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Autore: ClaryWonderstruck    24/03/2017    2 recensioni
[ Il cielo sembrava un’estesa massa di luci vorticanti, di scie circolari che si inondavano le une sulle altre in un concatenarsi quasi eterno. Vigilavano sulla cittadina mercantile che dormiva quieta, nel silenzio della notte, accompagnando i loro sogni con il brillare delle stelle che vi si specchiavano ... ]
[ ... Marinette avrebbe potuto osservare quel dipinto per ore, per giorni, rimanendone rapita come la prima volta]
E se i dipinti di Van Gogh non fossero stati l'unica fonte di luce, quella notte ? Si sa, la luna è compagna dei felini che si aggirano in cerca di compagnia.
Genere: Avventura, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Alya, Gabriel Agreste, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XVI Arrondissement
 

 



Era passata una settimana dal compleanno di Alya, e Marinette non riusciva ancora a farsi sette ore filate di sonno.
Che fosse un'abitudine malsana la sua, quella di rimanere incollata ai libri una volta immersa nelle coperte, lo capiva benissimo, ma l'alternativa consisteva in un'interessante analisi del soffitto della propria camera.
Non lo faceva consapevolmente, anzi, avrebbe dato qualsiasi cosa per dormire anche solo un'ora in più, però il corpo si divincolava come un calzino nella centrifuga, facendola ribaltare a terra puntualmente.

Riflettendoci a fondo, Marinette constatò che la radice del problema aveva attecchito subito dopo l'attacco al museo, quindi la notte insonne passata a rassettare cartacce nell'appartamento di Alya non c'entrava granché.
Per quanto stancante e lunga fosse stata.
Durante l'extreme makeover di pulizia le sue palpebre erano cedute  un paio di volte: mentre passava lo straccio in cucina in primis, e poi quando lavò le macchie d'olio sul pavimento in salone. Certa sporcizia era tosta da rimuovere.
Fortuna che Adrien e Nino si erano dati da fare almeno tanto quanto lei, svegliandola con vigorosi schiocchi di dita ogni qual volta si fosse fatta cogliere dal sonno.

Il capitolo della festa si era concluso positivamente, lasciando però sulle spalle di Marinette una pesantezza che la distraeva dallo studio.
Mancava una settimana a Natale, al rientro dei suoi, e l'unico traguardo raggiunto in ambito scolastico era stato quello di sottolineare paragrafi e paragrafi sfruttando più colori possibili per catturare la sua attenzione. Di certo questo metodo non l'avrebbe salvata dall'insonnia e l'isteria latente.


Il mercoledì dopo la sbronza di Alya era persino stata sorpresa da Chat, il quale, bussandole furtivamente alla finestra, aveva dichiarato incredibilmente l'accettazione della sua lista di vincoli, apportandone qualche modifica.
Sapeva che non avrebbe mai ingoiato del tutto le sue restrizioni senza metterle i bastoni fra le ruote prima.
Qualche volta si fermava a fare colazione con lei, il gattaccio, oppure l'aiutava a portare i pacchi della spesa nei pressi del quartiere. Non era molto prudente da parte sua e Marinette detestava farsi aiutare, ma quello era Chat, e, come adorava sottoscrivere, il suo secondo nome riportava "pericolo".

Gi piaceva anche aggiungere "divina bellezza naturale ", ma il più delle volte riceveva croccantini per gatti come punizione.

Ora Marinette si stava dirigendo verso la biblioteca comunale, coperta con mille strati di maglioni e sciarpe, per fare fede al patto appena firmato. Chat aveva il dovere di mantenersi nell'ombra ed evitare qualsivoglia contatto visibile alla luce del sole, ma sapeva che questo non gli impediva di tenerla d'occhio seppure in lontananza.

Dopo aver preso due linee di metro e superato con successo dei quartieri non proprio rassicuranti, Marinette si ritrovò davanti la facciata dell'edificio, che si ergeva imponente al centro di una piazza.
La costruzione risaliva agli inizi dell'Ottocento, ( poté recuperare tale informazione osservando gli elementi neogotici sparsi qua e là ) eppure conteneva una mescolanza atipica con strutture prettamente moderne. Classico esempio di rivisitazione eclettica novecentesca.
Pannelli vetrati e porte automatiche non si erano mai visti nella Francia della Tour Eiffel, ma non stonavano affatto col concept del luogo: un paradiso dove passato e presente si compenetravano completamente.

