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Autore: Leila 95    24/03/2017    4 recensioni
Ho voluto raccontare ancora il viaggio di Han Solo e della Principessa Leia verso Bespin, stavolta però attraverso gli occhi del Capitano.
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chewbacca, Han Solo, Principessa Leia Organa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dal diario di bordo del Capitano Solo'
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Dal diario di bordo del capitano Solo – Data stellare ABY 3:10:30

La nave è atterrata allo spazioporto di Cloud City – Bespin – alle 0019.12 ora standard, come previsto dal computer di bordo. Secondo una prima analisi, la stima dei danni è la seguente: malfunzionamento dell’iperguida, perdite al condotto idrico dell’area sud e al serbatoio di carburante di secondo livello, diminuzione della potenza degli scudi deflettori anteriori del 25.30%.
 
La situazione del Falcon è migliore di quanto pensassi. In fin dei conti, il problema più grosso è – come pensavo – l’iperguida ma, con i tecnici che Lando mi ha messo a disposizione, può essere risolto entro stasera. Le perdite di carburante e il condotto idrico che fa i capricci sono danni lievi, che non dovrebbero richiedere molto impegno. Se tutto va bene, domani mattina possiamo anche ripartire e togliere il disturbo a Lando.
Leia ha ragione, c’è qualcosa che non quadra: non ricordavo che quel vecchio marpione avesse modi così gentili e melliflui e, soprattutto, non mi aspettavo un’accoglienza tanto cordiale da parte sua, visto cosa è successo nel nostro ultimo incontro. Neanche lo riconosco più…capisco che ora è un amministratore, un uomo di successo, e che ha delle grosse responsabilità, ma davvero non immaginavo fosse diventato così distinto.
 
Prima, quando siamo andati insieme a parlare con i suoi tecnici, mi ha chiesto di sottecchi se io fossi in foglia con la principessa. È una vecchia espressione che usavamo da giovani per dire che una certa ragazza era di nostro possesso, un’espressione che non sentivo da secoli. Dire di essere in foglia con una serviva ad escludere il rischio che gli altri ti fregassero la ragazza, secondo una specie di codice d’onore tutto nostro, che è stato sempre abbastanza rispettato.
Essere in foglia con Leia non è l’espressione che avrei scelto io. Innanzitutto perché la Principessa non è in mio possesso: mi guardo bene dal sostenere una cosa del genere…Sua Altezza non si è lasciata sottomettere neppure da Vader in persona, chi sono io per azzardare un pensiero così?! Poi perché questo gergo mi ricorda episodi del passato che avrei voluto cancellare per sempre. Mi sorprende invece che Lando, nonostante la sua evidente scalata sociale, abbia voluto usare questo codice che usavamo quando eravamo due teppistelli su Corellia, senza l’ombra di un credito nelle tasche.
“Siamo amanti” rispondo, per fugare ogni dubbio.
Lando accenna un sorrisetto dei suoi, lasciando intendere che non l’ha bevuta, e si accarezza distrattamente i baffetti. “Sul serio?”
“Sì, sul serio. Perciò toglitela immediatamente dalla testa, amico!”
“Non ti scaldare, Han. È indubbiamente molto carina, ma è anche una principessa. Non credi di aver passato un po’ il segno stavolta?”
Questa conversazione mi sta innervosendo sempre di più. “Non penso che questa faccenda ti riguardi. Leia è abbastanza grande e intelligente per decidere da sola con chi stare, no?”
O almeno, è quello che spero.
*****
La suite che Lando ci ha messo a disposizione è costituita da un salottino circolare, arredato con divanetti e poco altro, che dà accesso a quattro camere tutte uguali.
Quando io e Chewie arriviamo, non troviamo né Leia né il droide, ma non mi preoccupo: la principessa, stanca com’era, sarà sicuramente già a letto, e per quanto riguarda la ferraglia dorata…non ho idea di dove sia, ma sono contento di non averlo fra i piedi per un po’.
Saluto la mia controparte pelosa e me ne vado nella mia stanza. Lo stile è molto essenziale, ma sembra essere dotata di tutti i comfort e, soprattutto, di un bel letto comodo, sul quale mi stravacco subito dopo una doccia veloce e una cambio di vestiti puliti.  
 
