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Autore: IwonLyme    24/03/2017    1 recensioni
‘Il Principe’ è un racconto sulla libertà, sul significato che essa ha soprattutto per il giovane Nivek, protagonista e narratore, che verrà messo a confronto fin da subito con la bellezza di essa, la sua importanza e, almeno per lui, il suo difficile raggiungimento. Non è facile essere liberi e Nivek desidera talmente tanto esserlo che romperà ogni regola per raggiungere questo scopo.
Tuttavia ciò che inizia come un gesto ribelle e di rivalsa gli costerà proprio ciò che da principio inseguiva e si troverà catapultato in una realtà ed in un mondo molto più duro e severo di quanto non fosse suo nonno ed il villaggio in cui viveva da emarginato. Una guerra contro un re malvagio ed un padrone pronto a legarlo per sempre a se stesso saranno le cause delle sue vicissitudini che lo porteranno a riflettere sulla propria vita, sul vero scopo di essa e sulla sua nuova condizione: essere un Drago Domato.
“[…] tutto sta nel comprendere che qualcosa non ci è davvero tolto se noi non lo lasciamo andare via.”
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I due protagonisti si sono chiariti ed ora la loro missione è chiara: sconfiggere il Re Orrendo. Dovranno dire addio ai loro compagni e partire per chiedere l'aiuto dei Draghi Liberi. Ma la guerra è davvero alle porte?
 
L'Urlo del Drago - Parte III

Svegliandomi ancora assonnato steso sul pavimento della camera condivisa con Nowell i ricordi della sera prima mi travolsero come se, per essere in grado di addormentarmi, avessi dovuto chiuderli in un angolo della mia mente così da non venirne più tormentato. Riflettendo e sondandoli come se fossero appena avvenuti il mio animo si accorse che, infine, eravamo davvero in guerra. Fu la prima volta che ci pensai e mi ritrovai ad esserne spaventato, non lo nego. Domatore contro domato, padrone contro servo, eravamo in guerra, sempre. Difficile dire in che modo si possa intendere questa infinita “battaglia” che vidi così presente, così reale, difficile è dire in che modo essa avvenga. La avvertivo, tuttavia, nel profondo del mio animo, come se ciò che è diviso infine non potrà mai essere unito. Era guerra, non solo tra padroni e Draghi, non solo tra noi piccoli e singoli figuri che camminavamo sulla terra dura, ma anche tra popoli, anche fuori era guerra e guerra sarebbe stata. Capii e vidi chiaramente verso cosa ci dirigevamo: guerra. Sangue, morte e dolore si sarebbero diffusi in ogni luogo, il cielo sarebbe stato macchiato di rosso e la terra avrebbe pianto i caduti. La guerra era alle porte e nessuna felicità può esserci prima. Cominciai a pensare che loro erano destinati a non trovare pace in quel mondo di guerra, poiché essa esisteva, essa c'era e batteva il tempo per giungere più in fretta. Forse, quando il mondo avrebbe infine trovato la pace, perfino quell'amore così impossibile nella difficoltà sarebbe potuto fiorire nella vittoria. E vittoria doveva avvenire, altrimenti l'oblio avrebbe atteso ognuno di noi.
Mi sollevai sospirando e scacciando via ogni antico pensiero. Nowell non era tornato nel suo letto. Lo guardai tristemente immaginando la discussione tra lui e Wardell, i loro argomenti e lo sgomento dell'uomo ferito. Mi alzai in piedi e la porta della camera si aprì in quell'istante. Come richiamato dai miei pensieri il Solitario entrò. Il suo viso pallido faceva risaltare le profonde occhiaie che contornavano i suoi occhi dissimili. – Ti senti bene? – Chiesi con un filo di voce. Annuì passandosi una mano sul viso e sedendosi sul letto con un sospiro. – Wardell come sta? – Sussurrai più convinto prendendo posto al suo fianco.
