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Autore: syila    24/03/2017    6 recensioni
"...Bastava solo un granello di sabbia dentro quel disastroso ingranaggio perché si scardinasse e sapeva, con la sfrontata sicurezza dei vincenti, che doveva essere lui quel granello"
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Christophe Giacometti, Phichit Chulanont, Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Sole a Mezzanotte'
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Capitolo IX°


“A volte la verità non è logica, né improbabile, a volte la verità è semplicemente impossibile Yuuri”
No.
Quella voce non l'aveva sognata, non era nella sua testa, veniva da qualche parte dietro di lui.
Molto vicino.
Il portafoto di cristallo scivolò tra le sue mani insicure e cadde a terra frantumandosi in un'esplosione di schegge, il pupazzo lo seguì con un morbido tonfo.
Se mi giro adesso tutto cambia per sempre.
Se mi giro adesso non si torna indietro.
Se mi giro adesso chi dovrei trovare?
Se...

“Se ti volti non accadrà niente e troverai me” le mani di Victor si posarono caute sulle sue spalle e lo costrinsero a girarsi, poi gli sollevarono il viso fino ad incontrarne lo sguardo, ma il giovane indugiava tenendo le palpebre serrate in quello che sembrava un rifiuto ad affrontare la realtà.
“Apri gli occhi, per favore” insistette l'uomo, quasi implorando.
Incontrare di nuovo quel mare turchese diede un senso a tutto; ogni avvenimento tornava nella giusta prospettiva e ciò che si era rotto dentro di lui in quei mesi tornò finalmente a funzionare.
“M-mi dispiace” sussurrò.
“Era solo un portafotografie Yuuri, ne comprer...”
“Mi dispiace di averti deluso, va bene?” l'altro lo interruppe con foga “F-forse ti aspettavi di più da me, di una medaglia conquistata grazie agli errori altrui! Inoltre m-mi sono comportato in maniera orribile, senza nemmeno dirti grazie!”
“E hai fatto migliaia di chilometri solo per ringraziarmi?” la voce del russo fu un soffio sottile, amareggiato, mentre i pensieri di Yuuri erano un grumo burrascoso di emozioni che non riusciva a decifrare; per la prima volta lo aveva chiuso fuori dalla sua mente, lasciandolo in balia di due grandi occhi di velluto bruno traboccanti di lacrime.
“No!” strillò “Sono qui perché sono arrabbiato con te ovviamente!”
“Ohi-ohi...”
“Te ne sei andato senza una parola! Non si tratta così la persona a cui si tiene!”
“Allora è vero che ti ho spezzato il cuore” l'espressione di Victor si addolcì, lo prese per le braccia e si accorse che tremava “Nessuno dei due pare si sia comportato il maniera esemplare, dovremmo cominciare da capo, sei d'accordo?”
“E me lo dici come se niente fosse dopo avermi mostrato... Questo?” Yuuri gli indicò le bacheche, poi cercò di allontanarsi, d'interrompere una vicinanza desiderata e spaventosa al tempo stesso.
“Dovevi arrivare qui, vedere... E capire.” fu la pacata replica.
“Beh, non sono sicuro di avere capito *cosa* sei Victor Nikiforov!” l'atteggiamento misurato del suo interlocutore finì per esasperarlo del tutto “In cosa ti hanno trasformato dopo quell'incidente, quali esperimenti ti hanno reso un...”
“Mostro?”
Il giovane spalancò gli occhi e s'irrigidì “Io non ho mai...”
“Oh si invece, posso leggerti dentro con la stessa facilità con cui tu sfogli un libro, vuoi una prova del mostro che sono diventato?”
Fu un mutamento impercettibile, ma sufficiente a svelare l'ovvietà del meccanismo tra preda e predatore in cui era caduto: la voce che prendeva una sfumatura aggressiva e sprezzante, l'incupirsi dello sguardo, il serrarsi doloroso della stretta sulle sue braccia.
Yuuri provò inutilmente a divincolarsi col risultato di trovarsi schiacciato con la schiena al suo petto, mentre un braccio gli bloccava la gola impedendogli di respirare e la mano libera percorreva in una lenta carezza lasciva il fianco, la spalla e arrivava a scoprirgli il collo.
“Pensi ancora che siamo persone Yuuri? Che il Principe delle Tenebre abbia un'aura romantica e malinconica?” il giovane non riconobbe il tono mellifluo e ironico, non era Victor quello che gli stava parlando, non era lui a stringergli la gola fino a farlo soffocare “Avevo immaginato in maniera diversa la nostra prima volta, sarebbe stato tutto... Perfetto! Però siamo mostri, siamo lontani dalla perfezione”



