Anime & Manga > Dragon Ball
Segui la storia  |       
Autore: 9dolina0    23/03/2017    3 recensioni
«Il futuro di Chichi è drammaticamente avvolto da una coltre di nebbia attraverso la quale i miei poteri non possono penetrare. Vedo i malvagi incombere sul suo regno; vedo il sangue scorrere lentamente lungo le terre di Furipan e contaminare il vostro fiume; ma non posso vedere cosa ne sarà esattamente di vostra figlia. Perderà, usurpata dai malvagi, il controllo delle sfere del drago, ma che lei sopravviva o meno alla venuta di quegli esseri non posso in alcun modo saperlo. Tuttavia, riesco distintamente a scorgere accanto a lei la figura di un giovane forte e valoroso. Non so chi sia, né da dove venga, né se sarà davvero in grado di proteggerla. Cerca quel giovane e spera che possa davvero fare qualcosa. Ma sta’ attento a non confondere il designato con un malintenzionato: il destino di tua figlia potrebbe essere nelle sue mani.»
Amore, lotta, usurpazione e sentimenti...
Un destino da cambiare e una principessa da salvare.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Bulma, Chichi, Goku | Coppie: Bulma/Vegeta, Bulma/Yamcha, Chichi/Goku
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Uomini traditi

Capitolo XXI – Uomini traditi


Mentre sentiva le labbra umide di Kakaroth premute con forza contro le sue, Chichi pensò di non essere ancora del tutto pronta a ciò che di lì a poco sarebbe sicuramente successo; eppure, la sua volontà non era forte abbastanza da mettere a tacere il formicolio e le vibrazioni che si stavano espandendo lungo il suo giovane corpo.
Fare l’amore per la prima volta nella vita con un essere tanto riprovevole sarebbe stata un’onta che la bella principessa non avrebbe mai potuto cancellare, ma il suo cuore batteva all’impazzata ogni qualvolta il suo famigerato protettore incrociava con gli occhi lo sguardo riluttante di lei, e per quanto ella avesse tentato per settimane di ignorare quello stupido muscolo, esso tornava puntualmente a tradirla e a farle ricordare di essere una donna prima ancora che la sovrana di un regno allo sbaraglio.
Ecco perché, ormai avvinta da tutti i contraddittori dubbi che le si stavano moltiplicando nell’anima, Chichi preferì non opporsi a quel bacio per nulla casto che il guerriero le stava donando.
Aveva un debole per lui; forse ne era addirittura innamorata.
E se così fosse stato, avrebbe dovuto trovare il coraggio di ammetterlo il prima possibile almeno con sé stessa.

Kakaroth sembrava tutt’altro che intenzionato a lasciarsela scappare.
Si mise sopra di lei, lasciandola di fatto sdraiata a letto, nella stessa posizione in cui l’aveva trovata appena messo piede in quella camera.
Era da tempo che fantasticava su quella la notte, sulla notte in cui finalmente avrebbe avuto la possibilità di far sua la bella principessa di Furipan.
In fondo, lui era pur sempre un uomo e non si potevano ignorare chissà quanto a lungo certi bisogni.
Già.
Ma perché si era fissato proprio con Chichi?
Fisicamente era un tipetto interessante, certo; ma di belle ragazze in giro su quel pianeta ce n’erano a bizzeffe. Da quando aveva conosciuto lei, però, la mente di Kakaroth era stata completamente soggiogata da quella giovane donna tanto forte e sfrontata.
La ammirava, forse perché Chichi non aveva mai abbassato la testa di fronte alle sue minacce e aveva dimostrato di avere una forza spirituale forse addirittura maggiore della sua.
E chissà quali altre doti nascoste nascondeva.
Kakaroth non aveva mai fatto mistero di volerla fare sua e glielo aveva dimostrato più volte baciandola; dal canto suo, Chichi non aveva mai mostrato alcuna ritrosia nei confronti dei gesti impudici del suo protettore. Il saiyan sapeva che la principessa non aveva ancora concesso ad alcuno le sue grazie e il fatto che lui fosse il primo lo eccitava ancora di più.
E lo rendeva, chissà perché, orgoglioso.
Più pensava alla verginità di Chichi e più il suo bacio diventava passionale.
La sua non era semplice necessità di fare sesso: no; il suo era un bisogno sconsiderato di avere lei e di farglielo capire.

