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Autore: Fabb5000    23/03/2017    2 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Per centoquarantacinque triliardi di triliardi di triliardi di anni, Armagheddemon era stato il custode del portale che conduceva al mondo dei morti. Per questo conosceva ogni cosa che sarebbe successa nel passato, nel presente e nel futuro.

Questo compito gli era stato affidato alle origini del Pluriverso. Lui era nato con il primo Big Bang, l'evento che aveva dato inizio a tutto, e aveva ricevuto questo dovere dalla più potente entità che mai sarebbe esistita.

Armagheddemon sapeva quello che sarebbe accaduto di lì a poco e, per la prima volta nella sua vita, aveva paura. Temeva perché non aveva più la vista del futuro. La Storia si stava sdoppiando, e i due futuri, uno radioso e l'altro terribile, avevano le stesse probabilità di avvenire.

Per questo, per la prima volta, sentiva il bisogno di fare qualcosa. Qualcosa per proteggere tutto ciò che era stato creato in tutto quel lungo lasso di tempo. Mai nella sua vita aveva abbandonato la sua caverna, che era sopravvissuta ad ogni cambiamento del Pluriverso; nemmeno durante la Grande Guerra contro Null si era fatto avanti, ma si era limitato a seguire il corso del destino.

Ma adesso ... era tutta un'altra storia.

Per la prima volta, era insicuro. E c'era una sola entità che avrebbe potuto rassicurarlo.

Perché Armagheddemon sapeva una cosa che tutti gli altri ignoravano : malgrado la sua caverna potesse sembrare buia, oscura ed inospitale alla vita, nelle sue profondità c'era qualcosa di magico.

Non era una cosa grandiosa, come torri o castelli, e nemmeno qualcosa di minuscolo ma potente, come anelli o magie; altro non era che un magnifico fiore azzurro dallo stelo rossiccio, di una varietà e di una bellezza che nessuno avrebbe mai trovato nel cosmo e che nessuno avrebbe mai potuto descrivere.

Il fiore, che in pochi consideravano, era il simbolo eterno della purezza : esso dava il polline per produrre altre piante, e ne donava una parte agli insetti, che a loro volta, oltre a disperderlo, ne facevano il primo anello della catena alimentare; inoltre, da esso sarebbe sempre sbocciato un frutto, che avrebbe donato nutrimento a qualsiasi creatura. Il fiore era vita.

Armagheddemon strisciò fino ad esso e lo guardò sorridendo. Poi l'enorme serpente ne sfiorò un petalo con la punta del muso.

Il fiore si illuminò di una luce dorata, e se prima era bellissimo, divenne l'emblema supremo della magnificenza; ogni fibra di esso vibrava, come se emanasse un potere che non riusciva a contenere. Poi da esso provenne una voce, calda e confortevole, che trasudava sicurezza e amore : -Sono felice che tu mi abbia chiamato per chiedermi consiglio. Immagino di sapere già qual'è il tuo problema-

Il serpente annuì : -È per il prescelto ... io ... io ho paura. Ho paura per voi ...-

-Ti ho già detto molte volte di darmi del tu- rispose la voce. -Non devi avere paura. Abbi fede-

-Ma ... se fallisse?- chiese Armagheddemon. -Se non ce la facesse a uscire da ciò che io e te sappiamo? Se cadesse nelle mani di lui per sempre? Saresti in grave pericolo ...-

-Abbi fede- rispose di nuovo la voce. -Il ragazzo ce la farà ... in lui scorre il sangue di un grande eroe, e lo ha già dimostrato. Presto dovrà affrontare una priva che mai ha dovuto superare ... ma io ho fiducia in lui. Io credo in lui. Non mi deluderà-

-Come fai ad esserne così sicuro?- chiese Armagheddemon.

-Perché è quello che voglio credere- rispose la voce. -E dovresti farlo anche tu. Non temere per il futuro, perché esso in realtà non è mai scritto-

-In molti moriranno, se dovesse fallire. E in molti moriranno anche se vincesse- disse il serpente.

-La morte è parte naturale della vita- rispose la voce. -Gioisci per coloro che si uniscono a me nel mondo al di là dell'esistenza. Abbi fede, Armagheddemon, tu che fosti il primo a nascere dopo di me ... l'hai sempre avuta ... abbila anche adesso. Ora và ... torna al tuo compito ... presto da te torneranno i suoi amici ... e allora racconta loro tutta la verità ... devono saperla- lentamente la luce che avvolgeva il fiore si affievolì e si spense, e la voce scomparve.

Armagheddemon si sentì rassicurato, nonostante il colloquio non fosse andato esattamente come immaginava, e lentamente tornò strisciando alla sala del portale.


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Silente scrutò il cielo buio. Di notte quella foresta faceva ancora più paura.

Lui e Gea avevano camminato per due giorni interi. Purtroppo la dea, ancora molto debole, aveva dovuto sorreggersi al mago, e ciò aveva rallentato molto l'andatura. Avevano deciso di raggiungere la città degli Haranduin, dato che probabilmente era ad essa che si trovava il prescelto della profezia, e lì avrebbero potuto trovare riparo.