Come siamo siamo arrivati a questo punto?
La Sete.
L'Istinto.
L'Amore.
La Rabbia.
La Paura.
Soprattutto la paura!
L'irrazionale paura di perderlo, di non poter sopportare il ribrezzo che avrei letto nei suoi occhi.
Ascolto incredulo parole orribili uscire dalle mie stesse labbra, so esattamente quello che sta per succedere e non voglio, non posso fermarmi!
Yakov avevi ragione ed io torto.
Adesso che so cosa significa amare tanto una persona da volerla consumare completamente sei contento vecchio?




“Vitya... Ti prego, Vitya...”
Era un suono flebile, ma sufficiente ad allentare la morsa che lo teneva bloccato permettendo all'aria di fluire di nuovo nei polmoni; Yuuri ne bevve un lungo sorso, tossì, ansimò e a fatica riuscì a proseguire “F-forse non so cosa sei diventato, ma so bene chi sei... So che ti piace abbracciare le persone...”
Victor non lo stringeva più ormai, le sue braccia erano ricadute inerti lungo i fianchi, toccava al lui adesso girarsi e chiuderlo in una tenera prigione d'affetto.
“Ti piace andare in soccorso di certi soggetti imbranati e disastrati... Ti piace pattinare e nessuno lo ha fatto o lo farà mai come te...”
C'era riuscito ancora, con poche, semplici parole aveva allontanato di nuovo lo spettro scarlatto della Sete, come sul ghiaccio a Milano, tanti mesi fa.
Yuuri non era solo la persona che aveva deciso testardamente di amare, in dispetto ai dettami di Yakov e delle convenzioni del suo mondo; era una medicina, un antidoto alla sua natura, la mano che lo guidava sulla fune tesa al di sopra del baratro della follia.
“Tu piangi...” mormorò sorpreso il giovane quando sentì qualcosa di umido scendergli sul viso, ed erano lacrime vere, non un pianto di sangue.
“Ho avuto paura...” ammise l'uomo che poté arrischiarsi di cingerlo a sua volta senza sentire altro desiderio che il contatto col suo corpo “tu no?”
“Dovrei avere paura... Di te?”
“Un individuo di buon senso l'avrebbe”
“Oh... I-io e il Buon Senso abbiamo smesso di parlarci dalla finale dei Mondiali, ci siamo presi una pausa di riflessione...”
Lo sentì sorridere, rilassarsi e suo malgrado sorrise insieme a lui “Ohi-ohi temo che anche quello sia colpa mia”
“Victor...”
“Che c'è solnyshko moyo?”
“S-sai credo di essere sul punto di svenire...”
Doveva aspettarselo che l'impalcatura emotiva su cui era riuscito a reggersi fino a quel momento sarebbe crollata miseramente; dopo tutto quello che gli era capitato nelle ultime ore il suo Sole aveva oltrepassato il punto di rottura .