– Non bene. – Rispose piano con la voce roca ed assetata. Mi alzai e gli portai un bicchiere con dell'acqua, lo bevve volentieri. Tornò poi a guardarmi in viso. – Hai parlato con Ishmael immagino … – Disse con il suo solito tono.
– Sì, ieri sera sono andato da lui quando tu sei uscito. – Confessai.
– Lo so, ti ho visto uscire. – Sorrise piano e mi posò una mano sulla spalla. – Dunque sai che l'ha rifiutato. – Annuii. – Non l'ha presa bene, ma si riprenderà presto. – Concluse sospirando di nuovo.
– Ishmael avrebbe voluto dirgli di sì. – Mormorai piano tanto che credetti lui non mi sentii, oppure, più verosimilmente, fece finta di non sentirmi.
– Ha fatto una scelta saggia. – Continuò dopo qualche attimo di silenzio. – Non avrei mai pensato che Ishmael lo rifiutasse, ma è la miglior cosa, i Draghi di Wardell sono al sicuro e perfino lui lo è. Sebbene non amo vederlo in queste condizioni so che è il miglior modo per lui di affrontare i giorni che verranno, è pericoloso avere un solo Drago quando c'è una guerra alle porte. Ishmael ha fatto una scelta saggia, sia per se stesso che per Wardell.
– Cosa intendi dire “per se stesso”? – Chiesi perplesso.
– Non lo sai? – Sussurrò lui guardandomi stupito. – Se un Drago si consacra ad un Domatore, quando il Drago muore il Domatore, sebbene senza poteri, sopravvive, ma quando è il Domatore a morire il Drago muore con esso. Se invece io dovessi morire tu rimarresti in vita e libero. Ora comprendi che anche per Ishmael è bene restare un Drago Domato? – Senza dubbio qualsiasi Drago avrebbe fatto quella scelta sapendo di dover andare in guerra, ma un'amante senza l'amato non muore in ogni caso? Dunque che motivo poteva mai avere Ishmael per voler sopravvivere a Wardell?
– Vuoi dormire? – Domandai a Nowell non esponendogli i miei dubbi sulla sua teoria.
– Sì, penso che dormirò qualche ora prima di incontrarmi di nuovo con Ormond. – Disse ed io mi alzai dal letto per permettergli di stendersi. – Rastus ha parlato con te ieri, giusto? – Mi voltai a guardarlo e lui mi osservava con occhi pungenti. – Ormond me l'ha riferito. – Aggiunse.
– Mi ha parlato.
– Di cosa? – Mi interrogò lui ancora. Sospirai.
– Del viaggio che intraprenderemo e di cosa devo fare per convincere i Draghi Liberi a seguirmi. – Si stese.
– Immagino che la mia presenza ti sarà d'intralcio. Insomma io sono il simbolo della tua sottomissione non devo essere un segno positivo per gli altri Draghi. – Rimasi in silenzio qualche istante e poi mi voltai ancora per rispondere.
– Sì, è così, ma non faccio affidamento sulla mia forza per convincerli. – Dissi portandomi verso la porta.
– Ehi, non hai finito, cos'altro ti ha detto? – Mi fermai con la mano stretta sulla maniglia.
– È stato un discorso tra un Drago ed un altro Drago in cui lui mi ha rivelato conoscenze note ai soli Draghi, non credo, con tutto il rispetto, di potertele dire. – Risposi. Sussultò e si passò una mano tra i capelli.
– Tutto sommato penso proprio che tu abbia ragione … anche io non ti ho detto tutto riguardo ai Domatori. – Disse chiudendo gli occhi ed espirando tutta l'aria che aveva nei polmoni. Mi allontanai dalla porta avvicinandomi ancora a lui.