Improvvisamente Silente sentì un rumore dietro di lui. Il suo sesto senso registrò pericolo imminente.

Non fece in tempo a prendere la bacchetta. Una spaventosa onda di energia lo colpì alle spalle, tramortendolo.

Gea, priva di un supporto, cadde a terra. Velocemente si voltò e ciò che vide la lasciò senza parole.

Davanti a lei stavano due figure, una muscolosa e dalla pelle viola, l'altra massiccia e con la pelle che pareva fatta di pietra e fuoco. -VOI?!- urlò la dea.

I due sogghignarono : -E così che saluti due vecchi amici?- chiese la figura di fuoco. -Siamo tornati dal mondo dei morti proprio per farti un salutino!-

La dea era sconvolta, ma non ebbe tempo per pensarci; in un istante, infatti, tutto divenne buio.


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Ci aveva messo due dannati giorni a tornare nel suo mondo. Troppi, se ciò che temeva si fosse rivelato esatto.

Buck digrignò i denti cercando di muoversi attraverso la fitta giungla del mondo dei dinosauri. Fortunatamente per lui non era un problema, ma quel giorno aveva più fretta del solito.

L'aveva capito nell'istante in cui era cominciata questa storia. Null non stava agendo da solo, si era circondato di alleati, come Entity. Ma quello che forse nemmeno questi alleati sapevano era che loro stessi in realtà erano sottomessi ad un alleato più grande, che da tempo non si sentiva nominare. Qualcuno che avrebbe amato la distruzione che avrebbe portato Null, e che quindi era un ottimo suo servo ... un servo del caos.

Ormai tutti si erano dimenticati di quell'essere, quella creatura a cui Null aveva donato i suoi maggiori poteri e che serviva il suo padrone senza preoccuparsi delle conseguenze. Ma non i dinosauri. No, loro lo avevano ricordato molto bene ... perché lo avevano vissuto.

Finalmente trovò chi stava cercando : un enorme baryonyx albino dagli enormi occhi rossi, che si stava cibando della carcassa di chissà quale altro animale.

-Ehi!- urlò Buck.

Il dinosauro si voltò. Non appena lo vide, un odio profondo si accese in lui e fu tentato di uccidere il furetto, ma l'espressione di Buck era così risoluta e preoccupata che lo convinse a stare calmo.

Buck lo guardò con cipiglio serio : -Stavolta niente battaglie, Rudy. Dobbiamo parlare-


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Eragon e Saphira erabo tornati in Alagaesia da un paio di giorni, e in quel tempo avevano radunato tutti i draghi della loro terra. Sfortunatamente, ds quando il malvagio Galbatorix era stato sconfitto, ancora non erano nati draghi con cavalieri, ma solo draghi selvatici; erano comunque però una ingente potenza in caso di guerra.

Erano venuti anche Firnen, il drago verde, e Arya, l'elfa di cui Eragon era follemente innamorato, regina della Du Weldenvarden. La ragazza era stata molto sorpresa nel ricevere una visita da Eragon, ma ancora più lo era stata nel vedere la sua espressione, così preoccupata che a confronto il giorno prima della battaglia contro Galbatorix sembrava una sciocchezza.

Non appena gli avevano rivelato di Null e della catastrofe imminente, Arya e Firnen non avevano avuto dubbi su quale parte schierarsi.

In quei due giorni, tutti i draghi selvatici di Alagaesia, più di cento, si erano radunati a Vroengard. Il piccolo esercito era pronto a partire.

Eragon stava per dare l'ordine di partenza, ma improvvisamente un ruggito lo bloccò.

Tutti i oresenti guardarono in alto e videro qualcosa che fece gelare a tutti il sangue. Sulla cima di una montagna era apparso un drago enorme, grande quanto una collina, così imponente che a confronto il terribile Shruikan era un nanerottolo. La bestia iniziò ad avanzare verso l'esercito con aria minacciosa.

-Chi è quello?!- esclamò Eragon nel vederlo.

Fu Saphira a rispondergli : -Non credevo che avrei mai potuto vederlo ... quello è Smaug, il re dei draghi di tutto il Pluriverso. Glaedr me ne parlò mentre mi addestrava-

-È terrificante- mormorò Arya. -Quindi quello è il vostro re?!- il dravo non aveva affatto l'aria e il portamento di un sovrano.

-Non proprio- rispose Saphira. -È un "sovrintendente", un custode del trono. Il vero re è suo fratello, Omega, che è ancora più grande di lui-

-E dimmi ... che tipi sono?- chiese Eragon preoccupato.