Quando riaprì gli occhi era sdraiato sul largo divano davanti al camino, si sforzò invano di mettere a fuoco la sagoma in controluce accoccolata sul pavimento vicino a lui e sbuffò “Ah, dove sono finiti gli occhiali?”
“Li ho presi io, subito dopo aver preso te, subito prima che cadessi a terra”
“Potresti ridarmeli?”
“Ah no! Quella lente scheggiata è pericolosa, domani ne faremo fare una nuova”
Il russo reclinò il capo verso di lui e sorrise.
La crisi era passata, di qualunque cosa si fosse trattato ormai era alle loro spalle e Victor, beh, era tornato il Victor di sempre.
“Si, ma io non vedo niente” si lamentò l'altro stropicciandosi le palpebre.
“Non c'è nient'altro d'interessante da vedere qui, tra poco la macchina verrà a prenderci e torneremo a casa”
“Casa?”
“Casa nostra, a San Pietroburgo, in città” si premurò di specificare l'uomo con un sorriso sornione.
“Io pensavo abitassi qui!” il giovane era sorpreso, tanto da soprassedere, sul momento, al reale contenuto della sua affermazione.
“Oh, passi l'immagina romantica e decadente” Victor iniziò a ridere di gusto “Però questa dacia cade a pezzi! È una fortuna che tu non ti sia ferito quando sei entrato dalla finestra, ti è mai passata per la testa l'idea di provare ad aprire la porta?”
“Uhm... no” fu la risposta imbarazzata.
“Non ti piacciono le cose facili”
“No... Credo di no”
Yuuri accennò un sorriso; era arrossito e il suo imbarazzo aumentò quando comprese infine il significato di tutto il discorso.
“U-un attimo...”
“Ah-ha...
“Ho capito male o mi hai appena detto che il tuo autista verrà a prenderci a momenti per portarci... A … Casa Nostra?”
“Oh Yuuri! Quanto mi sono mancate le tue risposte in differita!” Victor si era girato nella sua direzione e aveva posato i gomiti sul divano osservando di sotto in su l'espressione sbalordita del giapponese “Tu mi ascolti dalla Luna, vero? O magari da Marte!”
“M-ma, ma io...” era passato da un rossore soffuso ad una tinta bordeaux uniforme, prese un lungo respiro e poi esclamò “Io non sono d'accordo!”
Il russo si aspettava una contestazione, forse meno diretta, tuttavia evitò di entrare nei pensieri del suo adorato “disastro”, non dopo il terribile azzardo di poc'anzi; si limitò a guardarlo con un'aria affranta, da cane bastonato, che avrebbe commosso un sasso.
“Davvero?” mormorò corrugando la fronte.
“Si, io ho delle obiezioni sul fatto che qui non ci sia nient'altro da vedere...”
“Ohi-ohi”
“P-prima di andare a casa”
“Nostra”
“Nostra...” capitolò l'altro, a cui quella piccola parola rimbalzava nelle orecchie come la più dolce delle melodie.
“Cosa vorresti vedere Yuuri?” chiese sporgendosi un po' verso di lui.
“Ecco... Vorrei... Vedere te, vorrei conoscere quello che le fotografie e i premi non raccontano” sussurrò e protese la mano a sfiorargli il viso in una timida carezza, quindi aggiunse quasi vergognandosi “Ma devi venire più vicino, perché da qui è tutto sfocato”
L'uomo si allungò maggiormente, ormai era ben visibile allo sguardo miope del giovane la curva divertita del suo sorriso “Meglio?”
Yuuri arricciò le labbra ostentando disappunto “Uhm, più vicino...”
“Adesso?” il naso del russo arrivava a sfiorare il suo; poteva distinguere le lunghe ciglia chiare che nascondevano in parte l'ammiccare scherzoso del suo sguardo.
“Non è sufficiente...”
“Allora dimmi tu quando è abbastanza”
Yuuri non ne aveva alcuna intenzione e anche se l'avesse avuta Victor aveva impegnato le sue labbra in modi che non contemplavano l'uso di parole o la capacità di formare discorsi coerenti.
Sapeva quale potere riusciva ad esercitare su di lui.
Aveva già sperimentato gli effetti della sua vicinanza quando mesi prima in quello spogliatoio a Milano era solo un giovane uomo frustrato, ansioso e represso che aveva appena scoperto un paradiso proibito e ci si era avventato in modo disordinato e vorace; col terrore di essere scoperto nelle sue fragilità e l'egoismo di volerlo tenere tutto per sé, senza nemmeno mostrargli un po' di gratitudine.
Frustrato, ansioso e represso lo era ancora probabilmente, con la differenza che adesso ne era consapevole e con la stessa consapevolezza voleva che Victor portasse a termine ciò che aveva cominciato in primavera e continuasse a farlo per sempre.
Erano stati intimi, i loro corpi si erano trovati vicini più di quanto Yuuri avesse permesso a chiunque altro, adesso però, nel modo in cui le mani del russo s'infilavano sotto i suoi vestiti e percorrevano l'epidermide serica in cerca dei punti più delicati e sensibili, c'era un'intensità nuova e per certi versi sconvolgente.
Microscopici impulsi nervosi si trasmettevano dalla superficie esterna, dall'involucro composto di carne e sangue fino al centro dell'anima e lo facevano sospirare di pura estasi ogni volta che si attardava su quella minuscola zona.
Fu una straordinaria rivelazione scoprire che Victor rispondeva con eguale sollecitudine alle sue impacciate attenzioni e non si stancava di ripetergli quanto fosse bello e desiderabile, abbandonato sotto di lui sul velluto ammaccato del divano, tra gli abiti sgualciti gettati alla rinfusa, coi capelli arruffati, le guance in fiamme e gli occhi lucidi di pianto.
La risposta naturale ad una dolce profanazione che lo aveva trovato più che consenziente e lo aveva lasciato esausto, eppure appagato in ogni minima fibra del suo essere.



