Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Ellery    24/03/2017    3 recensioni
Una raccolta su situazioni, più o meno imbarazzanti, che lo sfortunato protagonista si ritroverà a dover gestire. Fatti quotidiani, che capitano nella vita di chiunque, prima o poi... quindi, perché non in quella del soldato più forte dell'umanità? - Raccolta di One-shot indipendenti le une dalle altre.
Dal testo:
«Posso entrare nel carrello? Mi fanno male gli scarponcini» fece per sedersi su una scaletta, di quelle usate dai commessi, ma una mano callosa lo tirò bruscamente in piedi.
«No»
«Perché no?»
«Ci devo mettere la spesa nel carrello»

La raccolta comprenderà situazioni differenti (sia AU, che non, all'occorrenza)
[La One-shot n° 8 partecipa al concorso "Situazioni XY" indetto sul forum efp da Biancarcano e Harriet]
Genere: Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Levi, Ackerman
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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La volta in cui Levi ricevette la lettera per Hogwarts


Premessa: avevo voglia di riprendere un poco in mano questa mini raccolta sulle stupidate che il capitano Ackerman avrebbe probabilmente compiuto se si fosse trovato in situazioni tanto assurde. Non mi aspetto che i personaggi siano IC (neanche un po', lo confesso), né che le situazioni siano coerenti (è una raccolta di sciocchezze inventate in momenti di noia, per cui... prendetele un po' così, come vengono). AMmetto, tuttavia, che in alcuni punti di questa ff... il protagonista da il peggio di sé. Però... lo capisco. Mi comporterei nello stesso identico modo, se ricevessi una lettera per Hogwarts.
Naturalmente, sto ancora aspettando con ansia la mia.



***

Levi pulì attentamente la lama del coltello, sfregandola con uno straccio. L’ultima rapina era stato un mezzo fallimento: la vittima era un vecchio squattrinato, che non possedeva più d’una ventina di monete. Fatica sprecata.
Si schiacciò meglio nell’unica poltrona della stanza, osservando pigramente l’ambiente circostante; la casa era composta da soli due locali: un soggiorno con una malmessa cucina ed una camera per la notte. I servizi igienici si trovavano, invece, fuori dall’abitazione. Il salotto ospitava soltanto un tavolo con tre sgabelli, la poltrona e qualche credenza ripiena di volumi  ammuffiti, che Farlan si ostinava a leggere continuamente.

«Che palle» sbottò, sgranchendosi braccia e gambe «Trovato qualcosa di interessante?» chiese, rivolgendosi all’amico, intento a sfogliare un giornale.

«Niente. Nessun transito di personalità, nessuna richiesta di furto su commissione, nessun omicidio a pagamento. La pagina degli annunci è praticamente vuota!­­» fu la risposta, sottolineata da un gesto di stizza «Di questo passo, non avremo soldi per pagare l’affitto il prossimo mese»

«Mh, pazienza… sono già otto mesi che non paghiamo; uno in più non farà differenza»

«Dici? Perché Madame Pompour potrebbe anche decidere di sbatterci fuori di casa… o avvisare la Polizia Militare per farci arrest…»

Un tonfo interruppe quelle parole. Isabel aveva spalancato l’uscio, emergendo dalla penombra della zona notte. Un libro le era sfuggito di mano, mentre i pugni si serravano lungo i fianchi e gli occhi si riempivano di lacrime.

«Cos’è successo?» i due ragazzi scattarono immediatamente in piedi, allarmati, ascoltando la voce spezzata che sussurrava:

«è morto Albus Silente»

«Cosa?!»

Lo sconcerto si dipinse sul viso di Levi. Come era possibile che fosse morto Silente? Era il più grande mago di tutti i tempi! Nessuno poteva sconfiggerlo, a parte forse l’Oscuro Signore. Batté le palpebre, sconcertato:
«Quando è successo? Cioè… chi è stato? Voldemort?»

«No! È stato Piton. Era lui il Principe Mezzosangue. Ha ucciso Silente e…»

«Non è possibile! Ah, lo sapevo che Piton era cattivo. Non me l’ha mai contata giusta»

«Era un mangiamorte e….»

«Bastardo! Non ci si può fidare dei Serpeverde. Silente ha cercato d’essergli amico e guardate che cosa gli hanno fatto!­»

«Harry è distrutto dal dolore!»

