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Autore: AndreMCPro    24/03/2017    5 recensioni
Quando la Luna si ribellerà al Sole e i morti risorgeranno dalla polvere.
Quando le Stelle cadranno e il Sangue tingerà il mare.
Quando il Grande Occhio tornerà ad oscurare il Cielo.
La voce di Yharim dichiarerà guerra al nostro mondo.
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Terraria Heroes – The Wrath of the Tyrant
Cap.2 Un occhio demoniaco

 
«Dunque… che facciamo ora?» Chiese Valdir guardandosi intorno. Erano in una radura al centro di una foresta poco fitta. In lontananza verso… ovest? Si vedeva svettare un albero altissimo dalla chioma immensa.
«Hey, c’è una cassa qui…» Fece Kyla avvicinandocisi.
«Indietro» La richiamò Natasha. Prese un sasso e lo lanciò contro la cassa. Quella scattò e saltellò per alcuni secondi, come guardandosi in giro, poi si richiuse. Era un mimic.
«Che facciamo con quello…?» Chiese spaventato Rown.
«Ci penso io» Fece Kyla alzandosi e caricando una sfera di fuoco che schiantò contro la creatura. Quella cadde riversa di lato ed esplose, rilasciando fumo bianco e attrezzi di base, come asce, picconi e spade di rame. Quattro ognuna.
«Wow, era un Mimic davvero debole…»
«Che ti aspetti da una cassa di legno di quella fattura?» Disse Natasha avvicinandosi agli oggetti. «Abbiamo un attrezzo di ogni tipo per ciascuno… direi che sono stati anche generosi»
«Vero» Mormorò Valdir afferrando una spada. «Ma la domanda resta… si aspettano che noi sopravviviamo qui avendo a disposizione solo queste cose?»
«La forza non si misura dalla conoscenza, ma da ciò che sai fare con quello che hai a disposizione» Disse Kyla. E come prima cosa, visto che abbiamo asce e picconi, direi di raccogliere un po’ di cose per costruire, che ne dite?»
«Cosa?» Scattò Valdir. «Sono venuto qui per combattere, non per fare il minatore!»
«Vuoi vivere? Adattati» Ribatté fredda Natasha impugnando l’ascia e avvicinandosi ad un albero. «Chi mi da una mano?»
«Io…» Mormorò Rown, per poi seguirla.
«Bene» Fece Kyla. «Io mi metto a scavare qui da qualche parte… Valdir, tu… Dato che non ti interessano questi “lavori umilianti”, perché non vai in giro in esplorazione e non cerchi qualche grotta o simili?»
L’uomo storse il naso ma accettò, per poi dirigersi verso est. La maga sorrise soddisfatta e iniziò a svolgere le sue mansioni.
 
Qualche ora dopo Valdir tornò indietro con una massa di gel in una sacca dello zaino, un paio di scarpe verdi con delle piccole alette ai piedi e alcuni lingotti di ferro, tra le mani.
«Che ne dite, può bastare?» chiese freddo mentre Natasha si allontanava dalle fondamenta ormai posate della loro futura casa.
«Beh, direi che non ci facciamo nemmeno un elmetto, con quelle»
«Nessuno mi ha detto di scava…»
La spada di Kyla si schiantò di piatto contro la sua schiena, facendolo cadere in ginocchio. Quello ringhiò e fece per alzarsi, ma solo per ritrovarsi una lama infuocata che puntava dritto al suo petto. Gli altri si fermarono intimoriti a guardare la scena.
«Nel caso non l’avessi notato siamo nel bel mezzo del nulla, senza cibo, senza armature o armi, senza neppure un tetto sopra la testa! Vuoi continuare a fare l’immaturo? Bene! Ma non lascerò che il tuo atteggiamento ci faccia ammazzare. Sono stata chiara?»
