Serie TV > Poldark
Segui la storia  |       
Autore: lady lina 77    23/03/2017    0 recensioni
Seguito di Without you. Un anno dopo la nascita di Isabella-Rose, Ross e Demelza vivono una vita serena e felice a Nampara, insieme ai loro tre figli. Ma il destino si sa, è malefico. E un incidente scombinerà di nuovo le carte, facendoli precipitare in un tunnel di dolore, incertezza e difficoltà.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Demelza Carne, Ross Poldark, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Organizzarono la cena dell'ultimo dell'anno a Nampara, insieme a Dwight, Caroline e alla loro bimba, la biondissima Sarah che aveva qualche mese più di Bella. Avevano invitato anche Martin e sua moglie Diane che però, a causa delle ingenti nevicate che avevano paralizzato Londra, non erano riusciti a lasciare la capitale.

Per Demelza e Caroline era stata una serata piacevole, dal sapore di tempi antichi. Ross guardava sua moglie chiacchierare accanto all'amica che l'aveva aiutata e sostenuta nei tre anni di separazione, cercando di immaginare quanto avessero potuto fare quelle due, da sole, a Londra. Sapeva che avevano presenziato a molte feste importanti ed esclusive, del loro vasto giro di conoscenze, delle serate passate coi Devrille a parlare di affari importanti dove giravano quantità di denaro che lui faticava persino ad immaginare, ma molte cose ancora gli erano oscure e non aveva mai chiesto più di tanto. Gli faceva ancora male pensare a quei tempi.

Osservò le due donne. Erano bellissime, entrambe. Ai suoi occhi nessuna sarebbe mai stata all'altezza di sua moglie, affascinante e desiderabile quanto lei, però doveva ammettere che anche Caroline aveva in se un lato che sapeva attrarlo. Era intelligente, arguta, dotata di una sottile e perversa ironia e sicuramente ben consapevole della sua rara bellezza. Certo, quella che provava per lei sarebbe rimasta sempre e solo ammirazione o una vaga attrazione, ma mai avrebbe oltrepassato quel limite, sia per amore di Demelza, sia per rispetto a Dwight, che considerava il suo più grande amico.

Osservò i bimbi. Jeremy, dopo cena, si era messo in testa di costruire un castello con le carte da gioco ed era forse al suo cinquatesimo tentativo. Appena riusciva ad arrivare al terzo piano, arrivava Clowance e ci soffiava sopra, fingendo indifferenza. Litigavano, si spintonavano e poi lui ricominciava da capo il suo lavoro.

Le piccole invece se ne stavano sedute su un tappeto davanti al camino. Bella, come suo solito, gattonava senza sosta per la stanza, sorridendo a chiunque incontrasse. La piccola Sarah invece se ne stava ferma e tranquilla ad osservare l'ambiente circostante.

Ross fissò la bambina. Era di una bellezza disarmante, aveva preso il meglio sia dalla sua biondissima e bellissima madre che dal padre che, come la moglie, aveva fascino da vendere. Sarah aveva i capelli biondissimi, lisci come seta, tenuti a bada da un nastrino rosso, come il vestitino che indossava. Aveva due stupendi occhi blu, l'espressione vagamente malinconica e la carnagione chiara. Aveva un carattere pacato, tranquillo, era diversissima da quell'uragano che era sua figlia Bella che, di contro, non riusciva a stare ferma nemmeno nella culla quando dormiva. "Tua figlia è davvero un angelo, Dwight. Sia d'aspetto che di carattere" – esclamò all'amico, appoggiato accanto a lui al davanzale della finestra. Era incredibile quanto quella bimba fosse tranquilla e buona, silenziosa e aggraziata. Sicuramente aveva preso da Dwight perché da quel poco che la conosceva, Caroline non era così. Sapeva, dai racconti dell'amico, quanto per lei, abituata a feste e vita mondana, fosse stato difficile accettare la gravidanza e la maternità. Era stata isterica per tutti i nove mesi di gestazione e ci aveva messo un po' ad affezionarsi davvero alla piccola e a prendersene cura. Sapeva che non era per cattiveria ma perché, di fatto, non ci era abituata. Caroline aveva sempre avuto attorno gente pronta a soddisfare ogni suo capriccio o ogni suo desiderio e le era risultato difficile avere accanto una bimba che dipendeva interamente da lei.

Dwight osservò la figlia, intenta a giocare con un pupazzo a forma di coniglio. "Quando la guardo, ancora non riesco a credere che sia mia".