Un insistente bussare interruppe, tuttavia, quella conversazione. Levi scivolò verso la porta, mentre la mano destra si serrava sul coltello istintivamente. Chi poteva essere a quell’ora? Sicuramente, nulla di buono. I guai, in genere, arrivavano sempre dopo cena. Forse un creditore arrabbiato, oppure qualche sicario venuto per ucciderli. Schiuse lentamente l’uscio, gettando una occhiata oltre la soglia.
Le vicine lampade ad olio illuminarono una figura alta e corpulenta, celata in parte da un mantello verde; il viso era un poco più visibile: gli occhi azzurri stavano squadrando l’ingresso della abitazione, contornati da sopracciglia spesse. Un ciuffo di capelli dorati sfuggiva da sotto il bordo del cappuccio.

«Buonasera. Sto cercando il signor Levi, il signor Farlan e la signorina Isabel»

«AMh… siamo noi» Levi aprì maggiormente l’uscio, ricevendo direttamente tra le mani tre lettere «Cos’è?»

«Sono per voi. Sono… “inviti”, diciamo»

«Inviti?»

«Sì, esatto. Spero vorrete accettarli» la figura si voltò, tornando ad incamminarsi lungo lo stretto vicolo «Arrivederci a presto, spero» fu l’unico saluto che regalò.
Si ritrovò a fissare le larghe spalle dello sconosciuto, accompagnate da uno stemma dove spiccavano un’ala blu ed una bianca. L’aveva già visto quel disegno, ma… dove? Liquidò la faccenda con una scrollata di spalle, ritirandosi nuovamente nel soggiorno.

«Chi era?» la voce di Farlan lo rimportò immediatamente alla realtà.

«Il postino» rispose, distribuendo agli altri le buste «Non il solito postino, in effetti. Questo era più carino»

Armeggiò con due dita per aprire la propria lettera, dispiegando poi un foglio con estrema attenzione. Lo sguardo corse alle prime parole:
 
Caro signor Levi,
siamo lieti di informarla che è stato ammesso alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. In allegato, troverà l’elenco dei libri di testo e delle attrezzature necessarie.
 
Cordiali saluti
 
K. S.
 
La pergamena gli cadde di mano per lo stupore.
«Non posso crederci!» esclamò «Ho ricevuto una lettera per Hogwarts!»

«Anche ioooo!» Isabel si mise a saltellare per tutta la stanza.

Farlan, invece, arrivò puntuale a distruggere i suoi sogni:
«è chiaramente una bufala. Lo sanno tutti che sono i gufi a consegnare le lettere per Hogwarts»

«Smettila di fare il guastafeste. È evidente, no? I gufi non possono arrivare nel sottosuolo. Avranno mandato un postino figo per questo»

«E se fosse una trappola?»

«Che scemenze… e di chi?»

«Della Polizia Militare?»

Levi scosse il capo:
«Tsk. Non sanno allacciarsi le stringhe da soli, quelli… figurarsi se articolano un piano simile!»

Era decisamente impossibile. Quegli idioti della Gendarmeria non sapevano neppure leggere. Figurarsi, quindi, se erano a conoscenza di un mondo magico parallelo a quello reale. Assurdo. E poi… quella lettera era senza dubbio vera! Erano diciannove anni che la aspettava! Alle porte dei trenta, era anche ora che il suo talento venisse alla luce e qualcuno lo riconoscesse per quello che era: non un sudicio babbano, ma un mago a tutti gli effetti. Chissà dove lo avrebbero smistato. Forse in Grifondoro, la casa dei coraggiosi. O in Corvonero, con quelli intelligenti.

«Poco probabile» la voce di Farlan lo riportò bruscamente alla realtà «Per me, è uno scherzo. E poi… che significano le iniziali “K.S.”?»

«Kordialmente, Silente»

«Non si scrive con la kappa»

«Senti, ciccio!» era troppo. Non gli avrebbe permesso di infrangere quel suo sogno «Ho trent’anni e, se permetti, so decidere da solo che cosa è meglio per la mia vita. Secondo me, la lettera è vera. È tutta una vita che sogno di andare a Hogwarts! Non sarai tu ad impedirmelo. » scoccò una occhiata alla ragazzina dai capelli rossi «Isabel? Che ne pensi?»

«Penso che tu abbia sempre ragione, fratellone! Woah, andremo a Hogwarts! Non è fantastico? Corro subito a preparare il baule. Credi che potremmo portarci un animaletto?»