Tuttavia...
Una piccolissima obiezione si fece strada nei soffici pensieri di Yuuri e colpì il suo amante come una frustata; condividere il sesso, mescolare gli umori, annullarsi fisicamente l'uno nell'altro aveva reso la loro connessione più forte ed esclusiva; Victor percepì subito un turbamento nello spirito limpido del giovane.
“Yuuri” lo chiamò in un modo basso e vibrato, che era suo soltanto e gli scioglieva il cuore ogni volta “Cosa c'è?”
“Dimmelo tu...” provocò l'altro socchiudendo le palpebre e stirando gli angoli della bocca in un pigro sorriso.
“Demonietto” lo rimproverò maliziosamente l'uomo, prima di scivolargli al fianco e insinuare una gamba tra le sue “Non funziona così e poi non voglio rubarti ancora i desideri, i sogni, le paure, dovresti farmene partecipe”
“È... Difficile da spiegare” esordì il giovane occupato ad intrecciare le sue dita con quelle di Victor come se fosse un passatempo molto impegnativo“E non vorrei che la prendessi a male”
Era una di quelle frasi che autorizzavano un partner a porsi decine di domande, la maggior parte delle quali circa alle sue prestazioni amatorie.
Si trattava forse di qualcosa che aveva o piuttosto non aveva fatto? Lui era vergine e pur con le mille accortezze usate per non spaventarlo o traumatizzarlo era così sensibile! Poteva essergli sfuggito qualcosa!
“Quando hai parlato della nostra prima volta...” Yuuri continuò ignaro delle sue paturnie erotiche “Immagino non ti riferissi solo... A questo” smise di giocherellare con le dita e lo guardò speranzoso che avesse intuito il punto della questione, ma il russo non dava segno di aver colto alcunché quindi emise un lieve sospiro e girò il capo per offrirgli il collo da un'angolatura assai più sensuale.
“Oh, no! No-no-no!” il tono di voce lo spinse ad aprire un occhio per sbirciare la sua espressione; l'uomo accanto a lui lo guardava come se ne fosse terrorizzato
“Victor...” mormorò confuso, aveva scoperto di volerlo quasi nello stesso istante in cui gli aveva rivelato la sua vera natura e con ragionevole sicurezza sapeva che il desiderio era reciproco; quindi perché adesso gli negava qualcosa che doveva sancire la loro unione come un sigillo di sangue, uno scambio segreto di promesse, un vincolo che lo legasse a lui al di là dei fragili confini umani?
“Victor... Niente!” esclamò l'altro e poi aggiunse “Hai letto troppi libri e visto troppi film, ti sei fatto un'idea sbagliata delle creature della notte; tutto quel palpitare, struggersi per il misterioso e pallido protagonista è finzione letteraria, buona solo ad ingrassare le tasche degli autori!”
Yuuri inarcò un sopracciglio “Se non ricordo male hai detto di averli letti anche tu quei libri e di averli trovati... Divertenti e istruttivi”
“Appunto: divertenti, niente a che vedere col nostro mondo, non c'è niente di romantico o piacevole in ciò che facciamo, ed ... È eccitante quanto una visita medica”
Le sopracciglia inarcate divennero due.
“Bugia...” bisbigliò piano portandosi la sua mano alle labbra per baciarla.
“Sembra che tu stia cercando di convincere te stesso. Perché?”