Entrò subito dopo, registrando la sua presenza alla segreteria antistante, dove una signora di mezza età scribacchiava continuamente col telefono costantemente premuto in faccia.
La voce gracchiante che le diede il permesso di proseguire fu talmente familiare da riesumare una serie di flashbacks non proprio allegri.
L'attacco al museo. La donna che aveva dubitato di lei. L'incontro ravvicinato con il proprio inferno.

Marinette ringraziò la signora con una chinata di capo cordiale, scacciando dai pensieri l'incidente come al momento stava tentando di sfilare la sciarpa bluette dal suo collo delicato.

"Questo posto è il Paradiso" capitolò la voce della sua coscienza, sempre provvista del tono squillante di Tikki.

I soffitti svettavano immensi e infiniti, conferendo l'illusione di poter raggiungere il cielo, abbagliati dalla luce di tre gigantesche finestre che gettavano su dei giardinetti interni dalle mille e una notte. Gli intarsi ed il mobilio in legno antico si snodavano prendendo vita, raccontando essi stessi le storie che celavano quelle milioni di pagine scritte.

Ogni mensola, ogni singolo centimetro della biblioteca racchiudeva un mistero, un nuovo tassello e una nuova vita da esplorare.
Marinette inspirò un'aria magica, fatta di libri e parole, sentendo il petto gonfiarsi di un non so che di nuovo.
Il fatto che fosse completamente deserta eccetto lei, rendeva il tutto ancora più affascinante e inaccessibile all'occhio umano. Perché i suoi genitori non l'avevano mai portata lì?

Se prima l'incanto del posto l'aveva spinta a studiare tutte le aree della biblioteca, adesso ricordava per quale motivo si fosse recata proprio lì in partenza.

"I Miraculous"

Cercò nella sezione del sovrannaturale, ma non trovò nulla di attinente. Il massimo che riuscì a cavarne era stato qualche succhia sangue glitteroso di troppo.
Vagando nella zona destinata alla religione, incappò solamente in qualche scritto poco traducibile del confucianesimo.
A lei servivano informazioni sulle origini dei kwami, non istruzioni base sulla cerimonia del tea. Che tra l'altro sua madre le aveva impartito nel corso dell'infanzia.

<< Vuoi una mano?>> esordì una voce tagliente, proveniente da un angolo buio della sezione. Dal buio pesto fuoriuscirono un paio di pupille verdi e sottili, accompagnate dalla tipica smorfia felina.

Marinette lo spinse istintivamente nell'oscurità da dove era venuto.

<< Wooow, piano principessa. Non pensavo volessi farlo in un'area pubblica sorvegliata >> replicò Chat Noir, inglobando nelle tenebre anche la minuta Marinette.
<< Ti sei bevuto il cervello?? Potrebbero vederti. Riconoscerti. Ci sono telecamere ovunque ed è un miracolo che non riprendano persino i miei pensieri >>

Chat non poté fare a meno di incurvare le labbra in un sorrisetto malizioso << Che tipo di pensieri? >>

Marinette gli tirò una schicchera così forte, che dovette schiacciarsi alla parete antistante per non cadere a terra.

<< Sono entrato dai canali sotterranei. Lo sapevi che vicino al Louvre vendono delle pizze fantastiche ? >>

La ragazza lo fissò in cagnesco. Malgrado la scarsa illuminazione, le sue intenzioni si facevano sentire forte e chiaro.

<< In mia discolpa posso dire che non avevo programmato di rovesciare il carretto degli hot dogs. È stato il proprietario ad ignorare la presenza di una bellezza così folgorante >>

<< Chat, se continui a blaterale te la tiro io una pizza. Di quelle a cinque dita >> rispose Marinette contenendo il tono di voce.
<< Stai tecnicamente violando uno dei punti principali dell'accordo kitty cat >>

Chat si strinse le braccia al petto, contento oltremodo del rossore che le sue allusioni avevano provocato alle gote della ragazza.
<< Tecnicamente il patto non diceva nulla riguardo i sotterranei. In più, siamo soli soletti tra un mucchio di libri, cosa vuoi che ... >>

Marinette se lo sentiva che era sul punto di dire le magiche parole disgraziate. Quelle stesse parole che inevitabilmente aizzavano il karma contro il malcapitato di turno.

