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Autore: Ilee404    22/03/2017    2 recensioni
Un viaggio alla scoperta di un'isola misteriosa, ricco di avventura e colpi di scena. Una ciurma inaspettata, che raggruppa più fandom. Un'unica missione. Siete pronti a salpare a bordo della BiasList?
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Donghae, Eunhyuk, Sorpresa
Note: Cross-over | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 12
 
“Ed è per questo che si è arrabbiato così tanto!” la ragazza rise, portando una mano allo stomaco.
“Povero Jun.k! Se continuate a trattarlo così finirà per abbandonare la nave!” sussurrò Gong gi, ridacchiando. Le due ragazze si trovavano distese in posizione supina sul Ponte di Coperta: rimanevano spesso fino a tardi a fissare le stelle e ridere tra loro. Si era instaurata un’amicizia genuina tra le due, nonostante i loro caratteri così diversi.
“Nah, ci vuole troppo bene per andare via!” disse la maggiore, sistemandosi la frangia. Il capitano sorrise, ripensando a tutte le volte che Jun.k era stato vittima dei loro scherzi infantili.
“Pss, ragazze!” Eunhyuk le raggiunse di corsa, tenendo tra le mani un ammasso di vestiti ed accucciandosi accanto a loro perché potessero sentire meglio le sue parole bisbigliate. “Secondo voi dove posso nasconderli? Jun.k si sta facendo il bagno e ho pensato che…”
Le due si guardarono, leggendosi nella mente a vicenda.
“Nei cannoni!!” suggerirono all’unisono. L’ultimate rise, coprendosi il viso con il palmo della mano: Jun.k si sarebbe davvero incazzato.
Gridando con tutto il fiato che aveva in gola, Jooheon si voltò di scatto e scappò a gambe levate verso Gong gi ed il resto dei pirati, non voltandosi mai per paura di scoprire che diavolo lo stesse inseguendo. Lungo la strada cadde a terra svariate volte a causa dei suoi pantaloni che, non essendo stati legati in vita con la cintura, scivolavano passo dopo passo lungo le sue paffute cosce, intralciando i suoi piedi e facendolo ritrovare riverso al suolo. Per paura di essere raggiunto, si rialzava in fretta e furia ogni volta, tenendosi i pantaloni con la mano sinistra ed impugnando la mazza ferrata con la destra, come se avesse davvero avuto il coraggio di usarla.
“QUALCOSA!!! QUALCOSA!!!” urlò a gran voce, raggiungendo il gruppo ed ignorandolo spudoratamente, intenzionato a non arrestare la sua corsa per nulla al mondo. I bias lo videro passare velocemente davanti ai loro occhi, ma non fecero nemmeno in tempo a recepire il suo avvertimento che si resero conto da soli di che cosa fosse la nuova minaccia: ricoperta da un morbido pelo rosa, striato di nero e bianco, un’enorme tigre apparve inaspettatamente dalla selva, perforando loro i timpani con il suo potente ruggito. Maestosa ed elegante, la creatura fissava la ciurma con i suoi occhi ambrati ed affamati; le unghie affilate scavavano appena la sabbia, desiderose di affondare nella carne; la bocca semi aperta mostrava denti aguzzi e bianchissimi, pronti solo a rosicchiare qualche scheletro di pirata. Gong gi rimase incantata dall’imponenza dell’animale, dal manto e dalle dimensioni decisamente insolite, pari a quelle di un purosangue. Viaggiando per il mondo, le era capitato spesso di imbattersi in animali particolari e, certamente, quella non era la prima tigre che vedeva; l’esemplare che si trovava di fronte, però, era qualcosa di mai visto prima. E, purtroppo per loro, non era sola. Silenziose come veri felini, altre tigri apparvero da direzioni diverse, circondando il capitano ed i suoi bias, che furono costretti ad indietreggiare, ritrovandosi spalle  contro spalle e senza via di fuga. Gong gi cercò con lo sguardo un qualsiasi passaggio che gli avrebbe permesso di sgattaiolare in mezzo alla selva velocemente, ma gli animali erano troppi e ben disposti: la ciurma era diventata improvvisamente una preda in trappola.
“Ehi…Micio micio miciooo…” Zico tentò un primo approccio con la tigre che si trovava a poca distanza da lui, allungando la mano quasi volesse dargli un po’ di croccantini per tenerla a cuccia. Alla creatura, però, i croccantini non sarebbero bastati: con un’agilità impressionante, l’animale graffiò gravemente la mano del ragazzo che penzolava davanti ai suoi occhi. Era inutile che Zico imprecasse contro di lei: se l’era cercata.