Ross sorrise, sorseggiando un bicchiere di Porto. "Succede, coi primi figli. Anche per me era così, con Julia. Me la prendevo, la portavo sulla scogliera ad osservare il panorama, la guardavo e mi chiedevo come fosse possibile che quella bimba fosse mia, che uno scavezzacollo come me fosse stato capace di mettere al mondo qualcosa di così buono e puro".

"Julia...". Dwight diede una veloce occhiata a Caroline, intenta a chiacchierare con Demelza sul divano. Ridevano e scherzavano fra loro, incuranti di loro due. "Ross, come siete riusciti a sopravvivere alla morte della vostra bambina? Come l'avete superata?".

Lo guardò, stupito da quella domanda. Che gli veniva in mente, a Dwight? Certo, lui c'era quella notte, aveva lottato come un pazzo per salvare sia Demelza che Julia, gli era stato accanto durante il funerale della piccola ma da allora non ne avevano più riparlato. Perché farlo proprio quella sera, durante una festa serena e tranquilla? "Non l'abbiamo superata, abbiamo imparato a conviverci. Non c'è molto altro che possiamo fare, se non gioire di quello che è venuto dopo". Che altro poteva dirgli? Era ancora difficile per lui pensare a Julia. Avrebbe avuto quasi dodici anni, se fosse stata viva, un'età in cui probabilmente avrebbe iniziato a far dannare lui e Demelza e soprattutto, un'età in cui sarebbe stata pericolosamente vicina ad innamorarsi per la prima volta. Fugacemente si chiese come avrebbe reagito, cosa avrebbe provato... "Alla morte di un figlio non ci si rassegna mai e tante cose brutte accadute a me e Demelza dopo la morte di nostra figlia, forse sono nate dalla mia incapacità di superare un dolore simile. Ma per fortuna, grazie a te e tua moglie, ora siamo qui e siamo felici. E lo sono anche i figli venuti dopo di lei". Gli mise una mano sulla spalla, amichevolmente. "Ma perché me lo chiedi? E' capodanno, una serata di festa. E hai accanto una moglie e una figlia bellissime, dovresti solo pensare a cose belle".

Dwight lo scrutò in viso, serio. Poi gli fece cenno di uscire con lui in cortile per fare due passi.

Lo seguì, perplesso, e rimasti soli, nel buio della notte, Ross si appoggiò alla staccionata del giardino. "Che ti prende, Dwight?". Lo conosceva da tanto, lo conosceva bene. E sapeva che c'era qualcosa che lo tormentava.

Gli occhi del dottore si inumidirono. "Si tratta di Sarah".

"Sarah?".

"Già. Lo vedi quanto è tranquilla?".

Ross sorrise. "Oh, lo vedo eccome. Abituato al casino che fanno i miei figli, lei mi sembra quasi angelica".

Dwight scosse la testa, guardando distrattamente il cielo. "Non è così tranquilla per carattere, sai? E' che se si agita troppo, poi si sente male, le manca il respiro. E allora, benché abbia solo un anno e mezzo, ha capito che deve stare ferma".

Ross si accigliò, non riusciva a capire il senso di quel discorso. Che diavolo stava dicendo? "Dwight, che cosa...".

"E' malata, Ross. Ha una malformazione molto grave al cuore, me ne sono accorto subito, fin dal giorno in cui è venuta al mondo. Respira a fatica, va subito in affanno e il suo cuore è in sofferenza costante. Sono un medico, oltre che suo padre...".

Ross spalancò gli occhi, preso letteralmente alla sprovvista. Non se l'era immaginato nemmeno lontanamente. "E... è grave? Voglio dire, sei un dottore, no? Puoi curarla?".

A quella domanda, Dwight scosse la testa, chinò il capo e una lacrima volò giù dalla sua guancia, posandosi a terra. "No, non posso. Non c'è niente che io possa fare".

A Ross sembrò mancare il fiato. Guardò verso la casa, pensando a quel bellissimo angelo biondo. Non poteva essere, non era giusto! La morte di nessun bambino era giusta. "E... quindi... Sarà sempre stanca e affannata, per tutta la vita?".

Dwight sorrise tristemente. "Non avrebbe dovuto arrivare nemmeno al suo primo compleanno, Ross. Non vivrà a lungo e io temo che da un giorno all'altro, da un momento all'altro...". Strinse i pugni, rabbioso e sofferente allo stesso momento. "Smetterà di respirare, così, semplicemente... Arriverà il giorno, la mattina, in cui andrò alla sua culla per prenderla e farle fare colazione e lei sarà così, immobile, come addormentata".