<< Non dirlo >> s'affrettò a premergli una mano sulle labbra, trattenendo il fiato come gesto scaramantico. Quando le sue dita incontrarono il volto di Chat,

Marinette sentì improvvisamente pizzicare la pelle. Doveva reggersi in punta di piedi per raggiungerlo, perciò se Chat avesse voluto davvero agire, non gli sarebbe stato difficile spostarla a suo piacimento come un sacco di patate. Il gatto, tuttavia, si limitò a guardarla fissa negli occhi, aspettando che lei ritraesse lentamente la mano.

<< La festa di Alya ti ha proprio sconvolta >> commentò il supereroe, notando una forte stanchezza negli occhi della giovane, la quale rispose con un'alzata di spalle arrendevole.

<< È una fortuna nessuno si sia fatto male >>

<< Non c'è stata una rissa?>> incalzò poi << le voci circolano in fretta >>
Marinette annuì, avanzando finalmente dove batteva la luce del sole. I finestroni della biblioteca erano esteticamente meravigliosi quanto tremendamente disfunzionali: filtravano i raggi in alcune zone limitate, intrappolando nell'ombra intere aree illuminate solo grazie a qualche lampadina artificiale. Il che rendeva asfissiante la permanenza nella penombra, soprattutto se implicava nascondere una persona dalle orecchie feline e la linguaccia tagliente.

<< Si, tra il cugino di una nostra "conoscente" e un altro tipo. Non si riesce a capire chi fosse, erano tutti mascherati >> rispose la giovane rimanendo sul vago.
Più tempo perdevano in chiacchiere inutili e più Papillon ingigantiva i suoi poteri, tessendo una rete infinita di trappole che prima o poi li avrebbero stroncati definitivamente.

<< E tu da cosa eri mascherata, princess?>>

Chat si divertiva a toccare tasti delicati:  eh era il suo modus operandi. Mentre la sua controparte fortunata tirava le fila del discorso, analizzando le situazioni in modo analitico, lui preferiva, appunto, vaneggiare senza senso. Lusingava, stuzzicava, provocava come pane quotidiano, fortificando l'autocontrollo che a Marinette era sempre mancato.
Certo, con Chat si sentiva se stessa, ma una parte di lei, quella ancora legata alla tredicenne impaurita, riaffiorava di tanto in tanto, cadendo nella trappola del gatto con tutte le scarpe. O almeno era così che a Marinette piaceva etichettare quei fuorvianti batticuori che ultimamente le facevano visita tutte le volte che sopraggiungeva il partner.

Solo delle reminiscenze del passato.

Ma allora Adrien cos'era? La proiezione farlocca di un eroe cavalleresco?
Tutto quel pensare la distrasse dal succo della domanda.

<< Da "nonsonoaffaraccituoi" >> disse affaticata << Ora mettiamoci al lavoro ficcanaso, prima che qualcuno si domandi perché mezza biblioteca sia ricoperta da peli >>

Il gatto non forzò troppo la mano e si lasciò stranamente sviare, malgrado trattenesse incastrate in gola molte delle sue tipiche battute. Cosa fisicamente dolorosa per uno che le considerava un'estensione della propria testa.
La ragazza gliene era riconoscente.

Tutto quel trambusto fuso con mancate ore di sonno le scoppiava in testa come fuochi d'artificio durante la notte di Capodanno, trivellando sulle tempie manco avesse subito un trauma cranico in battaglia. Marinette non era nello stato di mettersi a battibeccare con il supereroe, né tantomeno di buttarsi a capofitto in uno studio snervante e possibilmente inutile.

<< Dimentica Confucio allora. Qualcosa mi dice si trovi da quelle parti >> indicò la sezione al lato sinistro della biblioteca, dove campeggiava una targhetta placcata in oro con su scritto "miti e leggende" .

Marinette l'aveva superata poco tempo prima, tuttavia era stata cancellata completamente dal suo campo visivo.

La distrazione la diceva lunga: doveva dormire come una persona normale. Non ne poteva più di sentirsi un fantasma per tutto il giorno, ed una falena nelle ore notturne. Altrimenti sarebbe collassata da un momento all'altro.

<< Intelligente >> ciancicò a mezza bocca, distanziandosi sempre di più dalle tenebre che occultavano il gatto.
<< Lo dici come se fossi sorpresa >> bofonchiò il lontananza.