“Zico, non gridare! Non fate movimenti bruschi, o ci attaccheranno. Non abbassate lo sguardo, non sguainate le spade, né caricate le pistole: ogni mossa che fate potrebbe essere l’ultima.”
“Oh, bene. Siamo a cavallo.” il sussurro di Hyuna si sentì appena. Prede e predatori respiravano lentamente, pensando gli uni a come uscire da quella situazione e gli altri a come attaccare senza essere feriti. Gong gi portò una mano dietro alla schiena, tastando con cautela quale dei suoi bias si trovasse alle sue spalle, all’interno del cerchio.
“Victoria, sei tu?” bisbigliò, non appena la sua mano toccò qualcosa.
“No. E’ il Sebooty.” brontolò Sehun, non spostando minimamente il suo posteriore. Gong gi arrossì, scusandosi a denti stretti.
“Victoria, sei al centro del cerchio?” chiese poi, ritraendo la mano. Alle sue spalle, il sussurro di una negazione fece fallire il piano di Gong gi ancor prima che potesse attuarlo.
“Ci siamo io, Suzy, Taeyeon, Bambam e Donghae al centro, capitano. Possiamo esserti d’aiuto lo stesso?” bisbigliò Sehun, sperando che la ragazza avesse trovato una soluzione. Gong gi sbuffò: lei stessa non credeva a ciò che stava per ordinare.
“Ehm…Bambam? Mi senti?”
Il ragazzino annuì. Dopo qualche istante di troppo si rese conto che il suo capitano non poteva voltarsi e vedere il suo cenno, dunque rispose con un flebile “si, noona”. Gong gi stava male al solo pensiero di dover affidare la loro unica possibilità di sopravvivenza a Bambam, ma non aveva scelta: solo lui poteva, senza dare nell’occhio, scagliare una delle sue frecce abbastanza distante, contro un qualsiasi albero o cespuglio, producendo un rumore in lontananza, riuscendo così a distrarre le tigri quell’attimo che gli sarebbe bastato per ritagliarsi una via di fuga. Mormorò il suo piano al ragazzino, sperando che avesse recepito chiaramente il messaggio. Lentamente, Bambam si accucciò, nascosto dal cerchio di bias. Con le mani tremanti, afferrò una freccia dalla faretra e la sistemò al meglio tra la corda ed il dorso dell’arco. Sopirò profondamente prima di rimettersi in piedi. Una volta pronto, individuò un frutto giallognolo appeso appena al ramo del suo albero. Se fosse riuscito a tranciarne il picciolo, il frutto sarebbe caduto su di un cespuglio, producendo abbastanza rumore per richiamare l’attenzione dagli animali: d’altronde, in quel silenzio oppressante, anche il batter d’ali di una farfalla si sarebbe notato. Distese le braccia, sfiorando con la punta del naso le alette della freccia. Chiuse l’occhio, ripassando mentalmente le lezioni di Victoria; si era impegnato molto durante gli allenamenti ed era giunto il momento di dimostrare alla ciurma che era in grado di salvar loro la vita, come loro avevano spesso fatto con lui. Fece scorrere alcuni secondi prima di lasciar andare la sua freccia: il destino di Gong gi e dei suoi bias dipendeva da lei e dalle magre dita che l’avevano scagliata.
“…ahia.”
Incastratosi inspiegabilmente sulla corda, il bastone appuntito percorse appena una manciata di centimetri, giusto il tempo di tagliare di striscio la guancia di Donghae, pietrificato di fronte all’arciere, e di atterrare davanti ai piedi di Eunhyuk, alle sue spalle. Piano fallito. Miseramente.
Le tigri seguirono con lo sguardo il breve viaggio dell’innocua freccia e, per fortuna di Bambam, essendo animali non ne risero a crepapelle. Anzi, interpretarono quello come un tentativo di attacco e si avvalsero del diritto di difendersi: avanzando lentamente, le tigri spalancarono le loro fauci, ruggendo ancor più forte e ponendo fine a quel silenzio carico di tensione. Gong gi ordinò, finalmente, alla sua ciurma di armarsi, sentendo alle sue spalle lo sfregare delle lame d’acciaio contro le fondine e lo scattare dei proiettili in canna.
“Al mio tre, correte tutti verso sud, chiaro?”
