Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    24/03/2017    3 recensioni
Ryo spalancò gli occhi di scatto, il fiato corto e il sudore che gli copriva la schiena. Quel ricordo vecchissimo, con la sua sensazione di ancestrale paura e totale solitudine, si era trasformato in un sogno e lo aveva colto a tradimento.
Genere: Angst, Azione, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ryo Sanada
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La porta si aprì lentamente, creando una lama di luce calda che si allungava nella stanza. Quando Kayura la attraversò, il kimono si accese di verde chiaro e grigio, per poi tornare scuro nella penombra.
Sul basso piano di pietra scura, addossato al muro, rilucevano quietamente cinque sfere, posate su un panno bianco. Le osservò: Kiryoku era al centro, più vicino al muro, le altre quattro erano allineate vicino al bordo. Nonostante il modo in cui le aveva disposte, non vi era una vera differenza tra loro. Riposavano allo stesso modo, e apparivano totalmente della stessa natura.
Quando Naotoki qualche giorno prima gliele aveva consegnate, Kayura aveva provato un brivido. Una sensazione così fredda che aveva esitato ad allungare le mani per riceverle: le era sembrato quasi di non avere abbastanza forza per occuparsene.
Invece non era accaduto nulla. Le aveva posate lì, assieme all'armatura che era stata di Shuten, e aveva capito che non erano Kourin, Suiko, Kongo e Tenku a spaventarla, ma soltanto l'idea che esse non abitassero più nei quattro cuori a cui erano appartenute fino a quel momento.
Ma non c'era stato tempo per lo sconforto.
“Dobbiamo trovare Rekka.” Aveva detto Kujuro, e da quel momento non avevano fatto altro che cercare.
Ma stavolta il suo sguardo, che si estendeva su tutta Bonnokyo e sul mondo degli uomini, sembrava offuscato. Per quanto cercasse, non era stata in grado di trovare Ryo, nè l'esercito di Youja che lo avevano fatto prigioniero.
Se limitarsi ad osservare senza quasi mai agire, obbedendo alla volontà di Kaosu, le era sembrato frustrante, ora si sentiva davvero inutile. E a questo si univa la strisciante sensazione di non aver agito nel modo giusto fin da quando questa storia era iniziata.
In qualche modo inspiegabile, una gran quantità di Youja si era raccolta, forse sotto un'unica guida, e lei non ne aveva avuto il minimo sentore.
Quando erano comparsi sulla terra non era nemmeno riuscita a percepire il loro passaggio attraverso il confine, e questo le sembrava ancor più incredibile. Infine aveva lasciato che fossero i samurai ad occuparsene, limitandosi a far sapere a Touma che i suoi nakama si erano riuniti e che si stavano preparando a combattere. L'esito della battaglia aveva reso evidente quanto il problema fosse stato sottovalutato, e tutto questo le faceva venir voglia di mettersi a gridare per la rabbia, svestire i suoi composti abiti da custode e scendere sulla terra al fianco dei masho, possibilmente impugnando una spada.

 

La battaglia era lontana: Ryo riusciva a percepirla attraverso Rekka, ma non attraverso i sensi. La yoroi che aveva sentito non era nessuna di quelle dei suoi nakama, e lui non riusciva davvero a stupirsene. Forse concentrandosi avrebbe potuto distinguere qualcosa di più sulla natura di questa armatura che sentiva come alleata, ma non aveva la forza per farlo. Non c'era molto che potesse interessargli, arrivato a questo punto, e anche se qualcuno stava combattendo per lui, per liberarlo, l'idea non riusciva a distoglierlo dalla disperazione in cui era piombato.
Gli appariva tutto talmente assurdo che non poteva fare a meno di ripensare a ciò che era accaduto, fin dall'inizio, e continuare a sentirsi come se si trattasse solo di un sogno sconclusionato dal quale non riusciva a svegliarsi. Ripensò al giorno in cui si erano accorti che stava di nuovo accadendo qualcosa. L'avevano percepito nei giorni precedenti, come già era accaduto tante volte, e poi ne avevano visti gli effetti nei notiziari in televisione: incidenti inspiegabili, strane apparizioni divenute così frequenti da non poter essere bollate come il delirio di qualche squinternato.
Si erano sentiti, ed avevano deciso di riunirsi vicino a Tokyo, in modo da essere pronti a ciò che sarebbe accaduto. Quando Touma li aveva raggiunti, comparendo all'improvviso dopo mesi di silenzio, non avevano avuto nemmeno il tempo di gioirne. I nemici erano così vicini che loro potevano percepire esattamente dove si trovassero. Erano corsi là, e avevano trovato un gran numero di creature intente a distruggere un tratto di ferrovia per far deragliare un convoglio shinkansen, sicuramente pieno fino all'orlo di persone, che stava giungendo a gran velocità.
Non era stato semplice impedire un disastro: avevano impiegato molte energie per fermare il treno prima che arrivasse al punto in cui i binari si interrompevano, e ancora di più ne avevano perse per affrontare tutti quei demoni ed impedire loro di attaccare i passeggeri.
Ma non se ne erano accorti davvero, perché quando la situazione era divenuta chiaramente ingestibile, avevano deciso di provare a richiamare la Kikoutei.
Ryo continuava a chiedersi come avesse fatto a non rendersi conto che per i suoi nakama sarebbe stato troppo. Come aveva fatto a non capire che li avrebbe resi troppo vulnerabili, in una situazione già difficile? Non sapeva rispondersi, ed il rimorso bruciava così forte da essere insopportabile.
L'Armatura Bianca, poi, si era rivelata talmente instabile che aveva continuato a risucchiare le loro forze anche quando ormai erano a terra, totalmente inermi. Lui era riuscito a scagliare qualche colpo, falciando file intere di nemici, ma poi era stato sopraffatto dalla forza della sua stessa armatura. Quando si era risvegliato era già in quella grotta, e tutto ciò che riusciva a sentire era il silenzio dei suoi nakama.

 

Il sole stava cominciando a scendere, avvicinandosi al profilo delle colline, e Jirogoro era immobile, intento a cercare di leggere la sensazione di allarme che percepiva. Se tra lui e gli altri masho ci fosse stato un legame simile a quello che univa i samurai, forse sarebbe riuscito a distinguere il dove ed il come, magari intuendo in che direzione muoversi, ma non era così.
Non ancora, almeno. Per quanto l'idea all'inizio gli fosse sembrata quasi fastidiosa, col tempo si era ritrovato a pensare che invece non sarebbe stato così tanto male. Di certo in quel momento gli sarebbe stata molto utile.
Oltretutto la natura mutevole di Mugen lo confondeva, dandogli letture sempre diverse della realtà. Le doti della sua armatura non erano d'aiuto quando si trattava di muoversi in un territorio così nuovo e difficile da comprendere.
A cavarlo d'impiccio fu la voce di Kayura, che gli giunse leggera come se lei fosse a pochi passi, anche se non aveva lasciato la propria casa.
Kujuro stava combattendo, e forse aveva trovato Ryo. In un attimo il dove ed il come furono chiari al demone dell'illusione, che chiuse gli occhi sussurrando alla propria yoroi di trasportarlo in quel luogo. Un attimo dopo era scomparso, esattamente nel momento in cui il sole, trasformatosi in una enorme sfera rosso fuoco, aveva cominciato a calare al di là della linea ondulata delle colline scure.


Lo so, è un capitolo davvero corto. Ma questo è esattamente il punto in cui doveva finire, e non mi piace allungare il brodo per renderlo più corposo... Al prossimo! :*

  
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