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Autore: arashi17    24/03/2017    4 recensioni
"Park Jimin gli era piombato tra capo e collo alla stessa velocità dello sbattere le palpebre. Era stato irreversibile tentare di correre ai ripari, Min Yoongi semplicemente quella mattina aveva aperto gli occhi e si era visto in casa propria la fonte più pura di ossigeno esistente al mondo. Solo questo, davvero nulla di speciale."
*YOONMIN*
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Namjoon/ RapMonster, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Hot Chocolate






 

 

From: Bro

To: Hopie babo

“Ha fatto la lavatrice.”


Jung Hoseok rideva sempre a quei messaggi assolutamente casuali che, giorno dopo giorno, il suo migliore amico gli inviava. Proprio non ci riusciva a non accasciarsi a terra e ridere ad alta voce, come avrebbe potuto trattenersi se, ad ogni messaggio ricevuto, l'espressione nel viso di Min Yoongi gli si parava dinnanzi, senza dargli più tregua.

 

From: Hopie babo

To: Bro

“E sei sopravvissuto?”

 

Rispondeva sempre allo stesso modo, Hoseok. Più che altro preoccupato per l'incolumità dell'amico, e attendeva la risposta rialzandosi dal pavimento, andando nel balcone della cucina, intercettando qualche palazzo più avanti, l'appartamento di Yoongi.

 

From: Bro

To:Hopie babo

“No.”

 

Sempre la stessa risposta anche per Min Yoongi. Hoseok ormai aspettava quel no trepidante e impaziente. Perché dietro quella semplice negazione si nascondeva tutto il piccolo mondo in bianco e nero del suo amico. E anche il suo cuore.

 

***
 

Park Jimin gli era piombato tra capo e collo alla stessa velocità dello sbattere le palpebre. Era stato irreversibile tentare di correre ai ripari, Min Yoongi semplicemente quella mattina aveva aperto gli occhi e si era visto in casa propria la fonte più pura di ossigeno esistente al mondo. Solo questo, davvero nulla di speciale.

Se lo ricordava dannatamente bene quell'incontro mozzafiato, quando il cucchiaio traboccante di latte freddo e cereali era rimasto sospeso tra la tazza e la sua bocca semi aperta, nell'esatto momento in cui Namjoon spalancava il portone di fronte al tavolo della loro cucina e spingeva dentro Jimin, capelli grigi e guance arrossate per l'imbarazzo della novità.

Cercavano un nuovo coinquilino e Namjoon aveva scelto tra i tanti annunci, proprio quel ragazzo. Non che Yoongi si fosse impegnato più di tanto nella ricerca, alla fine aveva lasciato tutto il lavoro duro all'amico e se n'era uscito con un semplice “fai tu”. Di certo, nessuno in quel momento avrebbe mai immaginato che Park Jimin sarebbe riuscito a sconvolgere le loro vite.

 

***
 

Min Yoongi si era quindi ritrovato a condividere la sua stanza dopo circa due anni di assoluta e beata solitudine. La sua bellissima stanza monocromatica, dalle pareti bianche al mobilio scialbo di un legno ritoccato anch'esso di bianco, dalla moltitudine di scarpe gettate qua e là, ai CD sparsi su entrambe le scrivanie in compagnia a tutti i suoi vestiti, perché tanto nessuno avrebbe mai occupato l'altra metà della sua camera, al massimo avrebbero adibito a camera doppia la topaia di Namjoon. E invece aveva dovuto liberare dalla morsa del suo disordine l'altra parte della stanza, lasciando così che Jimin potesse disfare le valige.

“Questo è il mio territorio, non sono abituato a dividere le cose, ti sto avvisando. Mangio e bevo in camera, lascio sempre in disordine, russo, ascolto musica ad alto volume e guardo la TV fino a tarda notte. Non amo chiacchierare e soprattutto non mi piace spettegolare su quello che ti è successo il giorno. Ci siamo capiti?”

“Certo, hyung! Me ne starò buono e zitto zitto.”

Un ghigno divertito affiorò sulle labbra color ciliegia del maggiore: dettare leggi ed emanare la sua politica di terrore lo divertiva non poco e Namjoon, poggiato allo stipite della porta proprio alle spalle dei suoi coinquilini, scuoteva lento la testa ridacchiando. Poi Park Jimin aveva sorriso, accettato i fatti e parlato con la vocina più dolce che orecchie umane avessero mai udito, costringendo Yoongi a serrare le labbra e sgattaiolare via da quelle mura prima di venire trascinato ulteriormente da quella forza indomabile e silenziosa.

“Perché gli hai detto quelle cose? Nemmeno la guardi la televisione!”

