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Autore: nymeria214    22/03/2017    3 recensioni
[Tarjei/Henrik]
Lo dicevano tutti che loro due sembravano troppo reali, che chiunque li guardasse non riuscisse a distinguere la finzione dalla realtà, che i baci che si scambiavano, le carezze, gli sguardi, i sentimenti non si possono fingere in quel modo, che non potevano essere di scena.
Avevano tutti ragione.
[titolo tratto da FOOLS - Troye Sivan]
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Young God

 

La luce del giorno fece capolino fra gli spiragli delle tende, tingendo l’aria di un tenue arancione. Tarjei si rigirò sotto le lenzuola, mettendosi a fissare il soffitto. In realtà, non aveva fatto altro che rigirarsi per tutta la notte: prima di andare a dormire aveva riletto il copione (un paio di volte ad essere sinceri), e non era riuscito a smettere di pensare a tutto ciò che questa stagione avrebbe significato per le persone, per il futuro della serie, per sé stesso.

Aveva raccontato a Julie di come sapesse di essere gay già da quando aveva dodici anni, di quanto fosse stata dura accettarsi e di quanto tempo aveva impiegato a torturarsi prima di riuscire ad ‘uscire dall’armadio’, e lei aveva semplicemente trasformato la sua storia in quella di Isak, che a differenza di Tarjei avrebbe dovuto affrontare tutto quel casino con qualche anno in più, e anche qualche ostacolo di mezzo.

Oltre a questo, non riusciva a smettere di pensare ad Even, e all’attore che avrebbe dovuto interpretarlo: Even era un ragazzo rilassato e attraente, creativo ed imprevedibile. Il disturbo bipolare lo rendeva un personaggio per niente facile e che necessitava di un attore con le palle per non diventare semplice potenziale sprecato. Pensare che di lì a qualche ora si sarebbe trovato in un teatro insieme al resto del cast e della regia a trovare l’Even perfetto in mezzo ad un gruppo di diciottenni lo faceva sentire strano e contemporaneamente tremendamente entusiasta. Era del suo primo partner in assoluto che si parlava, e la storia d’amore dei loro personaggi sarebbe stata una delle più epiche di sempre, dovevano trovare la persona giusta o non avrebbe funzionato affatto, trasformando l’intera esperienza in una delle più imbarazzanti della sua vita.

Alla fine, la sveglia che aveva inutilmente impostato sul telefono suonò, e Tarjei si decise a scostare le coperte, rabbrividendo al contatto fra i suoi piedi nudi e il pavimento freddo e si diresse in cucina, da cui proveniva l’odore paradisiaco di uova e caffè. Sorrise, appoggiandosi allo stipite della porta, alla vista di sua madre canticchiare le note di una canzone che gli sembrava di aver sentito un paio di volte alla radio.

“Verrai ad aiutare la tua mamma o rimarrai lì con le mani in mano?”

Tarjei alzò gli occhi al cielo accennando una risata mista ad uno sbuffo e le si avvicinò, posandole un bacio sulla guancia e appoggiandosi al mobile della cucina.

“Buongiorno.”

“Sicuro? A me sembra proprio che tu sia pronto per andare a dormire.”

La donna abbassò la fiamma del fornello e si girò del tutto verso di lui, dandogli una carezza che voleva essere uno schiaffetto, guardandolo teneramente.

“Dormito poco?”

Il ragazzo annuì, scostandosi i capelli dalla fronte per poi stropicciarsi gli occhi. Sua madre continuò a guardarlo, corrucciando leggermente le sopracciglia prima di parlare di nuovo.

“Ho letto il copione.”

“Mamma.”

“Che c’è? Devo pur sapere cosa faranno fare al mio bambino, no?”

Tarjei la guardò per qualche secondo, giocando distrattamente con l’orlo della sua maglietta e poi cedendo al suo sguardo curioso, non che fosse mai riuscito a nasconderle nulla in ogni caso.

“Suppongo che tu-

“So che è dura dover rivivere quell’esperienza tesoro,” lo interruppe prima che lui potesse andare oltre, ma in fondo sapeva perfettamente ciò che suo figlio stava per dire, “so che è stata dura acnhe solo raccontarlo a Julie, ma è un argomento importante. Ci sono milioni di ragazzi e ragazze che si trovano in quella situazione, e sentirne parlare in televisione potrebbe riuscire a darli il coraggio di fare ciò che hai fatto tu e che farà Isak. Potrebbe migliorare la vita di moltissime persone.”

