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Autore: Scarlet Jaeger    23/03/2017    3 recensioni
Dal capitolo 18:
"«Eh sì, io ti conosco bene…angelo sul volto, demone nel cuore!» sorrise, anche se una nuova consapevolezza e una nuova idea iniziò a farsi spazio nel cuore del colpito. Forse fu la disperazione del momento a muovere Kanon. La disperazione fa fare alla gente cose assurde…"
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Gemini Kanon, Nuovo Personaggio
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3
 
Dopo le direttive date dalla dea Atena in persona, Camus si apprestò a comunicare al suo allievo Hyoga dell’imminente partenza. Il ragazzo tuttavia non proferì parola a riguardo, annuendo semplicemente con un gesto del capo. Probabilmente aveva notato una certa urgenza nell’espressione truce sul viso dell’Acquario e si apprestò a raccogliere i suoi beni più intimi per partire, compreso il Pandora Box del Cigno di bronzo.
Così, quando i primi raggi del sole toccarono le bianche mura del Tempio, partirono alla volta della Siberia.
Hyoga non credeva di poterci tornare così inaspettatamente. Non sperava di rimettere piede nelle sue amate terre così presto. Nonostante il periodo di pace che stavano vivendo tutti i Saint, nessuno era più riuscito a fare un così grosso spostamento, lasciando Saori solo alle cure del Grande Sacerdote. E poi, l’ultima volta che aveva lasciato il Santuario per tornare a dare un saluto alla defunta madre, era scoppiata un’altra guerra. Che lui ricordasse, la più brutale e sanguinolenta. Forse non avrebbe neanche dovuto trovarsi lì, al fianco del suo maestro, come se tutte le battaglie successe nel suo passato non fossero realmente accadute. Come se fosse tornato indietro nel tempo al suo apprendistato, quando seguiva Camus in ogni dove, per apprendere tutto ciò che lui gli avrebbe insegnato. Era diligente Hyoga, e forse troppo attaccato al ricordo della madre, ma ora si sentiva un uomo diverso nonostante tutto gli sembrasse come all’ora.
« Quindi, maestro, siamo diretti in Siberia? Perché? » Si azzardò a chiedere, spezzando quel surreale silenzio che aleggiava su di loro da quando avevano messo piede fuori dal Santuario.
Il Gold Saint dal canto suo sospirò lievemente, voltando leggermente il capo verso il suo allievo. Lo osservò così intensamente, questa volta con uno sguardo che l’altro non riusciva ben a comprendere, ed annuì seriamente. Tanto valeva rivelargli i loro piani. Lo aveva voluto al suo fianco ed era quasi inutile continuare a tenergli nascosta la verità che, nell’imminenza, aveva omesso di dirgli.
« Siamo diretti nel luogo del mio allenamento. Dove ho lasciato il mio io e sono diventato un Saint al servizio della Dea Atena… e dove troveremo colei che pensavo di aver dimenticato. » Disse solamente, rivoltando il suo sguardo di fronte a sé, alla strada che stavano percorrendo.
Hyoga ci pensò un attimo sopra, colpito da quelle parole. Quante cose pensava di sapere di quell’individuo con cui aveva passato gli anni più belli della sua gioventù? Ma in verità si rese conto che di lui sapeva ben poco. Era un Gold Saint al servizio del Tempio, era il suo maestro…e poi? La sua vita per lui era un mistero e proprio in quel momento si meravigliò come in tutti quegli anni non gli avesse chiesto nulla su di lui. Non che Camus avesse risposto, questo era certo, ma lui non ci aveva neanche provato.
Come i ghiacci della sua Siberia, imponenti ed eterni, così era il suo maestro.
« Lei? » Chiese poi titubante, non sicuro che l’uomo gli avesse risposto così su due piedi a quella domanda.
Ed invece, con un altro sospiro, come se si liberasse finalmente di un peso, si fermò senza preavviso sul posto, stringendo i pugni e la mascella prima di parlare.
« Tutti noi portiamo nel cuore vicende mai dette. Anni che dopo la nostra investitura a cavalieri cerchiamo di sopprimere. I miei anni di apprendistato non sono stati così tanto tremendi. Il mio maestro era un uomo dabbene, ma non ero solo in quel percorso. Non posso dire che fossimo amici con lei, ma eravamo complici nei nostri doveri. » Finì stringendo i denti prima di continuare a parlare, ma l’impulsività di Hyoga lo precedette.