Bisbigliò Namjoon nella terrazza del loro appartamento mentre si accendeva una sigaretta. Yoongi, al suo fianco, reggeva la sua tazza di latte e cereali e mangiucchiava con un cipiglio nervoso contro la ringhiera.

“Volevo divertirmi un po'.”

“Allora perché sei scappato e sei nel panico più totale da quando siamo entrati in casa?”

A quella domanda, Min Yoongi non aveva mai risposto. Non poteva semplicemente dire quanto trovasse bello il nuovo coinquilino e sputtanarsi così, con uno dei suoi più cari amici. Kim Namjoon non era neanche gay, non avrebbe potuto nemmeno comprendere una cosa simile, né tanto meno Yoongi sentiva il bisogno pungente di rivelargli di essere dell'altra sponda dopo una vita trascorsa a mentire, più per imbarazzo che per altro, e uscire con ragazze occasionali per non destare sospetti. Quindi, aveva preferito starsene muto e terminare la sua colazione fredda, per poi accendersi una sigaretta e cominciarsi a preparare per le lezioni di quella mattina.

 

***

 

Lì per lì, Yoongi non aveva pensato ai loro turni universitari, immaginandosi di trascorrere giorni ricolmi della presenza di Jimin accanto a sé ed instaurarci un qualsiasi tipo di rapporto. Si era dovuto ricredere quando, dopo appena un giorno dall'arrivo del nuovo coinquilino, aveva visto il suo calendario delle lezioni ed una delusione lampante si era impossessata di lui. Assurdo come Jimin avesse orari identici a quelli di Namjoon e quindi anche identiche giornate libere, ma non avesse nemmeno un'ora buca a coincidere con le sue.

Così, si ritrovò ben presto ad essere geloso delle colazioni trascorse insieme dei suoi coinquilini mentre lui scappava a lezione, dei pranzi consumati alla mensa universitaria divertendosi con altri loro amici mentre lui correva qua e là per trovare la prossima aula, o ancora, geloso dei pomeriggi in biblioteca a studiare che Namjoon e Jimin gli raccontavano durante la cena, unico momento della giornata in cui tutti e tre erano uniti.

“E oggi ho conosciuto Hoseok hyung e Jin hyung! Credo che mi iscriverò al club sportivo con Hoseok hyung, me ne ha parlato bene!”

Jimin, entusiasta, raccontava con la bocca piena di kimchi le sue prime avventure universitarie gesticolando le bacchette animatamente e Yoongi stringeva più forte il cucchiaio abbassando lo sguardo.

“Jimin, non andare dietro a Hoseok! Quello è un ciclone idiota, ne saresti troppo coinvolto.”

“Namjoon hyung, non diventerò un idiota anch'io! Ma ho bisogno di fare sport.”

“Beh, io ti avviso. Non stare troppo con quei due o ti attaccheranno la demenza.”

Jimin scoppiò a ridere, una risata rumorosa e dolce, una melodia che riempiva la cucina e tinteggiava di bei colori le pareti, la mano davanti la bocca a nascondere i denti e le guance paffute in risalto, ad uccidere Yoongi. Erano uno di fronte all'altro e non aveva saputo ignorare quella risata magnifica senza almeno guardarne in faccia la fonte. Mossa sbagliata, in quanto Yoongi aveva visto la bellezza del mondo tutta in una volta e il suo cuore aveva prodotto un battito tanto forte da fargli male al torace. Era questo l'effetto che gli faceva Park Jimin ad una settimana dal suo arrivo? Serrò le labbra preoccupato e deviò lo sguardo quando quello del minore tornò stabile e si posò su di lui.

“E tu, hyung? Come è andata oggi?”

Una domanda semplice e innocente, così come quel sorriso che decorava il volto di Jimin. Yoongi rimase un istante senza saper cosa dire, non essendo abituato a parlare di sé o ad essere interpellato, ed in fine rispose.

“Hm... bene. Ho seguito quattro lezioni e non ho pranzato, sono abbastanza stanco.”

“Non- non hai pranzato? Hyung non puoi continuare così!”

Tuonò il più piccolo sporgendosi sul tavolo verso il moro e quello si costrinse ad indietreggiare appena, imbarazzato e con il cuore martellante nel petto. Per fortuna, a salvarlo ci aveva pensato Namjoon, ancora intento a mangiucchiare le sue patatine fritte rimaste.

“Jimin, Yoongi hyung è abituato in questo modo ormai, non preoccuparti-”

“Ma è sbagliato! E fa ancora caldo, rischia di sentirsi male! Domani che orari hai?”