Valdir serrò le labbra sudando freddo e rimase in silenzio per qualche secondo, poi ringhiò un sommesso «Sissignora…» E si allontanò. La maga dissolse le fiamme e richiamò tutti ai loro compiti, per poi tornare a guardare Valdir. «Resta qui ad aiutarli nei lavori. Io vado a cercare delle grotte»
«Ce n’è una a mezzo chilometro a est» Le rispose lui con freddezza. Lei andò a prendere dei bastoni e ne ricoprì un’estremità con il gel portato da Valdir, facendone delle torce, e partì.
Giunse il tramonto, ma Kyla ancora non si faceva vedere. Ormai la casa era pronta… più che altro era un piccolo parallelepipedo di legno con il pavimento in pietra, una minuscola coltivazione accanto ad essa, e come letti… beh… non avendo del tessuto si erano dovuti arrangiare lasciando un paio di spazi erbosi, per avere almeno un minimo di comodità.
I primi zombi iniziarono a sbucare da dietro gli alberi. Da dentro casa Rown li abbatteva con un arco di legno e delle frecce.
«Ragazzi, io inizio ad essere preoccupato…» Fece tra una freccia e l’altra.
Finalmente la videro correre verso casa. Spalancò la porta, la richiuse e si poggiò con la schiena ad essa, ansimante, lasciandosi scivolare fino a sedersi a terra.
«Kyla, tutto ok?» chiese Rown, preoccupato. Quella annuì, per poi tirare fuori dallo zaino una bottiglia d’acqua e bere.
«S-siamo in grossi guai…» Ansimò. «A… A est… abbiamo del cremisi…»
«COSA?» Esclamarono gli altri.
«È… piuttosto lontano, ma… è in quella direzione. Non mi sono azzardata a… entrarci…»
«ma non possiamo restare qui ad aspettare che si espanda…» Fece Valdir
«Vuoi farti ammazzare? Vai pure. Noi ci prepariamo meglio»
«Non ho mai detto di partire ora!- Ribatté quello, irritato.. Kyla si rialzò e si gettò in un letto d’erba.
«Dormite anche voi… Tanto non entrerà niente, qui…»
 
 
Un volto incappucciato sfarfallò al centro della costruzione, come un ologramma. Si guardò intorno per assicurarsi che tutti e quattro si trovassero lì, per poi sorridere soddisfatto e svanire.
«Come stanno andando?» Chiese un cultista al Sommo Sacerdote.
«Si stanno comportando bene. Hanno già una casa sicura. Spero solo che l’Occhio non si manifesti troppo in fretta…»
 
Passò una settimana. I quattro avevano ormai una bella casa, e il cibo era l’ultimo dei loro problemi. Valdir uscì dall’abitazione striacchiandosi, con una corazza di ferro e uno spadone di argento.
«Hey, ragazzi! Io vado nel Cremisi, chi viene con me?»
«Lo tengo d’occhio io» Disse subito Natasha agli altri andandogli dietro.
«Ok, andiamo?» Fece lui guardandola. La sua armatura in rame non gli faceva affatto impressione. I suoi guanti da arrampicata invece un po’ si. Il suo yoyo in legno? Per niente. Sembrava che lei avesse puntato più sull’agilità che sulla potenza. Ma a ben pensarci tutto è buono, pur di contrastare il Cremisi.
«Perché vuoi andarti a mettere nei guai così?» Chiese lei con perfetta nonchalance.
«Ho sentito varie storie riguardanti il Cremisi, quando ero più giovane. Si dice che sia controllato da una misteriosa mente superiore, e che ogni suo Cuore dona a chi lo distrugge un meraviglioso tesoro… sempre se costui riesce ad uscire vivo»
«E tu vuoi rischiare la vita per distruggere uno di questi cuori?»
«Hai un rampino?» cCambiò argomento lui.
«Sì. Perché, tu no?»
«Si, volevo solo sapere se eri pronta o meno»
«Per cosa?» Chiese lei confusa.
«Per scendere!» E indicò un tumulo di roccia rossa con una terrificante apertura che portava in una grotta sotterranea. Subito dietro al tumulo quella che fino a quel punto era una foresta verdeggiante diventava una palude di erba rossa, rovi, alberi dalle foglie rosse e tronco grigio e acqua color del sangue.