– Dovresti almeno riposare sotto le coperte … – Sussurrai chiudendo la finestra che faceva entrare troppa luce. – Credo che i primi da cui voglio andare siano quelli della tribù di Jethro, sempre che tu …
La porta si aprì con un tonfo interrompendo le mie parole. Nowell si sollevò brusco ed io mi voltai. Wardell era sulla soglia. I vestiti erano disordinati ed i capelli arruffati, anche lui, come il mio padrone, aveva profonde occhiaie, tuttavia il suo sguardo non era assonnato, ma vigile e tremendamente terrorizzato. Il rumore veloce e sconnesso del suo respiro mi fece agitare. – Cosa è successo? – Domandò il Solitario vedendo che lui non parlava.
– Domatori feriti … Sono arrivati un gruppo di Domatori feriti. – Disse con la voce tremante.
– Da dove? Erano nostri messaggeri? – Lo interrogò ancora Nowell alzandosi in piedi e ritrovando in un attimo il vigore. – Portami da loro. – Ordinò severo all'amico che veloce lo condusse fuori mentre fitto lo informava.
– Sono quei due che abbiamo mandato ad est, li hanno attaccati, il Cielo solo sa per quale motivo, forse si sono fatti scoprire, forse ora lui lo sa, forse … – Concitati arrivammo tutti e tre nella piccola piazzetta sterrata giusto prima del campo aperto, nella sabbia erano atterrati due Domatori ed insieme a loro due Draghi gravemente feriti. Il sangue sgorgava dai corpi dei miei simili a fiotti ed uno di loro chiaramente annaspava. La terra era diventata bruna e tutti gli restavano intorno mentre alcuni li curavano. Uno dei Domatori sembrò riprendere conoscenza e, con orrore, osservò il Drago ormai in fin di vita, affondo il viso nelle sua pelle e cominciò a gridare di dolore. Credo che nemmeno l'urlo di Jethro fu tanto straziante alle mie orecchie, urlava come se gli stessero strappando il cuore e piangeva come non avevo mai visto piangere nessun uomo.
Nowell mi si avvicinò preoccupato dall'effetto che stava avendo su di me quella vista. – Dovresti tornare in casa se desideri non vedere, torna dentro, ti dirò poi. – Sussurrò al mio orecchio, ma io, sebbene i loro visi mi procurassero molto sgomento, non volevo andarmene, mi sarei sentito un traditore.
Ormond raggiunse il gruppo e chiamò il Domatore per nome. Lo sollevò dal corpo del Drago che emetteva solo qualche rantolo. Stava per morire, potevo avvertire la vita che sfuggiva via dalle sue membra tormentate dal dolore. Il suo corpo lentamente perse le squame e tornò uomo. Una lunga ferita gli riempiva il ventre, sembrava un'ustione, un grosso ed orrendo morbo. I suoi occhi chiari, di un verde leggero si sollevarono e si fermarono sulla figura del suo Domatore. Credetti morisse così, ma poi si voltò verso di me. I nostri sguardi si incrociarono e seppi ciò che dovevo fare, seppi quale era il mio posto. Mi liberai da Nowell e mi avvicinai veloce al corpo del Drago. La sua mano si sollevò e, sporca di sangue, mi toccò il viso. – Le tenebre avvolgono l'est … – Mormorò con voce chiara, come pioggia, come gorgogliare d'acqua soave che si perdeva nell'ombra di quel mattino così funesto. – Signore del Cielo, Re del Vento, accetta la fedeltà di un umile servitore. – Sussurrò tendendo le labbra.
– Piangerò per te, valoroso compagno, canterò il tuo nome se tu vorrai dirmelo. – Risposi piano stringendo il suo polso che lentamente si spegneva.
– Ezra è il mio nome ed il mare è la mia casa. – Annuii.
– Là tornerai con ali che non hanno bisogno di essere spiegate. – Non appena dissi quelle parole vidi dai suoi occhi scivolare via una lacrima e poi il suo viso si spense e la sua mano, immobile, giaceva nella mia. Il sangue ancora macchiava la terra ed il mio viso.