Jimin gli parlò quasi addosso ma Namjoon non si sentì offeso, anzi, era a dir poco divertito dalla piega che tutta la situazione stava prendendo. Lo aveva notato già da una settimana quello Yoongi impacciato nei confronti di Jimin e trovava divertente vedere come si sarebbe evoluta la loro stramba amicizia.
A quel punto, Yoongi ci pensò su e rispose con la sua voce bassa, un po' imbarazzato, un po' annoiato, e Jimin batté le mani mentre una qualche idea si formulava sotto la sua coltre di capelli grigi.

“Uhm... gli stessi di oggi.”

“Mi assicurerò di farti mangiare!”

Sia Namjoon che Yoongi strabuzzarono gli occhi e lo fissarono senza capire cosa volesse dire, ma Jimin si limitò a sorridere e sparecchiare la tavola. Non avrebbe fatto morire di fame il suo compagno di stanza, non era proprio una cosa possibile.

 

***


“Hyung! Hyung devi correre a lezione o puoi fermarti un po'? Ti ho portato il pranzo.”

Quando Yoongi vide corrergli incontro un Park Jimin mozzafiato con un sacchetto in mano, capì di essere spacciato. Voltò le spalle all'entrata per la sua aula e serrò le labbra salutando il coinquilino davanti a sé. Jimin gli tendeva il pranzo con una mano mentre se ne stava ricurvo a riprender fiato dopo una corsa spericolata e Yoongi avvampò nel sentire i respiri veloci e fraintendibili del piccolo immaginando chissà quale scenario. Prima che Jimin si rialzasse e lo vedesse, si tirò uno schiaffo rapido sulla guancia e scrollò la testa: doveva assolutamente finirla, nemmeno gli piaceva poi chissà quanto, e i suoi comportamenti erano pressoché ridicoli. Quindi afferrò il suo pranzo e realizzò che non era stato acquistato in qualche negozio.

“Spero ti piaccia. Ho fatto qualcosa che ti ho già visto mangiare a casa, la prossima volta dimmi quello che preferisci mangiare a pranzo!”

Poco ma sicuro, l'espressione di Min Yoongi rappresentava il perfetto ebete più scioccato e idiota mai esistito e non si preoccupò di nascondere il suo volto agli occhi di Jimin che continuava a fissarlo con il sorriso luminoso ed un'espressione curiosa in attesa di qualche risposta.
Naturalmente, Yoongi, sollevò un sopracciglio assottigliando le labbra e cominciò a fissare prima il suo pranzo e poi Jimin, sempre più confuso e senza parole.

“Ehm... hyung? Quindi... possiamo pranzare assieme o...?”

“Ah? Oh- sì, sì certo. Il professore ha avvisato che farà mezz'ora di ritardo.”

Finalmente Yoongi si ridestò dal suo mondo dei sogni e la sua espressione ritornò quella di sempre, ma con un puntino di imbarazzo negli occhi. Andarono a mangiare ad una panchina poco distante, dopo aver percorso il vialetto di alberi che adornava tutta l'università e si misero al riparo dai raggi del sole che quel giorno pareva voler infuocare tutti. Quando scoperchiò il suo pranzo, fu impossibile trattenere quel sorriso dolce che non sfuggì a Jimin, e senza farsi tanti complimenti iniziò a mangiare. Era tutto buono, proprio come si aspettava che fosse il cibo cucinato da quelle piccole mani e non smise di sorridere finché anche l'ultimo boccone non venne ingoiato. Una mezz'ora si rivelò troppo corta, Jimin era una piacevole compagnia ed un ottimo cuoco, il pensiero di rivederlo solo dopo le sette di sera cominciò a disturbarlo dentro ma evitò di mostrarsi contrario alla loro separazione momentanea.

Di certo, Min Yoongi non avrebbe mai immaginato che quel giorno sarebbe stato soltanto il primo di una lunga serie, così come quel pranzetto preparato esclusivamente per lui, che di giorno in giorno sarebbe diventato sempre più ricco.

 

***

 

A due mesi dal loro primo incontro, Min Yoongi poteva già stilare una più che decente lista di cose e abitudini che a Jimin piaceva fare.