« E come mai è così preoccupato di doverla incontrare? » Chiese con tranquillità, senza malizia alcuna, ma quella domanda innocente scosse l’orgoglio del Saint.
« Io non sono preoccupato! » Ribadì alzando la voce, gesto piuttosto strano da parte sua e quando se ne accorse cercò di correre ai ripari, vista l’espressione confusa del Cigno.
« È solo una persona che avevo dimenticato. A nessuno di noi piacerebbe tornare indietro sui suoi passi. » Concluse semplicemente, riprendendo a camminare.
Il biondo rimase fermo al suo posto ad osservare l’andamento spedito del maestro, osservandone le spalle ferme e la posizione eretta e possente. Quel quadro però gli strappò un sorriso, che si portò con lui fino a che non gli fu di nuovo accanto.
« Ne eravate innamorato? »
Quella domanda così diretta fece sgranare gli occhi all’Acquario e chiedersi come il biondino avesse potuto covare una conclusione del genere.
« No. Come ti avrò sicuramente insegnato, il cuore di un Saint non dev’essere scalfito da nulla. In esso ci dev’essere spazio solo per la devozione alla propria dea. Null’altro. » Finì riprendendo la sua regale compostezza, continuando a camminare spedito.
« Muoviamoci, o non arriveremo mai. » Concluse poi in tono che non ammise altre repliche. Così Hyoga non si azzardò a dire altro e mentre spalleggiava il maestro, la sua mente continuava a vagare facendo supposizioni sugli anni addietro del più grande.
 
*****
Arrivarono alla loro meta l’indomani, quando il sole sorgeva sugli eterni ghiacci del luogo.
Raggiunsero il loro villaggio, lo stesso degli anni del loro apprendistato, notando che nulla era cambiato da all’ora. Le stesse case costruite appositamente per far fronte alle rigide temperature del luogo, le stesse strade sommerse dalla neve, dove gli uomini più forti spalavano per renderle trafficabili, e le stesse persone di allora, solamente più segnate dal tempo. Ed entrambi ricordavano ogni volto, ogni donna, uomo o il bambino mostrando un piccolo cenno in segno di saluto man mano che incontravano qualcuno, notando confusione nei loro sguardi mentre rispondevano per cortesia -o per paura-.
Nessuno li aveva riconosciuti…
Certo nessuno dei due poteva biasimarli. Di anni ne erano passati, forse troppi, e nelle loro fugaci scappate in quelle lande ghiacciate non si erano mai presi la briga di passare per il villaggio. Forse entrambi scappavano da un passato ancora non del tutto lasciato alle spalle.
Erano ancora intenti a guardarsi a destra e sinistra con la mente pesa chissà dove quando sentirono una voce chiamare allegramente il nome di Hyoga.
Quando alzarono gli occhi, un ragazzino stava correndo nella loro direzione. Indossava un mantello di pelliccia con il cappuccio serrato sui capelli ed il viso mostrava due occhi color del ghiaccio ed un sorriso smagliante.
« Sei tu Jacob? » Sorrise il biondo quando il bambino gli saltò addosso con tutto il suo peso, abbracciandolo in una stretta che non sembrava intento a lasciare. Per fortuna negli anni trascorsi il Saint aveva sviluppato ancora più forza, così che le gambe non cedettero sotto il suo peso, facendolo rimanere eretto come se quel bimbo non avesse peso.
« Sono contento di rivederti! » La dichiarazione del ritrovato fece aprire le labbra del Cigno in un gioviale sorriso, accarezzandogli il cappuccio in un gesto amorevole.
Doveva tutto a quel bambino. Era come un fratello minore per lui. Era rimasto orfano in tenera età, come lo era stato lui. Si era così tanto affezionato ad Hyoga che lo assisteva sempre nei suoi allenamenti tra i ghiacci, portandogli cibo o vestiti asciutti. In fondo doveva anche a lui la sua vita. Era l’unico che gli era rimasto accanto dopo il suo apprendistato con il maestro, adesso lì accanto a loro che li osservava in silenzio.
In quella scena però, anche il cuore di ghiaccio di Camus poteva essere scalfito, così, dopo l’ennesimo sospiro, poggiò una mano sulla spalla dell’allievo, che si voltò verso di lui meravigliato.