All’unisono, i bias gridarono un convinto e potente “si, capitano!”. Quando la tigre di fronte a Gong gi le ruggì a cinquanta centimetri di distanza, la ragazza urlò “tre!” a gran voce, ferendo poi l’animale con la lama della sua spada metà dorata e metà argentea. La bestia si voltò di scatto, mugugnando di dolore, lasciando però libero il percorso al capitano che, senza perdere nemmeno un millisecondo, scattò nella direzione che lei stessa aveva indicato. Corse velocissima, come mai aveva fatto prima, tranciando senza pietà i rami che ostacolavano la sua strada. Si voltò indietro per assicurarsi di essere seguita dai suoi bias: in lontananza, però, non vide nessuno. Avendo raggiunto una distanza discreta, si fermò per riprendere fiato: poggiò i palmi delle mani sulle ginocchia, respirando affannosamente. Continuava a fissare il luogo da dove era fuggita, ma nessuno dei suoi pirati si trovava ancora lì; sentiva ancora il ruggito delle tigri, ma nessun grido umano o colpi d’arma da fuoco.
“Oh, andiamo!” brontolò poi, allargando le braccia “Proprio a me doveva toccare una ciurma che non sa nemmeno dov’è il sud?”

+
 
“Ve l’avevo detto che era dall’altra parte!”
Incamminatisi verso nord, Sehun, Taeyeon e Donghae si incolparono a vicenda su chi tra loro fosse scattato per primo in quella direzione, ovviamente opposta a quella indicata da Gong gi.
“Lo sapevo! Avrei dovuto seguire Hyukjae dato che ha la bussola!” Donghae iniziò a sgridare sé stesso, schiaffeggiandosi la fronte con il palmo della mano destra. Essersi divisi non era affatto un bene, ma l’importante, al momento, era allontanarsi il più possibile da quei feroci animali.
“Non preoccupatevi ragazzi, ci ricongiungeremo presto al gruppo ed andrà tutto per il meglio!” Taeyeon cercò di portare un po’ di positività. Dopo essersi allontanati ancor di più, i tre si fermarono, indecisi sul da farsi: proseguire nella direzione sbagliata li avrebbe distanziati ancor di più dal resto della ciurma e tornare indietro non era un’opzione da tenere in considerazione.
“Potremmo fermarci qui per un po’ e vediamo che succede.” propose Sehun, lasciando cadere il suo corpo stanco addosso al tronco di un albero.
“Buona idea, penso che non ci sia altra…uhm? Donghae hai detto qualcosa?” la ragazza troncò improvvisamente la frase, pesando di essere stata interrotta dal maggiore. Donghae, però, non aveva fiatato.
“Dicevo, penso che…uhm? Sehun, che c’è?”
Il ragazzo inarcò le sopracciglia, confuso: nemmeno lui aveva parlato.
“…ok sto iniziando a…”
“Ehi voi!”
Una voce più che familiare attirò la loro attenzione.
“Sono quassù!” arrampicatosi sull’albero, Jooheon sedeva con le gambe a penzoloni sul ramo più possente, senza il minimo timore di precipitare da quell’altezza.
“Sei impazzito? Mi hai fatto prendere un colpo!” lo attaccò la ragazza, agitando l’indice contro di lui. Jooheon sorrise, mostrandole la sua adorabile fossetta.
“Che diavolo ci fai lassù?” borbottò Sehun, mettendosi accanto a Donghae per riuscire a guardarlo in faccia.
“Beh…secondo voi?!” era piuttosto ovvio che il rosso si fosse rifugiato così in alto per sfuggire alle tigri; ma, parlando di Donghae, Sehun e Taeyeon, non tutto è così ovvio.
“Avevi fame e hai deciso di cercare un alveare per spalmare il miele sul pane bianco che non abbiamo, ma quando sei arrivato lì ti sei accorto che non ci sono alveari e da una parte ne sei contento perché le api ti avrebbero punto, ma dall’altra ti dispiace perché ti è venuta fame di pane e miele arrampicandoti?” ipotizzò il primo.
“Pensavi che, raggiungendo la cima dell’albero, avresti potuto vedere l’orizzonte, ma i tuoi occhi sono talmente piccoli che vedere le cose è già opzionale?” suppose il secondo.
“Sei segretamente innamorato di Gong gi e sei scappato lassù per paura che Eunhyuk ti affettasse per bene non appena l’avesse scoperto, ma ora non riesci più a scendere quindi probabilmente non morirai affettato ma spappolato al suolo?”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Cosa?!”
“Cosa?! Niente.” concluse la ragazza.
“…le tigri. Sono qui per le tigri.”