Si è vero, assolutamente vero.
E bravo il mio magnifico Disastro.
Perché voi umani avete questa smania di volere tutto e subito e vi saziate delle vostre conquiste solo per pochi istanti prima di volere ancora e ancora di più.
E perché la mia determinazione è tanto debole di fronte alle tue aspettative e al sorriso placido e fiducioso che mi rivolgi!




“Hai visto anche tu cos'è successo di là” Victor prese un lungo respiro “Siamo come scogli affilati a pelo d'acqua nascosti dalla nebbia e voi siete piccole navi, che avanzano inconsapevoli, senza mappe o strumenti di navigazione, la maggior parte delle volte ci passate accanto e noi vi lasciamo andare sfiorandovi appena, senza conseguenze. Ma può accadere che uno di quegli scogli, privo di scrupoli o sensi di colpa, decida di prendersi la vita del marinaio, distruggendo la sua barca e, compiaciuto, lo osservi affogare”
“Tu no!” fu pronto a ribattere il giovane, stringendo la presa delle dita quando il russo provò a ritrarsi “Mi hai chiesto se avevo paura di te e perfino adesso, mentre provi a dissuadermi e spaventarmi usando delle scuse, la mia unica vera paura è di perderti di nuovo”
“La mia parola d'onore che non mi perderai mai più sarebbe sufficiente a farti desistere?”
“No-no” rispose Yuuri dondolando piano la testa, serio, addirittura imbronciato.
Diabolico demonietto!
“Non credo siano il luogo e il momento opportuni per affrontare questo discorso...”
“Conosci forse un momento più opportuno di altri per dedicarti alla persona amata?”
“Questo è un colpo basso Yuuri!” sbottò incredulo mettendosi a cavalcioni sopra di lui; l'oggetto della sua indignazione si godeva la momentanea superiorità di gioco e gli sorrideva beato fissandolo sotto le palpebre socchiuse.
“Sei sempre stato un passo avanti a me, hai sempre intuito in anticipo quello di cui avevo bisogno e col senno di poi mi è chiaro il motivo, adesso che io sono riuscito a sorprenderti mi rimproveri? Ho vinto un mondiale e ti ho trovato” dichiarò il giovane lasciando scorrere sotto le sue dita la muscolatura levigata e tonica del russo “Perciò escogita una ragione davvero valida per negarmi il premio o consegnamelo senza tante storie”
“Oh, è una minaccia!” Victor sorrise intenerito da quell'uscita spavalda.
“Si e molto seria”
“Comincio ad avere paura...” rispose chinandosi su di lui per sfiorargli la gola con un bacio.
Alla fine era entrato nel gioco in cui Yuuri lo aveva trascinato suo malgrado.
Era pericoloso? E cosa non lo era nella sua vita?
Aveva ragione a muovergli quei rimproveri, gli aveva sconvolto l'esistenza comportandosi come una divinità onnisciente, disponendo i pezzi sulla scacchiera convinto di sapere cosa fosse bene per lui, certo che una medaglia potesse ripagare anni di solitudine e tristezza.
Avrebbe dovuto imparare la lezione: il metallo per quanto nobile e prezioso non sostituiva nemmeno un'ora di quello che gli aveva tolto col suo brusco allontanamento, ma Yuuri gli stava dicendo di prendere ancora qualcosa, felicemente inconsapevole dell'impegno che comportava per entrambi.



† La voce della coscienza †

-fa capoccetta da dietro l'angolo- Piaciuto il luuuuuuuungo aggiornamento? *-*
Ci sono abbastanza Victor e Yuuri? *-*
C'era la giusta dose di eros-pathos-fluff?
No, è vero non si ha mai abbastanza Victor+Yuuri in questo mondo, ma se la tanto sospirata reunion di questi patati vi è piaciuta, sappiate che ne ho ancora in serbo per voi!

Solnyshko moyo -> Mio Sole, un nomignolo affettuoso e romantico per un vampiro che il sole non può vederlo mai :3
   
 
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