delle zampe. Non è neanche il primo che vediamo, eravamo usciti a cercarne un altro…»

Sebastiaan, ormai completamente assorto dalla conversazione, si portò una mano sotto al mento, riflettendo.

«Quanti ne avete incontrato in tutto?»

I tre universitari si guardarono per un attimo prima di lasciare nuovamente la parola a Eiji.

«Il mio amico Aléja ha incontrato da solo questo millepiedi, il giorno dopo alla nostra sede universitaria abbiamo visto insieme un altro mostro. Era un umanoide con gli arti lunghissimi che si arrampicava sui palazzi come un insetto…»

Sebastiaan chiuse gli occhi, pensando a cosa altro poteva chiedere ai ragazzi.

«E questi mostri sono comparsi dal nulla? Non avete idea di dove possano essere spuntati?»

Alla risposta negativa dei tre studenti, l’olandese sospirò profondamente.

«Io ho visto uno di queste creature comparire da dietro un lampione, vicino alla Raimon. Era un uomo altissimo, senza volto… È uscito da dietro il lampione come se fosse una porta, prima lì non c’era niente.»

Un profondo silenzio calò nel ristorante, mentre ognuno dei presenti cercava di districare quella matassa di misteri che si trovavano per le mani.

«Non avete notato nulla di strano prima della loro comparsa?» Chiese Kidou, sperando in qualche nuova informazione che potesse aiutarli.

«Una ragazza…»

Il gruppo rivolse le sue attenzioni a Sebastiaan, che aveva appena parlato.

«Una ragazza? Che ragazza?» Lo incalzò Shane, parlando per la prima volta di fronte agli altri.

«Una ragazzina… L’ho vista davanti al cancello della Raimon prima che comparisse il mostro dietro il lampione. Mancava un quarto alle sei, era troppo presto perché fosse una studentessa in attesa che aprissero la scuola. Inoltre non indossava nemmeno una divisa scolastica. Indossava una felpa grigia, dei jeans blu scuro, scarpe da ginnastica bianche e mi sembra una maglietta verde con una scritta bianca. Aveva il cappuccio calato sul volto, ma si è girata a guardarmi.  Aveva i tratti occidentali, occhi marroni, capelli castani e pelle chiara. Doveva avere un taglio corto, i capelli erano completamente coperti dal cappuccio. Aveva più o meno l'età dei ragazzi della Raimon, forse appena più grande. Mi ha sorriso ed è scappata, due secondi dopo è comparso quel mostro dal lampione.»

Il silenzio conquistò nuovamente il ristorante, anche se brevemente. Con uno schiocco di dita Aléja portò l'attenzione su di sé.

«L’ho vista anche io.»

Sconvolti da quella rivelazione, Shane ed Eiji si fiondarono in una serie infinita di domande.

«Sul serio? E dove? Perché non ce l’hai detto prima?»

«Non pensavo fosse importante! Ero alla biblioteca pubblica, lì c'è sempre un casino di gente. Però questa ragazza sono sicura di averla vista! Ero davanti al banco prestiti, ha preso un libro enorme e si è seduta davanti a me. Capelli corti e castani, tratti occidentali, felpa grigia e maglia verde, sono sicurissimo che fosse lei!»

Sebastiaan in questo modo ebbe conferma di ciò che sospettava già da un po’.

«La ragazza potrebbe essere in qualche modo legata a questi mostri, o almeno sapere qualcosa su di loro. Suggerisco di cercarla.»

«E se non lo fosse? La sua presenza in entrambi i luoghi potrebbe essere una coincidenza.»

L’olandese lanciò un’occhiata colma di fastidio a Hibiki, che si ergeva dietro al bancone a braccia conserte con aria severa.

«Una straniera che si palesa insieme a questi mostri è sospetto, non crede?»

«Anche tu sei uno straniero e ti sei palesato insieme a un mostro, devi essere sospetto anche tu?»

Aléja ridacchiò e si stese sul bancone verso il proprietario del locale.