Levi annuì, dopo aver ricontrollato la lista del necessario:
«Qui dice: potete portare un rospo, un gatto, un topo o un gufo. È fantastico! Ho sempre sognato d’avere un gufo!»

«E dove pensi di recuperarlo? Viviamo in una fogna! Tutt’al più, potremo catturare dei ratti o delle rane, ma… dubito troverai un gufo»

«Sei proprio un guastafeste!» ringhiò, affrettandosi a raggiungere l’appendiabiti e recuperando il proprio mantello. «Troverò un gufo e ti farò rimangiare ogni singola parola. Stupido babbano mezzosangue» scattò, scivolando poco dopo oltre la soglia.

Isabel e Farlan rimasero a fissare l’uscio chiuso per qualche attimo; fu il ragazzo, tuttavia, a spezzare il silenzio:
«Ho come la sensazione che finiremo in un mucchio di guai»
 

***
 

Il primo di settembre era infine arrivato. Levi, Farlan ed Isabel avevano raggiunto la superficie attraverso la lunga e dispendiosa scalinata che collegava i bassifondi con i quartieri alti della capitale. Naturalmente, per uscire dal sottosuolo occorreva pagare una tassa decisamente salata.

«Addio ai nostri ultimi risparmi» borbottò Farlan, trascinando il baule lungo gli ultimi scalini «Toglietemi una curiosità… perché non mi avete fatto portare la Manovra Tridimensionale? Avrebbe potuto esserci d’aiuto»

«Ma va!» Levi scosse una mano, allontanando prontamente quei dubbi «Forse non lo sai, perché sei un babbanazzo, ma… a Hogwarts ci forniranno dei manici di scopa volanti. Così potremo giocare a Quidditch. Sono sicuro che mi prenderanno in squadra… oh, voglio diventare un Cercatore!»

«Uh! Anche io! Il signor Groviera diventerà la mascotte ufficiale della squadra. Vero?» scorse la ragazzina chinarsi su una scatolina, dove una pantegana squittiva indispettita. Lei e Farlan avevano catturato i loro ratti da compagnia lungo lo scarico principale, che raccoglieva i liquami di tutti gli abitanti del sottosuolo, animali o persone che fossero.

«Tsk, che banalità portarsi due ratti» commentò, sollevando orgogliosamente la gabbietta con il suo animaletto.

«Levi» la voce dell’amico richiamò la sua attenzione «Non credo che ad Hogwarts ti facciano entrare con quell’affare» scorse un indice puntare verso il suo grosso rapace «è impagliato…»

«La lettera non specificava! Diceva “un gufo”… non “un gufo vivo”!»

«Secondo voi… in che casata ci smisteranno?»

«Tu finirai nei Rottinculo, Farlan…»

«Solo perché son più prudente e saggio di te, non significa che sia una rottura di scatole»

«Invece si!» Levi mimò un becco con la mancina, aprendolo e chiudendolo di scatto «Lasciaci sognare un po’, no? È tutta la vita che desidero andare ad Hogwarts e non fai altro che criticarmi! “Sei troppo vecchio, è una trappola della Polizia, il gufo morto non va bene”… che palle!»

Il chiacchiericcio, tuttavia, si interruppe quando raggiunsero la piazza principale. Un convoglio con sette carrozze li stava aspettando, trainato da cavalli neri, ove erano state montate delle finte ali di tela scura. Levi aggrottò la fronte, perplesso:
«Li vedo solo io?»

«No, anche noi!» la risposta di Farlan giunse impeccabile.

«Cosa sono?»

«Thestral, suppongo. Li possiamo vedere perché abbiamo assistito alla morte di una persona cara almeno una volta nella vita»

«Non dovrebbe esserci l’Espresso per Hogwarts ad attenderci?»

«Mh… forse erano a corto di fondi»

«A me sembra che ‘sti cazzo di Thestral, però, li vedano tutti» indicò un capannello di persone che, senza nascondere la curiosità, si era avvicinata ai destrieri, accarezzandoli sul muso e sulla groppa.

«Rifletti, Levi. Viviamo in un mondo dove essere mangiati dai giganti è la quotidianità. Mi sembra ovvio che tutti vedano i Thestral! Non facciamo altro che crepare dalla mattina alla sera»

«Primo anno! Primo anno! Da questa parte, grazie!»

