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Autore: katyjolinar    22/03/2017    1 recensioni
Nella scienza l'effetto farfalla si riscontra quando, tentando di riprodurre un esperimento, si cambia un particolare apparentemente insignificante, e alla fine si ottiene uno stravolgimento inaspettato.
Noi conosciamo la storia dei nostri eroi. Ma cosa succederebbe se un particolare apparentemente insignificante cambiasse?
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astrid, Hiccup Horrendous Haddock III, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Hiccup si svegliò presto.
Si era addormentato quasi subito, non appena aveva posato la testa sul proprio cuscino, nonostante quanto successo il giorno precedente.
Per fortuna il mal di testa era passato, ed ora poteva pensare più lucidamente.
Si alzò e si vestì con calma, quindi scese in cucina, prese dalla dispensa due fette di focaccia e le mise a scaldare vicino al focolare, poi si avvicinò al letto dove Astrid stava ancora dormendo.
Si sedette sul bordo, posandole una mano sulla spalla, e lei aprì leggermente gli occhi, assonnata. 
"Buongiorno." la salutò, calmo "Sto andando da mio padre, ho delle cose da discutere con lui in privato. Tu alzati con calma, ti lascio la colazione al caldo, poi raggiungimi alla fucina, starò lì tutto il giorno."
La bionda si tirò su, strofinandosi gli occhi con una mano, e si aggiustò la treccia scompigliata. 
"Sono la tua guardia del corpo..." sussurrò "Non dovrei lasciarti andare da solo..."
"Lo so, Astrid." la fermò il castano "Però devo parlare con mio padre su cose riguardanti i miei doveri di capo, ed è una cosa che devo fare da solo. Vai da Skarakkio, appena sarai pronta, io ti raggiungerò lì e non mi perderai di vista per il resto della giornata, come vuole il tuo ruolo."
Astrid fece per replicare, ma capì che il ragazzo aveva ragione: non poteva stargli appresso per tutto il tempo; anche se era il capotribù aveva bisogno di un certo livello di privacy. Inoltre non aveva dormito bene, per cui ne avrebbe approfittato per riposare un'altra oretta, in modo da essere più concentrata durante il giorno.
Si sistemò meglio e chiuse gli occhi, cadendo quasi subito nel dormiveglia, e a malapena percepì che il castano le aveva rimboccato le coperte, posandole quello che sembrava un bacio sulla tempia.
Il giovane attese un momento, poi uscì, andando diretto da suo padre.
L'uomo stava facendo colazione, a casa di Skarakkio. Hiccup entrò, fece un respiro profondo e si avvicinò a tavolo.
"Buongiorno." lo salutò, prendendo la sedia e sistemandosi di fronte all'omone "Posso parlarti? C'è una questione che vorrei risolvere..."
"Certo, figliolo, dimmi pure." lo incoraggiò Stoick, addentando una coscia di pollo.
"Ecco... alla festa, io... credo di aver bevuto troppo, e forse ho combinato un casino." confessò il castano, guardandosi le mani, posate sul tavolo "Non ricordo molto, anche se un po' i ricordi stanno tornando... comunque ieri mattina... ecco... mi sono svegliato nel letto di Testa Bruta..."
"Come, scusa?" chiese l'altro, incredulo, tossendo via il boccone che stava masticando.
"Io... mi sono svegliato ed ero nel letto di Testa Bruta, nudo... E anche lei lo era." continuò il ragazzo, pallido "Suppongo che sia successo... quello. Però io non ricordo se... ecco... n... Non ricordo se ho preso precauzioni."
Stoick si passò una mano sul viso, borbottando tra sé, poi tornò a guardare il figlio, severo. 
"Hai detto che ti sta lentamente tornando la memoria, giusto?" chiese "Beh, per saperlo non ti resta che aspettare."
"Ma... E se non lo avessi fatto?" insistette il giovane, preoccupato.
"In tal caso ci penseremo." disse l'altro "Per ora non ci pensare. So che oggi sei di turno alla fucina, quindi pensa solo al lavoro."
Hiccup si passò una mano in faccia, facendo un sospiro frustrato, quindi si alzò. Suo padre aveva ragione, ci avrebbe pensato se e quando si fosse presentato il problema, sempre che non si fosse ricordato prima.
Salutò e uscì di casa, andando spedito alla fucina.