Mentre parlava aveva poggiato una mano sulla sua guancia, e il suo tocco era riuscito in parte a sciogliere la tensione che Tarjei sentiva attanagliarli lo stomaco. Il ragazzo aveva lo sguardo basso, ascoltava attentamente le sue parole e man mano realizzava quanto fossero vere, e si sentì orgoglioso, ma non accennò a parlare, non ancora.

“E oltretutto, mi è giunta voce che si aggiungerà qualcuno al cast, e a quanto sembra dovrà essere anche piuttosto carino …”

A questo, Tarjei alzò lo sguardo su di lei, sentendo le guance farsi man mano più calde.

Mamma.”

“Almeno è quello che è scritto sul copione.”

Sua madre gli fece l’occhiolino per poi tornare alle uova. Il ragazzo alzò gli occhi al cielo, valutando l’idea di terminare lì la conversazione, ma decise di rompere il silenzio che si era nuovamente creato.

“E’ per quello che non ho dormito.”

“Di cos’hai paura, bambino?”

Si morse il labbro inferiore, riabbassando lo sguardo e riacquistando interesse per la sua maglietta.

“ ... hai letto il copione, sai che dovremo fare delle … cose.”

La donna gli lanciò un sguardo malizioso e lui roteò gli occhi, le guance che non accennavano a tornare del loro colore naturale.

“E’ solo che non voglio che sia imbarazzante o strano, okay? Io voglio fare quello che mi piace senza avere il terrore di andare sul set e sentirmi a disagio.”

“Sei un attore, Tarjei, gli attori devono essere in grado di fare anche questo, e non posso garantirti che lavorerai solo con persone con cui ti troverai a tuo agio, ma bisogna essere ottimisti. E in ogni caso andrai alla grande, sei troppo bravo per lasciar condizionare il tuo lavoro da queste cose.”

Tarjei sorrise e si lasciò abbracciare, cercando di rilassarsi del tutto inebriandosi del profumo inconfondibile della sua mamma.

“Ora, mangia le uova, va alle audizioni e porta a casa un ragazzo con cui possa vantarmi con le mie amiche, intesi?”

Mamma!

-

“Ehi, è arrivata la nuova stella!”

Tarjei era appena entrato nel teatro che si ritrovò stretto in un abbraccio di gruppo, anche se in realtà la situazione si poteva meglio descrivere dicendo che era stato sepolto sotto il peso di almeno otto persone.

“Sto per morire qua sotto!”

“Marlon se non togli immediatamente quella mano te la taglio!”

“Lisa smettila di darmi gomitate nelle costole!”

“Credo di aver perso le lenti a contatto.”

Tarjei credeva che sarebbe morto asfissiato quando Julie batté le mani e tutte le voci iniziarono a placarsi, mentre ognuno riacquistava la mobilità dei propri arti e alla fine riuscirono a rimettersi in piedi.

“Tornate tutti a sedervi ed evitate di uccidere il protagonista, grazie.”

Ancora sbigottito ma adesso totalmente sveglio, Tarjei si aggiustò i vestiti, ricambiando gli abbracci stavolta molto più tranquilli di ognuno dei suoi amici, e alla fine si diresse al posto che Mari gli stava indicand0, e cioè in prima fila, proprio dietro a dove si trovavano lei e Julie.

Le tre ore seguenti furono estenuanti: molti dei ragazzi che si erano presentati alle audizioni non erano in grado di protrarre un personaggio tanto complicato, oppure erano bravi ma “non erano Even”, come più di qualche volta aveva ripetuto Julie. Semplicemente, non c’era nessuno che riuscisse a colpire abbastanza né le produttrici né tantomeno Tarjei, la cui ansia era tornata prepotentemente a sussurrargli nel retro del cervello che non sarebbero riusciti a trovare la persona giusta e che avrebbero dovuto annullare tutto.

Fu allora che lui entrò.

Tarjei era di spalle, ridendo ad una battuta di Ina quando Josephine si mise a picchiare sul suo braccio, occhi e bocca spalancati, e improvvisamente il ragazzo si accorse che si erano fatti tutti improvvisamente silenziosi. Si girò e ne comprese il motivo. Perfettamente.

Era il ragazzo più bello che avesse mai visto, e si disse che mai avrebbe avuto la possibilità di incontrarne uno più bello, perché semplicemente non esisteva. Un giovane dio dai capelli biondi, che permetteva ai mortali di condividere la sua presenza per un motivo a lui sconosciuto. Indossava vestiti simili a quelli che erano venuti prima di lui, ma non sembrava un pesce fuor d’acqua come gli altri. Tarjei pensò che fosse nato per indossarli, per indossare qualsiasi cosa in realtà, e anche per non indossare nulla.