Saphira emise un brontolio : -Diciamo che Glaedr ha sempre trovato Omega il più ragionevole dei due-

Eragon stava per domandare qualcos'altro, quando improvvisamente Smaug parlò : -Draghi di Alagaesia! Sono qui per compiere un'impresa che non avevo mai tentato prima. A me, stirpe di Glaurung, è giunta notizia di un terribile nemico che sta giungendo alle nostre porte. Il mio volere è quindi che mi seguiate attraverso gli universi e che mi aiutiate a radunare tutti i vostri fratelli, per poi dirigerci verso l'End, dove il nostro sovrano ci attende, per prepararci alla guerra. I draghi non si piegheranno a questo nemico, nemmeno se dovesseri cadere le montagne e prosciugarsi i mari; seguitemi dunque, fratelli e sorelle mie, e combattiamo a testa alta per difendere la nostra libertà e la nostra vita-

Il discorso di Smaug fu così ispirante che sia Eragon che Arya si fidarono subito di lui. Fu fin troppo evidente dai suoi modi aristocratici che fosse di stirpe reale. Anche gli altri draghi la pensavano così, infatti senza pensarci due volte volarono nella direzione da cui era provenuto il drago gigante.

Poi Smaug guardò Saphira e Firnen : -Ora mi rivolgo a voi due. Dovete lasciare andare i vostri Cavalieri. Stavolta i draghi combatteranno da soli-

-Cosa?!- esclamarono i due all'unisono, seguiti da Eragon e da Arya.

Smaug li fissò con occhi velati di tristezza, ma comunque seri : -Questa è una guerra come mai se ne erano viste. So che voi draghi che vi siete uniti con i Cavalieri avete un legame indissolubile, e so che se qualcuno di loro si trovasse in pericolo rischiereste la vostra vita per salvarlo. Non posso permetterlo. Gli umani e gli elfi sono più deboli di noi, e ci sono più probabilità che vengano feriti o ammazzati, e che di conseguenza facciano morire voi. Se venite, dovrete separarvi-

-Scusi, signore- rispose Firnen. -Ma se non c'è posto per Arya non c'è posto per me. E lo stesso vale per Saphira ed Eragon-

-Firnen ...- mormorò Arya, che conosceva bene gli obblighi e i doveri dei regnanti e quindi saoeva che Smaug voleva solo proteggerli : -È il tuo re che te lo sta chiedendo ...-

-Sarà anche il nostro re, ma non ci comanda a bacchetta. Non ha questo diritto- disse Saphira interrompendola.

Smaug scosse la testa : -Lo supponevo. In tal caso altro non posso fare che augurarvi buona fortuna. Spero che, se sopravvivremo a ciò che ci aspetta, le nostre strade si incrocino ancora-

Detto questo spiccò il volo, seguito dagli altri draghi, lasciando Eragon, Arya, Saphira e Firnen a riflettere sul da farsi.


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-Non ti capisco, papà- mormorò Elendin.

Gavin la guardò svogliato : -In cosa non mi capisci?-

-Perché hai lasciato andare quella ragazza?- chiese Elendin. -Potevamo usarla come ostaggio. Adesso che hanno lo scudo alzato dovremo attendere mesi prima di avere la nostra preda-

-Al contrario- rise Gavin. -Vedi, non mi sono mai fidato di Magmors. Sapevo che avrebbe fallito. Per questo, mentre lo catturavo, ho sfilato questo a Lyon-

Il rapace mostrò un anello dorato : -Ha la capacità di rendere invisibile chi lo indossa, l'ho scoperto nelle caverne dei Creeper. Con esso potremo infiltrarci nelle linee nemiche senza essere visti. Riguardo alla ragazza ... vedi, se lei e Lyon avevano superato lo scudo, diveva esserci qualche tunnel nei dintorni ...-

Gavin sogghignò : -... e visto che è stata così stupida da tornarci, ora so esattamente dove si trova. Quella sciocca ... le ho lasciato prendere il cristallo solo per darle fiducia in se stessa. Ora non ci resta che attendere che si calmino le acque in città e potremmo sgusciarci dentro senza problemi-


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Malgrado facesse molto freddo, Dentifricio non accennava a ritirarsi bella cuccia che gli Haranduin avevano preparato per lui.

Se ne stava sdraiato su una lastra di marmo, ascoltando i boati dei cannoni che cercavano inutilmente di forzare il nuovo scudo.

Sentiva che c'era qualcosa che non andava. Era come se un miasma avesse infettato la vita sua e dei suoi amici.

Perché Dentifricio capiva queste cose. Aveva compreso che Lyon era il padrone perfetto quando lui lo aveva trivato anni prima sotto forma di uovo. Aveva capito che Herobrine poteva essere salvato. E ora capiva che c'era qualcosa di oscuro all'opera.

Riguardava Lyon. Era come se l'oscurità lo avesse avvolto. Era strano, si comportava in modo anomalo ... doveva essergli successo qualcosa. Dentifricio temeva per lui, ma non saoeva cosa fare.

Inoltre avvertiva che c'era qualcosa di strano anche fuori dalla città ... e si trovava dalla parte opposta dell'esercito del Nether, ove probabilmente si nascondevano i guerrieri-mostro. E da lì Dentifricio sentiva giungere una sensazione che non provava da tempo ...

Nello stesso istante, un'altra creatura, rossiccia e con i denti affilati, osservava la città, e in particolare Dentifricio, seminascosta tra gli alberi insieme a tutto l'esercito di Null. Quando i suoi occhi rossi videro il t-rex, dalla sua gola provenne un sonoro brontolio.
   
 
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