Arrivato davanti alla porta si fermò, guardandosi intorno, e corrucciò la fronte, passandosi una mano sugli occhi; altri ricordi fumosi si stavano chiarendo, alcuni particolarmente belli. Sorrise e oltrepassò la soglia.
"Oh, buongiorno, capo!" lo salutò Skarakkio, che stava aiutando Moccicoso a montare una piccola catapulta di sua invenzione.
"Finalmente ti sei fatto vivo!" commentò il moro, incastrando un pezzo della sua arma nella sede "Non ti sarai infilato nel letto di qualche altra ragazza?"
Hiccup stava per rispondere; aveva già pronta una battuta sarcastica, ma non riuscì a parlare, perché i due pugnali di Astrid volarono attraverso il laboratorio, uno andandosi a piantare sull'elmo di Moccicoso, che fece un urlo acuto per lo spavento, e l'altro passò con precisione tra le gambe del castano, pericolosamente vicino alla zona inguinale, e affondò nella parete alle sue spalle.
"Ehi! stai più attenta!" esclamò il cugino del capo, togliendosi l'elmo per cercare di estrarre l'arma.
"Oh, scusa, mi sono scappati dalle mani..." si scusò la bionda, in tono vagamente sarcastico.
Il giovane capotribù alzò gli occhi al cielo, recuperando i pugnali e restituendoli alla sua guardia del corpo. Era meglio lasciarla tranquilla ed evitare qualsiasi battuta che avesse potuto innervosirla, ma quando le si avvicinò le riservò uno sguardo serio: doveva stare molto attenta con i suoi scatti d'ira, o avrebbe potuto uccidere qualcuno.
"Ascolta, Astrid." disse "Ora qui ho un po' di cose da fare. So che sarà noioso, per te, ma se vuoi puoi darci una mano."
"Ho già da fare." rispose lei, spicciamente, mostrando la sua ascia, posata sul tavolo di fronte a lei insieme a una pietra per l'affilatura delle lame.
Hiccup annuì, sorridendo, quindi le passò una mano sulla treccia, in un gesto che voleva essere affettuoso. La ragazza gli spostò la mano in malo modo e si sistemò al suo posto, iniziando il lavoro. Il giovane sospirò e si avvicinò agli altri due, incominciando la sua giornata di lavoro.
La mattina passò tranquilla, senza intoppi, così come il veloce pranzo consumato lì stesso, per non perdere tempo e ricominciare subito a lavorare.
Al pomeriggio, però, Moccicoso sembrò annoiarsi, così decise di prendere nuovamente di mira il cugino, che in quel momento stava controllando un drago neonato, portato lì da una delle ragazze di Berk.
"Allora, capo..." disse, facendo dei gesti espliciti "Ho sentito che tu e Bruta l'altra notte... Chi sarà la tua prossima conquista?"
"Moccicoso..." sospirò il castano, restituendo l'animale alla proprietaria.
"Oh, avanti! Un po' di divertimento non fa male a nessuno!" esclamò l'altro ridendo.
"Giovanotto, invece di prenderti gioco del nostro capo, che dici di darmi una mano con la vecchia Bertha?" lo interruppe Skarakkio, cercando di estrarre alcuni chiodi arrugginiti dalla sua catapulta, per sostituirli con dei pezzi nuovi.
Moccicoso borbottò, raggiungendo il datore di lavoro per aiutarlo.
Hiccup alzò gli occhi al cielo. La notizia ormai era girata, per cui doveva attingere a tutta la pazienza che aveva, per andare avanti.
Si voltò verso Astrid, e notò che era di nuovo nervosa; era seduta al suo posto, con l'ascia poggiata sul banco di lavoro, tenuta ferma con una mano, e nell'altra mano la pietra per affilarla. Ma i movimenti non erano fluidi, e se continuava in quel modo, non solo avrebbe rovinato la sua arma, ma avrebbe rischiato di farsi male anche lei.
Si guardò intorno, quindi prese il panno ingrassato che teneva vicino alla mola e si avvicinò alla bionda, fermandosi alle sue spalle e togliendole la pietra dalla mano.
"Non fare così, Astrid." le spiegò, calmo "Rischi di rovinare la tua arma."
"So come si affila un'ascia!" lo aggredì la giovane "La uso da prima che tu imparassi a cavalcare un drago!"
"Non ne dubito." ammise Hiccup, senza scomporsi "Ma io affilo armi da altrettanto tempo, e so quando qualcuno lo sta facendo nel modo sbagliato."