«Signor Hibiki, vero? Capisco cosa sta dicendo, ma anche io penso che dovremmo trovare questa ragazza. Potrebbe non c’entrare nulla con la storia, oppure potrebbe essere in pericolo! Solo trovandola potremmo saperlo.»

L’allenatore emise un sospiro.

«Sì, penso che sia giusto da questo punto di vista…»

Preso dall’entusiasmo, Aléja si alzò di scatto, occhi brillanti e sorriso furbo stampato in faccia.

«Bene, alla biblioteca!»

 

> Inazuma-cho, Stadio della Zeus, campi di allenamento, 6 agosto, 3:54 PM

 

«Raphaeeeeeeeeeeel

Cercando di contenere l’imbarazzo che provava, il giovane interprete ricambiò il saluto di Aphrodi dall’alto degli spalti. Come promesso il giorno prima, il capitano della Zeus aveva approfittato del contatto telefonico dell’americano per invitarlo ad assistere agli allenamenti della squadra. Raphael, non sentendosela di deludere il giovane calciatore, aveva accettato l’invito, pentendosene amaramente quando si era ritrovato a subire un terzo grado da parte delle guardie dello stadio, chiaramente poco contente di vederlo lì. A salvare la situazione ci aveva pensato Aphrodi in persona, intervenuto per spiegare agli energumeni che Raphael era suo ospite e per accompagnare l’interprete sugli spalti per consigliargli il posto migliore dove poterlo osservare.

L’americano quindi si era ritrovato a essere il solo ad assistere agli allenamenti, con gli occhi di tecnici e squadra puntati contro ogni volta che il biondo capitano lo salutava e la cosa lo metteva terribilmente a disagio. A circa un quarto d’ora dall’inizio dell’allenamento una figura scura si avvicinò a Raphael, che pensò subito a un’altra guardia venuta a interrogarlo sulla sua presenza lì. Girandosi per guardare meglio il nuovo arrivato, l’interprete fece un salto sulla sedia rendendosi conto che la figura scura apparteneva a Kageyama. L’americano poteva percepire i penetranti occhi neri dell’allenatore fissi su di lui anche se non poteva vederli, e la cosa lo preoccupava da morire.

«Lei sarebbe? Chi le ha dato il permesso di stare qui?»

Raphael si sentì mancare un battito: Kageyama non si ricordava di lui? Non sapeva dire se quello era un vantaggio o uno svantaggio.

«S-Sono Raphael Polański signore. L-Le faccio da interprete durante gli incontri col signor Smith… Sono qui sotto invito di Afuro Terumi comunque!»

Kageyama distolse lo sguardo dal suo interlocutore per qualche attimo, cercando di rammentare.

«Mh sì, ricordo. Se intende assistere agli allenamenti mi faccia un favore e tenga d’occhio queste due.»

Spinto dalle parole dell’uomo, Raphael fece caso alle due persone che lo accompagnavano. Sulla sinistra c’era una ragazza dai capelli castani lunghi e lisci, la carnagione pallida e occhi neri ben incollati allo schermo del suo iPhone, vestita con jeans e maglietta di una band un po’ datata, mentre sulla destra c’era un’altra ragazza più piccola della prima, anche lei con i capelli lisci e castani, ma corti fino alla nuca con due ciocche più lunghe sul davanti. Indossava una maglietta blu, una felpa blu, una gonna dello stesso colore e tentava disperatamente di liberarsi dalla presa ferrea con cui Kageyama aveva intrappolato il suo polso.

Raphael aveva la netta sensazione di non poter rifiutare quella richiesta, ma in fondo la situazione lo incuriosiva e in quel mono non sarebbe stato il solo ad occupare quegli spalti.

«Sì signore, nessun problema!»

Nell’udire quella conferma Andrea, senza staccare un attimo gli occhi dallo schermo del suo cellulare, si sedette accanto all’interprete, mentre Cassandra fu spinta a sedersi dall’uomo più grande.

«Io non ci rimango qui, vengo con te!»