– Forza, Drago, alzati. – Mi intimò Ormond avvicinandosi. – Lascia che il suo Domatore lo saluti. – Posai con dolcezza la sua mano sul suo ventre e mi alzai lasciando che il suo padrone lo abbracciasse. Mi voltai per tornare verso Nowell, ma poi non ne fui in grado.
I miei piedi tornarono sui loro passi, di nuovo in direzione del Drago morto e con voce chiara cominciai a cantare. Stringendo le mani al petto la mia voce si sollevava in Cielo, l'aria si muoveva lenta ed il sole fu coperto da nuvole dense. Il vento sferzava il suolo con più violenza mentre la tristezza ed il pianto prendevano le mie parole e le portavano in alto. Era come un incubo che mai avrei creduto di poter sognare così presto. Già un morto era stato fatto ancor prima che il sole fosse sorto sulla guerra, ancor prima di qualsiasi nostra reale mossa. Avevo promesso a quel Drago un canto, un canto che riparava ben poco, che rendeva ben poco onore alle sue membra così splendide. Avevo promesso a quell'uomo qualcosa di così vano, così facile da dimenticare, eppure speravo che durasse in eterno nelle memorie di quei Draghi e di quei Domatori che avevano assistito alla morte del primo martire, speravo che la mia voce si imprimesse chiara nella loro mentre così da renderli valorosi e forti.
Nessun Drago si unì al mio canto, ma tutti erano in silenzio e molti piansero all'udire la mia voce. Il Domatore piangeva e urlava di dolore mentre la mia voce cantava il nome del primo caduto.
 
– È stato un canto straziante. – Disse Jethro dandomi un bicchiere d'acqua. Senza forze mi ero seduto sulle scale all'entrata della casa della signora Norton. Nowell e gli altri Domatori erano riuniti. – Non credo che dimenticherò facilmente un canto così. – Sussurrò sedendosi al mio fianco.
– Mi ha giurato la sua fedeltà, Jethro, la sua fedeltà … – Mormorai bevendo un sorso d'acqua.
– Questo perché ti turba? – Chiese calmo.
– L'ultima cosa che ha fatto quell'uomo è stato giurare la sua fedeltà e dire il suo nome ad un impostore, ad un Drago che non è ciò che lui credeva essere! Ha giurato a me … Io che non sono né il Signore del Cielo né il Re del Vento! Come può non turbarmi … ? L'ultimo atto di un uomo che è morto per degli ideali giusti è stato giurare a qualcosa che sembra ciò che non sarà mai! Dopo una vita di rettitudine ha finito la sua vita con un atto così … – La voce mi morì e mi coprii il viso con le mani. La gola si era chiusa e da essa non passava nemmeno più un respiro.
– Ciò che hai detto potrebbe essere vero. – Mormorò posandomi una mano sulla spalla. – Ma anche io ti avrei giurato la mia fedeltà per avere un canto come quello. – Mi tolse dalle mani tremanti il bicchiere in pericolo. – Il cielo si è oscurato mentre cantavi, sembrava stesse per piovere. Nessun Domatore lo noterebbe facilmente, ma per un Drago è diverso, un Drago sa quando il cielo cambia perché è comandato, ed il cielo è diventato nero per il tuo dolore. Se, come sostieni, tu non sei il Signore del Cielo, allora per quale motivo lui dovrebbe essere ai tuoi ordini? Forse sei tu che non credi di essere qualcosa che in realtà sei. – Mi posò una mano sul capo. – Forse quell'uomo non si è sbagliato a riporre in te la sua fedeltà.
– Se ciò che dici fosse vero la mia vita allora sarebbe di gran lunga diversa da quello che è ora. – Ridacchiò tristemente alle mie parole.
– Perché dici questo? Solo il Cielo sa quale è il nostro destino e dove ci portano le azioni che compiamo, nessuno di noi comprende a pieno la propria vita prima che essa sia giunta alla fine. – Si alzò ed il vento solleticò che le sue vesti. – Forse hai ancora risposte da trovare prima di poter dire con così tanta certezza di non essere qualcosa. – I suoi occhi si rivolsero verso la casa di Ormond. – Immagino che la tua partenza sarà anticipata, non credi? Infine ci separeremo ancora prima di poterci dire addio. – Mormorò. Mi alzai.