Levi rivolse l’attenzione all’uomo che aveva parlato. Era enorme, semplicemente! Le spalle muscolose, il fisico asciutto, ma energico. I capelli biondo scuro incorniciavano un volto robusto e squadrato, mentre sotto al naso prominente si intravedevano un paio di baffetti a spazzola.

«Hagrid!» scorse Isabel correre incontro al mezzo gigante, cercando di abbracciarlo.

Questi, tuttavia, si scostò rapidamente, rifilandole un semplice:
«Non sono Hagrid. Mi chiamo Mike. Hai con te la lettera per Hogwarts?»

«Ma certo!» la ragazzina la spiegò prontamente «Posso salire?»

«Accomodati pure. Partiremo tra pochissimo»

«Uh, fantastico! Passerà la signora con i dolci?»

«Emh… no»

«Niente cioccorane?»

«No»

«Tutti i gusti?»

«No…»

«Posso avere una Bacchetta di Liquir…»

Mike chiuse lo sportello, tirando prontamente le tende. Non era pagato per quel lavoro. Perché diamine rifilavano sempre a lui il ruolo di Hagrid? Trattenne uno sbuffo quando scorse altri due ragazzi avvicinarsi.
«Cosa volete?»

Ulteriori lettere vennero mostrate. Riaprì la portiera, facendo segno di accomodarsi.
«Spicciatevi. Non abbiamo tutto il giorno» grugnì, sollevando poi un braccio.

Le carrozze si misero in moto, abbandonando gradualmente le vie della capitale.
 

***
 

La signora del carrello non passò. Attesero per ore di arrivare ad Hogwarts, spiando oltre i finestrini. Più si allontanavano dal Wall Sina, però, e più appariva chiaro che non erano diretti in Scozia – ovunque fosse questa maledetta Scozia!
Infine, il convoglio si fermò in un ampio spiazzo, circondato da una alta palizzata in legno. Lungo tutto il perimetro, fiaccole e falò illuminavano il cortile, dove erano state disposte tre tavolate apparecchiate con posate di ottone consumato, candelabri e bandierine recanti altrettanti stemmi: ali blu e bianche, rose e un osceno unicorno verde.

«Credevo fossero quattro le casate» disse Levi, scendendo agilmente dalla carrozza «E questa non mi sembra affatto Hogwarts»

«Io l’avevo detto che era una cretinata venire fin qui!»

«Ah, stai zitto, Farlan! Sono sicuro che c’è una spiegazione logica. Insomma… ho perfino comprato un gufo per questo! Mi sono rimaste… dodici monete e qualche spicciolo; tradotto, corrisponde circa a cinque falci e tre zellini… credo»

«Una miseria. Hai speso tutti i tuoi risparmi per quella roba impagliata?»

«Beh…» si azzittì al sentire una mano tirargli un lembo della camicia.
Abbassò lo sguardo, incrociando gli occhi terrorizzati di un ragazzino seduto al primo tavolo:
«Scappate, per carità! Fuggite, finché siete ancora in tempo» lo apostrofò lo sconosciuto.

Levi si ritrasse immediatamente:
«Ma che diamine vai dicendo? È tutta la vita che sogno di venire a Hogwarts!»

«Non capisci? Questa non…»

Lo scrosciare di un applauso nascose quelle parole. Tornò a guardare verso il fondo del cortile, dove era stato allestito un palco. Un uomo di mezza età stava giusto terminando il proprio discorso; le mostrine sull’uniforme segnavano il massimo grado. Era il preside? Sulla giacca portava il semplice stemma di uno scudo, su fondo neutro:
«… e diamo il benvenuto ai nuovi studenti, che presto saranno smistati nelle loro nuove casate d’appartenenza. Venite avanti, ragazzi… non siate timidi»

Contò circa una trentina di persone, scese anch’esse dalle carrozze. Gradualmente, il gruppo si accostò al palco, fermandosi ai piedi dello stesso.
L’uomo riprese a parlare, sistemandosi gli occhialini tondi sul naso.

«Ora, il vicepreside, il signor Keith Shadis, vi chiamerà. Verrete qui e vi siederete su questo sgabello. Il cappello parlante vi smisterà nella vostra casata d’appartenenza. Cominciamo. Isabel Magnolia?»