Sono stanco morto, ma non riesco proprio a prendere sonno. Vorrei riflettere un po’ sul viaggio che è appena finito e sulle conseguenze che ne sono derivate. Che cos’è successo fra me e Leia? Mai come questa volta, tutte le definizioni risulterebbero inadeguate e insoddisfacenti. Qualunque cosa sia – in ogni caso – domani non esisterà più…lei tornerà alla sua cara Ribellione, ed io tornerò alla vita fecciosa che facevo prima.
Meglio così, in effetti. Insieme, non avremmo potuto avere nessun tipo di futuro. O meglio, io non avrei potuto darle un futuro. Trascinarla nel contrabbando con me? Non acconsentirebbe mai a fare qualcosa di illegale. Sposarla e farci magari anche dei figli? Che cosa assurda e ridicola! Sarei un pessimo marito, ed un padre ancora peggiore: questo tipo di vita non è per niente nella mia natura di animale solitario.
Lei si merita molto meglio: si merita stabilità, sicurezza, cose che io non posso garantirle.
Questo viaggio verso Bespin – tanto lungo da essere quasi allucinante – lontano dal resto della galassia, dalle nostre vite precedenti, ha offerto le condizioni ideali per scoprire quello che provavamo l’uno per l’altra. Come in una serra la pianta cresce in condizioni ottimali ma artificiali, così anche la nostra storia è nata in un ambiente ovattato, ma si guasterà irrimediabilmente non appena avrà contatto col mondo esterno. Anche questo faceva parte delle regole del gioco che ci siamo imposti a inizio partita.
Il suo profumo resterà ancora a lungo a bordo del Falcon, sui miei vestiti che ha indossato in queste settimane e fra le lenzuola della mia cabina, e la forma del suo corpo rimarrà impressa nelle mie mani forse per sempre, ma devo farmene una ragione e cercare di andare avanti. Non dimenticarla – questo non lo farei mai – quanto piuttosto abituarmi a vivere senza di lei.
 
Sono ancora immerso nei miei pensieri, quando qualcuno bussa alla porta. Forse è Leia: magari, anche lei si sente sola e ha voglia di stare ancora un po’ con me.
Sbadigliando mi alzo dal letto e apro la porta. Leia è una visione meravigliosa per i miei occhi, soprattutto perché indossa molto meno di quanto le abbia mai visto addosso. Ha un abitino bianco davvero minimale, che ha il potere di concentrare il mio sguardo sul suo decolté evidenziato dalla profonda scollatura e sulle cosce completamente scoperte, e che lascia ben poco alla mia già fervida immaginazione. Mi guarda con quei suoi occhioni color cioccolato e mi sorride.
Resto a fissarla sull’uscio della porta non in grado di proferire parola, immagino con un’espressione idiota stampata sul volto e magari anche con la bava alla bocca, ma non posso staccarle gli occhi di dosso. È un bocconcino irresistibile.
“Non mi fai entrare?”
“Certo” riesco a balbettare. “Vieni pure.”
Chiude la porta alle sue spalle e si siede sul bordo del letto, accavallando maliziosamente le gambe. Sa esattamente cosa sta facendo, come giocare col fuoco che mi sta consumando. Voglio solo vedere dove e come andrà a finire.
“Non sapevo che fossi tornato. Avresti potuto chiamarmi.”
“Credevo che fossi già addormentata” le rispondo, cercando in tutti i modi di mantenere la calma e la distanza di sicurezza da lei.
Scuote la testa. “Ero sveglia, ti stavo aspettando. Come procedono le riparazioni al Falcon?”
“Bene. Anzi…meglio di quanto avessi previsto. Se tutto procede secondo i piani, dovremmo riuscire a partire per domani.”
Annuisce, alzandosi in piedi ed avvicinandosi pericolosamente a me. Le sue braccia nude mi circondano il collo e le sue dita gelide iniziano a disegnarmi piccoli cerchi dietro la nuca, mentre i miei pugni serrati sprofondano sempre di più nelle tasche dei pantaloni. Sono sicuro che se iniziassi a toccarla adesso, non sarei in grado di fermarmi.
“Vuoi dire che questa è l’ultima notte che trascorreremo insieme…vero?” La sua voce è un soffio dolce e caldo vicino al mio orecchio.
“Esatto, Principessa.”
 “E poi dovremo lasciarci.”
“Già.”
Appare rattristata. “Mi mancherai molto, lo sai? In realtà…mi manchi già adesso, se ci penso. Vorrei che mi dessi qualcosa che mi ricordi di te, quando te ne sarai andato via.”
Non so proprio cosa potrei dare ad una donna speciale come lei. “Che cosa vuoi?”
Scioglie l’abbraccio in cui mi teneva prigioniero e fa scorrere le dita e lo sguardo lungo il mio corpo, fermandosi appena sotto la cintola, sulla mia eccitazione evidente al di sotto del tessuto dei pantaloni. “Voglio te.”
Immediatamente mi si gela il sangue nelle vene.
Se dovessi resisterle solo per questa notte, forse sarebbe una sofferenza, e per parecchi giorni poi mi pentirei di non aver ceduto, ma poi saprei come superare. Se invece cedessi a questa tentazione – accontentandola per stanotte – sarei soddisfatto ora ma non sono sicuro che riuscirei a lasciarla andare via o, se ci riuscissi, questo farebbe troppo male.
“C’è qualche problema?” sussurra al mio orecchio.
“Nessun problema” mento con difficoltà. “Perché?”
“Non lo so. Ti sei improvvisamente bloccato.” Ridacchia. “Non dovrei essere io quella in ansia?”
Come al solito, mi ha messo in trappola. “E lo sei?”
“No. Mi fido ciecamente di te.” Mi stringe la mano stranamente sudata, come ad assicurarmi che quello che sta dicendo è vero.
 