La prima era di certo la più assidua e ricorrente, la passione principale che rendeva quasi idiota Jimin: Instagram. Yoongi era stato costretto a seguirlo sul social e mettere i like a tutte le foto caricate fino a quel momento. Aveva scoperto a sue spese che Jimin era un maniaco seguace di quella applicazione, lo aveva visto fotografare di tutto, sistemare gli oggetti in modo che avessero un maggiore impatto, lo aveva aiutato a fotografare in posizioni alquanto dubbie per una migliore angolazione, lo aveva beccato a farsi un'infinità di selfie per poi dargli una mano a scegliere quello più carino da postare, aveva anche compreso il magico mondo degli hashtag e adesso sapeva esattamente quali inserire sotto i suoi post, perché sì, a stare accanto a Jimin era inevitabile esser contagiati. A due mesi di distanza, sapeva che quel ragazzino prediligeva fotografare i gatti randagi della zona, i tramonti visti dall'università e le tazze di cioccolata calda che ogni giorno trangugiava, e maledizione, era così carino che non poteva fare a meno di sorridere quando una notifica lo avvisava di una nuova foto caricata da Jimin_Chimin.

La seconda abitudine più ricorrente del suo coinquilino era la cioccolata calda. Da quando l'autunno si fece più freddo, il profumo inconfondibile di quella bevanda dolce aleggiava tra le pareti del loro appartamento e, se Namjoon si univa sempre per una tazza-pausa dallo studio, Yoongi chiudeva la porta della loro camera e cercava in tutti i modi di non respirare. Lui odiava la cioccolata, lui era un tipo da tea caldo, non da quella roba ipercalorica che lasciava un'arsura esagerata in gola.

In fine, ma non meno importante, la terza passione più forte di Jimin erano indubbiamente i gatti. Tutti i gatti del vicinato lo conoscevano e lo adoravano, si lasciavano accarezzare e sfamare da lui, sotto le occhiatacce di chi per innumerevoli volte aveva tentato invano di avvicinarsi a quelle bestioline solitarie.

Ed il giorno che tanto temeva Yoongi era giunto rapido come le nuvole.

 

From: Bro

To: Hopie babo

“Ha portato a casa un gattino.”

 

From: Hopie babo

To: Bro

“Aw quanto è carino. Riuscirai a sopportare la vista di Jimin con un gattino? Non mi muori a breve, vero?”

 

Ancora una volta, Yoongi non seppe spiegarsi il motivo del suo avvisare Hoseok di ogni cosa. Ormai le sue risposte erano una continua presa in giro, non aveva davvero bisogno di avvisarlo sempre. Però se non avesse detto a qualcuno di quanto bello fosse il viso addolcito di Jimin mentre giocava con quel minuscolo esserino, sarebbe di sicuro morto a breve, proprio come aveva predetto il suo stupido migliore amico.

“Non trovi che sia una cosina dolcissima?”

Jimin aveva sollevato lo sguardo e aveva irradiato la stanza. I suoi occhi luminosi e appassionati erano incorniciati da quelle guance piene, deformate dal sorriso più coinvolto che gli avesse mai visto fare. Il micetto, steso sulle cosce di Jimin, cercava di rimettersi sulle proprie zampette e, quando ci riuscì, si accucciò per bene appena sotto il bordo del maglioncino del ragazzo. Yoongi deglutì e deviò lo sguardo sconfitto: era geloso, gelosissimo di un gattino che non meritava il suo disprezzo, ma per mesi aveva sognato di poter anche solo sfiorare Jimin invano, mentre adesso l'ultimo arrivato in quella casa si permetteva addirittura di dormigli addosso.

“Fa schifo. E non ti ho dato il permesso di poterlo tenere.”

“Kimchi non fa schifo! E per tua informazione, hyung, Kimchi è una gattina.”

La gatta sussultò appena e si accoccolò meglio al riparo dal bisticcio dei due ragazzi e Yoongi spalancò gli occhi trattenendo una risata che avrebbe di sicuro fatto infuriare il più piccolo.

“Aspetta un attimo, Park Jimin. Hai chiamato un gatto kimchi?”

“Beh sì. È tutta bianca e schiva, eppure dopo un po' di insistenza cede alle attenzioni. In un certo senso mi ha ricordato te.”

A quella risposta, Jimin raddrizzò la schiena e assunse un'aria superiore e fanatica, fiero della sua trovata geniale e sicuro che, una volta ascoltata la sua spiegazione, anche Yoongi sarebbe stato d'accordo. Ma quando schiuse un occhio per sbirciare una qualche reazione, notò l'espressione scocciata e contrariata del suo amico.

“Allora avresti dovuto chiamarla Yoongi.”

“Non te la darei mai una soddisfazione simile. Quindi ho pensato a cosa ti piace. Tea l'ho scartato subito, pollo fritto anche. Poi mi sono ricordato che ti piace il kimchi da morire e suonava bene. Vero Kimchi?”