L’italiana fece per alzarsi, ma le mani del suo ex fidanzato la tennero ben ancorata sulla sedia.

«Devo lavorare Cassandra, non puoi venire con me.»

La castana lanciò all’altro un’occhiata colma di rabbia.

«Tu non stai andando a lavorare, stai andando a scegliermi una babysitter!»

L’allenatore alzò gli occhi al cielo, stanco di quella discussione che andava avanti da un giorno intero ormai.

«Non parlare a vanvera di cose che non comprendi.»

«E tu non prendermi per una stupida, Reiji! Ho letto l’annuncio, so esattamente di cosa parlo!»

«È una questione che non ti riguarda.»

«Sì che mi riguarda! Sono io quella che si becca la palla al piede!»

Kageyama sospirò. Quando erano giovani lui e Cassandra non avevano mai litigato tanto, quindi destreggiarsi in bisticci di quel genere non era la sua specialità, ma per il bene della ragazza l’uomo sapeva di doversi imporre con forza, anche se questo significava far arrabbiare la sua giovane ospite.

«Ascoltami Cassandra, hai due possibilità: o stai qui buona a goderti gli allenamenti o passerai il resto del pomeriggio chiusa in uno spogliatoio sorvegliata a vista.»

La castana continuò a scoccare occhiate iraconde al suo ex fidanzato per qualche secondo, poi si arrese e incrociò le braccia, mettendo il broncio e distogliendo lo sguardo.

Sollevato dall’aver fatto ragionare la ragazza, Reiji le lasciò le spalle e si rimise in piedi, sistemandosi gli occhiali.

«Tornerò tra tre ore. Non allontanatevi e se avete bisogno del bagno chiedete allo staff, potreste perdervi.»

E, detto questo, l’uomo si ritirò, lasciando così la libertà a Raphael di esprimere il sorriso che tratteneva già da un po’. L’interprete non immaginava che Kageyama potesse nascondere un lato così paterno, rendeva l’uomo molto meno spaventoso.

«Non sapevo che il signor Kageyama avesse delle figlie…»

«Non ne ha.»

Rispose Andrea, sempre attaccata al cellulare.

«Io sono la figlia di un suo socio e lei, beh…»

L’americana spostò gli occhi neri dallo schermo a Cassandra, seduta lì vicino. Già, chi era lei? Perché viveva con Kageyama e per quale motivo conosceva tante cose sul mostro che le aveva attaccate quella mattina?

«…Non lo so. Kageyama ha detto di essere il suo tutore o qualcosa del genere.»

Raphael si ammutolì un attimo, messo un po’ a disagio da quell’informazione. Non volendo però far morire la conversazione, l’interprete si azzardò a spiare il cellulare della ragazza per capire cosa stesse facendo. Il giovane ebbe un sussulto quando vide che Andrea stava cercando informazioni su mostri dagli occhi rossi.

«Avete incontrato dei mostri con gli occhi rossi?»

Per la prima volta Andrea guardò il ragazzo seduto al suo fianco.

«Perché, sai qualcosa su di loro?»

Il cuore di Raphael iniziò a battere più forte ricordando la paura provata in metro qualche giorno prima e per l’emozione di aver forse trovato qualche risposta.

«Beh, in realtà ho incontrato qualcosa del genere tre giorni fa. Ero alla stazione della metropolitana e ho visto una donna buttarsi sotto al treno, ma era come se l’avessi vista solo io. Poi quando stavo per entrare nella carrozza l’ho vista sui binari, mi guardava nello spazio tra la banchina e il treno con i suoi occhi completamente rossi e luminescenti.»

Andrea venne scossa da un brivido: la metropolitana la inquietava abbastanza da sé, non aveva bisogno di creature strane a peggiorare la situazione.

«Cassandra, anche lui ha visto un mo-…»

Girandosi per parlare all’altra ragazza, Andrea vide che questa era sparita. Raphael, notando la cosa nello stesso momento, si sentì morire al pensiero di subire l’ira di Kageyama per non aver svolto il suo compito.