Ho paura.
Innanzitutto di farle male, di essere troppo impetuoso e di non riuscire a controllarmi, visto quanto ho atteso questo momento. Poi di non riuscire a far tremare la terra per lei, a farle provare il piacere che provo io anche solo sfiorandola con un dito. Il sesso è sempre un imperativo nella testa di ogni maschio – e io non faccio eccezione. Del resto, la soddisfazione di una donna non è il metro con cui si giudica la nostra virilità? Ovviamente, qui c’è in ballo molto di più: non voglio deluderla sotto ogni punto di vista, come amante ma soprattutto come uomo. Il suo giudizio è la cosa che mi sta a cuore di più ora. E al diavolo quello che si dice sulle prestazioni sessuali dei Corelliani…sono nel panico più totale.
Sarebbe tutto molto meno complicato se io non fossi irrimediabilmente innamorato di lei. Ci ho fatto così l’abitudine al sesso, a portarmi qualcuna a letto e divertirmici, che ho dimenticato cosa vuol dire fare l’amore. Forse c’è stato un tempo il cui lo sapevo, quando ero innamorato della vita e delle donne, quando ero più giovane. Ma poi l’esperienza mi ha reso cinico, disilluso, e ora mi trovo impreparato.
 
Inizia a baciarmi come ha già fatto tantissime volte, solo che ora è diverso, c’è la consapevolezza che non dovremo fermarci, che non abbiamo limiti.
Con calma le scosto i capelli dietro la spalla e la bacio sul collo e sotto l’orecchio, sentendo subito la pelle d’oca comparire sul suo braccio, e lascio che il vestito le scivoli addosso e cada a terra con un fruscio. È maestosa, di gran lunga più bella di quanto l’abbia mai immaginata.
 
Afferra le mie mani e mi porta sul letto.
Steso su di lei, con ogni centimetro del mio corpo che combacia perfettamente con il suo, mi sale il dubbio che forse non è quello che vuole, che lo sta facendo solo perché sa che non ci rivedremo mai più.
“Lo fai perché devi, o perché lo vuoi davvero?” le chiedo con l’ultimo briciolo di razionalità che ancora mi resta, ricordando la nostra conversazione avvenuta sul Falcon qualche giorno fa.
Sorride dolcemente. “Perché ne ho bisogno.”
Apro la bocca per tentare di dissuaderla, ma lei mi mette a tacere baciandomi di nuovo con una foga rinnovata, una passione bruciante.
Evidentemente, la decisione è presa e non vuole che provi a convincerla a farle cambiare idea.
 
Scegliamo di amarci così, senza dire una parola, lasciando che siano i nostri corpi a parlare. Troppe frasi vuote e offese senza senso sono volate fra di noi in questi anni, e paradossalmente il silenzio sembra l’unica cosa giusta da dire ora. Sappiamo entrambi che questa storia non ha futuro, e ciò ci costringe a vivere questi momenti con la follia cieca e disperata degli amanti stregati dall’oggi ed incuranti del domani.
Cerco di imprimere nella memoria ogni dettaglio, ogni particolare legato a questa notte: il suo respiro corto e irregolare; le sue dita conficcate fra le mie scapole; le nostre fronti schiacciate l’una contro l’altra; il mio nome sospeso sulle sue labbra e i suoi occhi fissi nei miei come a volervi leggere la mia anima.
 