Il ghigno divertito di Yoongi non passò inosservato al ragazzo dai capelli d'argento che si affrettò a rispondergli a tono, arrossendo di colpo. Se nella sua mente tutto ciò che aveva pensato gli appariva normale e senza alcun significato, le parole lo convinsero di quanto imbarazzante potesse risultare la cosa. Chiamare un gatto come uno dei piatti preferiti del proprio coinquilino dopo aver notato delle somiglianze minime, poteva apparire tanto grave? Era normale aver avuto quei pensieri? Jimin ignorò le risate di Yoongi mentre questi si chiudeva nella loro camera, e si rannicchiò sul divano osservando la gattina con le guance infuocate e il cuore a sbattergli contro la maglia.

“Datti una calmata, Park Jimin. Datti una calmata, ti prego.”

Kimchi lo guardò quasi stranita dall'averlo sentito parlottare da solo, e miagolò prima di tornare a dormicchiare. Allo stesso modo, Yoongi nel suo letto chiuse gli occhi dopo aver sospirato piano e si coprì la testa con il cuscino, cercando in ogni modo di dimenticare ciò che Jimin gli aveva detto. Aveva pensato a lui per puro caso, vivevano insieme da tre mesi e mezzo, era naturale che avesse pensato ad uno dei suoi coinquilini, non doveva darsi false speranze. Eppure era stato tremendamente carino nel disturbarsi a cercare il nome adatto tra le cose che gli piacevano, e no, non poteva affatto starsene buono e non immaginare di riuscire a portare la loro amicizia ad un livello superiore.

La notifica di Instagram lo avvisò di un nuovo post caricato da qualcuno dei suoi preferiti e sorrise più che mai quando vide quel gattino immortalato in una piccola foto.

Questa è Kimchi, la nuova donna di casa! Non trovate somigli a Yoongi hyung? Hanno lo stesso sguardo scazzato, lol. La adoro.”

 

***
 

Min Yoongi non aveva tenuto conto di tutte le abitudini di Park Jimin, nemmeno di quel malsano vizio del dormire soltanto in boxer e, nelle volte peggiori, in slip. Si era messo a letto presto, un forte mal di testa a troncargli ogni funzione vitale dopo aver studiato un pomeriggio intero in vista di un esame, e non si era accorto di quando Jimin, qualche ora più tardi, si era raggomitolato nelle lenzuola del letto accanto. Raggomitolato era una parola grossa, poiché in pochi minuti aveva completamente disfatto ogni coperta e si era addormentato a gambe aperte, del tutto spoglio. A quel punto Yoongi non aveva più saputo resistere, si era infilato una mano nelle mutande e aveva cominciato a masturbarsi.

Dopo cinque mesi trascorsi insieme, la loro amicizia era cambiata in un evolversi di eventi strani: non erano quel tipo di amici legatissimi e idioti, non erano compagni di serate nei locali e sballo totale, non si raccontavano nulla della loro vita se non delle lezioni affrontate. Eppure, in silenzio, si erano saputi avvicinare di più, erano divenuti più intimi e legati, senza il bisogno di troppe parole. Namjoon li osservava al di fuori di quella bolla di sapone in cui sembrava si fossero rintanati, e riconosceva il limite oltre il quale non poteva più metter piede. Notava che nel loro rapporto fosse nato qualcosa di diverso, notava che nonostante lui fosse perennemente presente, quei due erano su di tutt'altro livello. Ciononostante, non si sentiva lasciato indietro né tenuto all'oscuro di qualcosa: c'era semplicemente il loro strano e intimo rapporto che coinvolgeva tutto il mondo attorno, senza trascurare niente e nessuno.

Così, il masturbarsi osservando Park Jimin dormire mezzo nudo, era risultato praticamente scontato. Adesso Yoongi poteva toccare la pelle del coinquilino, più volte gli aveva passato il braccio attorno alle spalle e ancora più frequentemente, Jimin lo aveva stretto in abbracci fugaci e piccole carezze. Adesso conosceva la sensazione afrodisiaca del toccare quel corpo e sì, dopo tutto quel tempo oltre alla realizzazione dei propri sentimenti, la voglia di avere un rapporto sessuale con quel piccolo ragazzino era diventata impossibile da ignorare.

Venne nei suoi boxer imbrattando del suo seme bollente la mano colpevole e bloccò il gemito di piacere nella gola, provocando un suono gutturale parecchio fraintendibile. Fu in quel momento che Jimin si mosse e socchiuse un occhio, cercando la fonte di quel rumore.

“Hyung... va tutto bene, hm...?”

Farfugliò un Jimin addormentato e con i capelli in ribellione sul cuscino. Yoongi si pietrificò con ancora la mano stretta sul suo sesso e il fiatone per l'amplesso appena avuto, facendo subito preoccupare il compagno di stanza che si mise seduto sul letto.