La stretta alla quale Goku l’aveva avvinghiata non le avrebbe lasciato alcuna via di scampo. Era come se quel saiyan temesse che lei potesse sottrarsi a quell’amplesso venturo e volesse impedirglielo con forza. Chichi non avrebbe avuto alcuna possibilità di fuggire o di ribaltare quella posizione se il guerriero non glielo avesse concesso; tuttavia, essere lì sotto di lui, a godere delle sue sfrontate mani e di quel bacio così passionale le piaceva e, per una volta in vita sua, si disse che avrebbe dovuto lasciare da parte la razionalità e assecondare gli spasmi del suo cuore.
Ai sensi di colpa, semmai fossero sopraggiunti, avrebbe pensato dopo.
Goku baciava da dio, o forse le sembrava così perché quello era il suo primo vero approccio intimo con un ragazzo. Non le stava facendo alcun male, anzi pareva proprio che egli si stesse impegnando per essere il più delicato possibile.
Delicato, certo, ma al contempo determinato nel voler portare a termine quanto iniziato.
Lei ricambiò quel bacio come meglio poteva, senza però celare del tutto la sua inesperienza.
Non si oppose nemmeno quando le mani del saiyan andarono a lambire il suo corpo, insinuandosi sotto i vestiti, tra le cavità più nascoste di Chichi. Lei si muoveva di rimando, assecondando i gesti del guerriero e semplificandogli la strada.
Le piaceva, e ancor più si accorse che le piaceva partecipare a quel gioco velatamente erotico avviato da Kakaroth. Anche lei iniziò a toccarlo, prima timidamente portando le sue mani ancora incerte attorno al collo del saiyan, poi lasciandole scivolare sempre più giù, seguendo gli stessi movimenti che il guerriero disegnava sul corpo fremente e caldo di lei.
Ebbe un fremito incontrollato quando avvertì chiaramente le dita di Goku insinuarsi tra gli slip, andando a stuzzicare la parte più intima e femminile di lei. Se razionalmente la ragazza pensò che avrebbe dovuto chiudere le gambe, l’istinto la portò a fare l’esatto contrario, facilitando al saiyan la penetrazione con le dita. Chichi ebbe un primo assaggio di quanto potesse essere profonda quella parte di lei, quel luogo celato e quasi mistico che non ebbe mai il coraggio di violare nemmeno con le sue stesse mani.
Il gemito di piacere che uscì dalla sua bocca, ancora impegnata nel caldo e passionale bacio di Kakaroth, fu colto dal saiyan come un solerte invito a continuare e ad andare più a fondo.
Lo fece, e penetrò di nuovo, e ancora, la principessa con le dita, scoprendosi poi il membro avvolto dalla candida mano della ragazza.
Gli abiti che entrambi ancora avevano addosso furono improvvisamente di troppo e Kakaroth provvide subito a denudare prima la sua amante e poi sé stesso, togliendo definitivamente l’ultima labile barriera che ancora separava i loro corpi.

«Mi farai impazzire, Chichi, tu e la tua dannata bocca.»

«A me pare che tu sia già impazzit… Ah!»

La stretta della principessa attorno al corpo di Goku si fece immediatamente più forte quando ella percepì il membro del ragazzo farsi strada tra le sue gambe, nel tentativo di insinuarsi più a fondo che potesse.
Provò dolore, ma nulla in confronto a quanto quel maledetto guerriero le avesse fatto sentire durante i loro allenamenti. Si fece forza e resistette, senza cercare di respingerlo.
Aveva sopportato pene ben peggiori nella sua vita e non avrebbe certamente desistito di fronte al primo approccio sessuale della sua giovinezza.
Gli spasmi di dolore mutarono
lentamente in fitte di piacere a mano a mano che il saiyan riusciva ad andare più a fondo.
Era una bella sensazione, tutto sommato, molto meno traumatica di quanto avesse immaginato.
Muoversi seguendo i ritmi e le spinte del saiyan le sembrava quanto di più naturale ci fosse al mondo e, sebbene fosse razionalmente assurdo, sentiva che in quel momento non avrebbe voluto essere da nessun’altra parte.
Godette e gemette fino alla fine, quando il saiyan si divincolò dalla femminilità della ragazza e riversò sul corpo caldo ed eccitato di lei il prodotto del suo piacere orgasmico.