«Dobbiamo… entrare lì…?»
«Hai paura?»
«N-no…»
-Bene, allora abbassati»
«Perché?»
«Ora» Ordinò secco. Lei si abbassò e lui menò un fendente contro una strana creatura volante rossa. Sembrava un insetto gigante a forma di goccia con una grossa bocca circolare alla estremità arrotondata, piena di denti acuminati. L’essere fu sbalzato indietro dal colpo, con un taglio sul guscio nella sua parte destra, ma subito caricò di nuovo volando contro di loro a tutta velocità. Natasha si rialzò e, accortasi della creatura, lanciò il suo yoyo contro di essa. Non le fece molto ma la sbalzo ancora una volta indietro. Sembrava di giocare a tennis, solo che l’obiettivo era distruggere la palla.
Procedendo così un altro paio di volte finalmente la lama di Valdir penetrò l’esoscheletro del mostro, tagliandolo a metà. Quello cadde a terra si disciolse in un brodo di sangue, alla cui vista Natasha si ritrasse inorridita.
«Ma che schifo!» esclamò la ragazza.
«Abituatici, ci resteremo per almeno un’altra oretta. E quella Crimera non è l’unico orrore che vedrai. Ora vieni» Ed entrò nella grotta senza aspettarla. Quella, spaventata, gli corse dietro, ma solo per trovarsi un gigantesco ragno roseo attaccato al soffitto della grotta… e Valdir che già lo stava squartando senza pietà.
«No, anche ragni no!» Gridò nel panico la ragazza. Al che lui la guardò quasi scioccato.
«E tu dovresti essere un’eroina?»
«S-stai zitto! Andiamo avanti o r-restiamo qui…?» Lo incalzò lei, a metà tra irritata e spaventata.
«Ok, ma se incontriamo un Volto Mostruoso ci pensi tu»
«Un cosa?»
«Pensa a camminare, su» Ridacchiò quello scendendo lungo la grotta, questa procedeva a cerchio scendendo sempre di più nelle viscere della terra… fino a quando non terminò in una enorme cavità che sembrava quasi un atrio cardiaco, con varie altre aperture tutto intorno da cui si sentiva come arrivare dei battiti di cuori.
«Okay!» Fece Valdir lanciandosi giù, per poi scagliare il suo rampino contro una parete ed entrare in una delle aperture. Natasha lo seguì piano scendendo con i suoi attrezzi da scalatore. La grotta era completamente sgombra se non per alcune sacche di carne molto sottile con all’interno oggetti a malapena riconoscibili. Nessuno dei due ci tenne ad aprirne una, ma quando giunsero alla fine della grotta…
«Non c’è niente…» Disse Natasha notando la conclusione del tunnel. Però i battiti erano più forti, lì.
«Stai a vedere» Ribatté l’uomo prendendo una bomba appiccicosa e attaccandola alla parete. Quando esplose il battito divenne improvvisamente assordante, tanto che la ragazza dovesse portarsi le mani alle orecchie.
«Ma che diavolo è?»
«Guarda!» Urlò lui per farsi sentire. Da attraverso la parete si vedeva un cuore gigante connesso alla roccia che batteva a quello che sembrava il ritmo cardiaco umano. Valdir infilò un candelotto di dinamite nella fessura e corse via. L’esplosione zittì i battiti provocando un bagno di sangue e fece volare una pistola e una piccola sacca di proiettili fuori dalla stanza del cuore. L’uomo raccolse l’arma e la sacca, ma poi notò Natasha che tremava.
«Che cos’hai?»
«N-non lo so… mi sono venuti dei brividi… all’improvviso…»
«Giù!»
Alzò la pistola e iniziò a fare fuoco contro un’orda di mostri che cercavano di entrare nel tunnel. C’erano Crimere, Ragni del Sangue e Volti Mostruosi a bizzeffe. Dopo una decina di colpi Valdir disse: «Sono troppi! Richiamo!»
