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Autore: Il Gava    24/03/2017    1 recensioni
Questa è una storia ambientata in una Equestria travagliata dalla guerra,dalla violenza e dall'odio, dove l'armonia e l'amore sembrano dimenticati.
Ma essa racconta di come, pur in un periodo così buio, ci possa essere ancora un barlume di speranza,
una fiamma, presente negli animi dei coraggiosi che ancora ricordano quello che Equestria era una volta.
Questi spiriti benevoli spesso sono dimenticati, ignorati, spazzati via dalla storia dalla macchina dell'odio.
Ma noi non ci possiamo dimenticare di loro, loro che fanno in modo che il mondo non diventi completamente nero,
loro, i pochi cuori d'oro rimasti fra mille cuori di pietra.
Genere: Guerra, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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CAPITOLO 2

 

Giocando a carte”

 

 

 

Bombardamenti continui.

Bombardamenti martellanti e continui.

Il suono delle bombe che esplodono, ti riempe le orecchie, poi la testa, e infine o ti ci abitui o diventi pazzo.

Io per fortuna, o per sfortuna, mi sono abituato, ma molti no.

Ma non posso biasimarli.

Essere chiusi dentro una specie di sotterraneo dentro una trincea, sostenuto solo da fango indurito e tavole di legno marcito, che potrebbero crollare da un momento all'altro con o senza le bombe, un incessante e stordente rumore, ma sopratutto la domanda che tutti ci siamo fatti da quando eravamo solo delle reclute: “Cadrà qui la prossima?”, non sono precisamente un toccasana per la stabilità mentale.

Ma ormai noi veterani ci abbiamo fatto l'abitudine.

Seduti attorno a un tavolino a giocare a carte, ce ne freghiamo.

O per meglio dire, ci siamo rassegnati, pensando che se effettivamente cadesse una bomba su di noi, non potremmo impedirlo.

Ma le reclute non hanno l'esperienza necessaria per pensarla così.

Poveracci, sembrano appena usciti dalla culla, e buttati in un inferno contro la loro volontà.

Sono giovani. Anche troppo.

Chiedo a un biondino:

“Quanti anni hai te?”

Lui si mette goffamente sull'attenti. Noto che l'uniforme gli sta grande.

“Diciassette signore!”

Celestia. Letteralmente strappati dalla culla.

“Riposo, soldato.”

Non andrà lontano con quell'uniforme che lo impaccia.

“Soldato, come mai hai l'uniforme della misura sbagliata?”

Mi mostra una faccia con un misto di costernazione e paura.

“No-non ne avevano una della mia misura.... signore!”

Lo squadro da cima a fondo.

“Senti, vai dal caporale Handy Needle. Dagli l'uniforme, e digli che ti mando io. Te la sistema di sicuro.”

“Sì signore... grazie signore!”

Non gli rispondo neanche.

Fosse solo l'uniforme il problema.

Non hanno nessuna esperienza.

Prima si trovano a scuola, con un libro tra le mani, forse una ragazza, e un momento dopo si ritrovano in trincea con un fucile.

Io e i miei camerati cerchiamo di insegnarli alcuni dei trucchi della vita in trincea:

Se sentono i fischi gravi e bassi, sono le bombe di grosso calibro, niente di cui preoccuparsi, sbagliano sempre la traiettoria. Sono i fischi acuti ma quasi impercettibili che ti fottono. Le bombe di piccolo calibro hanno una precisione incredibile. O gli insegnamo come uccidere i topi di trincea, in modo che non ci mangino il pane.

Ma è inutile. Alla prima bomba corrono e si raggomitolano, divorati dal panico.

E quando arriva l'assalto, cadono come mosche.

Tre semplici parole per descriverli:

Carne da macello.

Ma è il destino.

Tutti noi siamo destinati a morire per la Nazione, per Equestria, per la Principessa.

Quindi cosa importa se muoiono anche i più giovani, quelli che dovrebbero essere ancora a casa fra le braccia delle madri?

È per il bene della Patria, mi ripeto di continuo, ci ripetono di continuo gli alti ufficiali, ci ripetono la radio e i giornali. Ma più ce lo ripetono e meno ne sono convinto. È veramente giusto tutto questo, andare a morire per una cosa che noi non abbiamo mai voluto...?

Ma in fondo, cosa c'importa?

La guerra ci ha reso macchine che eseguono gli ordini alla lettera, che uccidono in modo spaventosamente efficiente.

Non abbiamo altra emozione che l'odio verso il nemico.

L'unica cosa che ci rimane siamo noi stessi e i nostri camerati, gli unici capaci di sapere e capire quello che stiamo passando insieme.

 

Mi risiedo al tavolino dove stavo giocando a carte con i veterani.