Il silenzio che seguì, interrotto soltanto dai respiri affannati dei due amanti, non fu che l’adeguata cornice di un abbraccio sincero e desiderato da entrambi.
Anche se con estrema delicatezza, i due giovani continuarono ad accarezzarsi vicendevolmente, godendo dell’inusuale sensazione di appagamento provato.
Chichi affondò il viso tra la spalla e la clavicola del saiyan, continuando a elargire qualche piccolo bacio. Di tanto in tanto alzava gli occhi verso il volto del ragazzo, meravigliandosi di quanto esso apparisse ancora dannatamente bello e affascinante, nonostante ella avesse già saziato il suo inconscio – o forse no – desiderio di fare l’amore con il suo protettore.
Pensava che, una volta fatto, la magnetica attrazione nei confronti di Kakaroth si sarebbe spenta, o quanto meno affievolita; si scoprì, invece, ancora più presa da lui.
Inutile continuare a girarci attorno: si era innamorata.


***


«Giumaho, dobbiamo parlare.»

Mamanu non avrebbe voluto arrivare a tanto, o, per lo meno, non avrebbe voluto farlo così presto; ma ormai Chichi aveva scoperto tutto e di sicuro non avrebbe retto il gioco della sua matrigna.
Quella era stata in assoluto la giornata peggiore della sua vita e ritrovarsi lì, in quella che per anni era stata la camera da letto che condivideva con il marito, le dava una strana inquietudine.
O, forse, erano semplicemente i sensi di colpa.
Da quando Napa era uscito di corsa dal laboratorio per andare a parlare con Bardack, nessun saiyan si era più preoccupato della loro presenza. Era come se lei, Crilin, Giumaho e persino Condor e le sfere del drago avessero immediatamente perso tutta la loro importanza.
Lei stessa aveva incrociato l’energumeno saiyan d’élite un paio di volte tra i corridoi, ma quell’uomo non aveva mostrato il benché minimo interesse nei suoi confronti. Sembrava, anzi, che tutte le sue priorità fossero improvvisamente cambiate.
Di che cosa avevano parlato lui e Bardack?
E che fine avevano fatto Vegeta e Kakaroth?
L’imprevisto volgere degli eventi doveva aver spiazzato persino Napa; tuttavia ella non capiva quale fosse esattamente la fonte della sua preoccupazione. Quel guerriero non si era mai preoccupato più di tanto dei movimenti del suo principe, né si era volutamente invischiato nella questione delle sfere del drago. Piuttosto, egli si era limitato a reperire forza-lavoro e a dirigere i lavori di ampliamento della città di Furipan. Pareva che lo sviluppo di quel regno tutto sommato relativamente piccolo stesse a cuore a Napa ben più del potere stesso. D’altra parte, per quel poco che aveva avuto modo di conoscerlo, Mamanu aveva colto il timore reverenziale del saiyan d’élite nei confronti di Vegeta ed era convinta del fatto che egli non avrebbe mai ambito a un potere maggiore di quello conferitogli dal suo stesso sovrano.
Viveva e lavorava per compiacere Vegeta,
punto.
Non aveva altre mire o pretese.
Peccato, però, che il suo adorato capo non lo avesse capito e che anzi avesse sottovalutato parecchio cotanta reverenza. Napa pareva punto nell’orgoglio, come un cucciolo tradito dal proprio padre e, qualunque fosse la causa di quell’inconsueto stato d’animo, Mamanu sperava proprio che quest’ultima non diventasse un’ulteriore grosso problema.

«Di che cosa, mia cara?»

La risposta di Giumaho riportò Mamanu alla realtà, accantonando momentaneamente Napa.
Già, di che cosa dovevano parlare?
L’oggetto in questione, in realtà, era un
chi.

«Ascoltami,» disse la donna, chiudendosi la porta della camera alle spalle e sedendosi sulla sua poltroncina, «io… Io ho commesso diversi errori in queste ultime settimane. Non voglio tentare di giustificarmi e non lo farò, ma ci tengo a chiarire tutto il prima possibile, prima che sia qualcun altro a informarti.»