Estrasse una pozione azzurra e la usò. Natasha fece lo stesso e quella li teletrasportò entrambi a casa.
«Guardate che ho trovato, ragazzi!» Esclamò soddisfatto Valdir, ma Quello che vide davanti a se’ non era altrettanto allegro. Rown stava tremando.
«Che succede?»
«N-Non lo so…» Rispose il tiratore. «Ho… a-avuto un brivido, e… n-non riesco a smettere di… tremare… Mi sento… osservato…»
«Beh, ci sono decine di mostri che bussano alla porta ogni notte»
«Questo è diverso… H-Ho p-paura… Questo potrebbe essere… m-molto peggio di uno zombi qualunque…»
La luce della luna venne coperta per un istante. Rown si affacciò tremando alla finestra.
«Cos’è stato?»
«Non mi piace…» Mormorò Kyla. «Ho studiato le antiche leggende…» Ed uscì dalla casa.
«Ma sei impazzita?» La richiamò Rown, ma subito vide quella fermarsi a pochi passi oltre la porta.
«Dalla Profezia della Giungla: “Quando il Grande Occhio tornerà ad oscurare il cielo”…»
«Cosa…?» Fece Valdir. Al Che la maga ordinò a tutti di uscire e di guardare il cielo stellato. Una massa nera oscurava alcune stelle, muovendosi a destra e a manca nella notte. E poi tornò sulla luna, ma stavolta prese ad avvicinarsi alla terra. Sempre più grande, fino a coprire completamente il satellite. E allora lo riconobbero.
Era un occhio. Un gigantesco bulbo oculare fluttuante dalla pupilla nera e dal diametro di circa dieci metri che puntava dritto contro di loro.
«Attaccate!» Gridò Kyla. Rown prese a scoccare frecce con il suo arco e Valdir estrasse la sua pistola, sparando alla creatura, ma quella sembrava non soffrire alcun contraccolpo dai loro proiettili. Natasha invece non sapeva che fare, sprovvista com’era di armi a distanza, mentre Kyla usava l sua magia di fuoco, cercando di mirare alla pupilla.
Il mostro procedette imperterrito verso il terreno e i quattro dovettero spostarsi, rimanendo allibiti al vedere l’enorme occhio attraversare la terra come un fantasma.
«Dov’è andato?» Gridò nel panico Rown.
«Stiamo calmi, possiamo farcela!»
Una cunetta bianca sporse dal terreno, quasi fosse una pinna di squalo, e puntò Natasha. Quella ritrovandosela contro saltò e piantò la sua lama contro il bianco, al che l’occhio si impennò scagliandola via. E si girò ancora verso di loro, ma stavolta una fiammata di Kyla finì contro la pupilla dell’essere… oltrepassandola e schiantandosi contro la retina.
L’occhio scattò indietro di qualche metro. Una enorme crepa si aprì ai lati della pupilla e l’occhio si… aprì, mostrando che perfino la pupilla era in realtà parte di quella apertura stessa. Ai bordi della spaccatura apparve una chiostra di giganteschi denti affilati. Non era più un occhio ora. Era una mostruosa bocca demoniaca.
Il mostro ruggì, per poi partire con una rapidissima carica contro i quattro, che schivarono per un soffio. L’Occhio puntò dunque ancora una volta Natasha, facendo altre tre cariche in rapida successione, tutte schivate dalla agile guerriera che piantò nuovamente la sua spada sulla parete esterna della creatura, che ancora una volta si rifugiò sottoterra.
Tutti si guardarono attorno attentamente, aspettandosi il suo ritorno da un momento all’altro. Ma quello non si faceva vedere. Rown prese a tremare un po’, mentre una goccia di sudore bagnava la fronte di Kyla. Natasha invece si mosse e gridò.
«Torna qui, vigliacco! O sei troppo codardo per…» La ragazza fu sbalzata in aria. L’Occhio aveva richiuso la bocca e l’aveva caricata da sottoterra, scagliandola in alto. Poi, mentre quella cadeva verso di esso urlando, quello riaprì le “labbra”, estrasse i denti… e li richiuse contro di lei.