 

Sono loro tre i miei unici, se si può usare ancora la parola, amici. Lì c'è Cook Katz, il più vecchio di noi, quarantacinque anni* . È uno stallone terrestre, con un manto marrone cioccolato e la criniera brizzolata a taglio militare, come tutte le nostre. Nonostante ciò si possono ancora notare dei piccoli riccioli indomabili. Ha un talento speciale: se c'è del cibo nel raggio di kilometri, lui lo sente e lo trova. Sempre. È grazie a lui che di solito non abbiamo molti problemi con il cibo.

Poi c'è First Aid, l'unicorno medico capo della brigata, un vero mago della medicina e chirurgia da campo. Il rosso scuro della croce medica e il bianco sbiadito e sporco della sua fascia da medico, legata intorno al suo zoccolo sinistro, fanno una specie di cupo gioco di colori con il manto carbone, la criniera nera e gli occhi grigi. Come tutti noi ha il cutie mark coperto dalla divisa con il simbolo della fanteria. Ha solo ventisette anni, ma deve avere visto più orrori della guerra di tutti noi messi insieme, lì sul campo di battaglia, ma soprattutto negli ospedali da campo.

Infine c'è Autumne, il pegaso che era insieme a me in classe al liceo. Ci siamo arruolati insieme, io, lui, e mio fratello. Ci avevano assegnato a brigate diverse, ma a causa dello sfacelo totale della sua in una battaglia, era stato riassegnato alla nostra. Da allora siamo inseparabili. La sua caratteristica fisica più evidente è che è un “mantoscurato”. In origine era di un bel verde mela, con il cutiemark a forma di libro con un paio di occhiali poggiati sopra. Ora è verde scuro, con la criniera marrone scuro anche quella. Si nota subito anche che porta gli occhiali. Piccoli e rotondi, di quelli con la montatura dorata, che si appoggiano sul muso senza stanghette. Ha tutto l'aspetto di un intellettuale. E lo è. Era sempre il primo della classe, e per questo lo prendavamo in giro amichevolmente ogni volta. Quanto vorrei fosse ancora come a quei tempi, senza sofferenza... E a volte la sua conoscenza in praticamente ogni campo può tornarci utile. Come quella volta che mi ha insegnato un potente incantesimo di difesa...

 

Kaz abbassa le carte e mi guarda sghignazzando:

 

“Eh bravo il nostro Blu, che fa l'ufficiale buono!”

“Stai zitto, tu avresti fatto la stessa cosa. Anzi, l'hai fatta con me, la stessa sera in cui ci siamo incontrati per la prima volta, ricordi?”

“Sì, dovevo farlo, e allora? Quell'imbecille del magazziniere ti aveva dato un elmetto che per poco ti spaccava la testa da quanto stretto ti stava.”

 

A quel punto interviene nella discussione anche First Aid:

 

“Oh, Blu, hai fatto una cosa tanto onorevole quanto inutile.”

 

Non sei l'unico a pensarlo.

“Voglio dire, tanto, uniforme della giusta misura o no, domani mi ritroverò i suoi pezzi da ricomporre sul tavolo operatorio. Dopodiché potremo mandarlo bello impacchettato a casa sua

 

*Nell'Equestria qui descritta la vita media di un pony è uguale a quella di un umano

 

 

dove lo aspetta quella poveraccia della madre.”

 

Purtroppo ha ragione.

 

“Pensa che l'altro giorno me ne hanno mandato uno, dal campo di battaglia, fatto così a pezzi che si sono sbagliati e mi hanno portato un changeling morto”

“E cos'hai fatto?” chiede Katz.

“Beh, cosa potevo fare? Con l'aiuto di Autumne e della sua conoscenza in anatomia changeling,

l'ho rimesso insieme, e gli ho fatto fare una sepoltura sotto nome anonimo.”

“Ma cos'avete fatto? Siete forse matti? Come osate trattare con rispetto il Nemico della nostra Altissima e Grandissima Principessa di Tutte Le Equestrie dandogli sepoltura?!” ironizza pesantemente Katz.

 

Ridiamo tristemente un po' tutti.

 

“Quindi sai anche di anatomia changeling, Autumne? Ogni giorno mi sorprendi di più con la tua conoscenza!”

“Beh, sai Katz, prima della guerra i changeling non erano così “nemicizzati”, e c'erano testi medici e scientifici su di loro. È bastato frugare negli archivi del Liceo Reale di Canterlot per trovarli.”

 

Ma Kaz s'interrompe.

 

“Cosa c'è?” domando.

“Lo sentite?”

 

Apro bene le orecchie, ma non sento niente.

 

Non sento niente.

 

Oh, cazzo, non sento NIENTE!

 

L'artiglieria del nemico ha smesso di martellarci. Questo può solo significare che...

 

“IL NEMICO CI STA ATTACCANDO!” irrompe il capitano nel nostro “rifugio”.

 

   
 
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