Molto tempo dopo, quando ormai l’alba lattiginosa inizia a fare capolino dalle ampie vetrate della stanza, ce ne stiamo abbracciati stretti in mezzo al letto, immobili, ad ascoltare i nostri respiri. Il piacere che ho provato è stato intenso, sconvolgente, nuovo, e l’adrenalina scorre ancora veloce nelle mie vene e mi annebbia la mente e i sensi.
Tutto quello che dovevamo dirci e che non abbiamo mai avuto il coraggio di fare ce lo siamo detti stanotte. È stato il nostro addio, dolcissimo e struggente come non avrei mai creduto che un amplesso potesse essere…forse perché non avevo mai amato così tanto una donna come amo Leia. Mi aveva chiesto un regalo, qualcosa che le desse la possibilità di ricordarmi, e non si è resa conto che il regalo più grande me lo ha fatto lei: piacere, sì, godimento mai assaggiato prima, ma quello che mi ha sciolto davvero il cuore è stato provarlo con lei, essere dentro di lei e perdermi nei suoi meravigliosi occhi castani.
 
Una volta, parecchio tempo fa – avrò avuto sì e no vent’anni – capitai con Chewie su un pianeta desolato dell’Orlo Esterno, di cui non ricordo neppure il nome. In una squallida bettola, piena di vagabondi e di mascalzoni di tutte le specie, ricordo che c’era una vecchia. Si chiamava Maz, ed era una specie di megera o strega. Diceva di riuscire a predire il futuro semplicemente guardando una persona negli occhi. Non so se fosse vero, se lo dicesse perché aveva un potere o solo per spillare qualche credito ai clienti di passaggio: io non ho mai creduto nei poteri mistici, ma quella donna sembrava davvero convinta di quello che diceva.
Ad ogni modo, non appena entrammo quella si avvicinò e si sedette al nostro tavolo. Le era bastato un attimo per capire chi fossi – mi disse – aveva avuto come una sensazione prima ancora di vedermi. Voleva a tutti i costi predire il mio destino. Cercai di mandarla via, non mi importavano i suoi pronostici, ma lei fu più tenace di me. Non erano i soldi che le interessavano – ripeté più volte – ero io.
Mi disse che la Forza era molto potente in me: anche se non ero uno Jedi, avevo la capacità innata di attrarre a me persone dotate di questo potere. Avrei incontrato dei grandi cavalieri Jedi, ed il mio destino sarebbe stato irrimediabilmente legato al loro. Avrei toccato fortuna e gloria, conosciuto grandi soddisfazioni, ma anche brucianti delusioni e amari dispiaceri. Avrei conosciuto una donna fiera, una guerriera…la mia anima gemella nella Forza, che mi sarebbe stata accanto fino a che la morte non fosse venuta a prendermi.
Non credetti nemmeno ad una delle sue parole in quel momento. Un mucchio di idiozie senza senso, pensai.
Probabilmente le augurai di andare al diavolo, o qualcosa del genere. Non mi rammentai delle sue parole neppure quando incontrai il vecchio pazzo e il ragazzino a Mos Eisley, o quando ho iniziato a lavorare stabilmente per l’Alleanza Ribelle, dopo la distruzione della Morte Nera. Eppure stanotte mi è tornato alla mente questo episodio accaduto così tanto tempo fa e la profezia di quella vecchia. Perché? Non ne ho idea. Forse perché è successa una cosa davvero strana, quasi inquietante. Prima – mentre facevamo l’amore – mi sono sentito fuso con Leia, come se non riuscissi a capire dove finivo io e dove iniziava lei, quali fossero i miei pensieri e quali i suoi, se quelle sensazioni le stesse provando lei oppure erano frutto della mia percezione. Come se, per qualche istante, fossimo stati indistinti.
E se la vecchia megera avesse avuto ragione? Sembra assurdo, ma potrebbe essere vero. Oppure sto semplicemente impazzendo e ho le traveggole. Leia potrebbe essere davvero la mia anima gemella, un concetto di cui qualcuno – oltre alla vecchia – mi aveva già parlato ma a cui non avevo mai voluto credere. Di donne ne ho avute tante, e nessuna mi aveva coinvolto così tanto, stregandomi la mente e il cuore. Con Leia invece è stato tutto diverso, da subito, dal primo momento in cui l’ho vista al livello di detenzione sulla Morte Nera.
Non ho idea di cosa significhi tutto questo…noi, la nostra storia, questa notte incredibile in cui si è regalata a me anima e corpo.
 
La guardo dormire tranquilla fra le mie braccia e non riesco a reprimere un moto di commozione, che mi stringe il cuore in gola.
Prima o poi dovrò dirle che la amo. 

   
 
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