Detto ciò le mise in mano il panno e gliela afferrò, guidandola lungo la lama dell'ascia, ignorando l'occhiataccia di Astrid.
"Il ferro sembra forte, ma va trattato con gentilezza." continuò "Oppure potresti non ottenere il risultato sperato."
Passò ancora una volta il panno, senza mollare la mano della giovane, e la sentì rilassarsi lentamente. Quando ebbe fatto lo mise via, prendendo la pietra, mentre lei osservava ogni suo movimento, restando in silenzio.
"Vedi? Devi andare piano, seguendo la venatura del metallo..." sussurrò all'orecchio della ragazza, che chiuse gli occhi, facendo un respiro profondo nel momento in cui sentì la mano libera di Hiccup poggiarsi sul suo fianco, in un movimento automatico e naturale "Va coccolato... ecco, brava... così..."
Astrid seguì le istruzioni del suo capo, rilassandosi ancora, grazie al tono calmo della sua voce, sussurrato al suo orecchio, finché lui non lasciò andare la sua mano. L'aria era carica di elettricità, intorno a loro, e anche Moccicoso e Skarakkio se ne accorsero. Il moro li fissò, con gli occhi sgranati, quasi shockato da ciò che stava accadendo davanti ai suoi occhi, e il vecchio fabbro dovette prenderlo per il collo e trascinarlo fuori, con la scusa di provare un'arma: voleva lasciare un po' di privacy al loro giovane capotribù.
Hiccup continuò a tenerle la mano sul fianco, mentre lei proseguiva nell'affilare l'ascia, e le osservò il volto. Ora era molto più serena, meno nervosa, più... Astrid. Con un dito le spostò dietro l'orecchio una ciocca di capelli, scoprendole la tempia, e un po' del suo profumo raggiunse il suo naso.
Chiuse gli occhi, aspirando ogni traccia di quell'odore. Era dolce, inebriante, e incredibilmente sensuale. Il giovane non resistette, avvicinò il naso al suo collo, annusandole la pelle. La ragazza sussultò a quel contatto inaspettato, ma non si mosse. Chiuse gli occhi, lasciandolo continuare; in fondo si sentiva stranamente tranquilla. Hiccup annusò ancora la candida pelle della sua guardia, infine, spinto da un impulso irrefrenabile, poggiò le labbra sull'incavo del collo, sorridendo tra sé quando sentì l'amica emettere un breve gemito d'approvazione e di sorpreso piacere.
Lasciò andare la pietra, voltandosi verso di lui e incrociando il suo sguardo. Hiccup le sorrise, rassicurante; voleva metterla a suo agio, ora che non sembrava più arrabbiata con lui. Le posò un bacio sulla guancia, riportando alla mente le sensazioni che aveva provato la sera di Snogglethog, quando l'aveva baciata. La sentì sospirare a quel contatto, evidentemente le stava piacendo. La fece girare, continuando a guardarla negli occhi, e le posò un altro bacio, all'angolo delle labbra.
"Astrid..." sussurrò, baciandola ancora in viso "Devo dirti una cosa riguardo l'altra sera..."
"Mh... cosa..." gemette lei, che ormai non riusciva più a pensare lucidamente, a causa di quei leggeri tocchi.
Hiccup attese un po' a parlare, preso anche lui dal momento. Le posò un leggero bacio sulle labbra e la guardò negli occhi, facendo un respiro profondo.
Ma un fragore di ferraglia li riscosse, facendoli allontanare di scatto. Si girarono verso la fonte del rumore, e scoprirono che Moccicoso era rientrato, probabilmente per prendere qualche attrezzo, e aveva involontariamente rovesciato la botte dentro cui erano riposte delle vecchie spade, lasciate lì per essere riciclate in altro modo.
"Ehm, scusate... Continuate pure, non fate caso a me." si scusò il moro, alzando la mano e correndo fuori dala porta.
Hiccup si portò una mano sulla fronte, scuotendo la testa, e si voltò verso Astrid, che si mordeva le labbra con aria nervosa, tenendo le braccia incrociate sul petto.
La magia era infranta.
Si guardò intorno, poi camminò verso l'uscita.
"Andiamo a cena." disse "Non c'è più molto altro da fare qui."
La ragazza annuì, mettendo via la sua ascia e seguendolo verso la Sala Grande.
Doveva mantenere la mente lucida, non poteva perdere il controllo. Lui era il capotribù, e il suo compito era quello di proteggerlo.
   
 
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