“Aaaaaah.” compresero al volo i tre.
“Beh, visto che siete venuti a recuperarmi, penso che sia giunto il momento di scendere da qui e riprendere il nostro viaggio, dico bene? Il resto della ciurma dov’è?” chiese il rosso, lasciando cadere a terra la sua mazza ferrata per poi scendere a sua volta dall’albero.
“Un po’ di qua…un po’ di là…” confessò Donghae, gesticolando. Jooheon si immobilizzò: non sapeva che il gruppo si fosse diviso e che le tigri vagassero ancora per la selva.
“E…che significa precisamente qua e là?”
I tre si guardarono intensamente prima di indicare uno la direzione opposta agli altri: i bias potevano essere da qualsiasi parte in quel momento.
“AVETE PERSO IL RESTO DEL GRUPPO?!” Jooheon iniziava ad andare leggermente nel panico.
“Mmm…no” ci tenne a precisare Sehun “LORO hanno perso noi.”

+

Il capitano camminava da sola, sentendo i ruggiti delle tigri farsi sempre più vicini. Si spostava silenziosamente, cercando di stare alla larga da quei versi senza, allo stesso tempo, allontanarsi troppo da dove si trovava: ogni passo in avanti era un passo lontano dalla ciurma. Si nascondeva tra i cespugli o dietro agli spessi tronchi, scrutando i felini che, ad una manciata di metri da lei, annusavano le impronte che i suoi stessi scarponi avevano lasciato poco prima. Vedendole avanzare, si spostò lateralmente, sperando che proseguissero verso sud, lasciandola libera di tornare indietro a recuperare i suoi bias. Raccolse uno dei frutti marci che giacevano ai suoi piedi e lo scagliò contro il cespuglio più lontano che riuscì a raggiungere, costringendo gli animali a seguire il loro istinto e a balzare in quella direzione. Allontanatesi, Gong gi accelerò il passo, cercando di raggiungere il punto esatto da cui era venuta. Purtroppo per lei, una delle tigri rosa si era allontanata dal branco e si trovava proprio lì, davanti a lei. Un profondo taglio all’altezza dell’occhio destro la rese subito riconoscibile a Gong gi: era la creatura che aveva dovuto ferire per fuggire. La ragazza indietreggiò, tenendo stretta tra le mani l’impugnatura della spada. Le sue spalle si muovevano su e giù, seguendo il suo respiro affannoso: era di nuovo in trappola. L’animale ruggì, avanzando lentamente; spalancò le fauci, lasciando che la bava le scorresse ai lati della bocca: la vendetta le era stata servita su un piatto d’argento.
“CAPITANO!! DI QUA!!”
Gong gi si voltò di scatto verso sinistra, cercando con lo sguardo il bias che l’aveva chiamata: da dietro un ammasso di rocce, la mano di LE oscillava nell’aria, cercando di farsi notare in lontananza. Il capitano non perse altro tempo e si diresse verso di lei, schivando gli attacchi dell’animale ed agitando la spada per tenerla a bada. Arrivata da LE, la bionda poggiò il palmo della mano sulla roccia fredda ed umida e la saltò, pensando di atterrare nella sabbia: al di là di quella pseudo barriera, però, trovò un piccolo stagno, profondo abbastanza per farla quasi annegare. Per sua fortuna, una grande mano la afferrò per il colletto del cappotto e la trascinò nuovamente in superficie, trascinandola poi contro la parete rocciosa e nascondendola così dall’animale.
“N-Niel?” bisbigliò, vedendo il ragazzo sorriderle: lui ed LE erano riusciti a trovare il nascondiglio perfetto. O quasi…
Improvvisamente, udirono la parete scricchiolare ed il riflesso dell’animale apparire sulla superficie dello stagno: la tigre si trovava proprio sopra alle loro teste. Gong gi si strinse ancor di più a Niel, un po’ perché non sapeva nuotare e un po’ perché temeva di essere vista dalla creatura.
Dovettero trascorrere minuti infiniti prima che l’animale decidesse di scendere dalla roccia e cercare la sua preda altrove.
“Via libera?” chiese il capitano, battendo i denti dal freddo. LE spiò da dietro la parete e vide la tigre ancora troppo vicina.
“Negativo, si è allontanata solo di qualche metro.”
Gong gi spalancò i suoi grandi occhi marroni ed iniziò a radiografare ogni centimetro di ciò che li circondava: davanti a loro, la parete di un monte poneva fine a quel piccolo stagno; attorno allo specchio d’acqua, delle grandi rocce ne delineavano il perimetro, permettendogli di rimanere nascosti; alle loro spalle, però, non vi era alcuna via di fuga.