Ormai ciò che sperava loro era il corridoio centrale, quello arieggiato e illuminato direttamente dalle finestre e collegato con la porta d'ingresso.
Marinette avanzò provando a mantenere un barlume di concentrazione, sentendo solo il rumore dei suoi stivali da pioggia colpire la superficie del pavimento. Quando arrivò dall'altra parte, il gatto si trovava già con in mano qualche libro, dando le spalle alla fitta ed alta mensola posteriore che contava un'infinita serie di libri sulla filosofia occidentale.

Non si stupì della sua velocità. Né della rapidità con la quale stava sfogliando il più dei libri selezionati.

S'accorse, buttando l'occhio sui tomi ordinati cronologicamente e alfabeticamente sullo scaffale, che le date risalivano a periodi fin troppo recenti perché potessero contenere notizie fondate sulla nascita dei kwami. Tikki non le poteva dire nulla al riguardo, era una sorta di vincolo magico a quanto spergiurava, per cui l'unica possibilità rimasta consisteva nel consultare le biblioteche umane. Ma come poteva scovare una verità profondamente irrazionale dentro un mare di teorie fondate ?

<< I kwami sono vecchi milioni di anni, forse il prodotto della creazione stessa. San Giorgio possedeva un Miraculous, persino re Artù e qualche Indios americano. La straordinaria donna faraone, Hatshepsut, è riportato avesse un kwami >> asserì parlando più a se stessa che non a Chat. La stanchezza le aveva già fatto fare un passo falso.

Che lei ne sapesse un po' di più del partner era ovvio considerato il rapporto con Tikki, però doveva andarci piano con tutte quelle informazioni approfondite.

<< Beh, almeno questo lo dice internet >> s'affrettò ad aggiungere successivamente. Ecco perché era stata titubante nel firmare il patto con Chat. Ecco perché si ostinava a tenerlo lontano il più possibile. Marinette era sveglia e razionale, ma quando si trovava nello stato di torpore oppure immersa nelle sue favole d'amore, avrebbe potuto spifferare al mondo di tutto: una bomba ad orologeria.

<< E vediamo, cos'altro dice internet che io non so? >> alzò un sopracciglio, divertito.

La ragazza si morse il labbro maledicendo il giorno in cui aveva accettato quella dannata proposta. Quando si ricama una rete di bugie, solitamente il tempo gioca di contro battuta, rendendola così intricata da confondere persino l'artefice dell'intreccio. Soprattutto se questo possiede la concentrazione di un canarino in letargo, c'è da specificare.

Lei e Chat avevano sì parlato dei kwami e di alcuni particolari sulla trasformazione ( cose che lei fingeva di non conoscere affatto), peccato che non fossero mai entrati nel dettaglio sulla storia dei Miraculous.

Doveva prestare più attenzione alla sua boccaccia.

<< Nient'altro. La traccia più antica appartiene al tempo dei faraoni, ma nulla di più >>
<< Hatshepsut, giusto ? >> rimarcò chiudendo il libro sotto le sue unghie affilate.

<< Partiamo da lei >>

La giovane lo interruppe suo malincuore << Non è così facile. Dopo la sua caduta ha subito la pena della damnatio memoriae >>

Chat non sembrava capire molto dei discorsi storici che Marinette stava portando avanti. Beh, dopotutto le piaceva almeno tanto quanto l'arte, perciò non le pesava buttarsi a capofitto nella lettura di qualche romanzo complicato.

<< La damnatio memoriae è un termine latino, ma risale a molto prima. Consisteva nella totale e dissacrante cancellazione della persona. Tutto veniva capillarmente insabbiato e dimenticato: dalle opere pubbliche, alle banali incisioni, o piccole testimonianze di poco conto. I condannati venivano semplicemente fatti sparire dalla realtà, come se non fossero mai esistiti >>

Chat rimase piacevolmente interdetto ed un pizzico ammaliato dalle conoscenze della partner.  << Geniale >> le disse.

Marinette cacciò fuori una smorfia smagliante, percorrendo la fila di libri per arrivare all'antico Egitto.
<< Lo dici come se fossi sorpreso >>

I loro sguardi si incontrarono fugacemente,  in un istante di completa sintonia, per poi riprendere con la ricerca del fantomatico libro perduto. Erano complici e coordinati, ma allo stesso tempo, sentiva Marinette, quasi attratti dalla diversità dell'altro.