Ross rimase senza parole, stordito da quello che aveva appena sentito. Guardò Dwight, una delle persone più buone e solari che avesse mai conosciuto. Non se lo meritava, né lui, né Caroline, né soprattutto la piccola Sarah. Sapeva cosa li aspettava, conosceva bene quel tipo di dolore così forte, lacerante e corrosivo, che ti distrugge cuore e anima. "Caroline lo sa?".

"No. Non so come dirglielo, come posso spiegarle una cosa del genere?".

"Non puoi, infatti. Ma credo che dovrebbe sapere, non puoi tenerla all'oscuro o sarà doppiamente devastante per lei, altrimenti. Ed è un segreto che, una volta venuto allo scoperto, finirebbe per creare una frattura fra voi. Succede, quando muore un figlio. E se le basi non sono preparate più che bene, si finisce per farsi del male". Non sapeva cosa dirgli, se non quello. La sua vita e le sue esperienze dolorose lo avevano reso stranamente saggio, a riguardo. Gli prese il polso, lo strinse. "Se avrai bisogno di me, io ci sarò".

Dwight annuì. "Grazie Ross. Ti prego, dì a Demelza, quando succederà, di stare accanto a Caroline. Sono amiche, sembrano quasi sorelle quando sono insieme e avrà bisogno di lei".

Ross sorrise. "Certo che lo farà".

"Papà!". La porta si aprì di scatto e Jeremy corse loro incontro. Lo prese per mano, eccitato, allegro. "Vieni, dobbiamo fare un gioco".

Ross guardò Dwight negli occhi, confuso. Poi, senza chiedere spiegazioni, seguirono entrambi il bambino.

Tornati in casa, Demelza sorrise loro, stendendo sul tavolo una specie di pergamena. "Avete finito con le vostre chiacchiere da uomini?".

Ross sorrise. Diede una veloce occhiata a Sarah, sentendo una fitta al petto, poi fingendo serenità si avvicinò a sua moglie, abbracciandola. "Che hai in mente?".

Demelza gli indicò la pergamena. "Io e Caroline, insieme ai Devrille, lo facevano a Londra, a Capodanno. Scrivevamo su un foglio la nostra lista di desideri per l'anno nuovo e poi, il 31 dicembre dell'anno successivo, facevamo un bilancio".

"E che desideravate a Londra, voi e i Devrille?".

Caroline scoppiò a ridere. "Ah, erano così noiosi, Ross! Parlavano sempre di affari, i loro desideri riguardavano ovviamente soldi e azioni finanziarie".

Ross, mascherando un sorriso, scosse la testa. Poi prese la penna, la intinse nell'inchiostro e scrisse. "Per il nuovo anno, voglio una moglie sempre appassionata come è ora".

Demelza rise, dandogli una leggera pacca sulla testa. Poi, gli dettò il suo desiderio. "Per il nuovo anno, voglio un marito meno scavezzacollo, che sarà capace di stare lontano dai guai".

"Per il nuovo anno, voglio un diamante nuovo e un marito che ogni tanto alzi la voce con la servitù!" - disse Caroline, divertita.

"Io voglio un cavallo vero! Ormai sono grande per i pony" – aggiunse Jeremy, mettendosi fra i genitori.

Clowance gli si affiancò, appoggiò i gomiti al tavolo e ci pensò su. "Io non dico cosa voglio ma cosa NON voglio".

Demelza rise. "E cosa non vorresti?".

La bimba si voltò verso di lei, seria. "Basta fratellini e sorelline! Bella è fin troppo, non fatene più".

Caroline e Demelza scoppiarono a ridere, a quella richiesta. Poi l'ereditiera si avvicinò al marito, cingendogli la vita con le braccia. "Amore mio, Bella e Sarah son troppo piccole per esprimere un desiderio, quindi manchi solo tu. Cosa vorresti per il nuovo anno?".

Dwight guardò Ross negli occhi, in una muta richiesta di aiuto. "Essere un medico capace di curare tutte le malattie. Essere in grado di salvare tutti, di guarire tutti. Soprattutto i più indifesi e deboli".

Ross deglutì, abbassò lo sguardo e non seppe cosa dire. Se per Demelza e Caroline quello poteva apparire come un banale desiderio di un medico che desiderava essere il migliore, lui aveva ben compreso quanto dolore e frustrazione ci fossero dietro quelle parole. Guardò la piccola Sarah, con un senso di sopraffazione nel petto. E poi Caroline, chiedendosi quanto l'avrebbe devastata e cambiata la morte della sua bambina.


...