Lo sguardo perplesso che Giumaho elargì a sua moglie, gelò la donna all’istante. Come aveva immaginato, suo marito non aveva sospettato nulla.
Dal canto suo, lo
stregone del toro non sapeva assolutamente come ribattere. Aveva sbagliato a isolarsi tra le mura della sua stanza per tutto quel tempo senza mai tentare di aiutare la sua famiglia a risolvere i vari problemi. Era stato un vigliacco, al contrario di Chichi e Mamanu che, magari commettendo errori, avevano comunque guardato in faccia la realtà e affrontato i malvagi nei limiti delle loro possibilità.
Che cosa poteva aver combinato Mamanu di tanto grave?
Che in qualche modo avesse favorito l’ascesa degli invasori?
Se anche fosse stato così, Giumaho sapeva perfettamente che quella donna, da sola, non avrebbe potuto far nulla per impedire una cosa del genere.

«Non tormentarti in questo modo, mia cara. Leggo tanta angoscia nel tuo sguardo ma, qualunque cosa sia successa, ti aiuterò a venirne fuori.»

«No, Giumaho, tu non puoi proprio fare niente, a parte iniziare a odiarmi come già fa Chichi.»

L’uomo si incupì ulteriormente.
Perché sua moglie era arrivata a pensare una cosa del genere?
Lui non aveva mai odiato nessuno in vita sua e, nel profondo del suo cuore, sapeva che neanche sua figlia era capace di provare un simile sentimento. Mamanu doveva essere davvero scossa se era era giunta a una simile conclusione, ma la cosa che lo impensieriva di più era che evidentemente Chichi gliene aveva dato modo.

«È successo qualcosa con mia figlia? Avete discusso?»

«Oh, no, ti prego... Non mettere in mezzo la principessa! Lei non c’entra niente. L’unica colpevole sono io. È di me che dobbiamo parlare. Di me e… di noi due. Il nostro matrimonio non funziona, Giumaho. Non ha mai funzionato. Anche se abbiamo sempre fatto finta di niente, sappiamo benissimo entrambi che...»

Il pianto dirotto in cui Mamanu si lasciò andare interruppe un argomento per lei fin troppo duro da affrontare. In vita sua non aveva mai avuto il coraggio di ammettere ciò che ora stava sentenziando, né aveva mai lasciato che dalla sua bocca uscissero discorsi compromettenti come se fossero un fiume in piena.
Ma non poteva permettersi di continuare a mentire e, soprattutto,
di ignorare quelle che erano le sue pulsioni. Lei era innamorata… Innamorata, accidenti! Bardack le aveva completamente stravolto l’esistenza e Mamanu non voleva assolutamente rischiare di mandare all’aria l’unico vera relazione sentimentale che l’avesse mai vista coinvolta.
Poco contava che magari al generale non importasse niente di lei: avrebbe comunque corso il rischio di sentirselo dire e di mandare all’aria sia la tresca con Bardack che il matrimonio con Giumaho, pur di riuscire a liberarsi dei ruoli impostigli dalla società e di vivere secondo le sue libere scelte.

«Sappiamo benissimo entrambi,» riprese, «che tra noi non c’è niente di più che una sincera stima reciproca e dell’affetto. Tu mi hai dato tutto, Giumaho, e nei miei riguardi ti sei sempre comportato da vero gentiluomo; ma io non ti amo, non ti ho mai amato. L’ho capito quando i malvagi – come ancora li chiami tu – sono giunti qui a Furipan. E io… Io ti ho tradito.»

«Tu… cosa!?»

In quel momento fu come se il mondo gli fosse crollato addosso.
Lo
stregone del toro venne colpito da una sorta di fulmine a ciel sereno, ma ben più doloroso e beffardo. Se l’era cercata, in fondo. Aveva lasciato sua moglie e il suo regno in balia di un gruppetto ben assortito di depravati venuti da chissà quale parte dell’Universo per rinchiudersi a meditare fra quattro stupide mura, sperando che Baba tornasse a risolvere i suoi problemi.
E intanto aveva costretto Mamanu e Chichi ad affrontarli da sole, rifiutandosi di dar loro una mano.
La sua consorte aveva già provato una volta a parlare con lui, nel tentativo di fargli assumere le proprie responsabilità; aveva anche accennato a un rapporto ambiguo tra Chichi e Son Goku. Tuttavia, ella si era ben guardata dal dirgli che nel frattempo stava intrattenendo una relazione clandestina con qualcuno.
Con chi, poi?
Si era forse invaghita di un suddito del regno?
Giumaho sapeva che erano molti gli uomini spudorati che in un passato più o meno recente avevano fatto la corte alla sua affascinante moglie. Mai prima di allora, però, ella aveva ceduto.
E se invece Mamanu si fosse invaghita di uno dei guerrieri partecipanti al torneo di arti marziali?
Da quel che ne sapeva lui, erano rimasti tutti, o quasi, a Furipan dopo l’arrivo dei
malvagi.