Sfogliarono pagine e pagine di libri per un tempo infinito, studiando praticamente tutta la storia dell'Egitto nell'arco di tre ore e mezza. Seduti con la schiena premuta sulla parete libera e illuminati dalla misera lampadina che rendeva visibile quell'area sperduta della biblioteca, appresero una quantità di informazioni aberranti. 
Le dita di Marinette correvano veloci sulla carta vecchia, di quelle profumate e al tatto ruvide, ormai guidate dalla semplice meccanicità che quel gesto aveva generato. 

Qualche volta si lasciava distrarre però, catturata con la coda dell'occhio dal profilo di Chat Noir. Era frustrante sapere che i Miraculous dovessero camuffare i tratti impedendo alle persone di riconoscere i loro proprietari. Chiaro, salvaguardavano le vite umane così facendo, ma l'ignoranza di non sapere chi si celasse dietro la maschera diventava logorante se ci si  rifletteva troppo. 

Poteva essere chiunque e nessuno, in fin dei conti. 

Verso l'ora di pranzo iniziarono i primi sbadigli. Marinette stava cedendo lentamente al sonno che la richiamava da oltre una settimana. 

<< Marinette... dovresti riposare. Posso finire io qui. >> 

La ragazza sussultò riappropriandosi dell'elasticità sensoriale << Non se ne parla. Mi hai chiesto aiuto e così sarà. >>
 
In realtà dietro quella dura risposta si celava un grande orgoglio, mescolato con un senso del dovere al limite del sano. Detestava farsi aiutare, mostrare i punti vacillanti del suo carattere. Da quando era diventata Ladybug aveva acquisito una nuova consapevolezza di se stessa, che in parte era riuscita a proiettarsi persino nella vita di tutti i giorni. Non si faceva mettere i piedi in testa dai bulletti all'Accademia, né si preoccupava delle malelingue divulgate da Chloè. 
I superpoteri non l'avevano cambiata, solo aperta a se stessa. Erano stati l'interruttore capace di accenderla anche priva della maschera. Beh, quanto meno quando si trattava di situazioni logicamente risolvibili. 

I sentimenti? Ancora doveva fare parecchia strada. 

<< È la terza volta che ti addormenti sui libri. Vai a casa, purrr- favor >> obiettò ancora Chat, in ansia per la sua salute. Marinette sapeva che il suo non era un tentativo maschilista e superiore di evidenziare le proprie debolezze, anzi, si era dimostrato più che premuroso e preoccupato per la sua salute. 

Malgrado ciò, l'ammettere una sconfitta, soprattutto quando l'unica cosa che poteva fare da umana era impiegare l'intelletto, feriva talmente tanto il suo orgoglio da impedirle di accettare una proposta così allettante. E le sue palpebre desideravano avidamente chiudersi in un sonno profondo, tant'è che l'intero corpo ne veniva attratto. 

<< Abbiamo un patto, kitty cat. Devo farlo, caso chiuso >> 

Il gatto, però, abbassò il libro dal muso della ragazza, guardandola finalmente negli occhi. Ora, si disse Marinette, non si era sentita mai più sveglia. 

<< Caso chiuso? Non essere meow-sochista, Marinette. L'orgoglio non c'entra niente, devi riposarti perché la prossima volta potresti stare addirittura peggio >> canzonò lui.

<< Sto benone. Potrei durare così per ore >> incalzò di getto.

"Bugiarda."

Non si ricordava più dove fosse arrivata a quel punto, era tutto troppo confuso e denso di dettagli che ogni singola pagina pareva la fotocopia della precedente. 
<< C'è dell'altro, non è vero?>> 

Fece segno di no con la testa.

<< Non sei talmente autodistruttiva >> continuò ignorando l'impazienza della giovane. Quando le mancava il riposo, l'ira le invadeva i pensieri in modo prepotente. 

<< Puoi essere solo tu l'incosciente ? Lasciami decidere Chat, va bene così >> 

<< È di questo che si tratta? Essere quella che si spinge oltre i limiti? >> 

Marinette posò il tomo a terra contenendo tutte le brutte parole che le ronzavano in testa. Lei non era così, lo capiva perfettamente. 
<< Mi sono espressa male. Non voglio crollare, ma ho fatto una promessa e mantengo sempre la parola data. >> 

Chat addolcì il tono, spostando la pila di libri che lo separava dalla ragazza per avvicinarsi un po' di più. Non aveva ostacoli, adesso. 