 

> Inazuma-cho, Stadio della Zeus, Zona uffici, 6 agosto, 4:20 PM

 

«Respira e rilassati, andrai una favola!»

Circondato da tutti quegli energumeni grandi come armadi, Matt non riusciva proprio a rilassarsi, anche se Fudou stava provando seriamente a metterlo a suo agio.

«Non lo so Fudou… Non sono proprio tagliato per questo lavoro, forse è meglio rinunciare e andare a casa.»

«Col cazzo che ce ne andiamo, ora tocca a te! Senti, magari questo non ti prende per fare da guardia del corpo, ma se fai una buona impressione potrebbe impiegarti in qualcos’altro! Tu smettila di sembrare sul punto di vomitare e cerca di chiamarlo “comandante”, per qualche motivo gli piace essere chiamato così.»

Matt deglutì a fatica. Per fortuna, pensò per tranquillizzarsi, la sua carnagione era così pallida che non si notava quanto fosse sbiancato a causa della tensione.

Quando il candidato prima di lui uscì dal ufficio di Kageyama, Matt si alzò e barcollò verso la porta. L’allenatore intanto, abbandonato sulla sedia della scrivania, si massaggiava le tempie. Quando aveva creato l’annuncio sapeva che Cassandra era seguita da dei mostri, ma non aveva idea che queste creature potessero raggiungere dimensioni grandi come quello di quella mattina. A causa di questa nuova informazione ora ogni candidato gli sembrava inadatto, non importava quante persone avessero protetto e dove avessero lavorato, ogni volta che Reiji si chiedeva se fossero in grado di combattere contro una bestia enorme la risposta era sempre no. Avrebbe dovuto ingaggiare qualche miliziano preparato, ma anche loro non gli avrebbero dato la sicurezza che cercava. Di sicuro l’ultima cosa di cui aveva bisogno era qualcuno come Matt Hoffman.

Vedendo avanzare quel ragazzo sì alto, ma magro e dall’aspetto fragile da bambola di porcellana, Kageyama non trattenne una smorfia infastidita: non aveva tempo da perdere.

Sedendosi di fronte all’uomo, Matt poteva avvertire chiaramente l’ostilità che provava nei suoi confronti, ma ormai era troppo tardi per tirarsi indietro.

«Lei è…?»

«Matt Hoffman s-signor… Ehm, Comandante. Le sono stato raccomandato da Fudou Akio.»

Kageyama fece un’espressione poco impressionata e continuò con le domande sulle conoscenze della città, delle tecniche di difesa e sulla competenza delle armi. Su queste ultime due cose Matt era assai impreparato, ma il ragazzo, sicuro di non venire assunto, voleva solo che quella tortura finisse al più presto.

Proprio quando l’allenatore stava per mandarlo via con il solito “le farò sapere” di rito, la porta dell’ufficio si spalancò di colpo.

«Kageyama Reiji non ho intenzione di farmi appioppare una guardia del corpo!»

L’uomo si alzò dalla sedia, guardando arrabbiato Cassandra che si avvicinava alla sua scrivania.

«Ti avevo detto di rimanere a guardare gli allenamenti.»

Confuso dalla situazione, Matt rimase in silenzio a osservare i due che si guardavano in cagnesco.

«Non puoi dirmi cosa devo fare, che sia rimanere in un posto o di portarmi dietro un energumeno senza cervello!»

«È per il tuo bene!»

«No, non lo è! Finirebbe per mettermi ancora più in difficoltà! Finirebbe per bloccarsi come è successo a te e sarei io a doverlo difendere!»

Reiji sospirò: così non avrebbero concluso niente e rischiava di scatenare nella castana delle azioni dettate dalla testardaggine che l’avrebbero spinta a mettersi ancora più in pericolo. Doveva trovare un modo per rigirare la situazione a suo favore. Nel tentativo di risultare meno nervoso e più aperto al dialogo, l’uomo tornò a sedersi, mettendosi così al livello della ragazza.

