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Autore: myqueasysmile    23/03/2017    0 recensioni
La scuola.
Il canto.
La musica.
La famiglia.
Queste sono le cose più importanti nella vita di Elisa, ragazza diciottenne dal carattere molto introverso e complicato.
Una ragazza che adora il fratello, che spera di conoscere il suo "eroe" e che ancora non ha idea di cosa sia l'amore.
Ma poi arriva lui, completamente inaspettato, che un po' alla volta le stravolge la vita.
Forse riuscirà a farsi avvicinare da lei, lei che tende ad allontanare tutti e starsene per conto suo. O forse no.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Stavo morendo di ansia. Nel giro di qualche minuto avremmo dovuto salire sul palco.
Era sabato. Era la sera del saggio del coro. E io avrei voluto smaterializzarmi e andarmene da tutt'altra parte...

«Sei nervosa?». Sobbalzai. Non mi aspettavo che qualcuno mi rivolgesse la parola. Mi ero rintanata in un angolino della piccola saletta dove stavamo aspettando e cercavo di calmarmi un po'.
Alzai lo sguardo sul prof arrivato accanto a me, poi mi guardai intorno per vedere se qualcuno ci stesse ascoltando «Una volta mi hai detto che mi capivi solo guardandomi, quindi, se è ancora così, credo che tu lo sappia» risposi tornando a fissarmi le mani.
«È ancora così, per questo sono venuto qui a tranquillizzarti» replicò lui.
«Bene, non credo che ce la farai» dissi sicura.
«Come vuoi, ma ti ripeto che le prove sono andate benissimo e stasera andrà altrettanto bene. Adesso andiamo che è ora!» concluse precedendomi verso il corridoio.

Il resto passò così veloce mentre ero concentrata a cantare, che nemmeno me ne resi conto. L'ansia mentre cantavo era pian piano sparita, soprattutto perché stavo immaginando di cantare su un prato verde senza nessuno che mi guardardasse.
In alcune canzoni lasciai il posto agli altri solisti, e in men che non si dica era tutto finito.

Scesi dal palco e quasi andai a sbattere contro mio fratello che mi stava aspettando.
«Grande sorellina!» esclamò stringendomi in un abbraccio.
Sorrisi «Ho cantato bene?».
«Benissimo» rispose. Poi aggiunse sottovoce «tu non hai visto quanto era felice Gabriele!».
Sorrisi tra me e me. Mi faceva piacere sentire queste parole.

In quel momento lui ci raggiunse «Brava Elisa, sei stata fantastica!».
Arrossii «Grazie».
«Tieni Marco, ho fatto!» aggiunse restituendogli il suo telefono e facendogli un cenno d'intesa.
«Come ti è sembrato?» chiese poi passandosi una mano tra i capelli. Era nervoso?
«Bellissimo, hai fatto un ottimo lavoro amico!» rispose mio fratello dandogli una pacca sulla spalla «non avevo dubbi».
L'altro sorrise, rassicurato. A quanto pareva ci teneva molto all'opinione di mio fratello.

Li ascoltai parlare per un po', finché non sentii la mia tasca vibrare. Tirai fuori il telefono e quasi mi venne un colpo.
Un messaggio di Mika.
Mika?
Forse era il mio telefono che dava i numeri... Mika non mi avrebbe mai scritto!
Aprii whatsapp. E invece sì, era proprio lui!

"Hey Elisa! Io ho appena visto te cantare Happy Ending, è stato great. I loved it so much, tua voce è super! E tu sei adorable 😊"

Lo rilessi tre volte per accertarmi che avessi capito bene, poi pensai a cosa rispondergli. Il tutto mentre il cuore tentava di uscirmi dal petto...

"Ciao Mika. Grazie mille, ma non capisco... dove mi hai vista?"

Risposi, dopo aver scritto e ricancellato una mezza decina di volte.
Aspettai, piena di ansia, mentre il "sta scrivendo..." continuava a comparire in alto.

"Oh, il tuo ragazo ha mandato me un video. He's very sweet on you!"

Fissai lo schermo, poi alzai gli occhi e scrutai i due ragazzi davanti a me.
«Prof?» chiesi interrompendoli.
Lui mi guardò.
«Si può sapere perché hai mandato un video a Mika? Che tra l'altro tu non hai...» mi bloccai facendo una smorfia «ah, certo! Col telefono di Marco!».
«Ti ha scritto?» chiese il prof.
Annuii. «E chissà perché è convinto che tu sia il mio ragazzo... cosa gli hai detto?» chiesi arrossendo.
Lui si strinse nelle spalle «Niente, cosa ti ha detto?».
«Mi ha fatto i complimenti, ma potevi fare anche a meno di mandarglielo» risposi.
Lui fece un sorrisetto.