<< Anche se ti prendi un giorno di vacanza manterresti la parola data >> bisbigliò poi, trovandosi spalla a spalla con la giovane. 

Questa mise le mani tra le ciocche blu scure, cresciute fin sotto il seno dopo anni di sacrifici, prendendo seriamente in considerazione la sua proposta. 
Peccato che ci fosse ancora quel tarlo a corromperle il buon senso. Il parassita dell'impotenza e della temuta inettitudine. 

<< Se ... >> balbettò col viso nascosto dai capelli << Se non uso nemmeno il cervello, a cosa ti servo? A cosa? Sono completamente inutile >> 

Chat le accarezzò il capo, infilando una ciocca che le copriva il volto dietro l'orecchio destro, così che potesse ascoltarlo a pieno. 

<< Non hai bisogno di un discorso motivazionale. E questo lo so perché sei abbastanza sveglia da capire che senza il tuo aiuto sarei stato spacciato. In più, sei anche abbastanza sveglia per prenderti una pausa. Domani potrai bastonarmi al solito, promesso >>.
Marinette si sentì mancare il respiro. 

Non l'aveva mai visto sotto quella luce calda e premurosa. Ultimamente le persone stavano mettendo seriamente in dubbio tutto quello che la ragazza credeva di sapere al loro riguardo. 

<< Non lo dici perché muori dalla voglia di vedere il mio "pigiamino"? >> 

Chat ritrasse la mano, fingendo di rifletterci sopra << Mentirei se ti dicessi che non ci ho pensato >>

In un battibaleno, la giovane s'alzò da terra, rischiando uno sbandamento serio per colpa della troppa impetuosità. 
Le bastò un semplice sguardo severo per ricordare a Chat i termini dell'accordo. 
Averlo attorno era un balsamo per l'anima, ma la sua presenza rischiava sempre di attirare folla e nemici verso una fanciulla che poteva mostrarsi solo umana in quelle circostanze. E poi c'era anche il problema della sintonia: di quel passo, Marinette avrebbe rivelato a Chat persino la sua folle cotta per Adrien. Se prima non si fosse invaghita del supereroe stesso.

<< La lista, sì principessa, me la ricordo. Tornatene a casa Marinette, altrimenti la tentazione di seguirti potrebbe sopra valere > 

A modo suo si considerava piuttosto protettiva nei confronti del gatto. Le dispiaceva lasciarlo con una mole di lavoro così pesante da gestire, soprattutto vestito con quella tuta anti traspirante e scomoda. Ritrasformarsi era infattibile considerando le telecamere che monitoravano gli ingressi. Cosa avrebbero detto gli assistenti vedendo qualcuno uscire dalla biblioteca pur non essendoci mai entrato?

<< Qualsiasi cosa, hai il mio numero >> gli sottolineò, sventolando una mano in segno di saluto << Ma non scrivermi tutte le idiozie che ti passano in mente. Sii coinciso >> precisò poi.

<< Peccato, avevo preparato un monologo sulla brillantezza dei miei capelli apposta per te! >>
 
 

Quando Marinette riuscì ad raggiungere il suo quartiere, trascinata dall’inerzia ed una grande forza di volontà, non poteva minimamente immaginare di dover assistere ad una scena tanto bizzarra: seduti su una panchina nel vicino viale, parlavano il Maestro Fu e – udite, udite – Mr. Loschezza in persona. Finn non sembrava prestare molta attenzione alle parole del maestro, anzi, occupava il tempo a modificare il suo aspetto fisico sparando pose strategiche. Marinette arrestò il suo passo immediatamente, fiondandosi dietro il primo tronco disponibile.

Non avrebbe mai sentito il contenuto della conversazione da quella distanza, eppure le condizioni espresse parevano suggerire un incontro non troppo amichevole tra persone con un affaraccio in sospeso. La giovane sospettava di un tipo come Finn, ma il Maestro ? Come facevano a conoscersi? Le si rizzarono le antenne da coccinella al solo pensiero.

Fu così che il suo senso di irrefrenabile curiosità ebbe la meglio sull’agognato sonno, impedendole ancora una volta di raggiungere la destinazione iniziale.
Cosa nascondevano quei due?
  
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