Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    22/03/2017    0 recensioni
Ancora poco, solo qualche metro, e infine sarà libero.
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«Tu chi sei?»
«Boogeyman, e tu?»
«Katherine»
Genere: Angst, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Emily Jane Pitchiner, Kozmotis 'Pitch' Pitchiner, Nuovo personaggio, Pitch
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'La Strada Verso Casa'
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capitolo 54 – Possibilità




«No. No, non può, non deve. Pitch è… Non è vero» soffia Katherine, strattonando ciocche di capelli fra le dita.


Akh la guarda con tristezza, chiedendosi se sia stato corretto parlarle di come stanno realmente le cose.


«Lo è, purtroppo» mormora, quasi augurandosi che lei non lo abbia udito.


I suoi occhi verdi si sollevano su di lui, liquidi, e lo fissano a lungo e con insistenza.


«Lui… lo sa?».


Di nuovo Akh sospira, avvertendo lo sconforto espandersi rapidamente.


«Sì, lui lo sa. Ne abbiamo discusso all’inizio, prima di ogni altra cosa».


Lei lo guarda ancora, incredula. «E non… non gli importa?».


«Beh, sospetto di sì, in realtà. Ma è un tipo parecchio ostinato, non so se tu l’abbia notato» ironizza con un po’ di fatica. «Non che sia possibile impedire che accada, tuttavia il processo potrebbe essere rallentato semplicemente evitando di sfruttare direttamente la Luce. E, ciò nonostante, neppure questa opzione verrà presa in considerazione».


«Perché?» chiede Katherine, con un’evidente nota di disperazione nella voce.


«Perché, e a essere sincero avevo creduto che tu l’avessi capito, lui ha intenzione di estirpare definitivamente le Ombre da questo pianeta. E purtroppo, per fare ciò, temo gli sarà necessario ogni grammo di energia che riuscirà a estrarre dalla Luce che risiede attualmente dentro di lui».


«Non è giusto» geme Katherine. «Perché? Perché lui? Perché non qualche altro spirito normale?».


«Perché lui ha le conoscenze per farlo. Potrei anche provarci io stesso, ma non servirebbe a molto; non è mai realmente servito, non le conosco a sufficienza e tutto il mio potere non basterebbe comunque allo scopo. Lui invece lo può fare; sa come, conosce ciò contro cui combatte, e questo gli fornisce un enorme vantaggio».


«Non importa! È comunque sbagliato» si impunta Katherine.


Akh aggrotta le sopracciglia, interdetto. «Non capisco. Che cosa è sbagliato?».


«Che deve farlo. Quelle cose gli hanno fatto del male e… lo faranno di nuovo. Lui non lo merita».


«Hai ragione. Purtroppo non ci sono molte alternative».


«Sì invece!» esclama Katherine. «Dobbiamo fermarlo. Dobbiamo… convincerlo a non farlo».


«Ah sì?» domanda ironico. «E sentiamo, come conti di riuscirci?».


«Pa-parlandoci?» propone Katherine, dubbiosa.


Akh solleva gli occhi al cielo. «Sicuro! Perché non ci ho pensato prima? Lo prendiamo da parte, gli facciamo un bel discorsetto ed è tutto sistemato. Facile, no?» sbotta, sarcastico.


«Non sei divertente» sibila Katherine, arrabbiata.


«Non era affatto mia intenzione esserlo» ribatte cocciutamente Akh, imbronciandosi subito dopo e chiedendosi chi dei due, in fin dei conti, sia il bambino.


Katherine è raggomitolata su sé stessa, intenta a prosciugare le sue scorte di lacrime, e Akh, giusto per aggiungere ulteriori pesi a quelli attuali, si sente dannatamente in colpa per averle parlato in modo tanto brusco e con ben poco tatto.


«Perdonami» tenta. «Non avrei dovuto perdere la pazienza in quel modo».


Katherine solleva lo sguardo annacquato su di lui e, fra un singulto e l’altro, borbotta «Non piango per quello. Non sono mica una bimbetta stupida, io».


Akh reclina il capo di lato e la scruta interdetto. Poi ha un’illuminazione (perché pare che, dopo tutto, anche gli spiriti della Luce possano averne).


«Piangi per Pitch?».


«Sì» soffia, mordendosi furiosamente il labbro inferiore e tentando di smettere di piagnucolare.


«Beh, mi dispiace comunque. Probabilmente lui non avrebbe desiderato che tu ne venissi a conoscenza».


«Forse no» conviene. «Ma preferisco così. Mi piace conoscere le cose, è meglio che cercare al buio senza sapere bene dove andare».


Akh, suo malgrado, abbozza un’idea di sorriso.


«Sei piuttosto saggia, per essere una bambina di soli sette anni» ammette con una certa ammirazione.


«Già» mormora tristemente, voltandosi a osservare il suo Pitch che riposa.


«Credo dovresti stare con lui, adesso» propone Akh. «La tua presenza lo fa stare meglio».


Katherine torna su di lui e lo fissa interdetta. «Sul serio? E come?».


«Non ne sono certo, non l’ho ben capito. Però ho notato che averti accanto sembra acquietare la Luce ed equilibrare il suo nucleo. Prova a stringergli la mano e osserva ciò che accade».


Katherine annuisce e si inerpica sul letto, seguendo il consiglio di Akh alla lettera. Gentilmente, raccoglie una mano di Pitch fra le sue e posa gli occhi ansiosi sul viso tirato dello spirito. Con sua enorme sorpresa, poco dopo nota i suoi lineamenti distendersi lentamente fino a che la sua espressione non torna serena e stranamente riposata.


«Wow» mormora piano.


«Già» sorride Akh, decidendo di lasciare un po’ da soli quei due e di svolazzarsene liberamente per il cielo già tinto di sera.



"Non c’è problema così terribile a cui non si possa aggiungere un po’ di senso di colpa per renderlo ancora peggiore." (Bill Watterson)


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"Qualsiasi cosa incrinata andrà in frantumi con un semplice tocco." (Ovidio)






  
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