– Non sarà un addio, ci rivedremo schierati sul campo di battaglia. – Si voltò con un sorriso.
– Non hai paura della guerra, giovane Drago? – Sussurrò con una voce così famigliare da farmi tremare il cuore.
– Ho paura della guerra, ma ho ancora più paura di ciò che può avvenire a tutti noi se essa non comincerà e non sarà vinta. – Annuì.
– È saggia la tua risposta, molto di più di quanto tu possa immaginare. Ho vissuto nel regno di quell'uomo che vogliamo combattere. Il Cielo ci aiuterà, il suo messaggero è qui con noi. – Scese gli ultimi scalini che lo separavano dalla strada e andò verso la casa del capo del villaggio da cui uscì Wren. Anche Nowell sarebbe uscito da lì per annunciarmi la nostra imminente partenza, se il nemico aveva capito le nostre intenzioni nemmeno le più profonde gole o i più immensi laghi sarebbero stati sufficienti per nasconderci. Le mie ali avrebbero dovuto volare veloci ed incontrare le tribù di Draghi Liberi, più in fretta avrei volato con più probabilità avremmo vinto. L'incubo che avevo iniziato a sognare sarebbe durato ancora molto, o così, almeno, mi parve di capire.
 
Nowell era irrequieto. Nessuno dei due voleva lasciare il villaggio così presto e quando tutto era ancora così ignoto. Non sapevamo se sarebbero riusciti ad organizzarsi o se infine avremmo avuto qualche speranza di vincere una guerra ancora agli albori. Muovevamo guerra poiché non ci era rimasta alcuna scelta. Nowell continuava a scambiare parole fitto fitto con Wardell e con Ormond, loro annuivano rassicurandolo. In fondo forse era lui quello più turbato tra i due. Sapeva che il suo ruolo era importante, lui diceva che quello era il suo destino ed io gli credevo. Insieme, accompagnati da un lungo corteo, ci portammo fino alla piazzetta pronti a partire. Rastus mi aveva dato una mappa con indicati i posti in cui dovevamo andare, l'avrei data a Nowell prima di partire, senza la sua volontà, una volta diventato Drago, non potevo fare molto. Mi posizionai al centro aspettandolo, ma lui tardava.
Il mio sguardo allora vagò su Jethro che era venuto a salutarmi. Chinai il capo e lui fece lo stesso. Gli ero grato più di quanto ogni parola sarebbe mai stata in grado di pronunciare. Mi sarebbe mancata la sua voce, tanto quanto quella di Yorick. Era il mio maestro e l'uomo che mi aveva permesso di essere un Drago. Poi i miei occhi cercarono anche Ishmael e lo trovai tra la folla, ancora lontano da Wardell, in compagnia di suo padre. I suoi occhi erano tristi e sembravano aver perso la loro luminosità. Ci guardammo intensamente e lui sembrò dirmi qualcosa che però non riuscii a capire. Chinai il capo per salutarlo e avrei voluto raccomandarmi affinché riuscisse a calmare il suo cuore. Jethro forse glielo avrebbe detto meglio di me che non è facile provare sentimenti. Forse entrambi avevano bisogno di contare uno sull'altro come due amici nelle avversità. Ishmael era stato un vero amico, un Drago così magnifico che pensavo non avrebbe mai potuto apprezzarmi. Infine la figura di Rastus mi fece voltare, il suo viso era scuro e fiducioso, sembrava augurarmi buona fortuna. Senza di lui sarei stato perso.