« Maestro, ti presento Jacob. » Iniziò verso di lui, finendo poi per voltarsi di nuovo verso il bambino. « Jacob, ti presento Camus. »
Il ragazzino dopo quella presentazione voltò anch’egli l’attenzione verso il Saint, con un piccolo sorriso di cortesia. La serietà del Gold lo aveva lasciato del tutto interdetto e spiazzato. Era così diverso dal suo amico che quasi stentava a credere che fosse veramente lui l’uomo che aveva insegnato tutto il suo sapere al ragazzo benevolo e sorridente che in quel momento lo teneva senza sforzo tra le sue braccia.
« Piacere Jacob. » Azzardò solamente l’Acquario, spostando poi l’attenzione sul biondo che, vedendone l’espressione, capì immediatamente i suoi pensieri.
« Davvero vuole che rimanga qua? » Chiese confuso. Da una parte non vedeva l’ora di rimanere un po’ insieme al bambino e, perché no, passare a salutare sua madre nel luogo del suo eterno riposto, ma dall’altra non voleva venire meno ai suoi doveri di Saint.
Il flusso dei suoi pensieri però, venne interrotto dal gesto affermativo del suo maestro.
« Saluta i tuoi cari. Anche io ho bisogno di fare una cosa, ed ho bisogno di farla da solo. » Pronunciò solennemente, dando un ultimo sguardo negli occhi color ghiaccio del Cigno prima di voltargli le spalle e continuare per la sua strada, lasciando il compagno ad osservare il suo andamento con un sopracciglio alzato.
 
****
Una volta solo, Camus andò diretto e senza ripensamenti verso la casa dei suoi ricordi, laddove viveva con il suo maestro e…lei. Riconosceva ancora la via dopo tutti quegli anni e la percorse spedito, come se fosse una cosa di vitale importanza. Ma, dopotutto, lo era davvero.
Ad ogni svolta ed incrocio la sua mente si perdeva nei ricordi e la sua mascella si stringeva sempre di più. Il suo cuore ed il suo cervello erano di nuovo in lotta. Forse non era del tutto pronto a rivivere quei momenti ed a incontrare persone di un passato che credeva di non dover più far entrare nel suo presente o nel suo futuro. Credeva di aver definitivamente cambiato la sua vita con l’investitura a cavaliere, ma ciò che era stato era sempre lì, vigile e pronto a spuntar fuori da un momento all’altro. Di certo non si era dimenticato delle sue domande senza risposta e quindi chi più del suo maestro poteva conoscerle? Grazie a lui, avrebbe poi portato a termine la sua missione.
Una volta arrivato dinnanzi la porta dell’abitazione, bussò senza ripensamenti, pronto a farsi accogliere dall’uomo a cui doveva tutto e, quando se lo trovò di fronte dopo aver aperto la porta, l’espressione pacata del suo viso si fece dapprima confusa, finendo poi meravigliata. Di certo tutti si sarebbe aspettato di vedere alla sua porta, tranne lui.
« C…Camus? » Azzardò l’uomo senza spostarsi di un millimetro, non permettendo all’altro di poter entrare. Il gesto però era dettato dal totale subbuglio dei suoi pensieri, rivolti a quella figura regale che era adesso il suo ex allievo.
« Sì, sono io. Mi fate entrare? Ho bisogno di conferire con voi. » Si rivolse a lui con reverenza e dandole del “voi” come era solito fare negli anni di apprendistato verso un uomo di grado superiore al suo.
« Certo… » Sospirò il padrone di casa, spostandosi leggermente di lato per permettere al Saint di passare con tutto il Pandora Box che portava in spalla. « Siediti pure e scusa per la confusione, non aspettavo visite. » Si apprestò a dire togliendo quanta più roba poteva dal tavolo, portandola poi nella piccola cucina, situata accanto al salotto dove il Saint era stato invitato a sedersi.
Nel breve momento di solitudine, Camus cercò di spostare lo sguardo in quante più parti possibili, riconoscendo tutto ciò che si trovava nel raggio visivo. Non era stato spostato o toccato nulla, tutto era come ricordava. Se non fosse che adesso era un Saint a tutti gli effetti, avrebbe creduto di trovarsi ancora in quei tempi. Adesso però, una volta seduto, i suoi piedi toccavano terra.
Sorrise al ricordo di sé stesso. Di un io che aveva dimenticato di essere stato.
Buffo come il destino lo avesse riportato alle origini.
Quando l’uomo tornò, con due tazze fumanti tra le mani, che poggiò sul tavolo di fronte a loro, lo osservò sorridendo nel suo interessamento agli arredi.
«  È tutto come lo ricordavi. »
Non era una domanda la sua, bensì un’affermazione che distolse il Gold dai suoi pensieri, facendogli riposare l’attenzione su di lui, annuendo e portando la tazza alle labbra dopo un silenzioso ringraziamento.