“Ehi... che succede?”

“N- niente, torna a dormire.”

La voce risuonò incrinata e il maggiore avvampò cercando di mantenere i nervi saldi e non fare movimenti equivoci, ma Jimin era già inginocchiato al suo letto, a pochi centimetri dal suo viso. Con uno scatto, Yoongi liberò il proprio membro e spostò la mano dietro la schiena cercando di indietreggiare sotto le lenzuola, e Jimin allungò la mano giusto in tempo per fermarlo.

“Hyung! Che hai? Sembri terrorizzato, cerca di calmar-”

In un micro istante, le dita del minore vennero in contatto con una sostanza densa e calda, e Yoongi si affrettò a spingerlo via e allontanarlo dalla sua mano sporca. Non ebbe neanche il coraggio di guardarlo negli occhi o proferire parola, semplicemente si voltò di spalle e si coprì fin sopra la testa con le coperte. Era assurdo. Tutto assurdo. Il ragazzo che gli piaceva lo aveva beccato a masturbarsi e aveva toccato il suo sperma per sbaglio, poteva essere più sfigato di così? Sentiva in cuor suo che il giorno dopo Jimin avrebbe fatto fagotto e se ne sarebbe scappato a gambe levate, urlando al mondo di mettersi al riparo da Min Yoongi, il perverso omosessuale di Seoul che si era segato fissandolo dormire. Ne era totalmente sicuro e le lacrime già gli pizzicavano gli occhi. Eppure, quello che Jimin si permise di dire con un filo di voce, gli fece credere che forse, non sarebbe scappato via.

“Io... sono dispiaciuto, hyung. Ho distrutto la tua privacy... non- non so come scusarmi. Cioè, oddio, le faccio anche io queste cose, non ti sto accusando... solo scusami... dimenticherò tutto... ero- ero solo preoccupato che ti fosse successo qualcosa, ma... hm, sono felice che stessi bene ed eri solo imbarazzato... s-scusa. Ora... ora torno a dormire. Dolce notte, hyung...”

 

***
 

“Non credi che Jimin sia gay?”

A quelle parole, Min Yoongi si affogò con il proprio caffè. Era raro sentir aprire un tale argomento da Namjoon, ed era anche più raro che lo aprisse riguardo ad uno del loro gruppo. Persino Hoseok si ammutolì e si limitò a sgranare gli occhi, tanto da sembrare una sorta di animale strano. A quel punto, fu Yoongi a picchiargli una coscia e a mormorargli un cazzo, mantieniti ripristinando la situazione.

“Cosa te lo fa pensare?”

Domandò il maggiore dei tre mandando giù l'ultima goccia di caffè. Si erano dati appuntamento quella fredda mattina d'inverno per consumare una colazione insieme prima delle rispettive lezioni, ma come il discorso fosse finito a quel punto, Yoongi proprio non lo concepiva.

“Beh, insomma, ha dei modi e degli atteggiamenti davvero molto delicati, mi ricorda sempre una ragazza. Cerca sempre molto contatto fisico con noi ragazzi e non l'ho mai visto interagire con delle ragazze a parte qualche sua amica. Anche per come si comporta con Kimchi! Andiamo, le vedete anche voi le foto su Instagram che mette!”

Nessuno dei due amici se la sentì di ribattere quella convinzione palesemente ovvia, e Hoseok si precipitò a rispondere prima di Yoongi, in modo da farlo riprendere dallo shock e ripristinare ogni sua funzione vitale.

“In effetti non hai tutti i torti. È parecchio ovvio che Jimin sia gay, ma penso abbia paura a farcelo sapere. Per quanto mi riguarda, non avrei nessun problema, ho già una coppia di colleghe che stanno insieme e sono anche così carine!”

“E perché mai dovrebbe aver paura? Ormai è uno di noi, e non ci vedo nulla di male nell'essere gay.”

Nuovamente, Yoongi e Hoseok spalancarono gli occhi, ma questa volta nessuno dei due richiamò l'altro, e Namjoon inclinò il viso e li guardò confuso.

“Che diavolo vi prende?”

“No è che... ti sei sempre mostrato indifferente all'argomento e credevamo che schifassi un po' gli omosessuali.”

“Cosa? Ne sono indifferente proprio perché non me ne importa nulla se due persone dello stesso sesso si mettono insieme. Non è una cosa abbastanza normale? E comunque credo che a Jimin piaccia Yoongi hyung. Ma mi pare che tu ti stia frequentando con quella ragazza del mio corso... quella Seulgi, no? Un po' mi dispiace per Jimin.”