Isabel balzò immediatamente sul palco, accomodandosi ed attendendo il verdetto del cappello:

«Parla davvero?» chiese solo, ricevendo in cambio una occhiata scettica.

«Ovviamente no.» Shadis storse le labbra in una piccola smorfia, mimando in falsetto, come a simulare l’improbabile voce di un cappello «Legione esplorativa»

«Che? Ma io voglio finire in Grifondoro!»

«Ho detto Legione. Addio» di nuovo quel tono ridicolo, poi sfumato in un dire imperioso «Colette Leton»

Un’altra ragazza si accomodò e venne prontamente spedita al tavolo del Corpo di Ricerca.

La scena si ripeté una dozzina di volte, prima che da dietro le quinte giungesse una sonora protesta:
«Shadis! Lasciane un po’ anche a noi. Va bene che ti serve gente da far fuori, però…»

«Va bene, i prossimi due ve li regalo! Fa vedere…» il vicepreside scorse l’elenco alla svelta «Paul Gorle e Susy Stewart. Voi due finirete nella polizia e nella gendarmeria. Tutti gli altri, si considerino arruolati nella Legione Esplorativa»

«Ehi!» Levi scattò immediatamente, raggiungendo il palco a larghe falcate «Non ho fatto tutta questa strada per non essere smistato. Esigo il responso del cappello parlante»

Per Farlan fu impossibile fermarlo. Si poteva essere così scemi? Sì, forse sì. Scosse il capo, passandosi una mano sulla fronte.

«Io l’avevo detto che era una fregatura» si lagnò appena, ma nessuno lo stava più ascoltando: Isabel aveva già attaccato bottone con una tizia occhialuta, che sembrava generosamente darle corda; Levi strattonava furiosamente il cappello, cercando di impadronirsene, mentre il Comandante Supremo si gustava, semplicemente, la baruffa improvvisata.

Si avvicinò al tavolo, sconcertato. Presto sarebbero divenuti tutti polpette per i giganti. Perché non lo avevano ascoltato? Si sarebbero risparmiati un sacco di fastidi, tra cui cacciare pantegane e comprare gufi impagliati. Spiò il piatto davanti a sé, colmo solo di una zuppa fredda. Nessun dolce, nessun elfo domestico a sparecchiare, nessuna cioccorana o ape frizzola. Niente di niente…

Osservò in silenzio Levi tornare vittorioso e sedersi accanto a lui, con tanto di cappello ancora in testa.

«Dove ti ha smistato?» chiese, paziente, ricevendo in cambio un sorriso trionfante.

«Proprio qui. Anche se avrei preferito Grifondoro»

«Non ci sei ancora arrivato, vero? Non c’è nessuna Hogwarts! Era solo… una scusa per arruolarci a forza.»

«Davvero?» Levi batté le palpebre, perplesso. Gli ingranaggi della sua mente si misero faticosamente in moto: quindi… quella non era una Scuola di Magia, ma una caserma; i professori erano ufficiali e gli altri studenti dei semplici cadetti. Non c’erano bacchette, pozioni o scope volanti! Solo giganti pronti a divorare chiunque avesse osato mettere il naso fuori dalle mura «Ci hanno imbrogliati?» domandò, ricevendo in cambio un mesto applauso.

«Ci sei arrivato, alla fine» Erwin si accomodò accanto a loro, sfoggiando un sorriso rassicurante «Sono certo che perdonerete l’inganno, ma.. dobbiamo necessariamente ricorrere a questi mezzucci. Non si arruola mai nessuno, nella Legione. Mi domando il perché, insomma… è avventuroso» si strinse nelle spalle «Certo, qualcuno torna a pezzi, qualcuno non torna proprio, ma… diamine, è comunque una bella esperienza. Come si dice… breve, ma intensa, no?»

«Tu non sei un postino, vero?» Levi squadrò nuovamente la figura accanto a sé. Era sicuramente l’uomo che aveva consegnato le loro lettere. Dunque… non lavorava per Hogwarts, ma per il Corpo di Ricerca! Maledetto imbroglione! Se non fosse stato così prestante e grazioso, gli avrebbe sicuramente spaccato la faccia a suon di pugni. D’altronde, però, era davvero una bella faccia.

«No»

La conferma non lo sorprese per niente. Si limitò ad alzare le spalle:
«Peccato» sussurrò, infine «Eri un gran bel pezzo di postino»
  
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