«Moglie mia, vuoi dire che tu… tu...»

«Sì, Giumaho. Ho una relazione con un altro uomo.»

Il silenzio che seguì venne interrotto solamente da un appena sussurrato mi dispiace da parte di Mamanu. Ella sperava che lui le chiedesse chi fosse il suo amante, ma il marito pareva fin troppo sotto shock da poter continuare quella conversazione.
Non se lo aspettava.
Giumaho non aveva mai dubitato della fedeltà di sua moglie
e, purtroppo, aveva fatto male.

L’uomo cercò di ricomporsi, di trattenere le lacrime che gli stavano gonfiando gli occhi.
Non poteva avere una crisi in quel momento, non dopo che sua moglie aveva dimostrato di essere molto meno vile e codarda di lui. Perché, tutto sommato, almeno lei aveva avuto il coraggio di confessare e di assumersi le proprie colpe con il rischio di una ritorsione.

«Ho capito, Mamanu. Quanto è importante per te questa persona?»

Ecco, quella era proprio la reazione che la donna non avrebbe voluto.
Compassione.
La meritava?
Certo che no; ma pareva proprio che Giumaho non avesse intenzione di perdere le staffe nemmeno dopo aver scoperto il tradimento da parte sua.

«Sì, lo è. Credo… credo di essermi innamorata di lui,» ammise senza mezzi termini, mantenendo però lo sguardo basso.

«Oh.»

«Mi dispiace, non sono stata abbastanza forte da resistere.»

Lo stregone del toro si alzò dal letto e si diresse verso la finestra, dando le spalle alla consorte.
In realtà, lui non aveva mai immaginato che Mamanu si sentisse costretta a stare con lui e che addirittura lei non lo avesse mai amato. Come le era passato per la testa, poi, che per lui fosse la stessa cosa? Giumaho era totalmente devoto a sua moglie e l’amava con tutto sé stesso. Non le aveva mai fatto mancare niente, l’aveva trattata come e meglio di una regina, l’aveva sempre lasciata libera di coltivare le sue passioni.
Certo, il rapporto con Chichi era pessimo; lo era sempre stato.
Nonostante i suoi tentativi di mettere un freno all’astio che sua figlia provava nei riguardi della matrigna, Giumaho non era mai riuscito a far avvicinare realmente le due donne e, davvero, di ciò non si capacitava affatto.
La principessa aveva sempre avuto un carattere molto forte – acuito, probabilmente, dal senso di responsabilità che ella sentiva gravare sulle proprie spalle in quanto erede del regno di Furipan – ma con nessuno mai aveva intrattenuto rapporti tanto poco civili come con Mamanu. Egli sapeva che a sua moglie era sempre pesata molto questa situazione e che il fatto di non essere accettata da Chichi le creava disagio e sconforto.
Possibile però che a Mamanu
desse noia a tal punto da finire, poco a poco, col rifiutare persino suo marito e da credere di non averlo mai amato?
Perché, ne era convinto, ella aveva mentito sui suoi veri sentimenti.

«D’accordo Mamanu,» proferì in tono rassegnato, ormai incapace di trattenere le sue timide lacrime, «io credo che tutta questa situazione ti abbia sconvolta, e probabilmente adesso sei molto confusa.»

«No, Giumaho, accidenti! Non c’entra niente la confusione.»

«Ti prego, mia cara, lasciami finire. Voglio dire che, dato che ci troviamo in una situazione d’emergenza e che io non mi sono assunto le mie responsabilità per tutto ciò, è normale che tu ti senta delusa e che credi che la soluzione migliore sia trovare conforto tra le braccia di un altro uomo; ma, ne sono sicuro, quando tutto si sistemerà e i malvagi saranno tornati sul loro pianeta, troveremo di nuovo il nostro equilibrio.»