In un attimo, oltre agli occhi ormai fuori dalle orbite, a Yoongi cadde la mandibola e per qualche secondo fissò Namjoon con la bocca aperta e l'espressione sconvolta. Per anni e anni aveva temuto il parere dell'amico, gli aveva tenuto nascosta la sua omosessualità e aveva finto, di tanto in tanto, di uscire con qualche ragazza, solitamente amiche che stavano al gioco. Così come stava facendo da circa un mese, da quando proprio Namjoon gli aveva domandato come andasse la vita sessuale e si era mostrato troppo indagatore. Era decisamente da tanto tempo che non fingeva qualche appuntamento e Seulgi, un'amica con cui usciva per qualche bevuta con altri colleghi, si era offerta volontaria per metter su quella sceneggiata e tenere a bada la curiosità di Namjoon. Il fatto che, dopo circa dieci anni di amicizia, venisse a scoprire che a Kim Namjoon non sarebbe fregato niente dell'avere il coinquilino gay, lo fece sentire non solo un pessimo amico, ma anche un grandissimo idiota.

“Credi che gli piaccia io? No, sei fuori strada.”

“A dire il vero, ne sono convinto anche io. Addirittura Jin hyung qualche giorno fa è arrivato a questa conclusione.”

Hoseok, suo fedele migliore amico e confidente dalla nascita, gli aveva voltato le spalle. Come gli era saltato in testa di pronunciare quelle parole? Lui, era a conoscenza del suo amore incondizionato per Jimin, perché adesso lo illudeva e gli metteva in testa speranze vane? Era mai possibile che tutto il mondo, eccetto lui, credesse fermamente che Park Jimin lo amava?

“Ma non è affatto innamorato di me! Siamo solo buoni amici, non fraintendete le cose.”

“Resta il fatto che ti guarda come se fossi la cosa più bella al mondo. Poi, se è effettivamente innamorato di te o meno non lo so, ma di certo non gli sei indifferente.”

Namjoon sorrise e lo guardò addolcito prima di alzarsi dal tavolino e salutare andando a lezione. Hoseok osservò la scena in silenzio e aspettò che Yoongi realizzasse quelle parole prima di riprendere a parlare. Ma Yoongi non aprì bocca, né poco dopo, né per l'intera mattinata.

Le parole di Namjoon correvano nella sua testa più frenetiche delle strade di Seoul, lo attanagliavano e non lo lasciavano concentrare sulle lezioni, stavano lì, saldamente aggrappate ai suoi pensieri e alle sue idee, torturandolo. Era come se Namjoon gli avesse fatto capire che lo aveva intuito da tempo; qualcosa nel suo sguardo gli urlava contro che il suo amico sapesse del suo essere gay e lo accettasse in silenzio, aspettando il momento in cui proprio lui si fosse deciso a confessarglielo. Si era sentito molto strano, davvero incapace di affrontare qualsiasi situazione, quindi decise di mandare al diavolo le lezioni a venire e di tornare a casa per ristabilire la giusta calma.

Peccato che quando aprì il portone, Park Jimin quasi non gli venne addosso con il pranzo tra le mani.

“Hyung, ti stavo per portare il pranzo! Come mai sei qui?”

Kimchi si strusciava tra le caviglie di Yoongi e Jimin si affrettò ad apparecchiare la tavola e invitare il coinquilino a sedersi e mangiare fintanto che era caldo.

“Mi ero rotto delle lezioni, pensò che me ne starò a casa.”

“Hm, capisco. Ma sì, dai, prenditi un giorno di relax. E poi ho la giornata libera, possiamo fare qualcosa insieme, ti va?”

A quella richiesta, Yoongi perse un battito. Non restava solo con Jimin da tanto, troppo tempo, e di colpo gli appariva come la più grande occasione della sua vita, ma anche la tragedia più epocale. Si irrigidì sul posto e annuì chinando il capo, continuando a mangiare quel buonissimo pranzo che quel ragazzo meraviglioso continuava a preparargli.

“Hm.”

“Potremmo starcene in casa a guardare un film. O uscire a comprare qualcosa! Magari ti convinco a bere della cioccolata, fa così freddo che ne avresti bisogno.”

“No, Park Jimin, non ricominciare. Mi fa schifo e lo sai.”

Jimin sorrise malefico lasciandolo mangiare, ma qualche ora dopo, tutto ciò che aveva progettato si stava magicamente per realizzare.