«Comunque hai frainteso le mie intenzioni, non ti sto cercando una guardia del corpo, sto cercando una… una guida! Così potrai esplorare la città anche mentre io sono occupato.»

Cassandra alzò un sopracciglio, poco convinta.

«Ah sì? E allora perché tutti i candidati sono super muscolosi e grandi come armadi?»

«Così potrai essere tranquilla anche nelle zone più malfamate.»

La ragazza non era per niente convinta, sapeva benissimo che il suo ex fidanzato stava tentando di imbrogliarla e lei non ci sarebbe cascata. Si girò verso il terzo incomodo e lo osservò velocemente: biondo, pallido, alto, magro e con occhi azzurri colmi di confusione, non avrebbe spaventato neanche un coniglietto.

«Come ti chiami?»

«Matt Hoffman…»

«Conosci la città, Matt?»

«Sì, ci vivo da qualche anno…»

«E dimmi Matt… Ti capita mai di controllare i tuoi sogni?»

«Uh? Sì, abbastanza spesso… Perché?»

L’italiana, presa dall’entusiasmo, non si preoccupò di rispondere e si girò verso Kageyama, guardandolo con aria vittoriosa.

«Assumiamo lui.»

«No.»

La risposta secca e negativa dell’allenatore fecero trasformare l’espressione della ragazza in una maschera minacciosa.

«Assumi uno qualsiasi degli altri candidati e alla prima occasione scappo di casa e mi assicuro di non farmi ritrovare neanche dalla polizia internazionale.»

Rosso di rabbia, Reiji si trattenne dal dare qualche altra risposta affrettata: sapeva che la castana era abbastanza testarda da attuare quella minaccia, era stato messo all’angolo e doveva trovare un modo per districarsi da quella situazione. Ma prima che l’allenatore potesse trovare una soluzione, Andrea aprì la porta, seguita da Raphael.

«Cassandra, ha visto un mostro anche lui.»

L’italiana non si aspettava di trovare così tanti sognatori lucidi in un giorno solo, men che meno di trovarne uno che aveva avuto esperienze di quel tipo. Intanto la discussione con Kageyama era ufficialmente finita, la ragazza aveva altro a cui pensare.

 

> Inazuma-cho, Stadio della Zeus, spogliatoio degli ospiti, 6 agosto, 4:53 PM

 

«Davvero esistono dei mostri del genere?»

Cassandra annuì alla domanda di Matt, che si ammutolì. Lo svedese avrebbe voluto dire che anche lui aveva visto una creatura dagli occhi rossi, ma si vergognava troppo ad ammettere che l’aveva scambiata per un’allucinazione causata dalle droghe che assumeva.

«Non sappiamo molto su di loro, ma è abbastanza chiaro che sono aggressive nei confronti di noi sognatori lucidi. Probabilmente è perché siamo in grado di combatterle. Comunque penso che se collaborassimo potremmo sconfiggerle più facilmente!»

Raphael, completamente conquistato dalla storia e ansioso di scoprirne di più, rispose al volo.

«Io ci sto!»

L’italiana sorrise: la risposta di Matt era scontata visto che era la sua nuova guida cittadina, aveva appena trovato due nuovi alleati. Forse insieme a loro avrebbe finalmente capito perché gli incubi erano emersi dal mondo dei sogni. Nel cuore della ragazza aleggiava un sospetto terribile riguardo a quella storia, ma cercava disperatamente di non pensarci. Non voleva essere lei la causa di tutti quei problemi.

 

××××××××××××××××××××

 

Non avete idea di che corsa contro il tempo è stato questo capitolo. Sì, lo so, avrei dovuto pubblicare molto prima, ma la vita è brutta.
Allora, i nostri protagonisti iniziano a formare dei bei gruppetti, anche se in questo capitolo non c’è stato nessun attacco la trama avanza.
Avviso qui che sarò assente per dieci giorni, non posterò altre storie e risponderò parecchio in ritardo a eventuali messaggi e recensioni.

Ci si sente presto,

Lau

 

   
 
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