Mamanu avrebbe voluto urlare.
No, Giumaho non aveva capito niente.
O non voleva rassegnarsi all’evidenza.
Il loro matrimonio non stava attraversando semplicemente una crisi passeggera:
la verità era che lei in quell’unione contrattuale si era sempre sentita prigioniera. Mai avrebbe potuto negare quanto rispetto il marito le avesse portato, ma lei non aveva mai scelto di sposarlo e sebbene lui non le avesse mai fatto mancare nulla, Mamanu non avrebbe mai potuto definire felice la loro unione.
Per lo meno, dal suo punto di vista.
Forse era stata troppo insensibile nel pensare che anche per lui potesse essere la stessa cosa, ma in ogni caso, un matrimonio in cui l’amore fosse a senso unico non avrebbe comunque potuto funzionare.
E poi… Perché mai i
malvagi sarebbero dovuti tornare sul loro pianeta?
Da quel poco che aveva intuito – ed era certo di averci visto giusto – sia Kakaroth che Vegeta stavano seriamente prendendo in considerazione l’ipotesi di stabilirsi sulla Terra.
Certo, Mamanu non poteva assolutamente essere sicura del fatto che Bardack avrebbe fatto lo stesso – d’altra parte, ancora non sapeva se lei fosse una motivazione sufficientemente forte per prendere una simile decisione – ma era molto probabile che, alla fine, egli
avrebbe seguito suo figlio e il principe.
Sempre ammesso che quei due maledetti ragazzi non si ammazzassero tra di loro.

«Giumaho, tu – ahimé – non hai la più pallida idea di come e quanto siano cambiate le cose in queste ultime settimane. Non basterà l’eventuale partenza dei malvagi per rimettere tutto a posto perché ormai ho la certezza di non voler più rivestire il ruolo di tua consorte e perché, a essere sincera, nutro parecchi dubbi sul fatto che i saiyan se ne andranno via da Furipan tanto presto.»

«Perché devi dire queste cose, Mamanu? Mi dispiace, ma non ci credo. Non riesco davvero a pensare che da un momento all’altro tu ti sia resa conto di non amarmi più. Non sono cose che si scoprono dall’oggi al domani, queste; e tu sei una donna abbastanza intelligente da capire che non mi farò abbindolare da simili scuse. È solo un periodo, Mamanu, un brutto ma passeggero periodo. Passerà, vedrai.»

Nel dire ciò, Giumaho si era di nuovo voltato verso la moglie e le aveva stretto con dolcezza le mani.
Ella, dal canto suo, accennò un
no con la testa, ormai incapace di trattenere il secondo pianto.
Suo marito l’amava più di quanto si aspettasse
e lei non aveva alcuna intenzione di rinunciare a Bardack.


***


«Preferisci del pollo arrosto o una bella braciola di maiale?»

«Co… Come?»

«Dicevo, Yamcha, che cosa ti piacerebbe mangiare? Pollo o maiale?»

«Ah, certo, mi scusi signora Brief. Be’, ecco… prepari pure ciò vuole lei, per me è indifferente.»

L’allievo di Muten era decisamente sovrappensiero.
Aveva seguito il consiglio di Chichi e si era precipitato verso la Capsule Corporation sperando di riuscire a intercettare Bulma, ma purtroppo era arrivato tardi.
La sua fidanzata, a detta della sua strampalata madre, se n’era già andata da un pezzo con il suo bell’elicottero in compagnia di due baldi giovani a lei totalmente sconosciuti.
Per la verità, la gentile signora ci aveva tenuto a precisare che uno dei due uomini era abbastanza maturo, ma comunque rimaneva pur sempre un gran bel vedere.
Non si trattava di Napa, insomma.
Yamcha ci mise poco a capire che i due tizi in questione non erano altri che Vegeta e Bardack; ciò che lo impensieriva era il fatto che Bulma fosse stata costretta a seguirli chissà dove.
La madre della scienziata non aveva saputo dire molto di più e il dottor Brief nemmeno si era accorto del secondo uomo.
Il generale, evidentemente, doveva essere giunto lì dopo il principe.
Nonostante i vari tentativi di telefonare alla sua fidanzata, ella non aveva mai risposto.
L’allievo di Muten era seriamente preoccupato per lei ma non aveva davvero idea di come fare per riuscire a trovarla.