Nowell cominciò ad avvicinarsi, ma ancora non sembrava convinto. Sulle spalle aveva una sella, dovendo volare molto sarebbe stato faticoso farlo senza. Lo guardai negli occhi e lui mi sorrise. Mi avvicinai e gli diedi la mappa. – Voglio andare da quelli del fuoco, quelli ai piedi del primo vulcano, a sud-est. – Spiegai e lui annuì.
– Molto bene, andremo lì. – Si infilò la mappa in tasca e poi si allontanò qualche passo così da darmi l'ordine. – Nivek, diventa Drago e porta il tuo padrone in Cielo. – Disse sicuro e fermo. La mia pelle veloce cominciò a mutare ed io crebbi fino a quando la mia coda non sferzò l'aria e le ali si aprirono luminose. Il Solitario allora si avvicinò e mi chinai affinché posizionasse la sella. I visi di tutti erano increduli, mi guardavano ancora più stupiti di quanto non avessero fatto per tutto il mio soggiorno. Vidi Wardell e Wren avvicinarsi.
– Mi raccomando, Nowell, sii prudente. – Disse la donna stringendo le mani al petto.
– Non andate molto a nord, lì, così ho sentito dai Domatori arrivati stamattina, si concentrano molte forze del nemico, forse desiderano qualcosa in quella zona. Mi raccomando, ricorda per le lettere inviale nel villaggio che ti ho indicato, un Drago farà avanti ed indietro da lì per vedere se arriva qualcosa. – Aggiunse allora Wardell. Si strinsero la mano. – Amico mio, possa il Cielo proteggere il tuo volo e celare i tuoi propositi. – Si abbracciarono forte come dei fratelli.
– Amico mio, possa la fortuna sorridere al tuo cammino ed il Cielo riunirci ancora. – Gli rispose Nowell. Si divisero e il Solitario mi salii in groppa. Wardell mi guardò negli occhi.
– Proteggilo, è ciò che divide tutti noi dall'oblio. – Mi ammonì. L'avrei fatto anche senza la sua raccomandazione.
Il momento era giunto, partivamo e ci allontanavamo dai nostri amici, li lasciavamo soli al pericolo e tentavamo una pazza missione. Pregavo che tutto andasse bene. – Forza, Nivek, alzati in volo, il momento dell'addio è finito. – Non appena disse quelle parole le mie ali cominciarono a sbattere con forza e mi sollevai in aria per recarmi su fino in cielo, in alto tra le nuvole più chiare. Quando fummo abbastanza distanti da terra cominciai a planare, non volevo vedere quel villaggio nemmeno da lontano. Nowell respirava piano sulla mia schiena e non diceva una parola, anche lui sembrava triste. Mi accarezzò la pelle sospirando. – Non devi piangere, Nivek, torneremo prima che tu te ne accorga … – Sussurrò, ma le lacrime scendevano dai miei occhi e non riuscivo a smettere. Appoggiò la sua fronte sulla mia pelle. – Sono felice di essere qui con te, mio caro compagno, da solo non sarei mai stato in grado di partire. – Sorrise ed anche io mi sentii più rincuorato.
Da soli avremmo dovuto affrontare quella missione, in gruppo sarebbe stato pericoloso e stupido, ma da soli avevamo speranza. Non avrei mai pensato che un giorno mi sarei trovato a volare con un uomo sulle spalle, eppure lo facevo e sembrava la cosa più naturale al mondo, tanto che, pensai, senza non avrebbe avuto senso farlo. Il Cielo sorrideva ed il giorno era ancora luminoso, la notte sarebbe giunta in fretta e così il mio manto si sarebbe scurito diventando invisibile. 


Nowell e Nivek sono partiti. Si dirigeranno verso le Terre dei Vulcani dove dovranno parlare con i parenti di Jethro. Troveranno assenso o dissenso? Troveranno davvero l'aiuto che cercano per sconfiggere il male?
Ma, soprattutto, come sono i Draghi Liberi?
Nella prossima parte ci sarà l'arrivo dei Draghi in libertà! Presto pubblicherò il seguito!
Iwon Lyme
   
 
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