"Lui non è il mio ragazzo, è il mio insegnante di musica e un amico di Marco... Ma comunque grazie mille, mi hai fatto felice! 😊"

Risposi mentre i due tornavano a parlare tra loro.
Inutile dire quanto mi sentissi emozionata. Insomma, mica capita tutti i giorni di ricevere un messaggio dal tuo eroe, che per di più ti fa i complimenti!

-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-:-

Le ultime due settimane di scuola erano passate.
Ma mentre tutti gli altri si trovavano già in vacanza, io avevo passato un'altra settimana a studiare. Pedagogia per la seconda prova; storia, filosofia, inglese e matematica per la terza. Per la prima ci sarebbe solo voluta una buona dose di fortuna...
E insomma, anche gli scritti poi erano andati. Anche abbastanza bene, scoprii dopo.

In quel preciso momento stavo aprendo la porta d'ingresso della scuola, per poi lasciarla richiudere alle mie spalle. Era finita!
Avevo appena finito l'orale, e mi sembrava fosse andato anche abbastanza bene, tutto sommato.
Mi sentivo il sorriso sulle labbra! Ero felice!!

Arrivai a casa e raccontai tutto, per filo e per segno, ai miei e a Marco. Ripensandoci, era stato abbastanza sereno... non come i professori me lo avevano fatto immaginare. Be', meglio così!
Ora restava da aspettare l'uscita dei risultati.

«Eli! Oggi vado da Gabriele, ci sono anche gli altri... vuoi venire? Così festeggiamo la tua maturità!» mi chiese Marco appena finii di aiutare la mamma a spreparare la tavola.
Alzai gli occhi «No, sono tuoi amici, mica miei!».
Lui sbuffò «Ma ti piacciono, e poi loro insistono per vederti... cosa che sinceramente mi dovrebbe preoccupare».
«Ma figurati, cosa mai dovrebbe preoccuparti?» risposi ridendo.
«Be', tu sei una bella ragazza, e loro sono maschi» sottolineò lui.
Lo guardai alzando un sopracciglio.

«Comunque, ci vieni vero? Giochiamo un po', ci divertiamo... fallo per me!» insistette ancora lui.
Alzai gli occhi al cielo «E va bene!».
Lui esultò, e io andai a prepararmi. A Marco non sarei mai riuscita a dire di no...

«Eccola la nostra diplomata!» esclamò Tommaso appena entrammo in casa di Gabriele venendo a darmi due baci sulle guance.
«Grande!» disse poi Daniel dandomi il cinque.
Sorrisi «Grazie!».
Poi i miei occhi si posarono sul prof, o meglio, sul mio ex-prof. E cavolo, il mio cuore mi risuonò così forte nel petto, che quasi ebbi paura che loro lo sentissero.
Distolsi a fatica gli occhi dal suo fisico perfetto, per poi finire incatenata dal suo sguardo.
Ops, forse se n'era accorto!

Ma lui sorrise avvicinandosi e mi strinse in un abbraccio, avvolgendomi con il suo profumo.
«Brava, piccola solitaria» mormorò mentre gli altri salutavano Marco.
«Non lo so ancora come è andata» commentai quando lui si allontanò leggermente.
«Scommetto che è andata bene, ne sono sicuro» mi rassicurò lui.
«Speriamo, e grazie per tutto!» risposi.
Lui sorrise, poi lanciò un'occhiata ai suoi amici.
Dopo un attimo mi si avvicinò di nuovo.
«Comunque piaci a Tommi, ne sono sicuro» mi sussurrò all'orecchio, facendomi venire i brividi.

«E come faresti ad esserne sicuro?» chiesi scrutandolo.
«Basta vedere come ti guarda, e poi mi ha chiesto il tuo numero... più chiaro di così!» rispose lui facendo una smorfia.
Io arrossii «E glielo hai dato?».
Lui scosse la testa.
«Bene, è un bel tipo, ma sarebbe imbarazzante uscire con lui».
«Perché?».
«Perché non so esattamente di che anno sia, ma già Marco ne ha 7 più di me... E la mia esperienza ammonta a zero, lo sai» spiegai guardando Tommaso che parlava con Matteo.