«Eccoti qua il pollo, ragazzo.»

«Ah, grazie mille, signora.»

Il giovane prese a giocare con la forchetta, ingurgitando qualche boccone di tanto in tanto, solo per non fare brutta figura con i genitori di Bulma; ma la verità era che il suo stomaco era quasi completamente chiuso.
La preoccupazione lo stava divorando.
A impensierirlo di più, tra l’altro, era il fatto che non sapeva fino a che punto Bulma fosse
stata consenziente nel seguire il principe dei saiyan. C’era qualcosa di strano nella sua fidanzata, qualcosa che a lui non tornava. Egli ricordava benissimo quanto lei lo avesse trattato male la sera in cui si intrufolò nel castello di Furipan. Lo aveva accusato di essere un vigliacco e temeva che il suo gesto sconsiderato potesse metterla nei guai. Nei suoi occhi c’erano astio e insolenza.
Lui e Bulma avevano litigato parecchio negli ultimi tempi e sicuramente le colpe dei loro diverbi potevano equamente essere divise tra loro; però mai Yamcha aveva dubitato del fatto che la sua fidanzata stesse seriamente rivalutando il loro rapporto.

Mai, fino a quando si era reso conto che dovunque fosse Bulma c’era anche Vegeta.

«Yamcha, ti vedo pensieroso. Va tutto bene?»

Il ragazzo alzò gli occhi verso la sorridentissima signora Brief.
Quella donna s
i comportava come se vivesse in un mondo parallelo.

«Be’, non proprio, direi. Non sappiamo che fine abbia fatto Bulma e se si trovi ancora in compagnia di quei brutti ceffi. E poi, be’… Hanno anche preso il radar cerca sfere, quindi...»

«Oh, secondo me ti stai preoccupando troppo. Quei due ragazzi non mi hanno fatto per nulla una brutta impressione, sai?»

Yamcha sospirò, non nascondendo un certo disappunto.
Con la coda dell’occhio osservò il dottor Brief mentre sorseggiava una tazza di camomilla.
Il padre di Bulma era evidentemente preoccupato.
Non aveva detto una parola da quando si erano messi a tavola ed era molto probabile che nella sua testa stesse già pensando a un modo per aiutare lui e la figlia.

«Quel radar funziona davvero?»

Alla domanda del giovane, lo scienziato sollevò la testa e alzò per un attimo gli occhi al cielo.

«Sì, ahimé.»

«E non c’è nulla che si possa fare per disattivarlo a distanza?»

«Ci ho provato, ma il processo è molto lungo, e credo che ormai sia troppo tardi. Bisogna solo sperare che quel tipo non ne faccia un cattivo uso.»

«Questo è impossibile, mi creda.»

«In ogni caso, potrei lavorare a un sistema per localizzare il radar e trovare Bulma.»

A quella rivelazione, gli occhi di Yamcha si illuminarono.

«Crede davvero che sarebbe possibile?»

«Sì. E se magari ti andasse di darmi una mano, forse potremmo farcela entro domani mattina.»


CONTINUA


Angolo dell’autrice

Di nuovo, salve a tutti!
Ho finalmente terminato questo capitolo in cui Goku e Chichi sono stati i protagonisti quasi assoluti. Spero che la loro prima volta vi sia piaciuta! So di aver temporeggiato parecchio, ma d’altra parte loro sono i protagonisti e meritavano un po’ di suspance. Il titolo del capitolo, però, è dedicato agli altri personaggi che compaiono: pian piano, i tradimenti stanno venendo a galla; Mamanu lo ha confessato, Yamcha lo sta intuendo. A proposito di Mamanu, che ve ne pare della reazione di Giumaho? Come sempre, ho cercato di dare molta importanza alla caratterizzazione dei personaggi e all’introspezione, e dato che lo stregone del toro è sempre stato in disparte fino a questo momento, ho pensato di sviscerare per bene anche nella sua mente. Spero proprio che vi piaccia il risultato finale!
Come sempre, vi ringrazio per aver dedicato un po’ di tempo alla lettura del capitolo e mando un bacione a chi sarà così gentile da voler recensire.
A presto!

9dolina0

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Dragon Ball / Vai alla pagina dell'autore: 9dolina0