“Il tuo nome?”

“Henrik, Henrik Holm.”

Tarjei sentì Josephine e Lisa sospirare sotto voce, stringendo l’una il braccio dell’altra per evitare di lanciare dei gridolini eccitati, come le ragazze fanno ogni volta che posano lo sguardo un bel ragazzo.

Henrik fece vagare lo sguardo sui ragazzi seduti di fronte a lui, l’espressione divertita dalle loro reazioni e da tutto quel silenzio, quando i suoi occhi azzurri si posarono su di lui e la sua espressione cambiò, come se avesse appena realizzato qualcosa, e il suo sorriso divenne dolce. Tarjei credette di star per prendere fuoco, ma riuscì a ricambiare con un piccolo sorriso, sentendo la pelle d’oca tirargli i peli delle braccia.

“Quanti anni hai, Henrik?”

“Ventuno.”

“L'annuncio era per i ragazzi fino ai diciannove anni.”

Mai come in quel momento Tarjei provò il forte desiderio di lanciare qualcosa a Julie e urlarle di stare zitta. Henrik si morse il labbro inferiore, mostrando per la prima volta un accenno di debolezza, ma sembrò riacquistare immediatamente la sua sicurezza.

“Lo so.”

La semplice affermazione ristagnò nell'aria per qualche secondo, in cui tutti gli occhi si posarono sulla donna in attesa della sua prossima mossa. Poco dopo parlò, e Tarjei sentì di star per svenire.

“Tarjei.”

“Mh?”

“Avvicinati.”

Adesso era diventato lui il soggetto di tutti gli sguardi, e ciò non faceva altro che peggiorare la situazione. Deglutì il più silenziosamente possibile e si alzò, lanciando uno sguardo di sbieco ad Iman che sogghignava nel posto accanto a lui. 

Sorprendentemente, più si avvicinava ad Henrik e più sentiva i nervi sciogliersi, i muscoli rilassarsi: la sua vicinanza era come un calmante, una boccata d'aria fresca ed una doccia bollente contemporaneamente. 

Quando si trovò di fronte a lui si accorse di quanto fosse effettivamente alto, persino più di lui che solitamente torreggiava su chiunque gli stesse intorno. La vicinanza gli permise di notare i dettagli: l'esatta sfumatura di azzurro dei suoi occhi, il rosa delle sue labbra così piene, la forma del naso, della mascella. Dicono che tutto è più brutto visto da vicino, ma Tarjei pensò che quella regola non valesse per il ragazzo (l'uomo) che aveva di fronte: anche quando notò le imperfezioni della sua pelle, le punticce che increspavano la sua fronte come costellazioni, pensò che non lo facessero sembrare meno bello, solo più umano e sapere che nemmeno questo giovane dio era perfetto non fece altro che farlo sembrare ancora più meraviglioso ai suoi occhi.  Le mani di Tarjei avevano iniziato a prudere: guardare sembrava non bastargli più, voleva ... no, aveva bisogno di toccare, ma si dovette trattenere. 

Passò qualche attimo, durante i quali a Tarjei sembrò quasi di avvertire fisicamente lo sguardo di Henrik che gli accarezzava il viso, prima che il più grande rompesse il silenzio.

“Ehi.”

“Ehi.”

Qualcuno ridacchiò dalla platea, e anche ai due ragazzi non poterono fare a meno di sorridere: l’incontro sembrava molto più intimo di ciò che era in realtà ed erano tutti un po’ in imbarazzo, ma non negativamente, di quell’imbarazzo che si prova nel guardare una coppia in un momento che avrebbe dovuto essere destinato solo a loro due, senza spettatori.

Henrik si avvicinò impercettibilmente, poi guardò le sue mani e rivolse il suo sguardo di lato. Tarjei seguì il suo sguardo ed incontrò gli occhi di Julie: brillavano come un anno prima, durante la sua audizione. La donna annuì e l’attimo dopo un tocco leggero gli sfiorò la mano, facendolo rabbrividire e abbassare lo sguardo: le lunghe dita di Henrik gli sfioravano il palmo della mano, chiedendo il permesso di stringerla del tutto. Tarjei sorrise e fece intrecciare le loro dita, per poi sollevare il viso ed incontrare il sorriso di Henrik, tanto grande che i suoi occhi a malapena riuscivano a restare aperti, e gli si riscaldò il cuore.
   
 
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