« Perché sei qua? » Chiese poi il suo maestro dopo una breve pausa. Si era fatto serio e preoccupato, perché in tutti quegli anni non si era mai fatto vivo. Aveva saputo le notizie delle varie guerre e di entrambe le volte che era tornato dagli inferi. E questa volta invece era lì, come se nulla fosse successo, a bere tè in compagnia di colui che credeva avesse dimenticato. Certo, ne era lusingato, ma tutto quello non poteva di certo essere una coincidenza.
Camus mandò giù un altro sorso di tè prima di rispondere, senza però distogliere lo sguardo dall’uomo in attesa di risposta.
« Sono giunto fin qua per ordine della dea Atena. Ho bisogno di incontrare Ippolita. Devo condurla al Tempio. »  Rispose scandendo ogni parola, cercando di tenere la voce più ferma possibile ed osservare l’espressione dell’altro farsi sempre più sorpresa.
« Per quale motivo? Certo non si può controbattere gli ordini superiori ma… » Mentre il padrone di casa cercava le parole per continuare, il Saint lo precedette.
« Potrebbe essere in pericolo. » Concluse l’Acquario mestamente, facendo scoppiare a ridere l’altro.
« Ippolita in pericolo? È quasi da non credere… » Finì divertito sorseggiando anch’egli il liquido ambrato.
Dal canto suo il cavaliere posò la sua tazza sul tavolo, alzando un sopracciglio. Quel comportamento da parte dell’uomo era stato tutto fuorché prevedibile e tutto ciò lo lasciò interdetto ad aspettare che andasse avanti.
« Mi capita di rado di incontrarla, vive qua al villaggio. È ospitata da delle vecchie signore, che la vedono tornare al calar del sole e andar via all’alba. Dice che abbia continuato ad allenarsi, che non si sia data per vinta. A volte aiuta gli uomini per la caccia e la pesca, per far fronte ai giorni più rigidi. Nel suo cuore serba ancora la nobiltà d’animo dei guerrieri. »
Seguitarono alcuni istanti di silenzio, dove nessuno dei due osava dire altro. Ma fu rotto di nuovo dall’uomo.
« Puoi trovarla laddove tutto è cominciato. » Soffiò infine, svuotando la sua tazza con un solo sorso.
« Bene, è giunto quindi il momento di portare a termine questa missione. Con il vostro permesso. » Eguagliò l’uomo finendo il tè nella sua tazza, rimanendo però composto e regale come il suo solito. Infine si alzò dalla sedia, riponendola al suo posto e portandosi con pochi passi fino alla porta d’entrata.
« Potrebbe non volerti rivedere. » Il suo ex maestro ruppe di nuovo il silenzio creato tra loro, bloccando la mano del Saint sul pomello, in procinto di girarlo e voltare definitivamente le spalle, per il momento, al suo passato.
« Lo so… » Soffiò infine l’Acquario, aprendo la porta ed uscendo nella gelida temperatura del luogo. « Farò come mi è stato ordinato, che lei lo voglia o no. Gli ordini di Atena non si discutono. » Rimise in spalla il suo Pandora Box ed iniziò a camminare verso la sua meta, pronunciando un frettoloso addio senza voltarsi, lasciando l’uomo sull’uscio a guardarlo andare via per la seconda volta.
Fine capitolo 3
 
 
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Angolo autrice:
Salve a tutti e ben trovati in questo fine capitolo :3 Mi sono soffermata sull’Acquario d’oro,  cercando di farlo rimanere più IC possibile. Purtroppo a volte è assai difficile con personaggi già esistenti e del calibro di Camus. Spero di non aver deluso le aspettative (in ogni caso ho sempre apportato la nota OOC, non voglio peccare di presunzione di riuscire nell’intento!).
Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto e che, come il solito, abbia stuzzicato ancora di più la vostra curiosità.
Inoltre, a parte gli errori, spero di non aver fatto un capitolo troppo breve. Non riesco mai a scrivere più di tanto xD sono una casalinga disperata (ancora più disperata quando inizierò a lavorare xD)
Bene, colgo l’occasione per ringraziare i lettori arrivati fino a qua e le persone che hanno messo la storia tra le seguite.
Un ringraziamento speciale ad Olivier_Rei per le recensioni ai primi due capitoli <3
Con la speranza di riceverne altre, vi lascio al prossimo capitolo!
Un bacione!
 
  
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