Mezzanotte era ormai passata da un pezzo. Gli Enys erano tornati a casa loro in carrozza, Demelza si stava preparando per la notte nella loro camera e lui aveva messo a letto Jeremy e Clowance. I bimbi già dormivano, Jeremy a pancia in su e Clowance rannicchiata. Non riusciva a smettere di osservarli. Bella dormiva fra le sue braccia e sentiva i ricciolini che gli solleticavano il braccio. Erano, tutti e tre, l'immagine della salute e della serenità. Li amava più della sua stessa vita e quanto dettogli da Dwight aveva risvegliato in lui antiche paure. Cosa avrebbe fatto, cosa avrebbe provato se avesse perso uno dei tre? Con Julia era stato devastante e con loro, più grandi e con cui aveva costruito un rapporto unico, come avrebbe potuto sopravvivere a una eventuale perdita?

Tentò di mettersi nei panni di Dwight, nella sua paura, nel suo dolore. Ma non ci riuscì. Era troppo spaventoso cercare di immedesimarsi in qualcosa del genere. Anche lui e Demelza avevano perso una figlia, ma era accaduto tutto così in fretta che quasi non avevano avuto il tempo di realizzarlo, sul momento. Ma Dwight aveva accanto quella bimba da un anno e mezzo e la guardava crescere con la consapevolezza che da un giorno all'altro l'avrebbe persa. Dwight non aveva speranze, lui sapeva che Sarah non sarebbe mai diventata grande e non riusciva a credere che non fosse ancora impazzito davanti a una consapevolezza del genere.

Baciò Bella sulla fronte e poi accarezzò i capelli di Jeremy e Clowance. "Diventate grandi, fate mille errori, tutti quelli che volete, ma vivete... Fate in modo di essere voi a seppellire me, vi prego" – sussurrò, rivolto ai figli.

La mano di Demelza gli sfiorò la spalla, dolcemente. Si voltò e se la trovò alle spalle, con la camicia da notte addosso. "Ross, che ci fai ancora qui? Ormai dormono, vieni a letto".

"Li guardavo. E pensavo che siamo davvero fortunati ad avere tre bimbi così belli e sani".

Demelza sorrise, baciandolo sulla nuca. "Lo so". Lo scrutò in viso, cingendogli le spalle. "Cosa c'è? Sei diventato così taciturno stasera, tutto d'un botto. Eppure è stata una bella serata".

Ross finì di rimboccare le coperte a Jeremy e poi le fece cenno di seguirlo nel corridoio.

Rimasti soli, liberi di parlare, con Bella fra le braccia, Ross trovò il coraggio di raccontarle quanto gli aveva rivelato Dwight.

Demelza impallidì, tremò e si appoggiò al muro. "Sarah? Non è possibile, Caroline non mi ha detto niente e sembra così tranquilla...".

"Caroline non lo sa, Dwight non trova il coraggio per dirglielo".

Sua moglie deglutì e i suoi occhi si fecero lucidi. "Santo cielo, è una tragedia. Caroline e Dwight... E' la loro bambina. La loro prima bambina! E come la nostra...". Strinse i pugni, ricordando essa stessa Julia e tutto il dolore che la sua perdita aveva portato nelle loro vite. Lo abbracciò, stringendo a se la piccola Bella.

E Ross capì che anche lei, come lui, poteva ben immaginare a cosa sarebbero andati incontro i loro due amici. "Demelza, sta vicino a Caroline, quando succederà".

"E tu a Dwight. Avranno bisogno di noi". Demelza gli accarezzò la guancia, dolcemente. "Ross, stai bene?".

Scosse la testa. "Penso ai nostri figli e ho paura... Come ne avevo quando mi dicesti che aspettavi Jeremy. Amarli così tanto puo' portare a un prezzo molto alto da pagare".

"E' vero" – assentì lei. "Ma ne vale la pena. Cosa sarebbe la tua vita senza Jeremy, Clowance e Bella? Come sarebbe vuota la nostra anima senza i bei ricordi che loro ci hanno donato, venendo al mondo...?".

"Già, la nostra anima sarebbe vuota senza loro, senza i ricordi...". La baciò sulle labbra, cercando in lei la serenità che solo sua moglie sapeva donargli. "Hai ragione sai? Ne vale la pena. Anche se fa paura amare così tanto, certe volte".

Demelza annuì. "Lo so. Eppure non ci rinuncerei".

"Nemmeno io". La baciò di nuovo, affondando il viso nei suoi lunghi capelli rossi. "Buon anno, amore mio. Che sia felice, almeno per noi".




  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Poldark / Vai alla pagina dell'autore: lady lina 77