Un dente le trapassò il petto, tenendola sospesa tra i bordi di quella orripilante bocca e devastandole vari organi vitali. La ragazza boccheggiò per qualche secondo, in preda ad un dolore inesprimibile, per poi sentire il dente uscire di colpo dal suo corpo e cadere all’interno di quel demone. E appena toccò la sua parete interna un potente acido consumò la sua carne fino a che di lei non rimase più nulla.
«NATA!» Gridò Kyla al vederla divorata da quell’essere spietato. La sua armatura era stata squarciata da quei denti come fosse una lattina. Valdir ricaricò la sua pistola e prese a sparare più velocemente che l’arma gli consentiva, attirando l’attenzione dell’occhio che lo caricò senza esitazione, cercando di mangiarlo. Kyla sparò una seconda fiamma contro la creatura, facendole abbastanza male da convincerla a rinunciare all’assalto. Si allontanò in quota.
«Che fai lì impalato, Rown? Dacci una mano!»
Ma il tiratore non si mosse. Era letteralmente sotto shock e non faceva altro che tremare.
«Rown!» Insistette Valdir. Quella distrazione però gli costò caro: L’occhio piombò giù come una meteora proprio su di lui scagliandolo via. Poi uscì solo per metà dal terreno, con la bocca aperta, e gli sfrecciò contro.
«Stai lontano!» Gridò sparando, ma fu tutto inutile e Kyla era a corto di energia magica e doveva aspettare prima di intervenire. Cercò di alzarsi, ma riuscì a fare solo pochi metri ed era ancora semisdraiato quando la creatura morse reimmergendosi sotto terra, staccandogli le gambe. L’uomo emise un forte grido di dolore, che fu subito zittito dall’occhio divorandone la fonte. E poi si voltò verso verso Rown, che a quella vista sussultò.
«No… no! STAMMI LONTANO!» Gridò indietreggiando. Kyla riuscì finalmente a caricare una palla di fuoco e la lanciò contro il mostro, attirando la sua attenzione.
«Qui, palla di carne!»
L’essere ruggì in risposta e scattò contro di lei, ma prima di arrivare a portata della sua lama si immerse nel terreno, scagliandola poi in alto con una carica verticale. La donna però si voltò in aria e sparò un’altra fiammata nella bocca della creatura, rispedendola sottoterra. Quando poi lei tornò sul terreno accese la lama della sua spada con il fuoco magico, e quando l’essere spuntò di nuovo dal terreno piantò la sua lama sul suo fianco trascinandola verso la parte posteriore. L’occhio emise un forte lamento per il taglio, subito rimarginatosi ma che lo aveva comunque indebolito, e poi prese a fare piccoli scatti mordendo l’aria, cercando di prendere Kyla. Alla fine vedendo che non funzionava tornò ancora una volta sottoterra
«Fatti sotto, forza!»
Una prima carica la sollevò in aria. La donna sparò una fiammata in basso, ma con la seconda carica l’occhio schivò, e alla terza la puntò nuovamente. Ma stavolta al caricare la fiamma si accorse di non avere più energie. Sbarrò gli occhi, rendendosi conto di non poter fare niente per difendersi.
Divorata anche lei, era rimasto solo Rown. Quello andò nel panico, cercò di scappare, ma l’occhio lo inseguì in giro per la foresta. Era quasi l’alba quando fece un’ultima carica contro di lui. L’uomo scartò subito cercando di evitare il morso, ma sebbene riuscì ad evitare di essere divorato l’assalto gli amputò il braccio destro facendolo cadere a terra e gridare di dolore. L’occhio dunque si apprestò a finire il lavoro, ma la luce solare lo colpì da in mezzo alle foglie. La creatura dunque si bloccò di colpo, per poi fuggire via e lasciare Rown a terra, spaventato e sanguinante.
  
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