«È dello stesso anno di Marco, sono io il più vecchio. Comunque la differenza d'età non è così importante, quello che conta davvero è quello che provi per l'altra persona» replicò cercando il mio sguardo.

Sospirai «Lo so, ma lui non mi fa venire la tachicardia. Mi piace, ma non così tanto...».
Era qualcun'altro in effetti a farmi venire la tachicardia e le farfalle nello stomaco. Cosa che finora non avevo mai provato, ma adesso sapevo bene come ci si sentiva.
«Comunque non dirlo a Marco» continuai.
Poi raggiunsi gli altri quattro e salutai Matteo che ancora non avevo salutato.

«Andiamo giù?» chiese Daniel, mentre Spark mi raggiungeva e cominciava a strofinarsi sulle mie gambe.
Lo presi in braccio e seguii gli altri giù per le scale.
«Spark, sei un ruffiano!» disse il prof facendogli una carezza, mentre mi passava affianco.
Mi accorsi però che non potevo più pensare a lui come al "prof". Non lo era più. Avrei dovuto chiamarlo per nome, cosa che finora non avevo mai fatto... era un modo per ricordarmi la differenza e la distanza tra noi e i nostri mondi.

Mi sistemai vicino al calcetto con il micio in braccio, mentre gli altri cinque decidevano chi giocava e chi no. Cominciarono Daniel e Matteo contro Marco e Gabriele. Ecco! Mi faceva già strano riferirmi a lui con il suo nome...
Tommaso si mise di fianco a me, a guardare la partita. Forse un po' più vicino del normale.
Incrociai gli occhi azzurri, e il sopracciglio alzato. Ok, forse aveva ragione lui.

Seguii la partita, assistendo alla vittoria della mia squadra preferita. Non c'erano dubbi su quale fosse, ovviamente.
Poi cambiarono squadre e insistettero affinché giocassi anch'io. Finii in squadra con Marco, contro Tommaso e Daniel.

«Eeeeeh, grande Eliii!» esclamò mio fratello dandomi il cinque. A metà partita eravamo in svantaggio, ma poi in quattro e quattr'otto avevamo recuperato, vincendo.
Sorrisi, poi tornai da Spark che stava comodamente stravaccato sulle braccia del suo padrone. Restai vicino a lui, mentre gli altri quattro iniziavano un'altra partita.
«Lo vuoi tu?» mi chiese indicando il gatto con la testa.
«No, guarda come sta bene lì» risposi accarezzandolo, poi mi chinai leggermente e gli stampai un bacino sulla testolina pelosa.

«Però! Essere un gatto ha i suoi vantaggi» constatò lui facendo un sorrisetto.
Lo fissai «Sei geloso?» mormorai divertita.
«Mah, essendo il suo padrone dovrei ricevere lo stesso trattamento, non credi?» sussurrò con una luce negli occhi.
Risi «Tu passi tranquillamente dall'essere serio, a mettermi in situazioni assurde. Non so mai se stai scherzando o no, quando mi dici certe cose».
Lui sorrise «Chi lo sa, forse sì forse no. Ma io non rischierei».

«Che dici Spark? Lo devo fare o no? Muovi una volta la coda per il sì, due per il no» dissi avendo notato che quasi sempre quando muoveva la coda lo faceva due volte di seguito.
Lo guardammo e dopo qualche secondo lo fece. Cavolo! Una volta!
Guardai il suo padrone, che mi fissava con aria di vittoria.
Alzai gli occhi al cielo, poi mi avvicinai e gli posai un bacio sulla guancia.
«Grazie, e grazie a Spark. Lui sì che ha capito tutto!».

«Tommi, concentrati sulla partita!» esclamò Matteo. Mi girai verso di loro.
«È quello che sto facendo» mormorò l'altro.
«Mica tanto» replicò il moro.
«Vedi, te l'avevo detto» sussurrò una voce nel mio orecchio facendomi sobbalzare.
Mi voltai e lo fulminai con lo sguardo «Ma devi per forza farmi prendere un infarto ogni volta? Avvisami quando ti avvicini senza fare rumore. Prima o poi muoio».
Lui si mise a ridere.

Tornai a guardare la partita cercando di non pensare a lui. Cosa molto difficile, dato che ormai mi si era definitivamente impresso nella testa.
  
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