Due tazze fumanti e strapiene erano state adagiate sulla tavola accompagnate da un piatto di biscottini appena comprati, i termosifoni al massimo riscaldavano l'ambiente e mettevano al riparo dal gelido pomeriggio di Febbraio, la televisione accesa su un canale di musica a riempire di note la cucina, Kimchi che trotterellava qua e là sul pavimento rincorrendo un gomitolo di lana rosa chiaro, ed in fine, Min Yoongi con le labbra serrate in una smorfia di disgusto tanto evidente quanto il divertimento estremo che, al contrario, Park Jimin provava.

“Ricordami per quale motivo ti sto dando corda.”

“Perché la cioccolata calda non può fare schifo. E anche perché sono irresistibile, prova a negarlo.”

“Sei irresistibilmente coglione, Jimin. È diverso.”

Jimin, stizzito, spinse di più la tazza verso il compare e lo obbligò con uno sguardo assassino a berne un sorso. Non lo avrebbe lasciato in pace finché almeno metà del contenuto di quella tazza non fosse sparito nella sua bocca, e non aveva nessuna intenzione di cedere.

Alle nove di sera poteva ritenersi soddisfatto: era riuscito a fargli bere quasi tutta la cioccolata calda e adesso avevano terminato una cena leggerissima e si erano seduti sul divano in cerca di qualche bel film. Fargli mandare giù la sua bevanda preferita non si rivelò poi così drammatico, e dopo aver preso le prime sorsate, Yoongi riuscì ad abituarsi al sapore dolciastro che tanto odiava. Doveva essergliene riconoscente, in fin dei conti aveva soltanto accontentato un suo capriccio ma allo stesso tempo si sentiva felice di esser riuscito a dividere qualcosa di tanto importante con lui.

Trascorsero tutta la serata a commentare un film dopo l'altro, a criticare la recitazione scarsa di alcuni attori ed imitare le espressioni di alcuni drama ridendo e scherzando, estremamente rilassati. Nessuno dei due si curò della vicinanza dell'altro, o dei loro piedi che ormai erano intrecciati fra di loro, o delle loro mani che continuavano instancabili a toccarsi e scontrarsi. Solo Kimchi irrompeva spavalda e si insinuava tra i due, dando vita a quei pochi, pochissimi centimetri di distanza che li tratteneva dallo stringersi e unirsi del tutto. Ma comunque, a loro andava bene anche così. Andava dannatamente bene così.

Quando Namjoon fece capolino in casa, verso le tre di notte dopo esser stato ad un festino con alcuni amici dell'università, la piccola gattina bianca gli rotolò ai piedi e lo costrinse a seguirla di qualche passo fino al divano, per aiutarla in qualche modo con la scenetta che da ore stava assistendo. La televisione rimasta accesa, dava un film erotico di dubbio gusto, sul tavolo gli avanzi di una cenetta misera non erano stati spostati, e sul divano, uno Yoongi ronfante teneva stretto tra le proprie braccia un Park Jimin accoccolato a lui. Si erano addormentati circa tre ore prima, e Jimin era scivolato sul petto del maggiore che non ci aveva pensato due volte a stringerselo contro e continuare a dormire.

Namjoon sorrise scrollando la testa, era così ovvio che quei due si piacessero che trovò quasi divertente il vederli in quel modo, così corse in camera loro e sfilò il piumone di Yoongi dal letto, coprendoli attento a non svegliarli. L'indomani si sarebbero di certo lamentati della schiena a pezzi e dell'imbarazzo, ma sarebbero stati indubbiamente felici.

 






Non sense:
Ciao a tutti :3
Ho un casino di mini storie quasi pronte e poco tempo a disposizione, per fortuna oggi ho trovato un attimo per postare la prima parte di questa storiella che sarà formata da due soli capitoli per alleggerirvi la lettura.
Non è una storia complicata e con grandi drammi, è una cosetta semplice e senza pretese che spero possiate apprezzare e che magari vi possa rilassare e far sorridere un pochetto. 
Nella seconda parte saranno affrontate scene e rapporti che qui ho volutamente accennato, quindi non preoccupatevi se alcune cose vi sembrano campate in aria x°D 
Perdonate eventuali errori, pian piano li correggerò, adesso ho solo voglia di pubblicare hehehe <3
Per Watercolor perdonate le attese, la sto ultimando, ma come al solito se non mi succedono mille imprevisti non sarei io T.T 
Quindi, godetevi questa robina scema, amate Kimchi, e lasciatemi qualche recensione anche per dirmi che non ha senso o fa schifo ^^'' 
Un bacione a tutti, in particolare alla mia Mari che è stressatissima per l'università: leggi e cerca di rilassarti un po' :3 
A PRESTO!
Grace

   
 
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