“Non possiamo rimanere qui per sempre. Noi dobb-“ un ruggito la zittì subito: non avevano altra scelta.
“Aspettate qui.” bisbigliò LE, prendendo un respiro profondo ed immergendosi nello stagno. Gong gi e Niel videro la sua figura avvicinarsi alla parete montuosa e scomparire in profondità. I due si guardarono, non dicendo una parola: LE aveva forse trovato una via d’uscita tra le rocce della montagna? Dopo pochi minuti la mora li raggiunse nuovamente, riemergendo e riprendendo fiato.
“C’è qualcosa oltre quella parete?” chiese il capitano, sperando con tutto il cuore in un sì. LE sorrise, facendo segno a Niel di seguirla. Il ragazzo, ovviamente, si sarebbe dovuto occupare di trascinare anche Gong gi con loro.
“Prendi un bel respiro e tieniti saldamente alla mia caviglia, ok?”
La bionda annuì, facendo scorta di ossigeno. Quando LE si immerse, e Niel dopo di lei, Gong g si lasciò risucchiare dall’acqua, agitando le mani alla ricerca del piede di Niel. Non appena le sue dita lo afferrarono, il ragazzo iniziò ad agitare le gambe, nuotando velocemente per paura di essere distanziato troppo da LE. Il capitano tenne gli occhi serrati fin quando non sentì il suo corpo riemergere.
“Ce l’abbiamo fatta!! Ottimo lavoro LE!!!” gioì Niel, prendendo finalmente fiato.
“Siamo stati fortunati che la fessura nella montagna fosse stata abbastanza grande per passarci attraverso.” aggiunse la mora, uscendo finalmente dallo stagno e strizzando la sua bandana zuppa d’acqua.
“M-ma….Dove diavolo siamo finiti ora??... Aaah, ho perso il mio cappello!” brontolò Gong gi, schiaffeggiando la superficie dell’acqua con i palmi delle mani.
“Non preoccuparti baby, te ne comprerò uno nuovo!”
“…ZICO!” la ragazza sgambettò schizzando ovunque fino a raggiungere la tanto amata sabbia. Si precipitò a stritolare il suo bias in un abbraccio che racchiudeva tutta la sua preoccupazione.
“Grazie al cielo stai bene! E la tua mano? Sta sanguinando!”
“Non è niente di grave, tranquilla. Ma se abbracciarmi ti fa sentire meglio, prego! Sono qui!” disse lui, spalancando le braccia e stampandosi un sorriso da ebete in viso. Per tutta risposta, Gong gi gli diede uno spintone, ridendo: quell’abbraccio era valido per il resto della sua vita.
“Sei da solo o c’è qualcun altro con te?”
“Mi dispiace dirtelo baby, ma…sono tutti con me!”
Il volto della ragazza si illuminò improvvisamente: finalmente sentiva il cuore un po’ più leggero.
“Se vuoi raggiungerli basta che vai in quella direz…YAH! Baby! Aspetta però!”
Gong gi non aveva tempo di aspettare: doveva vederli.
“Ragazzi! State tutti…bene?”
Sì. La ciurma stava bene. Erano schierati uno affianco all’altro, fissando tutti la stessa cosa.
“…EXID HOTEL?”
“Era quello che stavo cercando di dirti bambolina, ma sei partita in picchiata e non me ne hai dato il tempo.” la rimproverò Zico. Il capitano rimase a bocca aperta di fronte a quell’edificio maestoso che si ergeva proprio davanti a loro. Le pareti erano in pietra bianca e l’insegna incisa su un pannello di legno penzolava sopra alla porta d’entrata.
“Stai per dirci che dobbiamo entrare, non è così?” la anticipò Jun.k, sbuffando. CL lo fulminò con lo sguardo e si avviò verso l’hotel, seguita dal resto della ciurma.
“Almeno potrai farti un bagno caldo e lasciar asciugare i vestiti, no?” disse Eunhyuk, facendole cenno con il capo di seguire i suoi uomini. Gong gi abbassò lo sguardo, notando come le maniche della sua camicia gocciolassero: l’ultimate aveva ragione.
“Hyukjae…ho perso il cappello.”
Il ragazzo non poté non sorridere di fronte all’adorabile broncio del suo capitano.
“Non preoccuparti. Sei carina anche senza.” confessò poi, mordendosi il labbro per nascondere un imbarazzato sorriso.
  
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